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Narratori del Nuovo Millennio – Tommaso Giartosio

Ieri è stata annunciata la dozzina del Premio Strega e ho deciso di mettere un post extra oggi per ospitare una poetica, fertile e profonda riflessione di Tommaso Giartosio – nella dozzina con il suo “Autobiogrammatica” [Minimum Fax] – a proposito della ragione ultima dello scrivere, che è così centrale per questa rubrica. 

Trovarsi a concorrere a un premio blasonato può avere un senso a una sola condizione: di poter contare sul sostegno di una moltitudine di atti di lettura e di gesti di condivisione e solidarietà, un rumore buono che si fa sentire da una lettrice all’altra e fa dell’augusto premio ciò che deve essere: un luogo di ricerca del senso attraverso la scrittura.

Scrittura di un tipo particolare, chiamata letteratura; scrittura che per rispondere pone domande, per svelare la realtà la trasforma, e per spalancare porte carraie dispone solo di una chiave di violino e della spinta di un soffio.

“La casa delle orfane bianche” di Fiammetta Palpati

Ho letto e recensisco con molto piacere il romanzo di Fiammetta Palpati, “La casa delle orfane bianche”.

Tre amiche decidono di mettere sotto lo stesso tetto le loro tre madri anziane e malandate per occuparsi di loro coralmente, e ne nasce un racconto geniale, estenuante e a tratti esilarante, claustrofobico e pieno di odori, puzze, horror casalingo; il tutto narrato da un’elegante voce-personaggio animata da una vena tragicomica. Un romanzo di figlie badanti e madri badate i cui ruoli spesso si mischiano, in cui ognuna è saggia o stolta a turno. Il Tempo è sempre lo stesso, come fosse un unico giorno: un tempo che resta all’interno di una pièce teatrale le cui attrici non recitano affatto ma portano semmai i loro crucci, dolori, preoccupazioni e fastidi sulla scena. Li espongono per rimescolarli in quelli delle altre, ne fanno un impasto che ogni giorno va spianato per poter essere di nuovo contaminato da un nuovo fermento. Il più grande tra questi, l’arrivo di una forsesuora barbona, che scombina ancora di più le carte. Continua a leggere

“Un omaggio alle donne invisibili dell’Italia del dopoguerra” intervista a Paola Cortellesi

Ho avuto il piacere di incontrare Paola Cortellesi qui a Göteborg, di recente, dato che il suo film era in concorso al Göteborg Film Festival (dove ha naturalmente vinto il premio come Miglior Film Internazionale!).

Da questo incontro è nata un’intervista* che ho molto piacere a presentare proprio oggi, 8 marzo, a commemorare tutte le donne che, non solo nel dopoguerra ma anche 80 anni dopo, purtroppo!, continuano a svalutarsi perché continuano a venire svalutate.

Paola, il tuo film ha avuto la prima al Roma Film Festival e ha subito vinto tutti i possibili premi: il premio della critica e del pubblico e il premio per il miglior film d’esordio. Per una volta tutti erano d’accordo: sei rimasta sorpresa o sapevi che sarebbe stato così?
È stato un inizio fantastico! Mi sono resa conto subito che sarebbe andata bene perché il giorno della prima, alla proiezione serale, un signore in sala mi ha detto che aveva appena visto il film ma che si era ricomprato il biglietto per vederlo immediatamente di nuovo. A quel punto ho capito che era un film che toccava il pubblico nel profondo. Continua a leggere

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Un ricordo di Nina Maroccolo

Qualche giorno fa è venuta prematuramente a mancare Nina Maroccolo, scrittrice e performer che abbiamo avuto il piacere di ospitare qualche anno fa con un fortissimo e indimenticabile contributo per il mio progetto “Deragliate“.
La ricordiamo con affetto e gratitudine attraverso un suo brano che ha ispirato suo fratello Gianni (il più grande bassista italiano di tutti i tempi) alla composizione di uno splendido brano musicale.
Grazie Nina, e grazie Gianni ?

