Archivi categoria: Giovanni Agnoloni

Abilio Estévez, “Testimonianze di un’orgia poetica”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Abilio Estévez, Testimonianze di un’orgia poetica, Arkadia Editore, 2023 (traduzione di Alessandro Gianetti)

Cuba, per me, è un mito un po’ come per Abilio Estévez, autore di questo libro straordinario, Testimonianze di un’orgia poetica. Per lui – già pubblicato in Italia con Tuo è il regno (Adelphi, 1999) e I palazzi lontani (Adelphi, 2006) –, perché, dopo averci vissuto e sofferto a lungo, l’ha lasciata probabilmente per sempre. Per me, perché non ci sono mai stato, pur approfondendone da anni la realtà socio-politica nelle vesti di traduttore di un altro grande – e pur diverso per stile – scrittore cubano, Amir Valle.

In qualche modo, sento vividamente quelle strade, quegli odori e quei colori – e anche i suoni, inclusi quelli che formano le parole pronunciate e quelle scritte. E conosco, o riesco perfettamente a immaginare, sia il tormento di chi non può più rientrarvi per motivi politici, sia quello di chi ci è sempre rimasto, pagando il prezzo di restrizioni, discriminazioni e castighi perché non si allineava al pensiero unico del regime castrista, o magari perché esprimeva, col suo modo di essere ancor prima che con la sua opera, una “scandalosa” visione libera dell’esistenza. Continua a leggere

Filippo D’Eliso, “Lì un tempo fioriva il mio cuore”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Filippo D’Eliso, Lì un tempo fioriva il mio cuore (RP Libri, 2020)

Conosco Filippo D’Eliso come musicista, poeta e uomo di cultura, e posso dire che raramente ho trovato un autore che sapesse esprimere con altrettanta intensità e direi quasi compresenza molteplici sfaccettature di una stessa sostanza artistica. I versi raccolti nella silloge Lì un tempo fioriva il mio cuore lo dimostrano. Qui il vissuto dell’autore si riversa mediato dal filtro della sua vocazione umanistica e della sua competenza di compositore, accompagnandosi a risonanze cosmiche che echeggiano la sua passione per la fisica.

Leggiamo ad esempio i primi versi di Miserabili pellegrini:

Miserabili pellegrini
di un universo ignoto
vaganti nel buio
della notte amica
in cerca di verità
nel cosmo dissanguato
dalla cieca cupidigia
di mani insensibili
ai dolori
delle umane genti
occhi selvaggi
bagnano
l’asfalto grigio
strade vuote.

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Quattro poesie di Roland Orcsik

Quattro poesie di Roland Orcsik 

Traduzione dalla versione inglese di Giovanni Agnoloni

Foto di Kira?ly Farkas

Roland Orcsik ritratto fotograficamente da Farkas Király

Roland Orcsik, di cui qui sotto potete trovare quattro poesie da me tradotte, tratte da una silloge in lingua inglese, croata e ungherese, è nato a Becse (Serbia) nel 1975. Dal 1992 vive a Szeged (Ungheria). Insegna all’Università di Szeged presso l’Istituto di Studi di Slavistica. Fa parte della redazione del mensile letterario ungherese Tiszatáj. Scrive poesia e critica letteraria e traduce in ungherese da diverse lingue dell’area ex-jugoslava. La sua ricerca accademica si concentra appunto sulle connessioni tra la cultura magiara e quella dell’ex-Jugoslavia.

Finora ha pubblicato cinque volumi di poesia, e il suo libro Mahler downloaded è stato pubblicato anche in serbo. Il suo primo romanzo è uscito nel 2016 col titolo di Phantomcommando (pubblicato anche in rumeno nel 2018 e in serbo nel 2019). Ha vinto prestigiosi premi letterari per le sue opere, che sono state tradotte in ceco, inglese, francese, croato, tedesco, greco, rumeno, sloveno, francese e serbo. Suona in una band di punk psichedelico di nome Lajka.

Una nota personale. Ho conosciuto Roland e la sua famiglia nel 2014 durante una residenza letteraria in Croazia, presso Zvona i Nari. Nel giugno 2023, poi, al termine di un’altra mia residenza letteraria in Ungheria (a Pécs, tramite lo Hungarian Writers’ Residence Program), ci siamo ritrovati nella sua città, Szeged, dove abbiamo tenuto un reading da lui organizzato in un bel caffè letterario, con la partecipazione della poetessa Orsolya Bencsik.

