Archivio mensile:Ottobre 2009

Ipotesi di beato 3. Lettera di un operaio

Fondo di solidarietà incidenti lavoro

(Manifesto)

Spettabile Redazione ,

Vorrei sottoporre all’attenzione dei lettori, da un punto di vista un po’ diverso la crisi che la società, quindi tutti noi, si trova ad affrontare in questo periodo. Sono un lavoratore dipendente o se preferite un operaio, parola tornata d’attualità dopo anni d’oblio “grazie” alla crisi, in un’industria storica per il territorio bergamasco che da qualche mese attraversa un periodo di crisi, purtroppo per alcuni di noi irreversibile, in quando essendo in concordato preventivo solo un potenziale nuovo imprenditore potrebbe darci una prospettiva. L’aspetto che mi preme qui però evidenziare è un altro, vale a dire la solidarietà che ci e’ data da molti attori che compongono la società in tutte le sue forme, fra cui, la parrocchia, politici del luogo, le testate locali e alcuni parlamentari bergamaschi. La cosa che però mi ha sorpreso maggiormente è la collaborazione di un gruppo denominato “le brigate della solidarietà attiva”. Nel nome è racchiusa l’essenza e la sostanza del gruppo. Continua a leggere

Lechà dodì

di Mauro Pesce

Lechà dodì, I shall wait

every day – for his coming.

alle tempie M’è sceso

nei lombi Dal cielo

tappeto rotondo

lenzuolo

quattro-lati-del-mondo

cresciuto m’è, immenso,

bianco petalo a rosa.

E’ il messia che rischiara

corpo d’oggi, è il profumo

che brucia d’incenso,

fumigante profumo

rosa carne

sciroppo di sangue.

Affarinculu

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da qui

e qui

L’abbiamo visto tutti. L’hanno commentato scrittori e specialisti, casalinghe, baristi, professori. Secondo me, c’è poco da dire. La fine della civiltà, l’inizio della giungla. Ammazzare come si offre un caffè, un gesto che non desta sentimenti, solo un filo di curiosità. Ci si passa sopra, fra tante cose a cui pensare. Affari di vario genere. Affari tuoi, affari miei. Affarinculu.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=gqPz5B-TA1w]

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“PER UN’ INTERPRETAZIONE LAICA DELL’ULISSE DANTESCO” di Bernardo Puleio

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di Bernardo Puleio

 

Presso Malebolge, nell’ottava bolgia dell’ottavo cerchio dell’Inferno dantesco, si presenta una fiamma biforcuta, che racchiude le anime di Ulisse e Diomede. Come spiega Virgilio(1):

[…] Là dentro si martira/ Ulisse e Diomede, e così insieme/ a la vendetta vanno come a l’ira;/ e dentro da la lor fiamma si geme/ l’agguato del caval che fè la porta/ onde uscì de’ Romani il gentil seme./ Piangevisi entro l’arte per che, morta,/ Deidamìa ancor si duol d’Achille,/ e del Palladio pena vi si porta.

L’incontro con Ulisse (2) « lo maggior corno de la fiamma antica » caratterizza, connotandolo di forti, eroiche e trasgressive suggestioni, il canto XXVI dell’Inferno.

L’eroe omerico espia la colpa dell’« agguato » del cavallo di Troia, che pure reca in sé, nell’ideologia dantesca, un elemento di provvidenzialità divina: la distruzione di Troia apre la porta, attraverso le pellegrinazioni di Enea, alla nascita del « gentil seme » dei Romani, il cui impero è voluto e prescelto da Dio (3).

L’arte di Ulisse appare colpa meritevole di dannazione ed emendazione eterna: forzare i segni della realtà (4) è un’opera di grave mistificazione, una specie di audacia sofistica, in grado di confondere ed occultare la ricerca della verità.

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Edificare una cattedrale (di senso).

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Una vocazione è presente in ogni uomo.  Così scriveva Isaiah Berlin, in un suo famoso libro, Il legno storto dell’Umanità.

Berlin scriveva che il fine dell’uomo è quello di realizzare a qualunque costo la visione personale che ha dentro di sè.  E il peggior delitto di cui possa macchiarsi è l’infedeltà a questa meta interiore che è sua e soltanto sua.

