Archivi tag: Dante Alighieri

L’Atlante dantesco di Gianluca Barbera

Atlante dantesco di Gianluca Barbera
Una guida ai luoghi dell’Alighieri e della Divina Commedia

Intervista all’autore di Guido Michelone

In questi ultimi mesi lo scrittore reggiano Gianluca Barbera (classe 1964), oltre i romanzi in cui indaga le vite di celebri esploratori e i misteri dell’Italia contemporanea, si dedica anche ai due maggiori letterati del nostro Paese – Dante Alighieri e Alessandro Manzoni – analizzandoli secondo una prospettiva insolita almeno per quanto concerne la critica tradizionale, ovvero i posti abitati e gli spazi fisici sia concreti sia immaginati nel caso di Dante, che costruisce il proprio capolavoro – La Divina Commedia – architettando Inferno, Purgatorio e Paradiso mediante paesaggi fantasiosi anche se spesso crudamente realistici. Gianluca Barbera in quest’intervista inedita si rivela disponibile a raccontare il primo dei due volumi. Continua a leggere

“Il pazzo che si crede Dante”. Enzensberger sul Titanic

di Giovanna Menegùs
Pubblicato su Avamposto. Rivista di poesia, nella rubrica Odiare la poesia
Immagine: Ercole Milanese (Ostiense, Porto fluviale)

Il volume, con la bella sopracoperta bianca dei Supercoralli Einaudi macchiata, un po’ strappata, lo trovo alla vigilia del primo lockdown su una bancarella di libri usati. Lo scelgo e me lo porto a casa con il senso cupo e ansioso con cui si decidono le ultime provviste prima di rinchiudersi nel bunker. Sapendo che poi per molto (quanto?) tempo non sarà più possibile ritrovarsi così liberamente, oziosamente fra libri veri: freschi di stampa o polverosi e ingialliti che siano poco importa. Del resto essere un reperto, un oggetto salvato e consunto, per un poema dedicato all’affondamento del Titanic – 15 aprile 1912 – fa parte del codice genetico.
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Dante, Forese e Bonagiunta

di Antonio Sparzani

UNSPECIFIED – CIRCA 2002: The meeting between Dante and the poet Forese Donati (1250-1296), scene from Canto XXIII of Purgatory from The Divine Comedy, by Dante Alighieri (1265-1321), inscription from the Archbishop of Milan, miniature, manuscript plut 40 pp 176,15th century. Florence, Biblioteca Medicea Laurenziana (Laurenziana Library) (Photo by DeAgostini/Getty Images)


Qui vi avevo proposto la seconda parte della tenzone con Forese Donati, cominciata qui su Nazione Indiana: avevo preannunciato che Dante avrebbe riincontrato Forese nel Purgatorio e infatti ciò accade nel XXIII canto (vedi qui) e prosegue nel XXIV, che qui vi presento. Dante è affettuosamente amico di Forese, malgrado le (apparenti, ma rituali) ingiurie che si scambiarono nella tenzone, e tiene a parlare con lui del “nuovo stile” di poetare, trovandone l’occasione nel personaggio di Bonagiunta da Lucca, che pure sta lì tra i golosi. Di lui non si sa molto, se non che fu una specie di mediatore tra la poesia siciliana (ricordate il contrasto di Cielo d’Alcamo, Jacopo da Lentini e tutti gli altri?) e la nuova scuola toscana dello stil novo appunto. Come vedrete leggendo questi versi, Dante approfitta di Forese anche per chiedergli notizie della sorella Piccarda, che già sta in Paradiso per i suoi molti meriti, mentre non osa chiedergli del fratello Corso, il molto intraprendente capo dei Guelfi Neri a Firenze, responsabile della rovina della città e della cacciata definitiva di Dante da Firenze; Continua a leggere

Dante incontra Bertran del Born

di Antonio Sparzani


Dal canto II dell’Inferno, di cui ho parlato qui, salto al XXVIII: che Dante ben conoscesse la letteratura che l’aveva di poco preceduto non v’è dubbio. Ho già accennato alla sua frequentazione di Arnaut Daniel e oggi vorrei scrivere invece di un altro trovatore in lingua d’oc, Bertran del Born, che Dante colloca all’Inferno, e non in una bella situazione. E ciò presenta qualche stranezza perché in due delle sue opere cosiddette “minori” il poeta ne parla bene. Continua a leggere

