Poesia italiana del XXI secolo

Maurizio Evangelista è nato in Puglia nel 1980. Ha pubblicato le raccolte poetiche: Suonatore di corno (La Vallisa, 2010) l’opera bilingue italiano/serbo-croato La città inventata (Secop edizioni, 2015) con cui ha ricevuto il premio della critica “Vrdnicke Venac Vile” (La corona della fata di Vrdnik) a Sremski Karlovci in Serbia e Mr. me (Arcipelago Itaca, 2022) con il quale è risultato vincitore della VII ed. del Premio naz.le editoriale di poesia indetto dalla stessa casa editrice nel 2021. Organizzatore e direttore artistico dal 2010 dell’evento Notte di Poesia al Dolmen della città di Bisceglie, Evangelista è presente in diverse antologie in Italia e all’estero. Ha partecipato, in qualità di ospite, a diversi incontri internazionali tra cui: la XVII edizione della Giornata Mondiale della Poesia di Varsavia; la XI e la  XVI edizione del Trireme della Poesia Ionica a Saranda in Albania.

STANZA 115

 

se sbirciassi da questa stanza

una stanza simile a questa

sono certo che ogni cosa sarebbe la stessa

ma in modo diverso.

 

in uno specchio

la valigia aperta ai piedi del letto

e i pantaloni che indosso.

 

un libro aperto che non ho mai aperto

un paio di calzini bianchi sulla sedia

gli stessi della biancheria sporca.

 

mentre parlo ad alta voce

mi chiudo la bocca.

 

mentre sfioro il mio braccio destro

ho una mano sul mio braccio sinistro.

 

e nella stanza nessuno solo il mio riflesso

mentre dal vetro mi busso alla porta.

 

*

 

STANZA 221

 

mio fratello ha i miei anni

e mi prende per mano e mi dice,

sono più grande di te

 

come l’erba alta un dito.

 

non gli credo

 

e strappo via tutta l’erba

scavo un buco profondo

ci metto i piedi dentro.

 

e lui mi pianta e mi dice, sei più grande tu adesso

e mi sale sulle spalle e continua a crescere.

 

*

 

STANZA 225

 

a mia nonna piaceva il cinema italiano

e una sera di Capodanno

si è vista esplodere in un film di Monicelli.

 

della sua morte

ne ha sentito parlare al telegiornale

 

e mio nonno piangeva

in una di quelle telenovelas con Veronica Castro.

 

el tiempo no para

 

e questa sera sono gli anni ‘90

ed io sono solo con lei a Buenos Aires

mentre gioca a fare la morta.

 

Nelle stanze d’albergo di Maurizio Evangelista vanno in scena i plurimi e postumi teatranti di una vicenda umana che ha il sapo- re un po’ dei vecchi film in bianco e nero, un po’ dei trasalimenti di un’infanzia che riaffiora dolente (“ed è questo che mi porto del- l’infanzia / una libertà che non mi sarà mai perdonata”). Il misterioso “Mister me”, volutamente e ironicamente minuscolo, è uomo e donna, è padre e madre, è amato e amante, è vergine e madonna, prostituta e premaman, in un rodeo che si muove nelle multiple prospettive di una telecamera, di un indiscreto occhio fratello.

Una curiosità ombelicale spinge il nostro a dare una sbirciatina a ogni “stanza simile a questa” per scoprire poi che “ogni cosa sarebbe la stessa / ma in modo diverso”, eppure in ognuna di esse prende vi- ta la Vita con le sue prosopopee e le sue viltà, in una oscillazione quasi manichea tra presenza e assenza, interno ed esterno, l’essere e l’essere altro da sé. Poesia di ribaltamenti e infingimenti, dunque, dove spesso si sussurra la parola niente come uno spettro da sconfiggere ma immancabilmente presente nella sua seducente e ammaliante lievità.

Il tutto in uno stile che sa conciliare il lirismo sottile con la sfrontatezza e la leggerezza di una parola comune, apparentemente non connotata. Eppure il parossismo, il gioco di rimandi, le strut- ture chiastiche, i calembour, accendono le storie di Evangelista e i suoi versi, li rendono taglienti e affilati come sempre la buona poesia osa e ha il dovere di fare.

(Alessio Alessandrini)

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