Archivio mensile:Dicembre 2011

26. Domani

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Come ho fatto ad arrivare fin qui? Non ho mai messo piede in uno stadio. Tutte queste luci, questi suoni; e lui: quando uscirà? Vedrò i suoi riccioli castani? Mi sento sola, in mezzo a questa gente. Se mi prendesse il panico, dove potrei fuggire? Sento puzza di fumo: non è vietato? Saranno sigarette? La testa mi gira. Suonami la tua canzone, è l’unico modo per uscirne, non ci sono altri posti dove andare. Continua a leggere

L’onore dei Kéita di Moussa Konaté: un afro-noir

Mi è stato chiesto di leggere un libro e io l’ho letto, incuriosita perchè mi è stato presentato come un noir africano. Un afro-noir, per dire; insomma, un nero che più nero non si può. Imperdibile.

Ho cominciato ad amare l’Africa, letterariamente parlando, quand’ero più giovane, grazie a Wilbur Smith e ai suoi incredibili romanzi, ma al di fuori di Smith non avevo avuto modo di leggere altro. Questa è stata l’occasione.
Il libro che mi hanno suggerito si intitola L’onore dei Kéita, di Moussa Konaté, pubblicato da Del Vecchio. Il nome dell’autore, il titolo e perfino la copertina parlano subito di Africa, perciò mi sono sentita molto bendisposta. Del resto ho una predilezione, una delle tante, per la letteratura straniera, quando per straniero s’intende qualcosa di molto lontano e diverso. Cinese, giapponese, finlandese, russa, israeliana… tanto per capirci. Continua a leggere

L’augurio a Dio e all’anno che scocca

Di Meth Sambiase e Nabil Nada

Ogni poesia ha una storia, ogni storia genera una poesia. La storia personale di ciascuno di noi sembra essere un polittico pieno di storia, ma che si apre solo nelle occasioni, nelle feste, i giorni normali. Invece, spesso vanno scordati e seppelliti nel cimitero della nostra memoria; benché questi giorni siano la vera essenza della nostra biografia personale e culturale.
Questa poesia è scritta da Nabil Nada dal Sud del Mediterraneo e Meth Sambiase dal Nord dello stesso mare; due poeti appartenenti a due culture e a due formazioni intellettuali diverse ma che condividono la stessa lingua e l’amore per la poesia, vuole essere un augurio di fine anno con una riflessione molto acuta, non soltanto sull’anno che sta per andare via, ma anche sul nostro secolo, ciascuno dal proprio punto di vista.
Sarà la qualità dell’Uno di ascoltare il diverso Altro quello che continuerà la pacifica quotidianità di una comunità eterogenea di cui (anche) si arricchisce la goccia d’inchiostro che scrive del suo mondo umano. Continua a leggere

Luca Toni sogna ancora di pecore elettriche?

Luca Toni è distante lo spazio di un saluto, tra me e lui solo la prima fila di poltroncine, le transenne di vetro, lo steward fosforescente voltato verso gli spalti e la linea di bordo campo su cui saltella per riscaldarsi. Luca Toni si volta verso la tribuna mentre fa lo stretching, allunga la gamba destra sopra un tabellone ed alza gli occhi verso di me.
In realtà non proprio verso di me, ma verso il brizzolato della fila di sotto, che lo sta chiamando con le mani a megafono. Magari anche lui sarà entrato gratis in tribuna, come ho fatto io, grazie a uno sponsor che regala i biglietti per le partite di Coppa Italia, quelle che non contano niente e non riempiono manco questo nuovo stadio. Eppure il brizzolato sembra crederci nella partita, forse più dei giocatori, e chiama Toni a gran voce, gli urla ma quando entri.
Luca Toni uscito a far riscaldamento alla fine di una partita inutile sorride ugualmente felice verso il tifoso, alza la mano in segno di saluto, solleva un pochino le spalle, lo sguardo come a dire chissà. E’ lo stesso giocatore che ha alzato la Coppa del Mondo, che ha spaccato i polmoni dei tifosi negli stadi più grandi d’Europa, che ha negoziato ricchi contratti con plusvalenza di supermodel. Che ora esce a scaldarsi a cinque minuti dalla fine di una partita che non conta niente. Che resta in contatto con il suo agente per sapere se c’è ancora qualche squadra che lo cerca. Che saluta il tifoso osservando la sua pancia, chiedendosi se anche lui stempierà, brizzolerà, ingrasserà, magari rosicchiando un posto in un salotto televisivo, come tanti altri ex. Ancora un piccolo spazio sotto un riflettore, prima del buio.
La partita inutile è finita, Luca Toni è scomparso negli spogliatoi senza giocare manco un minuto. La pecora elettrica di scendere in campo rimandata a chissà quando. Continua a leggere

Una poesia per finire il 2011

FINE D’ANNO

Non è l’inezia simbolica
di sostituire un tre a un due
né la metafora banale che convoca
un tempo che si spegne e uno che nasce
né il compiersi di un processo astronomico
a scuotere e scavare
l’altopiano di questa notte
e a costringerci all’attesa
dei dodici rintocchi irreparabili.
L’autentica ragione
è il sospetto generale e confuso
dell’enigma del Tempo;
è lo stupore di fronte al miracolo
che nonostante le infinite sorti,
che nonostante siamo
le gocce del fiume di Eraclito,
qualcosa in noi perduri,
immobile.

