Dante e Forese Donati

Come spiegato ieri su Nazione Indiana, riportando la prima parte di questa cosiddetta tenzone, si tratta di uno scambio di sei sonetti, tre a testa, nei quali Dante e il suo compagno di poesia Forese Donati si scambiano insulti e insinuazioni varie. La tenzone finisce con l’ultima risposta di Forese, così che alcuni dicono che questi ha in qualche modo “vinto”. In realtà, da quel che risulta dalle conoscenze che abbiamo dell’atmosfera che all’epoca regnava tra giovani fiorentini, poeti o comunque uomini in vista della scena politica — e Dante lo era assai — si trattava di schermaglie e di alterchi abbastanza comuni e che non nascondevano alcuna vera ostilità. Tanto che, quando Dante troverà Forese nel XXIII e XXIV del Purgatorio, i loro rapporti saranno ben diversamente affettuosi.

4. Forese a Dante (LXXVI)

Va’ rivesti San Gal prima che dichi
parole o motti d’altrui povertate,
ché troppo n’è venuta gran pietate
in questo verno a tutti suoi amichi.
E anco, se tu ci hai per sì mendichi,
perché pur mandi a·nnoi per caritate?
Dal castello Altrafonte ha’ ta’ grembiate,
ch’io saccio ben che tu te ne nutrichi.
Ma ben ti lecerà il lavorare,
se Dio ti salvi la Tana e ’l Francesco,
che col Belluzzo tu non stia in brigata.
Allo spedale a Pinti ha’ riparare;
e già mi par vedere stare a desco,
ed in terzo, Alighier co·lla farsata.

5. Dante a Forese (LXXVII)

Bicci novel, figliuol di non so cui
(s’i’ non ne domandassi monna Tessa),
giù per la gola tanta rob’ hai messa,
ch’a forza ti convien tôrre l’altrui.
E già la gente si guarda da·llui,
chi ha borsa a·llato, là dov’e’ s’appressa,
dicendo: «Questi c’ha la faccia fessa
è piuvico ladron negli atti sui».
E tal giace per lui nel letto tristo,
per tema non sia preso a lo ’mbolare,
che gli apartien quanto Giosep a Cristo.
Di Bicci e de’ fratei posso contare
che, per lo sangue lor, del mal acquisto
sann’ a lor donne buon’ cognati stare.

6. Forese a Dante (LXXVIII)

Ben so che fosti figliuol d’Alaghieri,
e accorgomene pur a la vendetta
che facesti di lui sì bella e netta
de l’aguglin ched e’ cambiò l’altr’ieri.
Se tagliato n’avessi uno a quartieri,
di pace non dovevi aver tal fretta;
ma tu ha’ poi sì piena la bonetta,
che non la porterebber duo somieri.
Buon uso ci ha’ recato, ben til dico,
che qual ti carica ben di bastone,
colui ha’ per fratello e per amico.
Il nome ti direi delle persone
che v’hanno posto su; ma del panico
mi reca, ch’i’vo’metter la ragione.

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