Archivio mensile:Agosto 2012

Il Cardinale

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La parola, per te, è stata solo
mezzo d’incontro, mai di divisione,
hai fatto delle cattedrali un tempio
di persone e non di denari, come
aveva detto chi, per tutto il tempo
della tua vita, volesti cantare
con gli strumenti della tua esegesi
acuta, raffinata, con l’incanto
della bellezza, la fiducia certa
nella bontà dell’uomo, fatto a immagine
di Dio. E tanto più parevi solo,
quanto più la visione si appiattiva
sull’autorità ossequiata e il pane
di Emmaus non era più spezzato,
e gli occhi non si aprivano e il cammino
non si poteva trasformare in corsa,
per dire a tutti che la morte ancora
è stata vinta, ancora Dio è vicino.

La Vita in Prosa. Concorso Nazionale di Narrativa.

La Vita in Prosa
Concorso Nazionale di Narrativa
Terza edizione (2012)

Con la partecipazione di puntoacapo Editrice

NORME DI PARTECIPAZIONE

Il Concorso riguarda scritti inediti in prosa.

La Giuria del Concorso è composta da:
– Ivano Mugnaini (scrittore, direttore della collana di narrativa di puntoacapo Editrice)
– Mauro Ferrari (poeta, critico, direttore editoriale di puntocapo Editrice)
– Valeria Serofilli (scrittrice, presidente del Premio Astrolabio)
– Adrian Bravi (scrittore)
– Alessandra Paganardi (scrittrice, collaboratrice di riviste letterarie nazionali)
– Roberta Lepri (scrittrice)
– Daniela Raimondi (poeta e scrittrice). Continua a leggere

Senigallia

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La spiaggia tra le nuvole è un affresco
dai colori sbiaditi. Sulla sabbia
(di velluto, mi dicono: a me sembra
la sabbia di sempre; in più ci sono
dei sassolini bianchi), la sorpresa
è un gruppo di gabbiani che bivacca
pulendosi le penne, appiattendosi
tutti, controvento. Come se il posto
fosse loro: uno stabilimento
da cui spiccare il volo da un momento
all’altro, anche senza sole. Come
si dovesse volare, ad ogni costo.

Non vogliono un’altra politica – di Paolo Flores d’Arcais

Da il Fatto quotidiano, 29 agosto 2012
Alzando la voce, con dovizia di parole grosse pari alla povertà di argomenti, Bersani e Scalfari pretendono di imporre come verità canonica una leggenda: che sinistra equivalga a Pd, e chi attacchi tale partito sia dunque di destra, molto di destra, perfino fascista. Se però per sinistra si intende un riformismo coerente nella propria azione con i valori di giustizia e libertà, il Pd di sinistra non è mai stato, i governi Prodi e D’Alema (sette anni nel corso del ventennio) non hanno intaccato un solo privilegio, una sola ingiustizia, una sola impunità, e anzi, anche all’opposizione, in amorosi sensi bipartisan ne hanno rafforzati a iosa.
La sinistra riformista si manifestava intanto nelle decine di migliaia di cittadini del Palavobis (MicroMega 2002) divenuto poi Palasharp (Libertà e Giustizia 2011), nelle centinaia di migliaia delle piazze dei girotondi, del popolo viola, della Fiom aperta ai movimenti, di “Se non ora quando”, dell’antibavaglio…Proprio questo riformismo, l’unico realmente esistente, è stato insolentito come antipolitica dalle nomenklature partitocratiche dedite all’inciucio, mentre esprimeva solo volontà e speranza di Altrapolitica, a misura di cittadini anziché di casta. Continua a leggere

47. Il suo nido

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Difficile trovare pace: da quando sei qui non fai altro che rispondere al telefono e alle mail, ascoltando problemi, tragedie, gente moribonda, progetti che necessitano di un’approvazione, Mihaela che resiste disperatamente allo sgombero e ha bisogno del tuo amico avvocato, ma ha perso il numero di cellulare. Continua a leggere

Portonovo

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Di qui c’è il mare aperto, lo sperone
di roccia s’è accucciato dentro l’acqua,
pare un cane fedele; il motoscafo
penetra il golfo come una vagina.
Solo una volta ho visto questa scena,
forse con te; o forse quando ancora
eri costretto a letto, ad aspettarmi.
Comunque sia, lo contemplo per te,
questo spettacolo degno di un Dio:
ora che non ci sei, che puoi guardare
il mondo solo con me, con gli occhi miei.

