Archivio mensile:Aprile 2016

Nel secolo fragile di Filippo Ravizza

nel-secolo-fragile-157540Noi siamo pasta di niente. L’ultima raccolta di Filippo Ravizza dà l’allerta dell’ultimo viaggio. Anzi, talvolta trasmette il rimpianto che il tempo sia trascorso interamente. Che il treno sia passato, lasciandoci soli sul binario. Molti di questi versi appaiono velati da una cataratta nichilista che occulta la luce sapienziale. (…) Sarà un tempo breve amico/ mio. Il tuo e il mio, sarà/ dal nulla al nulla senza saperlo,/ ignorando il vuoto che per poco/ ci ha ospitato.

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Jazz Day, libri e cultura

Michelone dialoga con Perfumo
Dialogo fra Guido Michelone ed Elisabetta Perfumo

Professor Michelone cos’è il Jazz Day di cui si parla tanto in questi giorni?

La ‘giornata del jazz’ o ‘JAZZ DAY’ è una ricorrenza istituita dall’UNESCO dal 2012, da celebrare ogni 30 aprile con eventi di vario tipo, dal concerto al recital, dalla mostra alla conferenza, dal dibattito alla proiezione di un film, dalla presentazione di un libro a una serie di manifestazioni eterogenee, che si possono svolgere tra il 20 aprile e il 5 maggio ma anche oltre. Continua a leggere

Il genio di Carmelo Bene

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di Nicola Vacca

 

Carmelo Bene è stato un grande genio del nostro Novecento. La sua figura irriverente e anticonformista e la sua opera di rottura  meritano oggi una più alta considerazione .

Ma si sa che gli irregolari nel provincialismo e nel conformismo dilagante di questo sciagurato paese non hanno mai avuto  vita facile.

Mai come in questo momento è utile tornare a leggere Carmelo Bene.C’è  bisogno di antagonismo puro in questo tempo di servi sciocchi e omologati da social network. Continua a leggere

I NOMI CHE DIAMO ALLE COSE di Beatrice Masini

di Massimo Maugeri

Beatrice Masini è un’artista poliedrica della parola scritta: svolge il ruolo di editor, fa la traduttrice (ha tradotto, tra gli altri, i romanzi della saga di Harry Potter), è scrittrice per bambini, ragazzi e adulti (tradotta, a sua volta, in una ventina di Paesi). Nell’ambito della narrativa per adulti da qualche settimana è giunto in libreria “I nomi che diamo alle cose” (Bompiani, € 17, p. 224): romanzo coinvolgente e caratterizzato da una scrittura raffinata e mai banale. Sono tanti i temi affrontati nel libro: la ricerca del proprio posto nel mondo, la possibilità di dare spazio alle aspirazioni personali facendole confluire in ambito lavorativo, la difficoltà a instaurare rapporti sentimentali equilibrati, il rapporto tra adulti e bambini. Continua a leggere

Buon 25 aprile! La Liberazione e altre liberazioni

fedeltà alla resistenza

La festività del 25 aprile è legata a un evento ben preciso – la liberazione dell’Italia dall’occupazione degli ex alleati tedeschi e da un dittatura sfociata in una guerra folle.
Ma è indubbio che nella stagione in cui viviamo sia diffusamente avvertita la consapevolezza di un’opprimente ingiustizia sociale, di diritti lesi e denegati; e per quanto sia frequente l’abitudine a lamentarsi, di tutto, è però palpabile tale percezione, cogliendo nelle persone che incontriamo scontentezza, sfiducia, rabbia,  disperazione.
Per prima cosa dobbiamo perciò domandarci se tali stati d’animo sono infondati oppure giustificati da una reale situazione di disagio, e se in molti ci riconosciamo in essi. Perché accendendo la tivù e seguendo i telegiornali e i programmi delle tivù con le continue interviste e interventi del Capo del Governo l’Italia sembrerebbe, invece, un Paese che gode di ottima salute, ottimista e proiettato verso un  maggior benessere. Mentre chi si lamenta finisce per apparire un povero piagnone sfigato e malevolo, incapace di vedere il buono delle cose. Continua a leggere

