Ho pubblicato questa poesia di Liu Xiaobo sei anni fa – quando si sperava ancora che il poeta e premio nobel per la pace potesse, un giorno, essere liberato.
Infatti, ieri o l’altro ieri, ha lasciato la prigione. Non come uomo libero però, ma con un tumore in fase terminale. Senza, così sembra, alcuna speranza.
Ripropongo la lettura della sua poesia che è la lettura della sua persona.
Voglio anche ricordare che in questi giorni, precisamente il 7./8. 7, ad Amburgo si svolgerà il vertice del G20, dei potenti di questa terra. Ottimo occasione per stringere ancora più forte le nostre intime relazioni eco-politiche con la Cina, un regime totalitario che, per nulla diverso dalla Germania nazista, commette i suoi crimini contro l’umanità sotto la luce del sole che vuol dire alla visti di tutti.
Probabilmente, in questo intreccio perfido di esclusivamente interessi economici, siamo coinvolti tutti quanti.
Basta controllare le etichette dei vestiti che abbiamo addosso!
Per Liu Xiaobo – e per tutti colore di cui non conosciamo nemmeno il nome! – vivere significa morire.
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Il poeta cinese Liu Xiaobo è l’unico premio nobel per la pace al mondo, tutt’ora in prigione. Co-autore della “Charter 2008”, un manifesto a favore della democratizzazione nel suo paese, nel 2009, Liu Xiaobo è stato condannato a 11 anni di prigione. Ovviamente gli fu impedito dalle autorità cinesi di andare a Oslo per la consegna del premio.
L’unico caso paragonabile nella storia è quello del giornalista e pacifista tedesco Carl von Ossietzky ( 1889-1938) , impedito dal regime nazista a ricevere il premio a Oslo nel 1936. Due anni più tardi, von Ossietzky muore a Berlino in seguito ai maltrattamenti e la tortura subita in vari campi nazisti.
“Writers in Prision” , un organizzazione internazionale che si occupa di scrittori e poeti in tutto il mondo, detenuti in prigione per motivi politici, ha lanciato una campagna per la liberazione immediata di Liu Xiaobo.
Si propone la lettura pubblica della sua poesia Tu mi attendi insieme alla polvere il giorno 20 marzo come atto simbolico. In questi versi, il poeta presta la sua voce a tutti coloro che non hanno la libertà di parola e che, anzi, per le loro parole non gradite dai tanti regimi dittatoriali nel mondo, rischiano di pagare con la propria vita.
Come membro di “Writers in Prison” ho deciso di tradurre – e fare tradurre – la poesia di Liu Xiaobo in più lingue possibili. Voglio precisare che tutte le traduzioni si basano sulla traduzione in inglese della poesia. Si tratta quindi di traduzioni libere. Sarà un atto filologicamente non del tutto corretto, ma, spero, giustificato dallo scopo…
Vorrei ringraziare di cuore a tutti i traduttori che hanno risposto alla mia richiesta e invitare altri lettori ad aggiungere una traduzione nella loro lingua!
L’attività verrà segnalata a “Writers in Prison” (London) e al “ Internationales Literaturfest Berlin” . Disse lo stesso Liu Xiaobo che in un sistema dittatoriale, campagne pubbliche come questa , a volte, sono l’unico mezzo per fare pressione sui regimi in questione.
E, purtroppo, al mondo ce ne sono ancora tanti.
Stefanie Golisch Continua a leggere→