Il punto omega di Don DeLillo

di Guido Michelone

Romanzo breve o racconto lungo, questo scritto solo in apparenza minore rispetto ai grossi tomi (Americana, Underworld, Cosmopolis) noti anche al pubblico italiano, è un’amara riflessione sullo scorrere del tempo, che vive per così dire metaforizzato all’inizio e alla fine del testo con le due sequenze non a caso ‘cinematografiche’ ambientate al MOMA di New York dove i protagonisti assistono alla videoinstallazione 24 Hour Psycho (1993) di Douglas Gordon: il celebre giallo Psycho (1960) di Alfred Hitchcock viene proiettato al ralenti e dilatato da due a ventiquattro ore. Continua a leggere

QUEL CHE RESTA DEL VERSO n.99: Il vento soffia ancora… Giuseppe Iuliano, “Vento di fronda”

Il vento soffia ancora… Giuseppe Iuliano, Vento di fronda, Grottaminarda (AV), Delta 3 Edizioni, 2012

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di Giuseppe Panella*

«Soggetti plurali. Respiriamo a fatica / in un mondo usuraio / che guarda al solo profitto / e accumula talenti. // Chissà se avremo forza di semenza / e le donne voglia di parto / tra sterili convenienze, aborti / di ogni peccato? Del vero peccato. // Ci resta una terra spolpata / l’osso dei meridionalisti / la gobba di monti e piane / occhio di malizia per discariche // gli inganni della politica / gli intrighi ruffiani / premi e castighi a capriccio / come rovesci di pioggia // Monta invasiva l’orgia del potere / adesca, fascina e corrompe. // La terra è sfruttata / come corpo di prostituta / presto vecchia e rinsecchita. // Avremo solo agonia e morte ai paesi. / Anche la parola è radice sterrata / negata a voci opposte discordi / tra bocche cucite con fili / che tessono convenienze e paure. // Sono invece i figli a lasciarci / scoraggiati stanchi già prima del tempo. / Povera e senza memoria ci separa / una storia divisa da troppi rimorsi» (p. 27).

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Tutto

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Tutto coperto, qui, da foglie e rami.
Stracci e frammenti d’azzurro in mezzo
agli alberi, ai cespugli, sono il mare.
Del Conero intravedi l’ex convento
restaurato, sommerso dalla macchia,
la linea snella dei ripetitori.
La gente passa, parlando di cose
che passano anche loro, in fondo al viale
aumenta in ogni istante il crepitio
di tazze e di bicchieri.
L’unica cosa intera in questo ingorgo
di schegge vorticanti, di altalenanti
segni di assenze e di presenze, suoni
dispersi in cerca di un principio, di una
qualsiasi partitura, tu: sei musica
ai miei orecchi, flusso continuo, come
la fontana che scorre alle mie spalle
fondendo tutto insieme, orrori e incanti.

John Cage, un secolo di voli sperimentali

Testi di John Cage
(a cura di Loris Pattuelli)

John Cage (1912-1992), compositore americano, teorico della musica, scrittore e artista. Pioniere, eccetera, eccetera, dice Wikipedia. Alla faccia delle ricorrenze, tanti auguri! Siamo al centenario, ma non solo. Esattamente sessant’anni fa, il 29 agosto del 1952, alla Maverick Concert Hall, nello Stato di New York, va in scena 4’33”, uno dei capolavori assoluti (e più astrusi) della musica del novecento. (lp) Continua a leggere