La vocazione riguarda tutti.  E si direbbe anche che questa vocazione è ciò che potenzialmente può salvare ogni essere umano.  Il problema però è che ‘ascoltare la propria vocazione’  (non necessariamente artistica, ma creativa nel senso più generale del termine, che vuol dire positiva e non distruttiva) è diventato oggi sempre più difficile, in un mondo che sembra aver perso gli orientamenti utili,  e sembra spingere verso l’accumulazione di dati (in gran parte inutili) e la dispersione di energie. Continua a leggere

Ipotesi di beato 2. Vaccini speciali.

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Dopo la notizia sulla Scuola di italiano, ecco un altra informazione particolare.

E’ un articolo pubblicato sul sito dello Spiegel con un titolo che non lascia adito a dubbi: “Cancelliere e ministri devono ricevere vaccini speciali”.

“Cancelliere e Ministro devono essere protetti contro l’influenza suina, secondo le informazioni dello SPIEGEL, con un vaccino speciale. Lo stesso dicasi per i funzionari dei ministeri e degli uffici subordinati. Il vaccino non contiene i coadiuvanti discussi [ndr: squalene e mercurio] – diversamente dal vaccino predisposto per il resto della popolazione. (…) Il CELVAPAN [ndr: questo il nome del vaccino speciale] funziona senza i controversi coadiuvanti, perché contiene virus intero inattivato e non frammenti di virus. Tale vaccino dovrebbe essere iniettato agli impiegati dei servizi pubblici, ai responsabili per il mantenimento dell’ordine pubblico, ai membri del gabinetto, ai funzionari dei ministeri e degli uffici subordinati. (…) Sono inclusi anche il personale del Paul Ehrlich Institut [istituto sanitario federale con compiti di sovrintendenza sui vaccini], incaricati dell’ordine del vaccino GSK [ndr: Glaxo-SmithKline] per la popolazione. Il personale del Paul Ehrlich Institut, la settimana scorsa ha difeso questa decisione. Continua a leggere

QUEL CHE RESTA DEL VERSO n.14: L’alchimia della parola e la ricerca dal profondo. Aldo Roda, “Alchimie dello studiolo di Francesco I de’ Medici”

Il titolo di questa rassegna deriva direttamente da quello di un grande romanzo (Quel che resta del giorno) di uno scrittore giapponese che vive in Inghilterra, Kazuo Ishiguro. Come si legge in questo poderoso testo narrativo, quel che conta è potere e volere tornare ad apprezzare quel che resta di qualcosa che è ormai passato. Se il Novecento italiano, nonostante prove pregevoli e spesso straordinarie, è stato sostanzialmente il secolo della poesia, oggi di quella grande stagione inaugurata dall’ermetismo (e proseguita con il neorealismo e l’impegno sociale e poi con la riscoperta del quotidiano e ancora con la “parola innamorata” via e via nel corso degli anni, tra avanguardie le più varie e altrettanto variegate restaurazioni) non resta più molto. Ma ci sono indubbiamente ancora tanti poeti da leggere e di cui rendere conto (senza trascurare un buon numero di scrittori di poesia “dimenticati” che meritano di essere riportati alla memoria di chi potrebbe ancora trovare diletto e interesse nel leggerli). Rendere conto di qualcuno di essi potrà servire a capire che cosa resta della poesia oggi e che valore si può attribuire al suo tentativo di resistere e perseverare nel tempo (invece che scomparire)… (G.P.)

di Giuseppe Panella

 

L’alchimia della parola e la ricerca dal profondo. Aldo Roda, Alchimie dello studiolo di Francesco I de’ Medici, Firenze, Gazebo, 2007, pp. 96.

E’ dal 1998 che l’architetto Aldo Roda scrive poesie con piglio e determinazione, con la forza di chi vuole costruirsi un linguaggio nuovo per esprimere un universo interiore che lo porta a cercare gli snodi segreti delle vicende umane e il colore segreto delle parole utilizzabili per dirle e per descriverle. Questa sua ultima prova in versi (ma corredata da foto e da una mappa accurata del luogo ove l’azione si svolge) rappresenta un tentativo di cercare le ragioni ultime di un’opera d’arte e di leggerla con l’ausilio di strumenti letterari e psicoanalitici capaci di chiarirne la verità possibile.

