Archivio mensile:Dicembre 2022

Joseph, di Alida Airaghi

di Alida Airaghi

Otto anni Benedictus

poi gravatus senectute

sofferente di salute 

a basite eminenze 

in concistoro

flebilmente scandisce

inaudita insospettata

decisionem

dopo fervida preghiera

tormentata riflessione

ribadisce 

pervenuto 

ad certam cognitionem 

supplicando comprensione

declaro renuntiare

io semplice operaio 

nella vigna del Signore

coscientia coram Deo

explorata

risolto ad abdicare

se si trova zizzania

più che grano

nel campo della Chiesa

Benedictus iam Joseph

preferisce migrare 

spogliato di mitrie

pivali fanoni

sontuose liturgie

si allontana silenzioso 

il più antiquus

vegliardo 

della storia vaticana 

invocando

la schiera dei santi

i saggi timonieri 

della barca di Pietro

testimoni 

di una croce sostenuta

restaurando

nel solco traditionis 

ha scelto

il vicino più spoglio

monastero

dove un gatto

lo attende

e Mozart lo consola

pontifex non summus

ma emerito soltanto

altero curvo bianco

patiendo 

et orando 

lui teutone severo

così stanco

del mondo. 

7
1

Ogni momento


Abbiamo la possibilità di amare Gesù concretamente, perché è presente negli altri. Ogni incontro è un’occasione per far emergere questa verità. L’Epifania è ogni giorno, ogni momento: oro, incenso e mirra sono ben destinati, in ogni caso.

Combattere il fascismo da dentro? #2

di Antonio Sparzani

Werner Karl Heisenberg


e questa è la seconda metà del dialogo, pubblicato qui, tra Werner Heisenberg e un suo studente verso la metà del 1933, quando Hitler era già al potere da gennaio:

W.H. Si direbbe che non parliamo la stessa lingua”, dissi per cercare di calmarlo. “Cercherò dunque di spiegarmi più diffusamente. In primo luogo, ho visto che paesi quali la Danimarca, la Svizzera e la Svezia vanno avanti benissimo anche se non hanno vinto guerre da cent’anni e non hanno un grande esercito. Questi paesi riescono a preservare la loro specificità nazionale malgrado dipendano in parte dalle grandi potenze. Perché non dovremmo tendere anche noi in questa direzione? Potrebbe obiettare che la Germania è una nazione molto più grande ed economicamente più forte della Svizzera, e che quindi dovremmo avere un’influenza all’estero proporzionalmente maggiore. lo però vorrei considerare la situazione secondo una prospettiva più ampia. Il mondo sta cambiando in un modo che mi ricorda l’Europa alla fine del Medioevo, quando i progressi della tecnica, e soprattutto la comparsa delle armi da fuoco, fecero si che castelli e città perdessero la loro indipendenza politica, Continua a leggere

Poesia italiana del XXI secolo

Antonella Pizzo è nata a Palazzolo A. nel 54 e vive a Ragusa. Ha pubblicato le sillogi dialettali Strati, E su paroli nuovi, Comu ‘n ciumi lientu. Gli e-book Partenope (Biagio Cepollaro, 2006), I morti non sono nervosi (Feaci Edizioni, 2007). Ha pubblicato le raccolte in lingua A forza fui precipizio (Lietocolle, 2005), Catasto (Fara Editore, 2006), In Stasi irregolare (Le voci della Luna, 2007),  Il sogno è miele (DARS, 2009), Dentro l’abisso luccica la storia (L’arcolaio 2011). Presente in numerose antologie. Suoi testi sono apparsi su riviste cartacee e in rete. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti in concorsi letterari, tra i quali premio migliore sceneggiatura I corti di Mauri con Il passaggio, per la poesia edita il Premio Renato Giorgi 2007, Gorgone d’Argento 2009 per In stasi irregolare, Elsa Buiese 2009, Simone Cavarra 2010, per sonetto inedito premio Renato Fucini 2010. Seconda classificata,  Premio Ischitella-Pietro Giannone 2008 per la silloge dialettale inedita Trapassi, Nel 2022 per la poesia inedita finalista Lorenzo Montano, Premio Talamone 1 class. Evviva la mamma, per la narrativa inedita finalista Caffè letterario Moak,  Premio Pehnt – V edizione. Il suo sito personale è http://antonellapizzo.wordpress.com.

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30 dicembre 2008


Il telo bianco è la veste dell’angelo

nella regione dei donatori di bene

dove un gesto amante

è il canto dei salvati

di coloro che trasmisero luce

come in circolo

in una rete infinita

di rimandi

sulla frequenza di un Dio

che è sempre nuovo

perché ama sul serio

– veglia in ogni istante –

come le madri di una volta.

Due Poesie di Giorgio Linguaglossa, Lettura di Marie Laure Colasson

Due Poesie di Giorgio Linguaglossa, Lettura di Marie Laure Colasson

 

 

Stanza n. 73

 

Cogito è in viaggio su un treno blindato

 

Il gioco dell’ombra tra gli hangar. Fasci di luci dai riflettori

posti sulla sommità delle torrette blindate.

 

Sulla terra battuta il passo dell’oca dei soldati.

I gendarmi giocano al gioco delle tre carte.

 

Gli ufficiali puntano alla roulette: sul rosso, sul nero,

sul numero 33.

 

Giocano con le bambole, giocano con le murene.

Accompagnano al pianoforte la bella Marlene

 

Che canta il Lied della nostalgia e della morte.

In alto, le sette stelle dell’Orsa maggiore.

 

Beltegeuse è una stella nana, Enceladon è lontana.

Firmamento stellato.