Seguono le quattro poesie.

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“Breve amore”, un racconto di Károly Méhes

Károly Méhes (1965) è nato a Pécs, nella parte meridionale dell’Ungheria. La sua carriera letteraria è iniziata nel 1991 in campo poetico, mentre in seguito è passato ai racconti e ai romanzi. Fino ad oggi ha pubblicato ventuno libri, parallelamente al suo secondo lavoro come giornalista e autore esperto di Formula 1.

Nel 2007, insieme a sua moglie Enik? Kulcsár, ha fondato il “Pécs Writers Program”, oggi parte dello “Hungarian Residence Program”.

Breve amore

di Károly Méhes

(traduzione dall’inglese di Giovanni Agnoloni)

Domenica mattina, il direttore del villaggio turistico venne al nostro tavolo indossando una giacca a quadri e una cravatta, nonostante il caldo soffocante. Su cinque delle sue nove dita luccicavano anelli con pietre di varie dimensioni. Torcendosi le mani, si rivolse a noi – be’, devo correggermi: ad Anyuka – in tono rispettosissimo, chiedendoci se potesse far accomodare in nostra compagnia altri due ospiti che erano inaspettatamente arrivati in quel momento.

Anyuka mi guardò leggermente spaventata, ma io evitai di ricambiare la sua occhiata, per poi ascoltarla mentre rispondeva di sì a bassa voce. Credo che non riuscisse mai a contraddire un uomo in giacca e cravatta. Apuka si vestiva sempre in quel modo. Anche quando guardava le partite di calcio, lui era costantemente “in servizio”, perché un uomo, a suo giudizio, doveva essere sempre pronto per eventuali chiamate, se voleva raggiungere dei risultati. Con quell’atteggiamento, finiva che Apuka veniva ininterrottamente sballottato qua e là dagli altri.

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Poesie di Dušan Gojkov

Dušan Gojkov è poeta, autore di racconti, romanziere, saggista, giornalista, regista di drammi radiofonici, nonché fondatore e capo-redattore del Balkan Literary Herald .

Ha pubblicato 15 libri di prosa e uno di poesia. Ha inoltre drammatizzato e diretto circa 240 opere in prosa e poetiche ed è stato un corrispondente per la stampa jugoslava e serba da 37 paesi.

È segretario generale dell’organizzazione PEN aromena, e vive tra la Serbia e la Grecia.

La foto che vedete è stata scattata dallo scrittore, giornalista e fotografo a margine della residenza letteraria di Gojkov a Pécs, in Ungheria, questo marzo, presso lo Zsolnay Kulturális Negyed, per lo Hungarian Writers Residence Program.

Qui di seguito trovate alcune sue poesie in lingua inglese, tradotte da Giovanni Agnoloni, che a giugno è stato ospite della stessa residenza.

L’amore è follia, di Dušan Gojkov

N° 1

lei
ripone triste gli abiti invernali nell’armadio
cercando di ricordare
dove ha smarrito l’anno precedente
che è stato il primo e l’ultimo per molte cose
lui
appoggiato al letto
scrive versi patetici senza senso che non fanno neppure rima
ma in realtà si sforza di ricordare
come e dove si è perso l’anno prima
si avvicina alla finestra, è primavera
la strada è buia e il lampione in legno non fa più quella luce
dorata e granulosa
quella luce che odora di pane caldo appena sfornato
e d’inverno
ricordi che qualche tempo fa progettavamo di andare a Parigi
e non l’abbiamo ancora fatto
insieme
dici che il tuo tè si sta raffreddando
è una buona cosa scrivere poesia
hai sempre a portata di mano un pezzetto di carta su cui mettere
i semi degli gnocchi di susine

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“Codex Rubens”, di Marco D’Aponte, Michel Hoëllard e Nathalie Neau

