Archivi categoria: Libri

Elisabetta Carbone, “La voce e le cicale”. Intervista

Intervista di Marino Magliani

Elisabetta Carbone, La voce e le cicale, Prospero Editore 2024

Per Tamara la musica è il modo di comunicare con il padre Giacomo, mentre la lettura la connette a Debora. Questi personaggi hanno quindi bisogno di un medium altro per comunicare fra loro, per tentare di capirsi a vicenda, o anche di capire loro stessi?

Tamara, Debora e Giacomo non riescono a capirsi con le parole, hanno bisogno di usare linguaggi diversi per essere in frequenza. La musica è l’unica forma di educazione di Giacomo, che riesce ad essere un esempio per la figlia soltanto nell’arte. Tamara comunica con Debora attraverso la letteratura e i gesti quotidiani. Il loro rapporto, che si costruisce poco alla volta grazie ai libri su cui Debora stessa ha imparato a prendersi cura di sé, è fatto di reciproca fiducia e condivisione. Il legame che Tamara ha con il padre, invece, si basa su una distanza che Giacomo stesso non sa superare, perché vive l’arte come un esercizio solitario, utile a glorificarlo, non come qualcosa da mettere a disposizione. È per questo che Tamara sa far tesoro dell’esperienza del padre nel mondo della musica solo quando non lo condivide più con lui, ma anche in questo senso la distanza rimane. Continua a leggere

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Abilio Estévez, “Testimonianze di un’orgia poetica”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Abilio Estévez, Testimonianze di un’orgia poetica, Arkadia Editore, 2023 (traduzione di Alessandro Gianetti)

Cuba, per me, è un mito un po’ come per Abilio Estévez, autore di questo libro straordinario, Testimonianze di un’orgia poetica. Per lui – già pubblicato in Italia con Tuo è il regno (Adelphi, 1999) e I palazzi lontani (Adelphi, 2006) –, perché, dopo averci vissuto e sofferto a lungo, l’ha lasciata probabilmente per sempre. Per me, perché non ci sono mai stato, pur approfondendone da anni la realtà socio-politica nelle vesti di traduttore di un altro grande – e pur diverso per stile – scrittore cubano, Amir Valle.

In qualche modo, sento vividamente quelle strade, quegli odori e quei colori – e anche i suoni, inclusi quelli che formano le parole pronunciate e quelle scritte. E conosco, o riesco perfettamente a immaginare, sia il tormento di chi non può più rientrarvi per motivi politici, sia quello di chi ci è sempre rimasto, pagando il prezzo di restrizioni, discriminazioni e castighi perché non si allineava al pensiero unico del regime castrista, o magari perché esprimeva, col suo modo di essere ancor prima che con la sua opera, una “scandalosa” visione libera dell’esistenza. Continua a leggere

Saverio Bafaro, “Osicran o dell’Antinarciso”

Recensione introduttiva di Antonio Fiori

Saverio Bafaro, Osicran o dell’Antinarciso (Il Convivio Editore, 2024)

Saverio Bafaro, in questa ‘eroica’ raccolta poetica, si dimostra psicoterapeuta di sé. La parola, all’inizio, fatica a restituire le memorie più lontane, a raccontare l’enigma dell’identità e le lusinghe indecifrabili del mondo. L’archetipo fondamentale è lo Specchio, davanti al quale la nostra identità prende forma per essere ogni volta riscoperta, smentita e ritrovata. Poi, seguendo i tracciati lungo i quali conduce il testo, la parola si fa più consapevole e il discorso più filosofico: «Di questa epoca divisa / tra massa e persona / migrazioni e scomparse / possediamo il disumano / limite dello sguardo / l’impossibilità del volto» (dalla poesia Cuori svuotati, a pagina 42).

La poesia tenta interpretazioni del volto e interpretazioni dei sentimenti, indaga le trasformazioni secondo l’età e secondo il cuore, tenta di esorcizzare lo sguardo auto-seduttivo di Narciso, il peso enorme del Nome proprio, ma alla fine si arrende al mistero, nonostante gli strumenti della mitologia e della psicoanalisi.  D’altra parte, anche tre grandi scrittori del Novecento – Fernando Pessoa, Luigi Pirandello e Jorge Luis Borges – hanno affrontato il tema dell’identità, e anche per loro, nonostante i lasciti monumentali, è rimasta indecifrabile.