Cogito è in viaggio su un treno blindato,

 

Sta scrivendo una cartolina ad Enceladon:

«Mia amata, il mio posto è qui».

 

[…] Continua a leggere

Lucerne nella luce, di Lucio Brandodoro. Notte di Natale

di Lucio Brandodoro

Si sta compiendo un fatto.

E un fatto ha sempre una connotazione precisa. È un accadimento situato precisamente nel tempo e nello spazio. E, nel tempo e nello spazio, è un accadimento che necessariamente ha delle implicazioni sociali, politiche, economiche, religiose, culturali.

Questo vale per qualunque fatto, per qualunque accadimento.

Che dire, se il fatto di cui parliamo ha come soggetto Dio stesso? Continua a leggere

12

Carlo Magitto, poesie dal Ponente ligure

Una migrazione mediterranea di un bimbo isolano sradicato dalla sua terra e gettato nella piazza di un villaggio alpino nel confronto con la lingua dei suoi novelli coetanei. I versi dedicati al Ponente Ligure sono un omaggio a questa terra che lo accolse e lo adottò.

Un innamoramento col mare tra silenziosi pescatori, un contatto senza rituali con una natura contratta dal mare e il suo infinito e la montagna impervia che sbarra lo sguardo.

Questi versi di Carlo Magitto ci dicono che l’adattamento fu scuola con la secca tradizione del vecchio che conosce funghi e raccoglie erbe medicinali e il tanfo del gozzo colmo di reti e di nasse nel porticciolo di Cervo scavato tra le rocce di Capo Mimosa. Ma c’è la fata morgana che manda al mattino al vecchio poeta ora il suo miraggio: la Corsica perduta dalla storia e il desiderio di riportarla. La sfida nel dopoguerra con la gioventù di Mentone e il desiderio di essere accettati come fratelli, forzando nel bistrot un aperitivo con il pastis, calice amaro di ogni odissea per uno scambio in patois. Questa terra lui canta, ultimo mohicano, che vede la fine di una epoca nella tiritera di motori correre sulla tangenziale, una fila smisurata di uomini a cavallo e moschetti colmi di fumo. Continua a leggere

Combattere il fascismo da dentro?

di Antonio Sparzani

Werner è il terzo da sinistra in prima fila, tra Bohr e Pauli

In tempi tristi come questi, in cui nel nostro Bel Paese governa la destra più destra che abbiamo e in particolare un partito che proviene direttamente – attraverso successivi cambi di nome – dal MSI, dichiaratamente fascista, mi viene spesso da interrogarmi su come ciò sia stato possibile nel 2022 (per aggiungere ridicolo all’orrore, centenario della marcia su Roma, avallata allora, lasciatemelo dire, dal maledetto Savoia di turno sull’italico trono), indagando magari come ciò sia avvenuto in altri casi forse (forse) anche più clamorosi di questo. Per cui proseguendo la riflessione e il racconto già qui presenti sull’inizio del nazismo e sugli scienziati che se ne andarono e quelli che restarono, cerco di mantenere la promessa fatta qui di esaminare il caso di Werner Heisenberg che fu uno di quelli che, a differenza di Erwin Schrödinger che se ne andò immediatamente dalla sua prestigiosa cattedra berlinese, restò invece sulla sua cattedra universitaria di Lipsia, entrambi, s’intende, ariani purosangue.
Per fare questo non trovo nulla di meglio che riportarvi qui un brano di una specie di autobiografia di Heisenberg, nella quale egli si sofferma accuratamente sulla sua difficile scelta Continua a leggere

La parola ai poeti. Alfredo Panetta

Cosa non è poesia? E quanto contano i luoghi per diventare poeti? Parto da questi due cippi per raccontarmi. La seconda domanda è più facile, la prima è a forte rischio retorico. Proverò ad evitare la trappola dell’elenco. Mi sento fortunato, ho vissuto due vite diametralmente opposte. La prima in un paese sperduto delle colline joniche calabresi, la seconda nell’unica metropoli italiana. Dall’innesto tra questi due luoghi si è concretizzata la mia poesia. Oggi non saprei immaginarmi privo di versi. Almeno uno al giorno, un piccolo mattoncino. Continua a leggere

La parola ai poeti. Vincenzo Mascolo

FRAMMENTI DI UN DISCORSO POETICO, UN PORETORICO E UN PONO. COME DUSO

  1. Metti in versi la vita: questo verso di Giovanni Giudici mi torna alla mente ogni  volta che mi accingo a scrivere una poesia. Meglio “mettere la vita in versi”, scrivere  di ciò che appartiene alla quotidianità, oppure avere il coraggio di “turbare  l’universo”, sondare il mistero in cui siamo immersi? Non penso possa esserci una  risposta univoca. E forse rispondere non serve perché, come recita l’ultimo verso di  quella poesia di Giudici, in ogni caso l’essere è più del dire

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Natale 2019, di Mauro Germani

 

Che cosa penso del Natale? Che cosa posso scrivere di ciò che una volta era chiamata la festa dei poveri?

Oggi tutto è cambiato. Anch’io non sono più il bambino di un tempo. Quell’attesa e quella dolcezza sono lontane, così come non c’è più un mondo di campagne, di periferie, di vecchie case di ringhiera e di cascine. Un mondo di uomini e donne che avevano una loro dignità, una loro consistenza, una loro identità, le quali si potevano leggere sui loro volti segnati dal lavoro e dalle difficoltà di ogni giorno. Un mondo contadino e popolare che è stato distrutto, un mondo urbano, periferico, rionale, non ancora contaminato da uno sviluppo devastante. Continua a leggere