Recensione di Giovanni Agnoloni

Codex Rubens

Testi di Michel Hoëllard e Nathalie Neau, illustrazioni di Marco D’Aponte

 Ed. Töpffer, 2022

Opera originalissima, questo Codex Rubens, graphic novel realizzata in collaborazione tra l’illustratore italiano Marco D’Aponte e gli autori francesi Michel Hoëllard e Nathalie Neau. Sospesa tra il fascino senza tempo della figura del grande pittore fiammingo Paul Rubens (vissuto tra il 1577 e il 1640) e il mistero di una narrazione che interseca piani temporali e narrativi appartenenti al nostro presente e ad epoche lontane, ci conduce attraverso le tappe della vita di Rubens interpolandole con elementi surreali come suoi incontri con artisti novecenteschi (e non solo), creando così un mélange perfetto di biografia e ucronia che ha qualcosa del film Midnight in Paris di Woody Allen.

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Daniela Stallo, “Winday”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Daniella Stallo, Winday, Armando Editore, 2022

L’indagine al centro del romanzo Winday di Daniela Stallo è al contempo letteraria, sociale e politica. Non poteva che essere così, per una vicenda ambientata a Taranto e che ha al proprio centro l’Ilva, coi suoi fumi e il suo multiforme impatto sulla vita delle persone.

Una misteriosa esplosione che appare come un attentato terroristico sopraggiunge durante una processione religiosa in città, interrompendo le cicliche abitudini della popolazione, che sono andate avanti a dispetto dei tanti problemi causati dall’inquinamento prodotto dalle acciaierie. E la piega che prende la ricerca condotta da Lucrezia, la fotografa protagonista, insieme all’ispettore di polizia Iacovelli, finisce dunque per entrare in territori scomodi, quelli del terrorismo a matrice ambientalistica, le cui lontane matrici risalgono agli anni ’70. Continua a leggere

“La scrittrice obesa”, di Marisa Salabelle

Recensione di Giovanni Agnoloni

Marisa Salabelle, La scrittrice obesa, Arkadia Editore, 2002

Di Marisa Salabelle ho letto diversi romanzi, e ne ho sempre apprezzato l’ironia e la leggerezza perfino nel parlare di vicende fosche. Così, in particolare, è stato nel penultimo libro, Il ferro da calza, edito da Tarka l’anno scorso, ma anche nel precedente giallo di ambientazione appenninica L’ultimo dei santi, dello stesso editore. Per Arkadia, invece, aveva già pubblicato un romanzo dai tratti molto più seri, gravidi di storia (della Resistenza) e di drammi familiari, Gli ingranaggi dei ricordi. Ora per la casa editrice sarda esce un nuovo romanzo, La scrittrice obesa, che sembra unire queste due “vene” dell’autrice. Sì, perché in apparenza si tratta di un romanzo dai tempi e dalle situazioni “comici”, ma in realtà la storia e il personaggio che racconta sono decisamente tragici.

La protagonista, Susanna, è una donna obesa, vittima della solitudine e della tristezza, oltre che, probabilmente, di un caratteraccio in gran parte indipendente dalla sua condizione fisica. Tratta male mamma (finché ce l’ha), vicini e conoscenti, e anche la sua migliore amica, Lorella, quando le prendono i proverbiali cinque minuti. Il suo tormento segreto – ma nemmeno che più di tanto – è il tentativo, continuamente frustrato dalle circostanze, di essere riconosciuta come scrittrice a livello editoriale. Vince concorsi di poco conto, ma non riesce mai a pubblicare, nonostante abbia un grandissimo (e reale) talento, per lo più misconosciuto dai suoi contatti personali e decisamente ignorato dalle case editrici, che subissa di proposte e messaggi pieni di rimostranze. Continua a leggere

Enrico Macioci, “Sfondate la porta ed entrate nella stanza buia”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Enrico Macioci, Sfondate la porta ed entrate nella stanza buia, TerraRossa Edizioni, 2022

Quella di Alfredo Rampi, il bambino precipitato nel pozzo di Vermicino nel giugno del 1981 e lì morto dopo lunghi e drammatici tentativi di salvarlo, seguiti dalla TV nazionale e, suo tramite, da quasi tutti gli italiani, è una vicenda che ci ha segnati profondamente. Anzi, a ben vedere, è una delle prime di cui io ricordi degli scampoli di immagini televisive, insieme a certi flash di attentati terroristici, così frequenti in quella stagione storica.