Love after Love di Derek Walcott

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Love after Love

The time will come
when, with elation
you will greet yourself arriving
at your own door, in your own mirror
and each will smile at the other’s welcome,

and say, sit here. Eat.
You will love again the stranger who was your self.
Give wine. Give bread. Give back your heart
to itself, to the stranger who has loved you

all your life, whom you ignored
for another, who knows you by heart.
Take down the love letters from the bookshelf,

the photographs, the desperate notes,
peel your own image from the mirror.
Sit. Feast on your life. Continua a leggere

Luigi Maria Corsanico legge Federico Garcia Lorca. 1

Avviamo la pubblicazione delle poesie di Federico Garcia Lorca lette da Luigi Maria Corsanico, a mio parere il suo migliore interprete. Notoriamente, il nostro blog ha come sottotitolo una frase di Fëdor Dostoevskij: potrà questa bellezza rovesciare il mondo? Per accedere allo spirito, non c’è niente di più idoneo del bello che apre il cuore. La poesia di Lorca corrisponde a questo requisito, decisivo per l’evoluzione interiore dell’umanità. Corsanico sa coglierne echi e sfumature con insuperabile maestria, unendo alla suggestione dei versi la magia di un perfetto accompagnamento musicale.

[youtube=https://www.youtube.com/watch?v=lghE4JfAk5Y]

da qui

Federico García Lorca

Alba Continua a leggere

CRESTOMAZIA 13: Carlos Drummond de Andrade, “BAMBINO CHE PIANGE NELLA NOTTE”

BAMBINO CHE PIANGE NELLA NOTTE

Nella notte lenta e tiepida, morta notte senza rumore, un bambino piange.
Il pianto dietro il muro, la luce dietro la vetrata
si perdono nell’ombra dei passi soffocati, delle voci estenuate.
Eppure si sente perfino il rumore della goccia del medicinale che cade sul cucchiaio.

Un bambino piange nella notte, dietro il muro, dietro la via,
lontano un bambino piange, in un’altra città forse,
forse in un altro mondo.

E vedo la mano che alza il cucchiaio, mentre l’altra sostiene il capo
e vedo il filo oleoso che scorre sul mento del bambino,
scorre sulla via, scorre sulla città (un filo solo).
E non c’è più nessuno al mondo se non questo bambino che piange.

Traduzione di Vera Lúcia de Oliveira

Fonte: http://www.filidaquilone.it/num005deoliveira2.html


 

“Dell’altra moltitudine che abbiamo di versi, quasi infinita, ha scelto ciò che gli è riuscito o più elegante, o più poetico, o anche più filosofico, e infine, più bello […]” (Tratto dalla Prefazione alla crestomazia italiana de’ poeti di Giacomo Leopardi)

Vite colme di versi (ventidue poeti dal Novecento) di Nicola Vacca

received_1134299473280876La poesia non è solida come la prosa. E’ difficile contenerla dentro categorie, scuole, linee valide una volta per sempre. La prosodia è ferma al metro greco e latino. Da allora la forma poetica si è rifatta a quel modello, ovvero lo ha superato rendendo libero il verso. Può anche far storcere il naso, ma è la verità. L’endecasillabo è nella poesia moderna una formula esoterica. Se la poesia dovesse oggi essere giudicata e apprezzata dentro questo canone, subito verrebbe confinata dentro il cerchio magico degli accademici. La poesia diventerebbe roba per astronomi o per filosofi. Ed invece la poesia ha a che fare con viaggiatori e pensatori. Attiene più al linguaggio che alla lingua. Come linguaggio, la poesia è primigenia. Come lingua, è inedita. Se valesse ancora il canone poetico, pochi poeti sopravvivrebbero. Ma anche pochi critici. Dunque, azzardo a dire che la critica letteraria è solo storia della poesia (forse). Anzi, dico meglio, dei poeti.