46. Occhio di pantera

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Perché hai l’impressione che sia tutto un sogno? Cos’è questo monte a picco sul mare, dove le barche lasciano una scia che pare di stelle e dove tutto intorno c’è l’odore di Flaminia, il colore del biglietto rosa che tieni sempre aperto sulla scrivania, come se soltanto lì potesse trovarsi la risposta a ogni possibile domanda? Continua a leggere

La scia

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È più azzurro di tutte le altre volte:
c’è una macchia di luce,
sullo sfondo, di stelle all’incontrario.
Una barca sbava una scia di schiuma.
Mi hai lasciato qui, sul tetto del mondo,
come la volta che mi prenotasti
la stanza de Le Dune:
una perla preziosa
nell’ostrica del mare di Sabaudia.
Anche quest’anno, al centro dell’estate,
mi hai posato una perla tra le mani,
una stella che appare
se il sole è tramontato, a ricordare
che l’alba è ancora lì, dietro le grate.

45. Alle porte del cielo

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Vorrei cambiare il mondo, lo capisci, Claudia? Vorrei cambiare il mondo. Ti guarda con gli occhi troppo neri, il sorriso che si spegne appena nato. Dicevano che sarebbe arrivato un po’ di fresco, e invece fa due gocce di pioggia e tutto è come prima, addirittura peggio, se possibile. Continua a leggere

Neil

Cos’è un piede? La decima parte del corpo?
Un arto sgraziato, che però a qualcuno piace?
Un angolo di calli e di ferite,
un posto in cui è difficile persino
tagliare le unghie o fare pulizia?
Un piede è un piede solo nel momento
in cui si posa, tocca, prende posizione,
nel giorno, o nella notte
– e a volte può non fare differenza -,
un piede è un piede quando nella cruna
dell’ago il cammello finalmente passa,
quando la vedi non più sopra di te,
ma la senti sotto, sì, sotto di te, la luna.

44. L’appeso

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Ti chiedi se un romanzo possa servire mai a qualcuno. Ti senti stupido, nella stanza con quaranta gradi, le pale del ventilatore sempre sul punto di cadere in pezzi, il poster di Taormina a ricordarti di uno spazio e un tempo in cui hai creduto di essere felice. Oggi metti tutto in discussione, dopo l’ennesima giornata storta: sei un illuso con la gente, immagini ancora che il vangelo possa cambiare la vita alle persone. A cosa serviranno le righe nere che tessi ormai a fatica, col mal di testa che ti opprime, le dita in cui pare condensarsi la pesantezza insostenibile di un agosto che non vuol finire? Salva L’Anima: ci credi ancora nel titolo che si è quasi imposto nel momento in cui hai pensato che il destino dell’amico, immobile nel letto, potesse rivelarsi il tuo? Non sarebbe più bello Chiaraluna, il filo fragile di una speranza che non accetta di morire? Pensi che il romanzo sia oscillare tra una morte e l’altra, il guizzo di vitalità minacciato dal caldo, le contrarietà, la malattia. Forse la felicità è il respiro rotto di un istante, in bilico tra un passato che non torna e un futuro che senti sfuggirti tra le mani. Guardi la Piazza dei Miracoli, il poster appiccicato con lo scotch tra Isolabella e la copia di Van Gogh: il miracolo è sedersi ancora qui, con la bottiglia d’acqua diventata calda, il pacchetto di Winston pronto a consolarti per un attimo e a rovinarti per sempre la salute, il quaderno degli appunti dove segni, passo dopo passo, le scene e i personaggi, e ogni tanto lo riapri e ti ricordi di Savin nella cella di Rebibbia – che fine avrà fatto? saprà che le hai provate tutte per parlarci? -, Anita, l’editore, che ti chiede a che punto sei arrivato – a buon punto, abbi pazienza, con tutto quello che ho da fare -, Arturo, costretto a ripetere le analisi – la vita è un esame ininterrotto? verrà mai il momento in cui ti puoi fermare, riposarti, sicuro di qualcosa? Tenti di riportare alla memoria la musica che ti cantava dentro, camminando lungo il viale mentre lui parlava, parlava, e ti si allargavano i polmoni, e vedevi i colori per la prima volta, e ti chiedevi che ho fatto fino a ora, per quale maleficio sono stato tenuto prigioniero? Prendi in mano il biglietto, lo leggi e lo rileggi: che la felicità sia trovare ogni volta le parole Flaminia, a te lascio in eredità il cuore del mio cuore, lo pongo nel tuo cuore, per sempre? Il romanzo esiste solo al contatto incandescente con la riga e mezzo di caratteri neri su un foglio di colore rosa, è il filo agganciato all’ultima chance a cui hai appeso la tua vita, sapendo che se dovesse spezzarsi pure questo non avresti più la forza di rialzarti. Rimane il poster di Van Gogh e l’ultimo dei dubbi: che a tagliarti le gambe sia la mania di star fuori dagli schemi, che la scelta giusta sia quella di Francesco, concentrato sui trucchi delle scuole di scrittura, che il mondo sia dei furbi, di coloro che si piegano ai gusti della gente, che sfornano prodotti prevedibili, pronti a soddisfare il palato di lettori-automi telecomandati. Il cuore del mio cuore: ti vedi ancora nella baia di scogli bassi, scendi con prudenza la scaletta in ferro, e lui ti dice buttati! e sorridi, appeso al baratro del tempo e dello spazio, con le pale del ventilatore che sputano l’ultimo sbuffo di aria calda, prima di riuscire a fermarsi e riposare.