Il punto centrale di Sfondate la porta ed entrate nella stanza buia, il nuovo romanzo di Enrico Macioci, uscito da poco per TerraRossa, è proprio questo, come l’autore spiega molto bene nel capitolo di apertura. Quella tragica storia – preceduta, a livello d’impatto, forse solo dalle stragi degli anni ’70 e dal rapimento di Aldo Moro, ma in quei casi non in diretta, e inoltre, giusto un mese prima, dall’attentato alla vita di papa Giovanni Paolo II – ha determinato l’ingresso impietoso e devastante dell’occhio dei media nella vita collettiva. Uno sguardo, il loro, che ha finito per diventare il nostro con una corrispondenza pressoché perfetta, spingendoci senza riserve né pudori nei territori dell’angoscia più radicale (anche se non necessariamente nella direzione giusta, quella della coscienza di sé e della crescita personale).

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“La suora”, di Remo Bassini

Recensione di Giovanni Agnoloni

Remo Bassini, La suora, Golem Edizioni 2021

Non avevo ancora letto un romanzo ambientato nell’Italia del primo lockdown. Con La suora di Remo Bassini ho avuto per la prima volta accesso a questa singolare dimensione narrativa. Il giallo dello scrittore e giornalista toscano (nato a Cortona) ma piemontese di adozione (abita a Vercelli) riesce in questo intento con una storia e un approccio stilistico molto raccolti e direi quasi sospesi – fin da prima dell’inizio della grande serrata pandemica – in un clima di silenzio gravido di significati.

Il titolo ci parla del “non-personaggio” femminile di tutta l’opera, motore d’ispirazione di ogni mossa e pensiero del protagonista (Romolo Strozzi, in un singolare dualismo storico-mitologico col nome dell’autore), un ex insegnante di origine pugliese trapiantato prima a Milano e quindi, in seguito al traumatico suicidio di una sua studentessa, ritiratosi nell’alta Valsesia, in Piemonte, dove vive vendendo formaggi. Continua a leggere

Riccardo Ferrazzi, “Il Caravaggio scomparso”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Riccardo Ferrazzi, Il Caravaggio scomparso, Golem Edizioni, 2021

Il Nord industriale e (quando lo è) nebbioso non sembrerebbe suggerire trame gialle, o forse sì. Dipende. L’importante è trovare la chiave giusta. E Riccardo Ferrazzi, scrittore colto, ironico ed esperto – di letteratura, storia, arte e cose della vita –, ne Il Caravaggio scomparso l’ha trovata. La scomparsa di un imprenditore e l’incarico di cercarlo affidato (dal di lui figlio) a un giornalista tra il demotivato e il disincantato diventano lo spunto per un percorso narrativo sinuoso e pieno di colpi di scena, ma sempre venato da un filo conduttore di garbata ironia, capace di accendere il grigiore bustocco (aggettivo che ho scoperto leggendo il libro, ambientato infatti a Busto Arsizio) di imprevedibilità e sorprese avvincenti. Continua a leggere

Tito Barbini, “Il fabbricante di giocattoli”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Tito Barbini, Il fabbricante di giocattoli, Arkadia Editore, 2021

Il fabbricante di giocattoli è qualcosa di più e di diverso da una biografia e da un romanzo. È sì, in parte, entrambe le cose, ma non la loro semplice sommatoria. Semmai, una combinazione, o un amalgama, che affonda nei territori della storia per estrarne un succo di verità privata – ma quintessenzialmente universale.

Tratta della vita dell’anarchico russo (in seguito divenuto cittadino argentino) Simón Radowitzky e del percorso che lo condusse, a causa dell’omicidio del capo della polizia di Buenos Aires, avvenuto nel 1909, a essere imprigionato nella colonia penale di Ushuaia, nella Terra del Fuoco, dove avrebbe patito condizioni terribili, e quindi a evaderne avventurosamente per riparare in Spagna. Qui avrebbe partecipato alla Guerra civile, e infine si sarebbe nuovamente rifugiato al di là dell’Atlantico, fabbricando giocattoli per bambini a Città del Messico, nei pressi della casa dove viveva e fu assassinato Lev Trockij. Continua a leggere

Stefania Nardini, “La combattente”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Stefania Nardini, La combattente, ed. e/o, 2021

Approcciarmi a La combattente, il nuovo romanzo di Stefania Nardini, per me non è stato facile. Sapevo che la vicenda della sua protagonista rifletteva la sua, e quindi quella di suo marito, Ciro Paglia, che per me è stato (ed è ancora) un grande amico. Inoltre, la mia stessa vicenda personale di vedovanza – sia pur senza matrimonio, se non quello già fissato e mai avvenuto a causa di un maledetto incidente – mi rendeva ancor più sensibile all’argomento.

