Archivio mensile:Agosto 2011

TEORIA DELLA LETTERATURA n.16: Il punto di vista: una novità novecentesca. A cura di Giuseppe Panella

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Le lezioni di teoria della letteratura sono a cura di Giuseppe Panella

Realizzazione tecnica di Fausto Finocchi e Silverio Zanobetti

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[Qui tutte le VIDEORECENSIONI]

116. Al posto mio

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Yehochoua non è mai stato in una sala così ricca: pavimenti in marmo, tavolo in legno pregiato, sedie imbottite con braccioli in noce. L’uomo vestito di bianco fa gesti lenti con le mani, come volesse descrivere qualcosa.
Per cui sono curioso di conoscerti meglio, di capire dove vuoi arrivare.
I militari si schierano con gli scudi trasparenti; sullo sfondo, oltre il muretto, la moschea di Omar. Continua a leggere

Dimmi

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Difficile spiegare ai villeggianti
divisi tra chiacchiere e bambini
perché mi fermo qui
coi foglietti volanti
e lo sguardo incollato al mare, ai monti,
perché nel vaporetto che si accosta
alla riva nascosta,
sdraiato sul tappeto della schiuma
vedo un segno, un messaggio d’altri mondi,
lo specchio in cui mi sembra di trovare
la traccia del tuo volto,
il posarsi leggero della piuma
sulla tristezza opaca dei miei fondi
di bicchiere, lo stolto
lamentare che tutto sia finito,
mentre il tuo passo mi risuona al fianco,
il tuo occhio sorride,
la marlboro fuma. Dimmi, ti manco?

115. Sherazade

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Racconta, Ismail, sono rimasto indietro.
E’ una parola, Yousef: non so da dove cominciare.
Il locale è rustico: tavolini in legno con sedie impagliate, pavimento a mattonelle ruvide e colonna in pietra, un arco all’entrata e un altro per il forno a legna. Continua a leggere

NIENTE PER CUI MORIRE, di Enzo Russo

di Massimo Maugeri, dal magazine Notabilis

Enzo Russo è nato a Mazzarino, in provincia di Caltanissetta, ma vive in Lombardia da diversi anni. La sua è una delle voci più importanti e autorevoli tra quelle degli autori che scrivono romanzi ambientati in Sicilia. Ha debuttato nel ’75 con “Dossier America Due” (SEI) e da allora ha pubblicato oltre trenta romanzi, tradotti in diciannove lingue. I suoi libri più recenti sono: “Uomo di rispetto”, “Il quattordicesimo zero”, “Nato in Sicilia”, “Nessuno escluso”, “Saluti da Palermo”, “Né vendetta né perdono”, tutti editi da Mondadori.
Nei suoi libri Russo torna spesso sul tema della ricerca dell’identità del siciliano, del suo essere impastato di un male isolano, quasi endemico… anche quando non sa di esserne parte… anche quando la nascita nell’isola sembra una mera occasione e non invece una stimmate, un signum che – prima o poi – rivendicherà i suoi diritti (è il caso, per esempio, di “Nato in Sicilia”).
E il male isolano, la Sicilia dei misteri, quella delle contraddizioni e della giustizia violata, sono temi che tornano prepotentemente nel nuovo romanzo dal titolo forte ed evocativo “Niente per cui morire” (Mondadori, 2010)

– Enzo… cosa ti spinse, anni fa, a lasciare l’isola?
Volevo fare il giornalista e lo scrittore; due obiettivi, almeno allora, quasi impossibili da realizzare restando in Sicilia. Considerando come poi ho realizzato questi due progetti, e le persone grazie alle quali è stato possibile, direi che ho avuto ragione a farlo. C’era anche il bisogno di uscire da un ambiente, quello di Mazzarino, che mi stava stretto e non mi offriva orizzonti.
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STORIA CONTEMPORANEA n.80: Romanzo di formazione. Paola Ronco, “Corpi estranei”