Lo studiolo di Francesco I de’ Medici fu realizzato sotto la direzione di Giorgio Vasari e su ispirazione del dotto benedettino Vincenzo Maria Borghini. I 34 pannelli dipinti che lo componevano, il soffitto affrescato e le 8 statuette di bronzo presenti nella sala avevano il compito di illustrare il rapporto tra Arte e Natura (come è dimostrato dalla presenza di un riquadro contenente l’immagine di Prometeo che riceve dalla Natura una pietra preziosa).

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Antonella Anedda ‘la vita dei dettagli’ Donzelli, 2009

aneddaAntonella Anedda

No detail is too small- Elizabeth Bishop

Mettere da parte la vita per poche ore almeno: apprestarsi a scomporre e connettere, a liberare e divagare.

Libro di rapimenti e di attese, di frammenti e di varchi, di abbagli e rinvenimenti, di enigmi e tremori, di solitudini e meditazioni, di schegge e fantasmi, di arbìtrï e silenzi, di pietra e sabbia, di seta e feltro, di legno e d’acqua. Continua a leggere

Un futuro davanti e un papà dietro

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Ha un futuro davanti e un papà dietro” è stato il tagliente commento del “Nouvel Obsevateur” a proposito della candidatura di Jean Sarkozy, figlio ventitreenne di tanto padre, alla guida dell’Epad.
Si tratta dell’organismo che gestisce il maggior centro d’affari d’Europa, la Defense, nel dipartimento Haute de Seine (alle porte di Parigi, e feudo dei Sarkozy).
Subito è parso incredibile che un giovanotto, studente fuori corso di Diritto alla Sorbona, potesse elevarsi al rango di supermanager solo in virtù del cognome. In breve, è stato lo stesso figlio del Presidente a ritirare la sua candidatura, a seguito della sollevazione popolare (e bipartisan) scatenatasi oltralpe. Anche il web ha fatto la sua parte. Petizioni online e un fiorire di blog contro Sarkozy jr., il più divertente forse questo: http://www.jeansarkozypartout.com/.
A ben vedere, non è che sia una grande vittoria questo gesto delle dimissioni (annunciate solennemente in televisione), anche perché il ragazzo si “accontenta” di un posto nel Consiglio d’Amministrazione dell’Epad, e di essere il prossimo candidato nelle elezioni provinciali del suo dipartimento.
Ma la notizia, al di là del sarcasmo, della facile battuta che tutto il mondo è paese, e dell’ancor più facile accostamento con le mastellopoli nostrane, sui media avrebbe meritato qualche riflessione in più, sul cancro sempre più dilagante del nepotismo. Continua a leggere

Havel havelim

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La prima volta che ascoltai Branduardi mi provocò un effetto strano, come la Trilogia fantastica di Italo Calvino: catapultato in altri tempi, un medioevo improbabile ma suggestivo. La tentazione di fuggire è la più forte, altro che le tentazioni della carne. Un tempo alternativo, un’altra vita. Domenica, nell’omelia, parlavo della domanda di Gesù al cieco Bartimeo: Cosa vuoi che io ti faccia? La medesima domanda rivolta a Giacomo e Giovanni la settimana prima: Cosa volete che io vi faccia? La stessa che il genio rivolge ad Aladino: Cosa vuoi che io ti faccia? Che possa per un attimo vedere il mondo dall’alto, contemplare l’inizio e la fine: Bereshit bara’ Elohim et ashamaim veet haaretz. Scoprire che ogni cosa è vanità, havel havelim, tutto è fumo, fumo di fumi, dice Qoelet.

Roma per le strade

Il 29 ottobre 2009 alle ore 18 alla Libreria Melbookstore di via Nazionale 254, a Roma, verrà presentato il volume edito da Azimut Roma per le strade. Si tratta di una raccolta di testi che ha come soggetto Roma. Nel progetto, curato da Massimo Maugeri, sono coinvolti 11 scrittori (da Albanese, Battista, Cenciarelli, Charbonnier, Costa, Costantini-Falcone, Desiati, Di Consoli, Esposito, Felli, Franchi, Frediani, Gabriele, Gregori, La Rosa, Leonardi, Levi, Maraini, Mattei, Maugeri, Moscati, Nardini, Pascale, Petrignani, Postorino, Ranno, Sirotti, Tani, Tuena). Gli introiti del libro saranno devoluti ad associazioni e centri che si occupano dell’infanzia.