Antonio Fiori

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Cristiano Dorigo, “Acque alte”

Da Acque alte, di Cristiano Dorig(Meligrana Editore)

Il 21 marzo esce, per Meligrana EditoreAcque alte di Cristiano Dorigo. È un piccolo libro importante: Dorigo, per trent’anni, come educatore, ha lavorato con ragazze che hanno subito traumi indicibili in famiglia. Ci presenta alcune di queste giovani donne, ma, come scrive il Professor Emanuele Pettener della Florida Atlantic University nella postfazione che qui presentiamo, lo fa con pudore, delicatezza, e uno stile originale, “un gesto ribelle nei confronti di quella che Calvino chiamava la peste del linguaggio”.

Prefazione di Emanuele Pettener

“Una fiamma viva”

Spesso temi importanti — quali l’abuso fisico o psicologico ai danni delle donne — diventano un pretesto, da parte di chi ne parla e ne scrive, per gonfiare l’ego, solleticare la vanità,  farsi belli.

Sui giornali, in televisione, sui palcoscenici “social” ci si lancia in vibranti e sdegnate tirate, grondanti un tale pathos che l’autore inevitabilmente finisce per inebriarsi alla bellezza lirica della propria voce e il cui scopo (talora senza che nemmeno l’autore, colto dalle vertigini della propria altezza morale, se ne renda conto) è un tornaconto di visibilità.

Conclusa l’invettiva, commosso e appagato, l’oratore-giornalista-opinionista su Facebook va a farsi un panino al salame. Continua a leggere

“La casa delle orfane bianche” di Fiammetta Palpati

Ho letto e recensisco con molto piacere il romanzo di Fiammetta Palpati, “La casa delle orfane bianche”.

Tre amiche decidono di mettere sotto lo stesso tetto le loro tre madri anziane e malandate per occuparsi di loro coralmente, e ne nasce un racconto geniale, estenuante e a tratti esilarante, claustrofobico e pieno di odori, puzze, horror casalingo; il tutto narrato da un’elegante voce-personaggio animata da una vena tragicomica. Un romanzo di figlie badanti e madri badate i cui ruoli spesso si mischiano, in cui ognuna è saggia o stolta a turno. Il Tempo è sempre lo stesso, come fosse un unico giorno: un tempo che resta all’interno di una pièce teatrale le cui attrici non recitano affatto ma portano semmai i loro crucci, dolori, preoccupazioni e fastidi sulla scena. Li espongono per rimescolarli in quelli delle altre, ne fanno un impasto che ogni giorno va spianato per poter essere di nuovo contaminato da un nuovo fermento. Il più grande tra questi, l’arrivo di una forsesuora barbona, che scombina ancora di più le carte. Continua a leggere

Maria Pia Romano, “Controluce”

Recensione di Francesco Improta

Maria Pia Romano, Controluce, Besa Muci Editore, 2024

Da due settimane è arrivato in libreria, per i tipi di Besa, l’ultimo romanzo di Maria Pia Romano, Controluce, che su proposta di Maria Cristina Donnarumma ha ottenuto una candidatura al LXXVIII premio letterario Strega. Credo che la Romano non abbia bisogno di presentazioni; attiva da una ventina di anni sul versante della letteratura e del giornalismo la scrittrice, pugliese di adozione ma originaria di Benevento, ha già ottenuto diversi riconoscimenti di prestigio. Controluce è, come si legge nella quarta di copertina, la storia di due solitudini: una pittrice che dipinge le onde e uno scienziato che studia l’aria, sullo sfondo di una terra magica e incantata, qual è il Salento. Continua a leggere

Filippo D’Eliso, “Lì un tempo fioriva il mio cuore”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Filippo D’Eliso, Lì un tempo fioriva il mio cuore (RP Libri, 2020)

Conosco Filippo D’Eliso come musicista, poeta e uomo di cultura, e posso dire che raramente ho trovato un autore che sapesse esprimere con altrettanta intensità e direi quasi compresenza molteplici sfaccettature di una stessa sostanza artistica. I versi raccolti nella silloge Lì un tempo fioriva il mio cuore lo dimostrano. Qui il vissuto dell’autore si riversa mediato dal filtro della sua vocazione umanistica e della sua competenza di compositore, accompagnandosi a risonanze cosmiche che echeggiano la sua passione per la fisica.