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Dante: il pane nel Convivio e “lo naturale amore alla propria loquela”

di Antonio Sparzani

una spiga d’orzo


Dante morì stanotte, settecento anni fa, della malaria contratta sulla strada che percorse andando a Venezia. Con la testarda idea di ricordarlo sempre e comunque, voglio oggi ricordare che dopo le molteplici e multiformi rime di cui ci siamo occupati (l’ultima qui) egli si dedica, secondo quanto egli stesso afferma, a cose leggermente più serie. Il Convivio è un vero convito, nel quale l’autore dibatte un tema che gli sta sommamente a cuore: quello della lingua. Come vedrete se avrete la pazienza di leggere i brani che ho scelto dal trattato primo dell’opera, si parla molto di pane, ovvero del cibo di quel convito, che non è il pane raffinato bianco di puro frumento (noi diremmo di farina doppio zero), perché quello rimane il latino, la lingua dei dotti, di quelli che se lo possono permettere, non della gente comune, della maggioranza delle persone che non se lo possono invece permettere, ma è “quello pane orzato del quale si satolleranno migliaia, e a me ne soperchieranno le sporte piene” (guardate la fine del capitolo XIII). Continua a leggere

Dante e Forese Donati

Come spiegato ieri su Nazione Indiana, riportando la prima parte di questa cosiddetta tenzone, si tratta di uno scambio di sei sonetti, tre a testa, nei quali Dante e il suo compagno di poesia Forese Donati si scambiano insulti e insinuazioni varie. La tenzone finisce con l’ultima risposta di Forese, così che alcuni dicono che questi ha in qualche modo “vinto”. In realtà, da quel che risulta dalle conoscenze che abbiamo dell’atmosfera che all’epoca regnava tra giovani fiorentini, poeti o comunque uomini in vista della scena politica — e Dante lo era assai — si trattava di schermaglie e di alterchi abbastanza comuni e che non nascondevano alcuna vera ostilità. Tanto che, quando Dante troverà Forese nel XXIII e XXIV del Purgatorio, i loro rapporti saranno ben diversamente affettuosi.

4. Forese a Dante (LXXVI)

Va’ rivesti San Gal prima che dichi
parole o motti d’altrui povertate,
ché troppo n’è venuta gran pietate
in questo verno a tutti suoi amichi.
E anco, se tu ci hai per sì mendichi,
perché pur mandi a·nnoi per caritate?
Dal castello Altrafonte ha’ ta’ grembiate,
ch’io saccio ben che tu te ne nutrichi.
Ma ben ti lecerà il lavorare,
se Dio ti salvi la Tana e ’l Francesco,
che col Belluzzo tu non stia in brigata.
Allo spedale a Pinti ha’ riparare;
e già mi par vedere stare a desco,
ed in terzo, Alighier co·lla farsata.

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Dante: negli occhi porta la mia donna Amore

di Antonio Sparzani

Dalla Vita Nuova, XXI. Immediatamente dopo il sonetto pubblicato l’altro ieri su Nazione Indiana, Dante vuole meglio spiegare quanto amore sia contenuto nella sua donna:

Poscia che trattai d’Amore ne la soprascritta rima, vènnemi volontade di volere dire, anche in loda di questa gentilissima, parole per le quali io mostrasse come per lei si sveglia questo Amore, e come non solamente si sveglia là ove dorme, ma là ove non è in potenzia, ella, mirabilemente operando, lo fa venire. E allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: Negli occhi porta.

Negli occhi porta la mia donna Amore,
per che si fa gentil ciò ch’ella mira;
ov’ella passa, ogn’om vèr lei si gira,
e cui saluta fa tremar lo core,
sì che, bassando il viso, tutto smore,
e d’ogni suo difetto allor sospira:
fugge dinanzi a lei superbia ed ira.
Aiutatemi, donne, farle onore.
Ogne dolcezza, ogne pensero umile
nasce nel core a chi parlar la sente,
ond’è laudato chi prima la vide.
Quel ch’ella par quando un poco sorride,
non si pò dicer né tenere a mente,
sì è novo miracolo e gentile.

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Dante: il primo sonetto

Oggi è il Dantedì, così detto perché gli esperti di Durante Alighieri, detto Dante, ritengono che sia il giorno d’entrata nell’Inferno, ovvero l’inizio della Comedia.
Penso di pubblicare, più o meno una volta al mese, un testo del Nostro, magari non dei più noti, affinché tutti lo leggiate con leggerezza, senza troppo impegno filologico, tanto di commenti è piena la rete. Pubblicherò alternativamente questi testi qui e su Nazione Indiana, dov’è apparso ieri il primo, l’inizio della Vita Nuova. Qui trovate invece il primo sonetto che appare in quest’opera, dedicata a Beatrice, con tutte le spiegazioni che ne dà Dante stesso; dirò solo che il “primo dei miei amici” menzionato nell’ultima parte è Guido Cavalcanti. Ecco qua:

” . . . m’apparve una maravigliosa visione, che me parea vedere ne la mia camera una nèbula di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d’uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabile cosa era; Continua a leggere

Alla scoperta del pianeta Dante

Dante
Nel 750° anniversario dalla nascita

di Augusto Benemeglio

1. Dante e l’Europa

Dante aveva dentro di sé il poema essenziale delle cose, una memoria prodigiosa che non teme confronti neanche coi computer di oggi, e il senso profetico del mistero -, così mi disse uno dei massimi studiosi di Dante, il prof. Aldo Vallone, allora ordinario di letteratura italiana all’Università Federico II di Napoli e direttore de “ L’Alighieri” e “Casa di Dante”, mentre passeggiavamo per il Corso, a Gallipoli, in una sera di fine Giugno del 1995, col cielo che era un’incudine dalla fronte rosa, come capita spesso in questa stagione. Continua a leggere

Luoghi, Lucrezio e Dante.