IL BUON ÀUGURE CELEBRA L’AUGURIO COL BUON WHISKY

a cura di antonio sparzani
Carlo_Emilio_Gadda1
Il 30 giugno 1953 Carlo Emilio Gadda e Giuseppe Ungaretti partirono da Genova sulla motonave Augustus, per recarsi a Barcellona, e di lì a Salamanca la cui Università li aveva invitati per un periodo di 20 giorni. Scrive Giulio Cattaneo (Il gran lombardo, Garzanti, Milano 1973, p. 40): «fu un viaggio di cui tutti e due si ricordarono sempre volentieri […] Girarono un po’ dappertutto; Gadda si arrangiava con lo spagnolo e Ungaretti parlava il portoghese come Paganel fra i patagoni, lasciando interdetti tassinari e camerieri alle sue domande concitate. Al Prado Gadda non poté vedere Rubens perché trascinato via da Ungaretti che urlava raddoppiando la erre: “È barrocco! È barrocco!” Gadda commentava l’episodio con un certo rammarico: “Erano dei bei chilometri di ciccia!” Quanto a Ungaretti, era rimasto sbalordito dalla quantità di piatti che l’altro si faceva servire: “Mangiava dodici uova!” E insisteva sulla tavolozza delle uova ammannite con una sontuosa, coloritissima varietà di salse, ogni volta aumentandone il numero: “Mangiava diciotto uova!” ».

Questo il ricordo che ci lascia Gadda in La Fiera letteraria, a. VIII, n.2 (1 novembre 1953), p. 4, poi pubblicato in C.E.G. Il tempo e le opere, Adelphi, Milano 1982, pp. 209-10 e in Opere di Carlo Emilio Gadda, a c. di Dante Isella (come il precedente), vol.III, I, Saggi, giornali, favole, Garzanti, Milano 1991, pp. 1078-79.

IL BUON ÀUGURE CELEBRA L’AUGURIO COL BUON WHISKY

Viaggiatore e osservatore imperterrito, quello che non conosce fatica e non si concede riposo: pregiatore e cercatore, d’altronde, degli agi legittimi e dei conforti indispensabili a riparare la fatica: buongustaio all’assaggio delle buone immagini senza premeditati schiocchi di lingua, nel praticare ogni attenta ricerca, investigazione, esplorazione, analisi. Continua a leggere

Ipotesi di beato

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Lancio un’idea: una raccolta di informazioni alternative, verificate, garantite, al di fuori del circolo vizioso delle lobbies che selezionano i messaggi per obiettivi parziali e interessi personali o aziendali. Un bacino in cui confluiscono notizie che siano davvero notizie, non solo propaganda o contrapposizione ideologica. Per esempio: da noi c’è una scuola gratuita di italiano per stranieri che rilascia diplomi riconosciuti. Può dare fastidio, per una serie di motivi facilmente intuibili, ma la notizia si diffonde ugualmente, ad ampio raggio. Dalla città degli schiavi emerge lentamente la città dei liberi. Da un individuo triste, afflitto dal potere, una persona beata, finalmente indipendente.

Bolle di sapone

Ho comprato le bolle di sapone. Voglio dire, il necessario per farle. Le bolle non si possono comprare, non hanno prezzo.

Ho in mano il piccolo contenitore di plastica. Svitando il tappo scopro la breve asta di plastica che termina con il cerchio magico, ma prima si piega in un altro piccolissimo cerchietto. E’ da qui, da questi tondi perfetti, che nasceranno le bolle. Nel contenitore il liquido, leggermente schiumoso, ha il profumo del mirtillo.

Per anni da bambina mi sono chiesta quale fosse la formula segreta che dava vita a un simile incanto, e quale mago fosse stato così geniale da inventarla. Se poi qualcuno, con crudeltà, mi diceva che si trattava solo di sapone non ci credevo, quasi scoppiavo a piangere, ferita nel sogno. Continua a leggere

Da dove cominciamo?