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42. All’altra riva

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L’evoluzione non si limitava a fatti esteriori – pure importanti, secondo certi aspetti: la stima crescente da parte del rettore, del parroco, delle comunità di suore nel Santuario e nella Casa -, ma riguardava l’interiorità, più coinvolta grazie alla chiave perduta e ritrovata della vera bellezza. L’avevamo riscoperta nell’ascolto delle poesie di Lorca, da me fortemente caldeggiato: l’incontro con l’arte, la musica perfetta del poeta andaluso, aveva risvegliato in noi la profondità che faticava a emergere, per l’incalzare delle prove. Assaporare una misura umana, lasciare che il cuore aderisse alla vita, senza inaridirsi nei noti meccanismi di difesa: ecco la via pulchritudinis, che rimetteva in moto le energie, toglieva la pietra dal sepolcro e preparava all’avvento prossimo della Pentecoste. Certo, rimanevano in piedi le contraddizioni di un luogo ancora sospeso fra antiche tare e propensione al nuovo; ma l’attesa degli eventi si era fatta più salda e fiduciosa, nonostante il muro innalzato, quasi sempre, di fronte all’annuncio delle vecchie e recenti profezie. Gli scenari prendevano forma davanti ai nostri occhi: lo scisma in agguato nella Chiesa; l’ostinata resistenza delle gerarchie ecclesiastiche, impegnate a difendere potere e privilegi; l’oblio dell’opera iniziata da don Mario, al di là di una facciata verniciata a fresco. Su scala maggiore, si poteva intuire il fermento segreto degli araldi della guerra santa, impegnati a studiare i modi e i tempi di un attacco che avrebbe sorpreso, temporaneamente, l’Occidente cristiano. Scrutavamo l’orizzonte con più serenità, convinti che Colui che ha in mano i fili dispersi della storia ci avrebbe traghettati all’altra riva.

5 COSE DA EVITARE NEL MONDO DELLA POESIA

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di Max Ponte

In seguito al mio post su FB, che ha aperto un ampio dibattito, ripropongo il testo con alcune integrazioni. Nella foto sopra, per addolcire la pillola, un fotogramma da “Totò truffa” dove il nostro Totò vende la fontana di Trevi. Anticipo che quanto segue è frutto di osservazioni e di errori anche da parte del sottoscritto e che non è esaustivo. Si tratta di un promemoria, spero utile e di buon auspicio per tutti noi.

5 COSE DA EVITARE NEL MONDO DELLA POESIA

1) INIZIATIVE A PAGAMENTO: LE CASE EDITRICI DI POESIA A PAGAMENTO che fanno le splendide pur rimanendo a PAGAMENTO, ormai possiamo stamparci i libri in mille modi perché regalare denari a questi qui? Si va da qualche centinaia di euro a qualche migliaia, vi consiglio una vacanza e di stamparvi i libri col “printing on demand” o andando in una copisteria. Tanto i libri di poesia alla fine si portano a mano. Sempre nella categoria includerei tutti I CONCORSI A PAGAMENTO che prevedono una “tassa” che viene spacciata come di “segreteria”. Inutile dirvi che sono tutte forme per lucrare sul povero autore che non portano da nessuna parte. Continua a leggere

Introduction to Poetry di Billy Collins

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Introduction to Poetry

I ask them to take a poem
and hold it up to the light
like a color slide

or press an ear against its hive.

I say drop a mouse into a poem
and watch him probe his way out,

or walk inside the poem’s room
and feel the walls for a light switch.

I want them to waterski
across the surface of a poem
waving at the author’s name on the shore.

But all they want to do
is tie the poem to a chair with rope
and torture a confession out of it.