Poi però ho iniziato la lettura, e in brevissimo tempo sono stato catturato da una storia avvolgente, a più strati, che parte dal disperato e tenace amore tra due attivisti di sinistra, negli anni ‘70 – una giornalista e in seguito scrittrice, Angelita, e uno sceneggiatore, Fabrizio, anche autore di documentari d’impatto sociale e politico – e da allora si proietta su un oggi lacerato dal dolore del lutto. Continua a leggere

Carlo Cuppini, “Il mistero delle meraviglie scomparse”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Carlo Cuppini, Il mistero delle meraviglie scomparse, Marcos y Marcos, 2021

Questo, che non è l’esordio, ma senza dubbio il libro finora più importante di Carlo Cuppini, narratore e poeta urbinate ma fiorentino di adozione, è proposto come un libro per bambini, ma di fatto è un’indagine e un percorso trasformativo rivolto anche ai lettori adulti. La storia ruota intorno a uno di quegli inciampi del destino che spesso segnano la transizione in un nuovo ordine di cose – più o meno come il tempo infausto in cui, negli ultimi diciotto mesi, ci siamo ritrovati a vivere (prima analogia significativa con il presente, per un’opera scritta prima della “pandemia”). E il fatto spiazzante è questo: i monumenti di Firenze sono spariti. Qualcuno, nello spazio di una notte, li ha presi e portati via – verranno poi ritrovati sparsi in varie parti del mondo, arrivati lì non si sa come. Continua a leggere

Giorgio Camillo Galli, “I romanzi smarriti sui treni”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Giorgio Camillo Galli, I romanzi smarriti sui treni, Algra Editore, 2021

I romanzi smarriti sui treni, tanto per cominciare, è un titolo bellissimo. Ispirato alla vicenda del manoscritto perso su un vagone ferroviario dallo scrittore russo – ubriaco – Venedikt (Viktor) Erofeev, protagonista di uno dei racconti di questa originalissima raccolta di Giorgio Camillo Galli, fotografa alla perfezione lo stato d’animo che li attraversa trasversalmente tutti: quello delle occasioni perdute, ma poi, in qualche modo, recuperate, magari da qualcun altro, e consegnate alla storia e all’attenzione di occhi e orecchie dotati della sensibilità necessaria per apprezzarle. Continua a leggere

Marino Magliani, “Il cannocchiale del tenente Dumont”

Recensione di Giovanni Agnoloni

 Marino Magliani, Il cannocchiale del tenente Dumont, L’Orma Editore, 2021

Una storia di sbando e diserzione “camuffata” da romanzo storico, ma in realtà intrisa soprattutto del genius loci dell’entroterra ligure. Questa l’essenza de Il cannocchiale del tenente Dumont di Marino Magliani. Un gruppo di soldati napoleonici reduci dalla campagna d’Egitto, nell’estate del 1800, diserta durante la battaglia di Marengo, si sbanda e vaga tra il Piemonte e la Liguria di Ponente, procedendo per le valli e tra i rovi del suo interno e sottoponendosi all’esperimento di un medico olandese, intento a studiare le loro reazioni all’uso dell’hascisc, iniziato nel Nord Africa e considerato da alcuni causa di tante diserzioni. Continua a leggere

“Berretti Erasmus”, da diario scanzonato a progetto di vita

Recensione di Fabrizio Centofanti

Giovanni Agnoloni, Berretti Erasmus. Peregrinazioni di un ex studente nel Nord Europa (Fusta Editore, 2020)

Di che parla questo libro? Qual è il tema sotteso ad ogni evento? La ricerca di una donna? Di se stesso? Del senso della vita? O è forse la vita come viaggio, un grande Erasmus mai concluso, presente come spirito anche quando sembra materialmente esaurito? La verità è che lo scrittore è sempre un viaggiatore, uno per il quale ogni luogo è un punto di partenza. Partire è un po’ morire, recita il proverbio: sicuramente vero nel caso di Agnoloni, che percepisce il trapassare inevitabile dei miti e dei simboli umani. Il gabbiano che lo guarda negli occhi – a pagina 51 – gli fa capire, però, che al di là del panta rei c’è qualcosa che rimane, che si prende cura dell’essere, nonostante le apparenze.