Jorge Luis Borges, Fervore di Buenos Aires

Se sei felice

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Quando c’eri, Mario, mi domandavo
come sarebbe stato
il giorno che sarei rimasto solo:
un pugno nello stomaco, credevo
che sarei morto anch’io,
ancora non sapevo
che amare è morire, che in fondo al cuore
c’è una luce nascosta in una tomba
e che solo scendendo fino in fondo,
esalando quell’ultimo respiro
nascosto in ogni battito del dare,
ancora non sapevo
che il lampo che ora vedo in questa foto,
l’illusione di averti qui per sempre
era la profezia di chi sa già
che all’alba arriva uno che ti dice
chi cerchi, perché piangi non è qui,
non vedi che ti sta aspettando ancora
non senti che ti chiama dalla porta
del cuore? Dimmelo, se sei felice.

24. Basta

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Andare non andare. Essere, non essere. Non starò esagerando? Da quando Arturo è entrato nel mio mondo – entrato? -, non ho pace. Non riesco a pensare a nulla che non diventi pagina, riga nera che porterà chissà quali sorprese. Devo averlo, la vita non avrebbe senso se dovessi perderlo – perderlo? Basta, ho deciso: vado. Continua a leggere

Nuovo realismo, vecchi razzismi, di Leonardo Caffo

Parliamo di razzismo: ma prendiamola larga. In un articolo di Repubblica dell’otto Agosto scorso – Maurizio Ferraris, docente di filosofia presso l’Università di Torino – proponeva un ritorno al pensiero forte in opposizione, ovviamente, a quello debole di cui si è fatto portatore il postmodernismo sostenuto ad esempio da Vattimo, sempre della stessa Università. Coinvolgendo la stampa nazionale, ed internazionale, in quello che di solito potrebbe sembrare un problema trincerato dietro le mura delle accademie, Ferraris scatena una reazione a macchia d’olio su tutti i maggiori quotidiani da parte di autorevoli filosofi e critici che, dalle barricate di Micro Mega, Il Sole 24 Ore, Corriere della Sera, ecc., rispondono a suon di tecnicismi, visioni filosofiche diverse, o solidali a quella di Ferraris. Ma perché tutto questo interesse per un dibattito filosofico sui maggiori media nazionali? Continua a leggere

23. Per stanotte

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Come sa che ho un marito?
Non ho l’abitudine di mettermi seduto e chiedermi perché.
Cos’ha quest’uomo che ti attira tanto? Non hai ancora smaltito la birra: è un buon motivo? Perché hai perso i freni inibitori? Basta per essere felici?
Mi fa soffrire, sa anche questo?
Non importa, ogni persona soffre: il problema è quando si soffre nello stesso istante. E’ così che finiscono i migliori matrimoni. Continua a leggere

Attualità di Giorgio Ambrosoli

di Andrea Sartori

A partire dal 1991, con la pubblicazione presso Einaudi del libro di Corrado Stajano Un eroe borghese. Il caso dell’avvocato Giorgio Ambrosoli assassinato dalla mafia politica, l’indifferenza, se non la diffidenza, che circondava la figura di Giorgio Ambrosoli, è progressivamente mutata. Lo scorso 14 novembre 2011, ad esempio, l’Associazione Giorgio Ambrosoli ha organizzato, sotto l’alto patronato della Presidenza della Repubblica, la prima Giornata della Virtù Civile, dedicata a un’altra figura di resistente contro l’illegalità e le mafie, quella di Libero Grassi. L’oblio si è così riconvertito in ricorrenza, e si è fatta strada l’idea che la condotta di Ambrosoli rappresenti un esempio trasversale di onestà e integrità etica, soprattutto in un’epoca in cui i crimini finanziari dei colletti bianchi sono lo strumento più subdolo con cui le aree corrotte dell’imprenditoria e della politica, non di rado assistite dalla malavita organizzata, addebitano alla collettività i costi di spregiudicate operazioni speculative e di imbrogli di bilancio. Continua a leggere

Ganesh Del Vescovo. La chitarra, il suono, l’anima

Introduzione e intervista di Giovanni Agnoloni

da Postpopuli.it

Fin dalla prima volta che andai a un concerto di Ganesh Del Vescovo, ormai più di quindici anni fa, capii di trovarmi davanti a un artista che nella musica aveva realizzato qualcosa di straordinario: evocare a ogni nota immagini e percezioni che nel rumore del mondo di oggi tendono a sfuggire, anche se sono sempre lì, pronte a essere colte e sottolineate.
La sua vita artistica è interessantissima: musicista e compositore, il Maestro Del Vescovo è nato come autodidatta, sebbene poi abbia condotto studi formali al Conservatorio “Cherubini” di Firenze, sotto la guida sensibile e raffinata del Maestro Alvaro Company, celebre compositore italiano e allievo di Andrés Segovia. Continua a leggere