«Quando Loletta inciampò lungo la strada che ogni giorno percorreva per andare a scuola, cadde e si addormentò. Inciampò fra le radiche di piante secolari e un’insolita pioggia di pietrisco. Forse erano soltanto i detriti dei sogni. O la consegna di una bimba a una manciata di stelle, prima di scivolare nel suo ventre di polvere.» Nina Maroccolo

Lettura da “L’organista di Mainz” di A. Chimenti

Una mia lettura dalla nuova antologia di racconti di Andrea Chimenti, di cui ho avuto il piacere di scrivere la postfazione!

Il pessimismo del sognatore

Otto racconti che narrano storie completamente diverse tra loro – e che si svolgono tra epoche antiche e futuro – ma tenuti insieme da una tonalità precisa, un’atmosfera novecentesca che ha il respiro dei grandi narratori di cui la nostra generazione di baby boomers si è nutrita, generando il nostro DNA letterario, la cifra invisibile del nostro stile. In questa tonalità ci sentiamo a casa, sentiamo il sapore dei Libri, quelli che ci hanno cresciuti. Buzzati, in primo luogo, con il suo senso solenne della narrazione ma anche la sua capacità fabulistica e l’introduzione dell’elemento del fantastico come dimensione ulteriore – quasi come una coloritura – senza esserne un obiettivo o un fine. Continua a leggere

“Dove non mi hai portata” di Maria Grazia Calandrone – Videolettura

Ho divorato questo libro in una mattinata, ve ne leggo l’inizio e ne posto la mia recensione.

Maria Grazia Calandrone “Dove non mi hai portata”, Einaudi 2022

La nostra migliore poetessa torna in libreria con un romanzo appena uscito per Einaudi nel quale racconta la vita di Lucia Galante, sua madre biologica. Una madre così disperata da credere che sua figlia sarebbe stata più protetta e al sicuro se affidata all’amore di persone estranee, che non restando con lei e il suo compagno, il padre biologico di Maria Grazia.
La coppia era in una situazione tragica sia dal punto di vista economico che socio-familiare, senza speranze per il futuro. Motivazioni probabilmente simili a quelle di altre centinaia di persone, per lo più madri, che presero la stessa decisione in quel frangente storico – la metà degli anni ’60 – come testimoniano le cifre degli abbandoni registrati per quell’anno in tutta Italia. Continua a leggere

“Vite mie” di Yari Selvetella – Videolettura

Era difficile predire che la scrittura di Yari Selvetella sarebbe diventata ancora più elegante e elaborata di come è stata nei suoi ultimi romanzi (avevo recensito qui “Le stanze dell’addio”, candidato a suo tempo al Premio Strega). Ma così è stato. La cura della lingua gli consente di dipingere un piccolo ma universale mondo affettivo e emotivo in pochissime precise parole, necessarie e compiute, di una raffinatezza senza fronzoli.
Ne ho letti alcuni passaggi a alta voce per sentirne i suoni, le carezze ruvide che facevano alle mie orecchie, intanto che la storia mi trascinava via con la forza della sua corrente quasi subdola, consentendomi di entrare in stanze private con la scabrezza di una videocamera nascosta. È così: in questo romanzo si accede a un mondo come lo si potesse spiare, quotidiano e vero con la sua fatica, le sue paure, la sua noia persino, i gesti del cucinare, del pulire, gli odori di una casa, le voci dei figli – ciascuna unica e piena della sua storia.
Il suo protagonista narrante entra in scena deragliando di stanchezza, proclamando la sua epifania: non è più in grado di amare. Ho scelto di condividere con voi il primo capitolo del romanzo in questa videolettura. Continua a leggere

La torta di compleanno

Una poesia di Monica Mazzitelli dalla futura raccolta “Poesia della prosa”

Io e la mia nipotina prepariamo la torta
del suo compleanno
nella cucina di casa sua.

Lei legge
e rilegge
da capo ogni volta
tutta la lista degli ingredienti
di entrambi gli strati
ogni volta da capo –
anche se glieli chiedo separati;
eterna filastrocca
con l’indice segue le parole sulla carta.