Leggiamo ad esempio i primi versi di Miserabili pellegrini:

Miserabili pellegrini
di un universo ignoto
vaganti nel buio
della notte amica
in cerca di verità
nel cosmo dissanguato
dalla cieca cupidigia
di mani insensibili
ai dolori
delle umane genti
occhi selvaggi
bagnano
l’asfalto grigio
strade vuote.

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Utopie… e altro ancora, di Vincenzo MURA. Nota di Giovanni Nuscis

 

Descrizioni precise e originali e una forte tensione etica si apprezzano immediatamente nelle poesie dell’ultimo libro di Vincenzo Mura Utopie… e altro ancora; e, non marginalmente, anche la weltanschauung dell’autore, nei cui versi affiora la sua storia personale e quella collettiva, e quel sentimento di finitezza che con l’avanzare degli anni sferra la sfida più cruenta. A non sfuggire è anche il legame forte dell’autore con la sua Isola, in particolare, col villaggio natio, Pattada. Continua a leggere

Vladimir Di Prima, “Il buio delle tre”

Recensione di Marco Candida

Vladimir Di Prima, Il buio delle tre (Arkadia Editore, 2023)

Credo qualsiasi appassionato lettore si formi nella mente prima o poi una sua antologia personale contenente pagine di alta scuola di romanzi italiani. Di sicuro, nella mia vi appare Un anno di corsa di Giovanni Accardo, in particolare l’episodio, interno al romanzo, della zuppiera. Vi appare senz’altro l’episodio della voliera contenuto in Seta di Alessandro Baricco. E adesso è da inserirsi l’episodio dell’eruzione vulcanica narrata nel romanzo Il buio delle tre di Vladimir Di Prima. Pinuccio Badalà, protagonista del romanzo, incontra per caso a un raduno Lucio Dalla, e questi amichevole gli richiede in lettura il suo romanzo eternamente in cerca di editore; così Badalà scappa a casa e stampa il libro, e corre alla sontuosa villa dove alloggia l’interprete di Attenti al lupo per consegnargli il manoscritto, ma mentre la stampante lavora all’Etna vien voglia di farsi sentire, e così Badalà deve affrontare una tempesta di cenere mentre a bordo della sua macchina porta il manoscritto al grande e generoso cantante. Bisogna leggerlo. Un capitolo che ti riconcilia con la voglia di letteratura, di grande letteratura. Ma data una simile premessa, si capisce che Il buio delle tre è in realtà un ben più esteso florilegio di episodi da antologia. Pinuccio Badalà anche col suo nome, e le sue tragicomiche peripezie per affermarsi come scrittore (cosa che detta così a schiaffo farebbe tremare il lato conformista del più libero dei bohemien), ti rimane nella testa simile a personaggi quali Vitangelo Moscarda o Mariano Grifeo Cardona di Canicarao o Giovanni Percolla. E il bello è pure che nelle prime pagine il romanzo fa pensare più a gag alla Ficarra e Picone che alla Muscarà e Scannapieco. Ti dà il tempo di farti acclimatare in una morbida atmosfera di puro divertimento; ma poi, dall’episodio della morte del padre sindacalista in seguito a un capriccio del destino, il livello narrativo vertiginosamente si alza, e comincia a risuonare, nella prosa brillante, affabulatoria, grande pregio. Continua a leggere

“La lacrima della giovane comunista”, di Giorgio Bona

Recensione di Marco Candida

Giorgio Bona, La lacrima della giovane comunista, (Arkadia Editore, 2022)