Esercizi spirituali per una politica “illuminata”

di Paolo Bartolini*

Interrogare l’inquietudine del proprio tempo, ma farlo a fondo, senza fermarsi ai segni più superficiali del disagio, là dove le migliori energie ribelli sono incatenate all’egocentrismo dei falsi maestri o scatenate in tempeste di rabbia impotente. Questo dovrebbe essere il compito preliminare di chi si interessa alla politica, tanto più adesso che si profila all’angolo della storia una svolta inaudita per l’umanità intera.

Mi domando quale mappa saprà guidarci, pur a stento, nel percorrere un territorio così impervio, adesso che le ideologie politiche e religiose che hanno governato per millenni le menti degli esseri umani, sembrano crollate sotto il peso delle proprie ingombranti certezze.

Ciò significa che, ci piaccia o meno, non possiamo affidarci più a nessun dogma incontrovertibile, ad alcuna sicurezza ultima che illumini il cammino e garantisca successo al nostro viaggio in mare aperto. Continua a leggere

43. La porta è aperta

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Dicono sia l’ultima settimana di caldo insopportabile. I ventilatori danno un refrigerio quasi inesistente; ogni tanto, un refolo di vento alza la polvere secca e te la sbatte in faccia. Li vogliono buttare fuori un’altra volta; ho parlato con Mihaela, era furiosa; l’azienda che li vuole sloggiare è municipalizzata, bisogna parlare con qualcuno. Continua a leggere

Poesie per la pace

L’Associazione Culturale Internazionale SICA [http://www.subud?sica.org], parte della coalizione globale di associazioni non profit che partecipano a Peace one day [http://www.peaceoneday.org], organizzazione riconosciuta dall’ONU, dall’Unicef e da moltissime altri organismi internazionali, ha indetto per il 21 settembre prossimo, in occasione della giornata mondiale della pace, un evento diffuso in ogni nazione: Poem for Peace one day  [http://www.facebook.com/PoemsForPeaceOneDay ].
La Giornata Internazionale della Pace è stata stabilita con una risoluzione delle Nazioni Unite nel 1981. La prima Giornata della Pace è stata celebrata nel mese di settembre 1982. Nel 2002 l’Assemblea Generale ha dichiarato ufficialmente il 21 settembre come data definitiva per la Giornata Internazionale della Pace.
“Peace One Day” ha iniziato le sue attività nel 1999 grazie ad un giovane inglese di nome Jeremy Gilley proponendo un’iniziativa di cessate il fuoco in Afghanistan per consentire ai lavoratori di ai bambini e alle persone bisognose di essere mantenuti, almeno per quel giorno in sicurezza e salute. Nel 2001, gli sforzi di Peace One Day sono stati premiati quando le Nazioni Unite hanno adottato all’unanimità una nuova risoluzione con la quale la “Giornata della Pace” veniva dichiarata, inoltre, un giorno di cessate il fuoco e di nonviolenza globale. Gilley e Peace One Day sperano di vedere il 21 settembre 2012 come il giorno della più grande riduzione della violenza globale; un solo giorno nella storia, sia a livello nazionale che internazionale.