Versa troppo poco zucchero
o troppa farina
nel misurino
le dico.
Allora rilegge,
da capo.
Aspetta, ti aiuto,
faccio io.
Le dico e sorrido.

Misuro, e le sorrido.
Verso e impasto e le sorrido,
lei mi sorride, seria e intenta.
La istruisco e la guido,
decifro i simboli che non conosco
sulla manopola del forno di casa sua,
ché lei non è capace.

Ci vuole il doppio del tempo a preparare questa semplice torta
ma lei è così orgogliosa di averla realizzata,
piccina.

 

Ma non ho nipotine.
E lei non è una bambina, ma la mia cara,
cara amica
che oggi compie sessant’anni
ubriachi di Alzheimer
e di terrore.

“Imprigionato nell’istante simultaneo di decollo e atterraggio” di Paul Wu

Immagine di Jessica Lindgren-Wu

Ho conosciuto Paul lo scorso novembre sull’isola di Gotland, proposto da un produttore come direttore della fotografia per girare una sequenza di un mio film. Mi ha colpito immediatamente come persona interessante, buona e misteriosa.
Lungo la strada abbiamo parlato di tante cose finché a un certo punto, mentre il sole mi abbagliava, ho avuto un’intuizione repentina e gli ho chiesto se scrivesse. Paul è rimasto molto sorpreso ma anche intimidito dalla mia domanda inaspettata, e mi ha risposto con cautela che sì, gli piaceva scrivere, anche se… eccetera.
Ma ormai avevo capito che potevo fidarmi dalla mia intuizione. Gli sono stata un po’ addosso ma nicchiava, finché qualche giorno fa ha pubblicato un post su fb che mi ha folgorata. Poche righe dolenti, con un timbro che mi ha ricordato David Foster Wallace, uno di quegli autori che ogni traduttore sogna di interpretare. E gli ho chiesto il permesso di tradurre il pezzo e pubblicarlo qui. Mi ha dato il suo consenso e lo presento oggi a voi, in italiano e in lingua originale. Buona lettura!

Imprigionato nell’istante simultaneo di decollo e atterraggio
Di Paul Wu

Chiudo gli occhi. La schiena contro un muro arancione inondato di buon mattino dalla luce di un sole spagnolo. Nelle mie orecchie il suono del fluttuare delle onde, ampie abbastanza da lasciare una pausa tra il fragore dell’acqua sull’acqua, e quello dell’acqua sugli scogli. Nel mio cuore c’è un grumo di tristezza che sale alle mie palpebre e le fa gonfiare. La persona che guida la meditazione ripete in un inglese non nativo: “L’amore è l’unica cosa che conti. Trova l’amore. Trova la luce dentro di te.”

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Riflessioni su mia madre

Avrebbe compiuto cent’anni oggi, mia madre. Se non fosse invece morta di cancro più di 40 anni fa, il 25 agosto 1981.
Se cent’anni vi paiono tanti, sappiate che suo padre è vissuto fino a 99, e che suo fratello (mio zio Robert) è morto una settimana fa. La famiglia di mia madre – prevalentemente tedesca – è molto longeva, soprattutto da parte di padre.
Di quel padre.
La storia di mia madre l’ho dovuta riscrivere molte volte; molte volte ho dovuto ricominciare tutto da capo, non appena qualche nuovo pezzo del puzzle si aggiungeva, portato dai racconti di qualcuno. Lo scenario è cambiato così spesso, in questi 40 anni in cui è stata morta. Continua a leggere

L’inganno di “Pleasure” – Esiste un porno etico?

