di Max Ponte
Rudy De Cadaval stupisce per la vita irrequieta e per gli incontri con personaggi del mondo dello spettacolo, fra cui numerosi flirt con dive degli anni ’60 e ’70. Una biografia dove non mancano colpi di scena, riconoscimenti e intuizioni anche di carattere tecnologico (mi racconta al telefono di aver lanciato l’uso del cd-rom per i contenuti enciclopedici).
La sua poesia non è estroversa come le vicende personali, si confronta spesso con questioni esistenziali e contiene passi di grande intensità in grado di sostenere la sua opera. Il confronto col dolore corrisponde, dal canto suo, ad una scrittura che si scontra con la gravità. E qui lo stile risente di più di un’insidia lessicale.
Mi pare nel suo complesso una poesia autentica, come il tono della voce dell’autore attraverso l’apparecchio, cioè De Cadaval non è un poeta che si nasconde dietro a costruzioni retoriche, e questa è la principale garanzia per chi legge. Forse anche per questo ha meritato l’attenzione di poeti illustri come Ungaretti che devono aver trovato in lui i segni di un vero talento. Ritengo sia necessario leggere tutta l’opera di De Cadaval per elaborare un’analisi critica esaustiva, mi stupisce che non sia ancora stato fatto visti tutti i riconoscimenti da lui ricevuti (meritatamente o meno, sono in ogni caso eventi che devono spingerci ad un’analisi). Fra le poesie che trovate sul suo sito la mia attenzione è caduta su questa.