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In genere Alberoni non mi esalta: il banal grande, come talvolta è definito, è il rappresentante esemplare di quella disciplina, la sociologia, che qualcuno ha anagrammato così: ciò lo so già. Oggi, però, sono d’accordo con ciò che ha scritto nella sua rubrica forse secolare sul Corriere: la fine delle ideologie porta allo scatenarsi dell’avidità, con l’unico obbiettivo del denaro e del potere. E’ triste notare che è quello che succede intorno a noi e forse anche dentro di noi. Ma, scrive Alberoni, a un certo punto la gente si ribella, cerca nuove guide, ricomincia a sperare e a costruire. Da dove cominciamo?

Vivalascuola. Scuole serali addio?

Proteste delle scuole serali a Genova, a Bologna, a Milano, a Venezia, a Savona… Succede che il governo sta cancellando i corsi serali delle scuole pubbliche civiche e statali, che saranno trasformate in CPIA (Centri provinciali per l’istruzione degli adulti), i quali presentano un’offerta formativa molto ridotta.

Per farla finita coi rami secchi (fatiche e ardori di una grande giardiniera)
di Alessandro Cartoni

E’ ormai fuor di dubbio che il ministro Gelmini passerà alla storia per i suoi indiscussi meriti di “grande giardiniera”. Continua a leggere

STORIA CONTEMPORANEA n.19:Interviste con uomini (non sempre) straordinari. Annella Prisco Saggiomo, “Trenincorsa. 30 interviste sui tempi che corrono”

Annella Prisco Saggiomo, Trenincorsa.

Negli anni tra il 1896 e il 1901 (rispettivamente nel 1896, 1897, 1899 e 1901), Anatole France scrisse quattro brevi volumi narrativi (ma dal taglio saggistico e spesso erudito) che intitolò alla fine Storia contemporanea. In essi, attraverso delle scene di vita privata e pubblica del suo tempo, ricostruì in maniera straordinariamente efficace le vicende politiche, culturali, sociali, religiose e di costume del tempo suo. In particolare, i due ultimi romanzi del ciclo presentano riflessioni importanti e provocatorie su quello che si convenne, fin da subito, definire l’affaire Dreyfus. Intitolando Storia contemporanea questa mia breve serie a seguire di recensioni di romanzi contemporanei, vorrei avere l’ambizione di fare lo stesso percorso e di realizzare lo stesso obiettivo di Anatole France utilizzando, però, l’arma a me più adatta della critica letteraria e verificando la qualità della scrittura di alcuni testi narrativi che mi sembrano più significativi, alla fine, per ricomporre un quadro complessivo (anche se, per necessità di cose, mai esaustivo) del presente italiano attraverso le pagine dei suoi scrittori contemporanei.  (G.P)

 

di Giuseppe Panella

Interviste con uomini (non sempre) straordinari. Annella Prisco Saggiomo, Trenincorsa. 30 interviste sui tempi che corrono, Napoli, Edizioni Kairós, 2009

 

E’ un libro tutto di corsa, questo di Annella Prisco Saggiamo. Scritti in velocità tra il 2004 e il 2005 per un giornale, “La Repubblica” nella sua edizione napoletana, le trenta interviste che lo compongono squadernano in bella vista una fetta cospicua del mondo culturale e politico dell’Italia di questi ultimi anni. I nomi degli intervistati spaziano in ogni campo della cultura contemporanea: dalla politica (Antonio Bassolino, Renato Brunetta, Roberto Maroni) alla letteratura (Alberto Bevilacqua, Claudio Magris, Raffaele La Capria, Dacia Maraini, Jacqueline Risset), dallo spettacolo (Giulio Bosetti, Edoardo Bennato, Enrico Montesano, Peppino Di Capri, Renzo Arbore, Uto Ughi – alternando proposte di livello più alto all’intrattenimento più leggero) al cinema (Dino Risi, Lina Wertmuller) senza trascurare storia, filosofia e linguistica (i nomi di Giuseppe Galasso, Aldo Masullo e Tullio De Mauro ne sono autorevole testimonianza).

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