Trama semplice e lineare e tono di narrazione pacato ed euristico, che ricorda i migliori narratori, ma la magia di questa perla di Giorgio Bona risiede davvero nel saper evocare in ogni capitolo scenari e cartografie di altri universi narrativi. La lacrima della giovane comunista contiene molteplicità di autori e romanzi e un tal gioco di prestigio a Bona riesce, in fondo, col descriverci in modo pacato, senza voli pindarici, ma puntuale, assai evocativo la città-dio Mosca. Forse questo, sopra ogni altra cosa, ci fa notare La lacrima della giovane comunista: tutti quegli intrecci di spie, quelle oscure faccende politiche, quell’incrociarsi di destini in opere narrative di matrice russo-britannico-americano ci hanno raffigurato nient’altro se non il volto immenso e plurimo di una città come Mosca. Continua a leggere

Da “Come in cielo” di Marco Candida

Estratto del romanzo Come in cielo di Marco Candida (I libri di Mompracem – Betti Editrice)

Nives e Ascanio distolgono lo sguardo dalle rigature nel calcare e nell’argilla a rincorrersi e incrociarsi nei calanchi del Monte Marcellino. I rigaggi nella marna degli Orridi di Sant’Antonino li hanno risucchiati simili al vortice di un mare impetrato. Le forre paiono onde rocciose, così come certe distese di terra in certi tramonti ti fa voglia di tuffarti e nuotarle. I burroni a precipizio sul Rio Fossone paiono marosi d’argilla cristallizzati lì in eterno: o quantomeno, per eoni. Non vi è bello, in quel dispiegarsi di rocce sedimentarie. Masse fibrose alabastrine baluginano come fiumi di pietra carsici. La calcite trapunta la roccia luccicando come brillante. Minuscole doline, avvallamenti carsici, e inghiottitoi si susseguono su calcare e argilla per effetto di erosione di acque meteoriche. Perlopiù, un incresparsi, un rappallottolarsi, un incartocciarsi come se l’effetto di quel processo di indurimento millenario sortisse a sguardo umano impressione opposta di molliccio, gelatinoso, prolassato. La roccia è l’imbolsirsi di una materia originariamente piallata, perfetta: piramidale. Ecco cosa sono le Piramidi Egizie: Montagne Perfette. Montagne Ideali. Non svigorite e languide; bensì, turgide, piane, perfette. Ordine e bellezza: geometria euclidea in un mondo geodetico. Un mondo disassato: privo di corrispondenza tra catene montuose e mari e fiumi e le stelle in cielo. Invece, le Piramidi si allineano alle costellazioni, e sono teorema pitagorico. L’uomo euclideo in un mondo altazimutale diventa prometeico. Persegue la Montagna Ideale della Piramide combattendo le Montagne della Follia. Continua a leggere

Olivia Crosio, “La mentalità della sardina”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Olivia Crosio, La mentalità della sardina, Arkadia Editore, 2022

Il nuovo romanzo di Olivia Crosio La mentalità della sardina è stato per me una piacevolissima scoperta degli ultimi mesi (anche se è uscito nel settembre 2022). Non solo per la gradevolezza dello stile e della storia – il viaggio lungo la Via Francigena di una donna insoddisfatta della piega che, dopo tanti anni, il suo matrimonio ha preso –, ma per la capacità che ha di calare i lettori nei singoli luoghi e situazioni. È quasi un’opera teatrale in movimento, con molteplici incontri e confronti tra tipi umani diversissimi, scenari attinti dalle ultime tappe del cammino – dalla Garfagnana a Roma – e micro-angoli d’Italia che diventano come palcoscenici di una rappresentazione viandante.