L’intento di questa iniziativa è raccogliere quante più adesioni possibili attorno alla poesia. Che sia una poesia recitata e registrata, una poesia scritta e fotografata, una poesia lasciata su una panchina: basterà aderire al progetto iscrivendosi al gruppo facebook: http://www.facebook.com/groups/poesieperlapace/?notif_t=group_r2j e lasciare una propria creazione.
Nel gruppo troverete tutte le indicazioni e i progetti di eventi che verranno organizzati per celebrare, con la poesia, la giornata internazionale della pace in Italia.

Intervista a Claudio Volpe

Intervista di Giovanni Agnoloni

– Sei un esordiente giovanissimo e al fulmicotone. Il vuoto intorno (Edizioni Anordest) è stato giudicato un romanzo di assoluto pregio e novità, e sei stato segnalato da Dacia Maraini e Paolo Ruffilli al Premio Strega. Puoi spiegarci il tuo approccio alla scrittura? Da dove nasce? Dove vuole arrivare?

Il mio approccio alla scrittura nasce da qualcosa di istintivo e viscerale, da una sensazione fisica, materiale nonché dal bisogno di indagare a fondo il senso dell’esistenza umana. La scrittura è per me un dolore e al contempo un piacere oltre che mentale anche fisico. Le parole sono lì che premono nello stomaco e scalpitano per uscire, per conquistare il proprio posto nel mondo. Scrivo per bisogno. Quando mi trovo davanti a cose troppo più grandi di me, davanti a riflessioni sul senso del nostro esistere, sul dolore, sulla felicità, sento come una conflagrazione interiore, un’esplosione che distrugge al contempo crea. L’arte nasce dal caos, dalla distruzione ed è un modo attraverso il quale imparare a dominare il disordine, a dargli forma, dargli un significato. La scrittura per me ha un compito fondamentale, che è quello di costruire la civiltà. Leggere significa venire a conoscenza di diverse modalità di esistenza, significa imparare a capire e apprezzare la diversità che è ricchezza immensa, possibilità di evoluzione per il genere umano. Scrivere significa sfondare i limiti duri del vivere, significa non aver paura del mondo, delle persone ma anzi, amare universalmente. Scrivere è un modo di amare. Le parole sono amore esse stesse. Le parole possono cambiare le cose, possono migliorarle. L’arte e non la sola conoscenza, salverà il mondo. Continua a leggere

Le adorate assenze di Naspini e di altre presenze inquietanti

Il fatto bello delle recensioni on line è di non avere limiti di battute, e la recensione di un romanzo dà la possibilità di parlare della scrittura di un autore e del suo libro.

L’autore

sacha naspini

Toscano, del ’76. Ha pubblicato, tra gli altri, I sassi (Il Foglio 2007), I Cariolanti (Elliot 2009). Il suo sito è www.sachanaspini.eu

BANDELLA del romanzo: Due ragazzini scoprono una tomba etrusca e decidono di scavarla di nascosto da tutti dopo la scuola. Vent’anni dopo una bambina viene rapita in America e rinchiusa nella stanza di una pensione, insieme a un gattino di nome Spunky. Cosa unisce i due eventi? Le nostre assenze è il racconto di questi due decenni e degli avvenimenti che hanno coinvolto tre generazioni di una famiglia toscana, di un uomo in fuga dai campi di concentramento, di una donna che ritrova il suo primo amore dopo una vita intera. Continua a leggere