Il film di Ninja Thyberg “Pleasure”, descrive una storia abbastanza semplice: una ragazza svedese di 19 anni si reca a Los Angeles per diventare una pornostar. Inizia con performance più tradizionali ma poi si rende conto che se vuole davvero sfondare dovrà girare scene più estreme, finendo quindi per accettare BDSM e double anal, con apparente indifferenza. L’unica volta che mostra di sentirsi violata è durante un set in cui gli attori maschi sono molto aggressivi e la sua reazione è di angoscia emotiva.
Il film – che ha avuto successo al festival di Sundance e a quello di Göteborg qualche mese fa – viene presentato come un film sul mondo della pornografia, quasi un documentario, dato che Thyberg presenta sé stessa come ricercatrice esperta in materia. Ma è opportuno chiarire subito che “Pleasure” è si occupa esclusivamente dell’industria pornografica realizzata a Los Angeles con standard filmici tradizionali, il che rappresenta meno del 25% di quello che circola in chiaro in rete. Il restante 75% consta di video più o meno amatoriali (o amateur porn) che vengono caricati senza il consenso dei protagonisti, vere e proprie documentazioni di abusi sessuali – molto spesso a danno di minorenni – e poi revenge porn, video realizzati originariamente in modo consensuale ma distribuiti senza il consenso delle protagoniste (si tratta quasi sempre di ragazze o donne), video rubati da videocamere nascoste in bagni pubblici e/o scolastici, eccetera. Le cifre non sono indicate a caso: di recente la più grande compagnia di canali pornografici del mondo, MindGeek, che possiede una serie di siti tra cui spicca il più gigantesco, Pornhub, ha dovuto fare una veloce e improvvisa cancellazione di questo materiale perché dopo un incisivo articolo scritto dal premio Pulitzer Nicholas Kristof per il New York Times le maggiori compagnie di carte di credito Mastercard e Visa si sono finalmente attivate, ritirando Pornhub dai loro clienti, affermando che non avrebbero ripreso se non a patto che Pornhub togliesse dal sito tutto il materiale non garantito da consensi scritti dei protagonisti maggiorenni. Nel giro di un paio di giorni, 10 milioni di video sono spariti dal sito, circa il 75% del totale, stando alle cifre indicate da Laila Mickelwait, la famosa ricercatrice americana che ha fornito l’ispirazione per l’articolo di Kristof, e contribuito portare in tribunale i vertici dell’azienda attraverso una class action. Continua a leggere

Intervista a Andrea Chimenti


Ho intervistato lo storico musicista e autore italiano Andrea Chimenti, che negli ultimi anni si è dedicato anche la scrittura in prosa, per parlare del suo ormai introvabile libro di racconti con annessa scatolina di latta delle piccole meraviglie – come quelle dei bambini! – compresa una pennetta USB con le letture di due dei suoi racconti – ovviamente musicate. Continua a leggere

“Sì certo che fa male quando scoppiano i boccioli”, una poesia di Karin Boye


Oggi ricorrono gli 80 anni dalla morte delle poetessa e scrittrice svedese Karin Boye, che scelse purtroppo di togliersi la vita il 24 aprile 1941.

Per ricordarla, ho scelto di tradurre e leggere una delle sue liriche più belle, a mio avviso, “Sì certo che fa male quando scoppiano i boccioli” (in svedese “Ja visst gör det ont när knoppar brister”).

Dedico questa traduzione e lettura alla mia carissima amica e sorella in letteratura, Giulia Fazzi. Continua a leggere

Recensione di “Terrapiena” di Carola Susani

Un romanzo breve ma densissimo “Terrapiena” di Carola Susani, seconda tappa di una trilogia, un viaggio di scoperta con gli occhi di un ragazzino tanto ingenui quanto sapienti, rassegnati al fatto che non tutto si può capire.
Mi ha ricordato per certi versi Faulkner e ovviamente Pasolini, ma l’ho forse più visto che letto, come un film di Alice Rohrwacher.
C’è questo andare e venire sulla scena, che è la strada di un quartiere di baracche, un luogo liquido e corale, il contrario della nostra quotidianità tra quattro mura, ben prima che imparassimo a sillabare “lockdown”. Un luogo aperto, pieno di segreti che tutti finiscono per conoscere, di cui tutti sono attori. Un modo di vita popolare e impietoso, ma anche tollerante. Un luogo di passaggio da cui è però difficile andare via.
Una scrittura piena di sorprese, con momenti che arrivano come scoppi di temporale subito riassorbiti dalla strada che sempre riprende il suo fluire. Senza che sia necessario capire tutto.

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