Per quanto, indubbiamente, figlia dell’oggi, delle sue noie e delle sue tentazioni di “fuga”, quest’opera ha, come nascosta in sé, un’anima medievale, che trasuda dalle pagine quasi come se le pietre delle mura e delle case che costellano il percorso sporgessero dalla carta, portando i lettori nel – o meglio, nel qui – non solo della narrazione, ma della dimensione senza tempo che è propria dei gioielli d’arte sparsi perfino nei punti meno noti del territorio italiano. Continua a leggere

“Gli altri”, di Ignacio Carral

Recensione di Giovanni Agnoloni

Ignacio Carral, Los otros, ed. I Libri di Mompracem, 2023

Frutto di un’inchiesta giornalistica condotta dall’autore in prima persona all’inizio degli anni ’30 e uscita a puntate sulla rivista “Estampa”, Gli altri (Los otros) di Ignacio Carral, qui tradotto da Riccardo Ferrazzi, è un esempio di narrativa di grande vividezza e carica realistica, perché nasce dall’impasto stesso della vita più dura, quella degli ultimi – l’altro lato della Madrid benestante di quel periodo, immediatamente precedente il precipitare degli eventi che nella seconda metà di quel decennio avrebbe condotto alla guerra civile.

L’autore – morto di arresto cardiaco nel 1935, a soli trentotto anni – entra in quel mondo di miseria senza filtri o scappatoie. Patisce le stesse condizioni impietose dei senzatetto della capitale iberica, conoscendo il freddo, la mortificazione e la perenne stanchezza, oltre naturalmente all’onnipresente fame, sia pur temperata, a tratti, da pasti rimediati qua e là. E tutto questo lo restituisce con incandescente immediatezza e – combinazione quanto mai rara – con uno stile asciuttissimo, privo di ornamenti di sorta. Un perfetto esempio di giornalismo che si fa letteratura, in controtendenza rispetto a tanta tradizione ampollosa del tempo, com’è stato messo in luce in occasione della presentazione fiorentina del volume, cui sono stato lieto di assistere. Continua a leggere

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Buona lettura 32: “La donna con la pistola” di Bruno Vallepiano

Buona lettura è una rubrica curata da Mara Pardini. Uno spazio per “assaggiare” libri buoni, ovvero utili, piacevoli, intelligenti, capaci di lasciare un segno nell’immaginazione di chi li sfoglia. Un taccuino per catturare le impressioni, i messaggi e le parole che escono di pagina in pagina ma anche per incontrare scritture nuove e legate all’attualità. Un angolo per parlare di libri e condividere il gusto di una buona lettura.

Il lettore ormai sa che il professore di filosofia Mauro Bignami possiede un’innata curiosità per il mistero e non resiste alla tentazione di pescare nel buio.

E quindi non si stupisce se l’incontro con un’anziana signora – Lorenza Borghelli, che mostra a Bignami un revolver dopo avergli chiesto un’informazione e confessato di aver ucciso un fantomatico “Tarcisio” – non lo abbandona, diventando vera e propria ossessione quando la donna viene trovata morta. Suicidio? Omicidio? Si scatena così lo spirito indagatore di Mauro Bignami che lo porta a scoprire un torbido passato.

In La donna con la pistola (Golem edizioni) Bruno Vallepiano ci regala una storia dinamica, che incuriosisce e gioca tra avvenimenti, coincidenze e misteri del passato, in un ritmo che cresce di pagina in pagina verso il finale rivelatore di scomode verità: uno spaccato di una vicenda di malagiustizia che, a partire dal mistero da risolvere, si dipana attraverso sorprendenti colpi di scena.

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“Codex Rubens”, di Marco D’Aponte, Michel Hoëllard e Nathalie Neau

Recensione di Giovanni Agnoloni

Codex Rubens

Testi di Michel Hoëllard e Nathalie Neau, illustrazioni di Marco D’Aponte

 Ed. Töpffer, 2022

Opera originalissima, questo Codex Rubens, graphic novel realizzata in collaborazione tra l’illustratore italiano Marco D’Aponte e gli autori francesi Michel Hoëllard e Nathalie Neau. Sospesa tra il fascino senza tempo della figura del grande pittore fiammingo Paul Rubens (vissuto tra il 1577 e il 1640) e il mistero di una narrazione che interseca piani temporali e narrativi appartenenti al nostro presente e ad epoche lontane, ci conduce attraverso le tappe della vita di Rubens interpolandole con elementi surreali come suoi incontri con artisti novecenteschi (e non solo), creando così un mélange perfetto di biografia e ucronia che ha qualcosa del film Midnight in Paris di Woody Allen.