(Divina Commedia)

Luoghi, Lucrezio e Dante
Di Anna Maria Curci

I luoghi letterari si impongono spesso a chi legge e cerca – le due azioni sono raramente disgiunte – con tratti ancor più vividi di quelli reali. Percorro, in queste notti, un bosco molto particolare. Si trova in contrada Brunelli, contrada “rovèrsa” in Val Leogra (la toponomastica meriterebbe un discorso a parte), al centro del romanzo La valle dell’orco di Umberto Matino. I suoi abitanti, su impulso del ‘nuovo arrivato’, il medico Aldo Manfredini, hanno disseminato il bosco di cartelli di legno, sui quali sono stati incise frasi tratte dal De rerum natura di Lucrezio. Continua a leggere

“PER UN’ INTERPRETAZIONE LAICA DELL’ULISSE DANTESCO” di Bernardo Puleio

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di Bernardo Puleio

 

Presso Malebolge, nell’ottava bolgia dell’ottavo cerchio dell’Inferno dantesco, si presenta una fiamma biforcuta, che racchiude le anime di Ulisse e Diomede. Come spiega Virgilio(1):

[…] Là dentro si martira/ Ulisse e Diomede, e così insieme/ a la vendetta vanno come a l’ira;/ e dentro da la lor fiamma si geme/ l’agguato del caval che fè la porta/ onde uscì de’ Romani il gentil seme./ Piangevisi entro l’arte per che, morta,/ Deidamìa ancor si duol d’Achille,/ e del Palladio pena vi si porta.

L’incontro con Ulisse (2) « lo maggior corno de la fiamma antica » caratterizza, connotandolo di forti, eroiche e trasgressive suggestioni, il canto XXVI dell’Inferno.

L’eroe omerico espia la colpa dell’« agguato » del cavallo di Troia, che pure reca in sé, nell’ideologia dantesca, un elemento di provvidenzialità divina: la distruzione di Troia apre la porta, attraverso le pellegrinazioni di Enea, alla nascita del « gentil seme » dei Romani, il cui impero è voluto e prescelto da Dio (3).

L’arte di Ulisse appare colpa meritevole di dannazione ed emendazione eterna: forzare i segni della realtà (4) è un’opera di grave mistificazione, una specie di audacia sofistica, in grado di confondere ed occultare la ricerca della verità.

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Tra realtà e fantasia: intervista a Giovanni Agnoloni

Pubblichiamo qui l’intervista a Giovanni Agnoloni realizzata da Paolo Marzola e pubblicata sul suo blog, e in seguito su quello di Agnoloni. Glorfindel è l”alias’ tolkieniano di Paolo, mentre Kosmos è quello connettivista di Giovanni.

L’intervista verte sulle ricerche tolkieniane e di letteratura comparata di Agnoloni, oltre che, più in genere, sul suo rapporto con la letteratura e la scrittura. Viene dedicata particolare attenzione alle tematiche attinenti al movimento fantascientifico connettivista e al fantastico in genere (ma non solo). Continua a leggere

Dante nella sabbia di Jesolo

Testo di Giovanni Agnoloni

Da www.alibionline.it

Curioso il linguaggio del mondo, con le sue sincronicità. Mentre mi appresto a una rilettura dell’Inferno di Dante, in quel di Lido di Jesolo, scopro che, sotto un tendone nell’Arenile Piazza Brescia, è stata organizzata un’esposizione di sculture di sabbia ispirate a numerose scene della prima cantica dantesca. Si tratta della XIIa edizione del Festival Internazionale delle Sculture di Sabbia. Artisti di tutto il mondo (soprattutto statunitensi, ma anche provenienti dal Canada, dal Giappone, dall’Australia, dall’Olanda, dalla Russia e dalla Repubblica Ceca) – sotto la direzione dell’americano Richard Varano – hanno lavorato degli enormi blocchi di sabbia compressa fino a dar loro le fattezze di Dante, Virgilio e delle varie figure di dannati e demoni che i due autorevoli esploratori dell’Aldilà incontrarono nel corso del loro lungo percorso allegorico. Continua a leggere