Provocazione in forma d’apologo 210

Mio padre amava la geografia, sicché, stupidamente, io la odiavo.
Sull’argomento c’era una cosa soltanto a metterci d’accordo: l’enciclopedia geografica della De Agostini intitolata “Il Milione”.
Mio padre, profondo nel suo essere pratico, passava le ore a controllare chi confinava con chi, quali stati e in quale sequenza fossero bagnati da un medesimo fiume; mentre io, in attesa di perdermi nelle mie nebbie, andavo appresso a quelle altrui, e m’incantavo sulle saghe e sulle leggende, sui costumi e sugli usi.
Il ricordo più vivo però non è incantato, né riguarda un uso incantevole.
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21. La lettera

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Gilda, parliamoci chiaro: di questo Arturo non mi frega niente.
La cosa mi dovrebbe far piacere.
Voglio confidarmi, con qualcuno bisogna pur parlare: amo un uomo che si chiama Fausto. E’ sposato, e presidente di una casa editrice che sforna un bestsellers dopo l’altro.
Che strano, potrebbe essere l’incontro ideale per Arturo: ha tutti i romanzi sepolti nel cassetto. Continua a leggere

L’ultimo dei grandi

Giorgio Bocca era un grande. Dalle colonne dell’Espresso ogni settimana sferzava la pessima politica italiana, e l’opportunismo, il qualunquismo, l’egoismo, che stanno alla base dell’involuzione che ha rovinato questo paese. Parlare di “italiani” è sempre rischioso, e spesso sbagliato, perché significa generalizzare, fare di tutta l’erba un fascio. Forse solo Giorgio Bocca poteva permetterselo. Nella sua scrittura essenziale, veloce, secca, vibrava tutta l’indignazione e la rabbia fredda di chi ha vissuto grandi epoche, ha condiviso grandi ideali ed è costretto ad assistere, nell’ultima fase della sua vita, alla salita al potere di personaggi meschini, corrotti, amorali, che usano le istituzioni nate dalla Resistenza per scopi privati. Ultima penna magistrale del giornalismo moralista italiano, ha denunciato per anni la falsità del berlusconismo, il suo disprezzo per la Costituzione e per la cosa pubblica, l’esaltazione del malaffare e il consenso di cui, nonostante tutto, ha goduto. Continua a leggere

20. Suo marito

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Hai presente quando piove troppo? Sì, uno dei temporali che vorresti stare a casa a vedere che succede: l’albero che si piega per il vento, lo spessore dell’acqua che cresce fino a formare una specie di fiume senza pesci né piante, ma sempre fiume, come chiamiamo amore molte cose, anche quelle che non lo sono affatto. E’ per questo che sono a casa sua? Continua a leggere

Francesco D’Assisi, “Cantico di Frate Sole” e “Della vera e perfetta letizia”

Francesco D’Assisi, Cantico di Frate Sole e Della vera e perfetta letizia, in Gli scritti di Francesco e Chiara d’Assisi

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di Dianella Bardelli

Avevo voglia di scrivere qualcosa sul Natale, e non so perché mi è venuto in mente Francesco D’Assisi e il suo Cantico di Frate Sole. Apparentemente c’entra poco con il Natale, ma nessuno più di lui evoca in me la santità come qualità prettamente umana che deriva però da quel qualcosa di divino che è nel mondo e nelle sue creature. Ma non avevo questo testo e così sono andata dal parroco del mio paese per farmelo prestare. Lo scritto si trova all’interno di un libro antologico che contiene, per quando riguarda Francesco, tra l’altro, la Regola, il Testamento, molte lettere e le Laudi e preghiere, tra cui il Cantico di Frate Sole.
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Doni a Natale

Non lo sai ciò che stava succedendo. Sai cosa sta succedendo alle tue mani ora, serrate dalle manette. Pochi passi di mala voglia, il carabiniere o che so io puzza di sudore ed ha meno voglia di te. Tanto è questione di tempo, fare di nuovo progetti. E che ci vuole. Basta il primo che dia il la, la battuta. “Ecco i Doni per Natale”. Poi tutto acquisterà un senso anche per forza, come è sempre stato, anche quando le cose succedevano prima. Anche un amen di un prete con la frangia rossa sembrerà un gioco erotico.

Farò il capitano dei capitani, mi troverò un lavoro in gattabuia, fare a cambio con la tazza di cesso dove si scolano gli spaghetti. Fare i turni col bacherozzo che corre sulla parete, quello si che è furbo. Corre sulla parete bianca dove possono vederlo e così schiacciarlo. Tu farai il capitano dei detenuti, avanti con quella palla, un due uno due fino alla vittoria finale. Un incidente che ti stronchi la carriera. E ti faccia vincere la cempions lig. Un posto permanente in infermeria.

Di Vincenzo Ricchiuti
Da http://www.uccellinodidelpiero.com/

ps: Per Natale a Doni sono stati concessi i domiciliari, dopo una lunga chiacchierata con i pm…