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L’ANNUARIO DI POESIA. ANTOLOGIA 1994 – 2012, a cura di Gabriele TANDA. Nota di lettura di Giovanni Nuscis

 

A cura di Gabriele Tanda è stata pubblicata l’Antologia dell’Annuario di poesia (anni 1994-2012) della rivista “L’età del ferro” (Castelvecchi), diretta da Giorgio Manacorda, Alfonso Berardinelli e Walter Siti).

Il libro contiene una selezione degli interventi critici, delle recensioni e degli articoli pubblicati negli Annuari dal 1994 fino al 2012. Continua a leggere

Daniela Stallo, “Winday”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Daniella Stallo, Winday, Armando Editore, 2022

L’indagine al centro del romanzo Winday di Daniela Stallo è al contempo letteraria, sociale e politica. Non poteva che essere così, per una vicenda ambientata a Taranto e che ha al proprio centro l’Ilva, coi suoi fumi e il suo multiforme impatto sulla vita delle persone.

Una misteriosa esplosione che appare come un attentato terroristico sopraggiunge durante una processione religiosa in città, interrompendo le cicliche abitudini della popolazione, che sono andate avanti a dispetto dei tanti problemi causati dall’inquinamento prodotto dalle acciaierie. E la piega che prende la ricerca condotta da Lucrezia, la fotografa protagonista, insieme all’ispettore di polizia Iacovelli, finisce dunque per entrare in territori scomodi, quelli del terrorismo a matrice ambientalistica, le cui lontane matrici risalgono agli anni ’70. Continua a leggere

Federico Pacchioni, “I frutti del mio giardino!

L’agire della leggerezza di Domenico Napoletani è la postfazione del volume I frutti del mio giardino di Federico Pacchioni (Manni Editore, 2022). Seguono da tre poesie dell’autore.

L’agire della Leggerezza

La poesia di Federico Pacchioni cerca il miracolo del percepire la leggerezza delle cose senza dimenticare il loro peso e la gravità del vivere. Leggerezza…una parola cara a Italo Calvino, che non si associa spesso all’azione, alle laboriose cure che ci prendono ogni giorno. Ma anche la leggerezza è sforzo, e la presente raccolta, I frutti del mio giardino, è al contempo un suo ironico inno e una dolente riflessione sulla perdita di ogni giorno che passa, fatta più viva dalla scelta irreversibile di spezzare il proprio percorso per poi ricomporlo da emigrante in altro luogo (così che “il tempo ripulisce impietoso/ tutte le inconsistenze,/ scansa parti dell’affetto/ sempre più in là”); luogo che per Pacchioni è l’America, che abbaglia con i suoi grandi, luminosi deserti (dove è “smembrato il mondo quassù al cielo”) e le sue anonime, pulsanti periferie.

Lo sguardo al contempo amorevole, aperto a tutto, ma capace di rimanere saldamente nell’intimo della propria esperienza, fa della poesia di Pacchioni una rara commistione di disarmante, immediata sincerità emotiva e attenta operazione artistica. I frutti del mio giardino diventa perciò realtà di un angolo d’America, fatto centro aperto del mondo, rifugio di domestica pace, ma anche una chiamata ad essere fruttuosi, a non lasciare che il proprio ruolo nel mondo ci faccia diventare come un “cuore in una corsia vuota”. Continua a leggere

Luca PIZZOLITTO, Crocevia dei cammini. Nota di Giovanni Nuscis

In quest’ultimo libro di poesie di Luca Pizzolitto, Crocevia dei cammini si nota subito il ricorrere di alcune parole: lontananza e dolore, in particolare, ma anche esilio, silenzio, cenere, Dio, fede. In poesia, più che negli altri generi letterari, le parole, soprattutto se ripetute, aprono a mondi e a interpretazioni che possono avvicinare all’essenza dell’opera, e che non vanno pertanto trascurate; pur nei confini fluidi che rendono i versi creature delicate, sfaccettate, polisemiche. A differenza della narrativa, con riferimento al concetto di esattezza definito da Calvino nelle sue Lezioni americane Continua a leggere