Romanzo di formazione. Paola Ronco, Corpi estranei, Bologna, PerdisaPop, 2009

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di Giuseppe Panella*

Corpi estranei di Paola Ronco è un romanzo di formazione – certo molto diverso da quelli che hanno scritto Joseph Conrad, Thomas Mann o James Joyce ma con una costruzione narrativa e una linearità di scrittura che la conduce alle stesse conclusioni. Come accade in ogni Bildungsroman che si rispetti, è necessario che alla fine di una determinata serie di eventi si giunga a un punto di svolta: o si finisce (in qualsiasi modo, non solo con la morte) o si cambia e si passa su un altro piano. E’ proprio quello che accade in questa opera prima pubblicata della Ronco. Tre personaggi – Mauro Cabras, un poliziotto parzialmente invalidato al servizio attivo e trasferito nell’archivio del commissariato, Silvia, un’addetta stampa precaria con un contratto a progetto che lavora in un’agenzia che si occupa di pubbliche relazioni, Alessia, una studentessa di Filosofia che si arrabatta con lavoretti saltuari – risultano legati dal filo insanguinato di una morte avvenuta durante una grande manifestazione politica a Torino.

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114. Un suo segreto

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La conferenza virtuale ha qualcosa di piacevole, forse perché l’interlocutore è un ologramma inoffensivo, il volume si può alzare e abbassare a seconda delle voci in causa ed è sempre  possibile azionare il tasto dello spegnimento.
Dobbiamo tirare le somme del discorso.
Le possibilità sono due: eliminarlo o metterlo a tacere. Continua a leggere

113. Incantato

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E’ la prima volta che guardiamo l’alba.
Che ne pensi?
Nel punto della fondazione c’è qualcuno che prega.
Penso che l’emozione più grande sia veder nascere la luce.
Molti confondono la luce con la ragione fredda, la mentalità calcolatrice.
Il Santo fa paura: non puoi fissarlo mai direttamente. Continua a leggere

112. Il sicomoro

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Dall’orto degli ulivi si scorge la distesa bianca delle tombe, la città dei morti, invidiabile per il silenzio intangibile e sovrano, l’atmosfera di accordo, di rispetto, come se solo la fine potesse abbattere il muro dell’orgoglio, la tensione infinita di vendette e antagonismi.
Pagare o non pagare? E’ giusto che il peso della crisi ricada su quelli che non possono difendersi? La gente si rivolge a noi, c’interpella per scegliere una linea di condotta. Continua a leggere

111. Tradimento

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I tre quadri coi profeti danno sicurezza: nel bailamme di avvenimenti che incalzano senza un ordine preciso, ricordano che c’è un filo da tenere fra le dita, una logica tenue da non abbandonare.
Dicono ci sia un appello degli insorti su un canale privato.
Quando?
 Adesso.
E’ strano vedere Shlomstione sullo schermo: gli occhi di vetro azzurro sembrano bucare l’apparecchio, le labbra si aprono e chiudono come le porte di un’alcova. Continua a leggere

QUEL CHE RESTA DEL VERSO n.76: Piccola elegia, vasto disegno. Francesco Bargellini, “Il significato”

Piccola elegia, vasto disegno. Francesco Bargellini, Il significato, premessa e cura di Fabio Flego, Viareggio (Lucca), Pezzini Editore, 2009

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di Giuseppe Panella*

Un piccolo mannello di versi ma compatti e non dispersi come il loro esiguo numero potrebbe facilmente far pensare al lettore distratto – un canzoniere ristretto nello spazio degli anni e certamente riconducibile a vicende familiari, personali, soggettive e quindi, proprio per questo, universali nel tema e nel tempo…

Come scrive Fabio Flego nella sua breve Premessa al testo di Bargellini:

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Appunti poetici su un luglio trascorso nelle terre del Giarolo

Articolo e foto di Marco Grassano (da AlibiOnline, dove sono disponibili anche altre immagini dell’autore)