They begin beating it with a hose
to find out what it really means. Continua a leggere

La Piùpausa

menopausaNon ho avuto inizi facili. I miei primi vent’anni sono stati un urlo trattenuto e rappreso, scivolato via nel gorgo della morte di mia madre e di mia nonna. Non ho avuto spazio emotivo per vivere il mio menarca, o la mia sessualità, o la mia bellezza. I successivi venticinque ho cercato di riprendermi da quello spavento, come un gatto sfuggito alle fauci di un cane se ne sta arrampicato sul muro a leccarsi una zampa. E neanche in quegli anni ho potuto vivere le emozioni collegate ai cambiamenti fondamentali del mio corpo ? gestazione e maternità ? perché ero sterile.
Mi ricordo che fino a poco tempo fa ogni tanto facevo qualche battuta sull’avere le caldane, nei giorni più torridi d’estate, con quel filo di disprezzo impaurito che si prova per un tempo brutto da cui si pensa irrazionalmente di essere esenti. Continua a leggere

IL TERZO SGUARDO n.54: Franco Ferrarotti, “Al Santuario con Pavese. Storia di un’amicizia”

Franco Ferrarotti, Al Santuario con PaveseFranco Ferrarotti, Al Santuario con Pavese. Storia di un’amicizia, Bologna, EDB, 2015

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di Giuseppe Panella*

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«Ciò che forse non è stato capito dai contemporanei è che in Pavese, come del resto in Adriano Olivetti, benché in tutt’altro modo, era sempre presente e nel fondo, misteriosamente operante, un sentimento religioso che lo rendeva estraneo allo storicismo “laicistico” allora dominante e lo spingeva invece allo studio dei grandi miti, archetipi strutturali, racconti metastorici, risposte criptiche alle pulsioni profonde che costituiscono l’uomo in società. Vico e Frazer al posto di Hegel, per non parlare dei suoi garruli italici nipotini. Ricordo come se fosse ieri che provammo un sommesso divertimento nel riuscire a far passare sotto il naso del crociano-marxista Ernesto de Martino il libro antropologico- strutturale di Theeodor Reik da me tradotto» (p. 49)1.

Franco Ferrarotti, giunto alla soglia dei novanta anni, rievoca, con passione e accoratezza, la passata e condivisa amicizia con Cesare Pavese. In un libro breve ma denso e tutto concentrato sui fatti, il sociologo vercellese racconta del suo incontro con lo scrittore di Santo Stefano Belbo, del loro rapporto di confronto produttivo e qualche volta di scontro, della loro corrispondenza e del loro ritrovarsi a ogni snodo della loro vita (fino all’interruzione brusca ma non imprevedibile legata al suicidio di Pavese). Pavese emerge come “un uomo complesso e privato”, con un interesse serrato e vibrante per la dimensione mitopoietica della vita umana, delle origini della coscienza, del senso ultimo e profondo della vita. – una dimensione astorica che urtava con i convincimenti più forti dell’ambiente culturale in cui egli vive e da cui traeva linfa. La sua fama di “eterno adolescente” affibbiatogli dalla critica letteraria italiana (in ultimo in un saggio pur importante come quello di Cesare Segre che costituisce la sua introduzione all’ultima edizione di Il mestiere di vivere2) ha continuato da sempre a perseguitarlo.

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Vivalascuola. Referendum! Referendum!

Sole, sole, sole: primavera di democrazia… Prevalgono il desiderio di riappropriarsi della propria cittadinanza, di decidere: sono rarissimi i passanti che – una volta ricevute le opportune spiegazioni sul tema dei quesiti – non scelgano di firmare. Un impegno gioioso e serrato, nei banchetti dove sono stata come negli altri, distribuiti per la nostra grande città: talmente tanto, pensate, che non abbiamo nemmeno trovato il tempo di farci un selfie. Che cosa ne penserebbe il premier? Vogliamo che monti, come una epidemia di democrazia… Lo abbiamo fatto tutti insieme, seppellendo antichi dissapori, incomprensioni, vecchie ruggini; cercando sempre la mediazione e mai la rottura; includendo. Per dare gambe e ali a questo progetto. (Marina Boscaino) Continua a leggere