La parola ai poeti. Annalisa Rodeghiero

Credo che la poesia sia un modo di essere al mondo, un destino, un ritorno. L’ho sempre sostenuto, si può essere poeti senza scrivere poesia ma non si può scrivere poesia senza averla nell’anima, senza possedere uno sguardo poetico sulla vita. La poesia scritta è qualcosa che accade e, paradossalmente, a volte può sottrarre poesia alla vita, essendo, la poesia, nettare e veleno insieme, qualcosa di ustionante come l’amore, come sa essere la bellezza, come è la ricerca della verità. In me scrivere poesia, senza sapere da quale mondo inconoscibile si scrive, è diventato necessità e a volte preghiera ma è anche dipendenza con la conseguente sofferenza da mancanza, la violenza muta della parola quando vuol diventare verso e non riesce, come diceva Cristina Campo. Ma questo è il non-luogo in cui ho scelto di abitare o meglio, in cui mi sono trovata ad abitare in quella che si può definire una seconda vita, con tutto ciò che implica essere in una vita moltiplicata fuori dal tempo ma che al tempo deve necessariamente rapportarsi. 

Restringendo l’ambito della riflessione alla mia ultima raccolta edita, posso dire che scrivere poesia è anche ritornare alle origini perché, come afferma Maria Zambrano, il poeta «tutto s’aspetta da esse e non è per nulla disposto a staccarsi da ciò che l’ha generato». Un tentativo per me quasi disperato di cavare dal buio la luce. Ne deriva, tendenzialmente, una lettura metafisica della realtà con l’auspicio di conquistare quella terra di mezzo tra mondo e oltremondo nella inesausta oscillazione tra tempo ed eternità, tra divenire ed essere pur nella consapevolezza che in tale ricerca non ci sia tanto un avanzamento, quanto un continuo ritrovarsi nel luogo di partenza.

È un mondo, quello della scrittura poetica, fatto di suono e di silenzio, di letture e di studio ma anche di attesa paziente di una rivelazione che colmi un’idea preesistente. Un mondo di ascolto e, soprattutto di attenzione estrema che, più dell’immaginazione, riesce a penetrare la realtà per giungere al mistero. E, mirabilmente, è anche un’arte che guarisce le parole usate e logorate dal linguaggio convenzionale fino a diventare una realtà altra della parola, una parola pura che esiste in noi prima della cosa, prima di ciò che andrà a definire. 

 

Dalla raccolta A oriente di qualsiasi origine, Arcipelago itaca edizioni (2021):

 

I

L’origine stava nel nome pronunciato

come un’eco ridondante

sotto le vertebre  –  se le vertebre 

s’erano incurvate a trattenere l’anima

che non volasse troppo in alto, 

era nella fisiologia del sostegno,

stretta la carne nell’evoluzione.

Ma l’anima – almeno l’anima –

sentivo svincolata dai confini,

l’anima sapeva la sua rivoluzione. 

II

 

A lungo ho cercato nelle radici intricate

del sottobosco il senso,

ho offerto il fianco di resina al tronco

nello svincolarsi d’alba dai sassi.

Senza misura sono risalita

incontro alla neve copiosa di promesse

mantenute nel mese più breve.

Ho ascoltato ogni sua verità nel palmo.

 

La verità si rivela nel palmo. 

 

XXVII

 

Se albeggia sugli abeti neri

tra le sfibrate frasche

occorre fermarla quella luce

–se possibile – orientarla oltre il silenzio delle mani.

Interrompere il buio della resa

credere ancora al verso atteso e perso.

Un verso giusto cui tendere e risolutivo.

 

Oltre l’incompiuto del presagio. 

 

L

 

Ma solo verso sera

quando la neve stende silenzi

sui tetti di lamiera e sui cancelli

se di tepore illumina i campi e le pietrose siepi

e ammanta bacche stinte di roseti

                                               nei cortili

            – la casa ritorna alla casa –

                                       e il fuoco alla casa.

Qui io sono, dove sono assenza e quiete

nel tempo eternamente presente

            giunta da dov’ero partita

                        da dove non ero partita.

 

LI

 

Se alla casa fossimo arrivati

per altra strada – rinuncia e sacrificio

a piccoli sorsi, se senza rimorsi

fossimo arrivati, senza turbamenti

 

forse saremmo gli stessi qui o altrove

 

ma ugualmente avremmo saputo udire

– mi chiedo – così grato, così desiderato

                     il suono del corno

                     nel ritorno al principio?

 

Annalisa Rodeghiero è nata ad Asiago e vive a Padova. Ha pubblicato Percorrimi tutta (2013), Di spalle al tempo (2015), Versodove (2017), Incipit (2019), A oriente di qualsiasi origine (2021). Sue poesie e note critiche di testi sono contenute nel IV volume Lettura di testi di autori contemporanei curato da Nazario Pardini (2019). Suoi testi poetici e note critiche sono presenti in riviste, lit-blog e in numerose antologie tra cui: Il padre di Nazario Pardini (2016), Il segreto delle fragole 2018 Agenda Poetica (LietoColle), Lunario in versi (11 poeti italiani) iPoet 2018 di LietoColle, Antologia proustiana 2018: Cherchez la femme – di Aa Vv La Recherche.it, La madre Secondo Quaderno di poesia del Gruppo poeti UCAI (2019),  Antologia proustiana Una notte magica di La Recherche (2019), Fra gli ultimi del mondo – Vol. 3 Dedicato alle ultime del mondo, Giovane Holden (2020), Il dono del Logos Terzo Quaderno di poesia del Gruppo poeti UCAI (2021) e in moltissime antologie legate a premi letterari.  Con l’Associazione culturale “Arte Insieme Altopiano di Asiago 7 Comuni” promuove la diffusione della cultura nel territorio.

Un pensiero su “La parola ai poeti. Annalisa Rodeghiero

  1. S&R

    Poesia, Bellezza e appassionata ricerca della verità…un circolo virtuoso che tocca le corde più profonde dell’essere.

    Rispondi

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