Come da’ nudi sassi
dello scabro Apennino
a un campo verde che lontan sorrida
volge gli occhi bramoso il pellegrino…

Giacomo Leopardi, Il pensiero dominante

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Silvia Rosa e la disfatta di ogni grammatica esistenziale

di Deborah Mega

Fin dalla prima lettura le poesie di Silvia Rosa contenute nella silloge d’esordio “Di sole voci” appaiono frutto di una ricerca lessicale metodica, di uno scavo incessante e continuo sulla parola che, declinata perché interpreti il corpo, ne esprime il senso. Emerge un contrasto privo di possibilità di soluzione, una dicotomia irrisolta tra “corpo /che germoglia incubi e passione” e anima, incapace “ di elevarsi al suono puro/ che non necessita di piuma / per alzarsi in volo”, tra desiderio di fuga e costrizione all’immobilismo, “a dire sempre uguale sempre / lo stesso dolore”. Continua a leggere

110. Un sogno

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E’ sobrio, quest’hotel: che sia il segno di una scelta più profonda, di qualcosa che cambia veramente nella vita di Avigail? La struttura è in pietra, simile ai monumenti antichi, come una storia che procede a ritroso per ricuperare le radici, l’innocenza perduta. Le stanze sono piccole e accoglienti: una scrivania col ventilatore appollaiato, un quadro con lo sfondo arancione e l’icona del Mashiah nell’orto degli ulivi, un letto a due piazze con la sovraccoperta rosso fragola. Continua a leggere

109. Luci

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Be’er Sheva è un città costruita nel deserto, come tutto ciò che è umano, anche se la distesa infinita della sabbia, il sole a picco, il silenzio carico di vento e di ricordi sfuggono a volte alla coscienza, e restano i grappoli di grattacieli, lo snocciolarsi delle arcate, l’ondeggiare delle palme accanto ai pozzi. Continua a leggere

La ferocia dorata degli anni zero, di Andrea Sartori

Accadde così, un po’ per incoscienza e un po’ per disperazione, o forse perché c’era semplicemente bisogno di sentirsi vivi, guardati, considerati. Mi ritrovai lì, a parlare con un pubblicitario di lungo corso, un signore che voleva insegnarmi il mestiere. Tutto era nuovo, si ricominciava daccapo. La fiducia era doverosa, non si poteva allontanarla ancora. In parte me l’ero cercata, in parte ci avevo sperato davvero, ma in fondo non ne volevo sapere nulla, mi sarei accontentato di fare data entry a un terminale qualunque. Finirla una volta per tutte con le lotte, con le illusioni. Finirla con le immagini, con le aspettative, con le proiezioni del futuro e le relative paure. C’era bisogno di cose, di fatti, di macigni che curassero l’astrazione. Andò diversamente. Continua a leggere

108. Mi risponderà

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Succedono cose strane, ultimamente.
Concordo, Chlomo: networks sabotati, video contaminati da virus inafferrabili.
E’ a causa di Yehochoua: il suo messaggio sta attraversando paesi e continenti: ovunque si parla di dignità e di libertà: popoli che finora piegavano la testa ai dittatori si stanno rivoltando; le inchieste sull’immoralità della politica si moltiplicano come non era mai successo. Continua a leggere

(certezze)

Ancora incerto
tra inventare e inventariare un mondo,
so per certo
che stirpi di serpi
scesero dalle Rocche dei titani –
divenendo umani,
subietti a altoparlanti della Storia,
ebbero dèi e un dio in minuscolo
al cospetto,
accesero bracieri per i crocchi
d’anime d’intorno – anime
tutte di carne, dal racconto…

107. Per un attimo

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Sono nuvole pesanti, che marciano verso il punto in cui scateneranno il temporale.
Che ne pensi?
Del nuovo profeta della Galilea?
I fulmini scintillano come luci di una discoteca fatiscente.
Già: pare non si accontenti di prendersela col governo del Paese. Continua a leggere