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“Berretti Erasmus”, di Giovanni Agnoloni

Recensione di Riccardo Ferrazzi

Giovanni Agnoloni, Berretti Erasmus. Peregrinazioni di un ex studente nel Nord Europa (Fusta Editore, 2020)

 

La prima osservazione spontanea è che ci si trova di fronte a una rivoluzione nel concetto di biografia. In genere, le storie di una vita sono costruite in modo da indicare fin dagli esordi la progressiva realizzazione di una personalità. Qui invece il narratore dà quasi la sensazione di non cercare una direzione che dia senso ai suoi viaggi. Se Berretti Erasmus è un romanzo di formazione, lo è in un modo speciale. È una evidente scelta autoriale limitare a brevi accenni i fatti e i rapporti fondamentali della vita del narratore (Firenze, la famiglia, e perfino, almeno in apparenza, l’amore per Agnieszka, che pur è al centro dell’intenso capitolo ambientato a Cracovia). Sulle prime ciò stupisce: come è possibile trattare fatti e circostanze così fondamentali, con tanta leggerezza? Tanto più che, al contrario, ogni tappa delle “peregrinazioni” è costellata di eventi minimi, apparentemente senza significato, ma ricordati come fatti notevoli, che non è lecito considerare fine a se stessi.

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Marisa Salabelle, “Gli ingranaggi dei ricordi”

Testo introduttivo e intervista di Giovanni Agnoloni

Gli ingranaggi dei ricordi (Arkadia Editore, 2020) è il nuovo romanzo di Marisa Salabelle. Ambientato tra la Sardegna e Roma e sospeso tra la seconda guerra mondiale e il presente (per la precisione, il 2015-’16), racconta il dramma degli anni del conflitto bellico dal punto di vista di due famiglie, i Dubois, una cui anziana erede racconta di un lungo viaggio a piedi attraverso l’isola nel 1943 con la sorella e il fratello, e gli Zedda-Serra, che vivono il dramma del bombardamenti che colpiscono Cagliari e – nella persona di Silvio, personaggio realmente vissuto – uno dei più tragici e determinanti eventi della Resistenza, l’attentato di Via Rasella. Il racconto porta, così, a fondere vicende private e grandi scenari storici in un percorso molto vicino all’autrice, come lei stessa ci spiega in questa intervista.

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“Berretti Erasmus”: intervista a Giovanni Agnoloni

Intervista di Alessandro Gianetti

In Berretti Erasmus. Peregrinazioni di un ex studente nel Nord Europa, di Giovanni Agnoloni, appena uscito per Fusta Editore, uno studente di Legge partecipa al celebre progetto inter-universitario europeo e parte per l’Inghilterra, dove capirà che il suo destino è legato all’altrove. Si dedica dunque a una professione – principalmente quella di traduttore, cui unisce sempre più l’attività di scrittore – che continuerà a chiedergli di spostarsi. I ciclici ritorni nell’amata-odiata Firenze saranno fonte di ossigeno ma anche di sofferenza, perché là, in special modo nel Nord dell’Europa e lungo le sue propaggini orientali, inizierà a nascondersi il senso della sua vita. È un libro fatto di episodi in gran parte autobiografici, esplorazioni e lavori nel Regno Unito, Olanda, Lituania, Irlanda, Polonia e altri luoghi ancora. Il protagonista vi conoscerà anche l’amore, e lo vivrà tutto: sino a che questa ragazza che sarebbe dovuta diventare sua moglie, a nozze già fissate, non morirà in un incidente stradale. Il destino che credeva di aver in qualche modo piegato, presenta il conto all’improvviso. Allora tutto, tutto il vissuto e tutto ciò che resta da vivere, assume un significato altro, nuovo. Ed è forse proprio per questo che chiede di essere raccontato, messo nero su bianco.

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