Il canto del corvo (II)
«Quanti sono i tuoi giorni? Li ho contati:
Pochi e brevi, ognuno grave di affanni;
Dell’ansia della notte inevitabile,
Quando fra te e te nulla pone riparo;
Del timore dell’aurora seguente,
Dell’attesa di me che ti attendo
Di me che
(vano, vano fuggire!)
Ti seguirò ai confini del mondo,
Cavalcando sul tuo cavallo,
Macchiando il ponte della tua nave
Con la mia piccola ombra nera,
Sedendo a mensa dove tu siedi,
Ospite certo di ogni tuo rifugio,
Compagno certo di ogni tuo riposo.
Fin che si compia ciò che fu detto,
Fino a che la tua forza si sciolga,
Fino a che tu pure finisca
Non con un urto, ma con un silenzio,
Come a novembre gli alberi si spogliano,
Come si trova fermo un orologio».
Primo Levi non ha mai smesso d’indagare il mistero del male: qui l’ombra che insegue l’aguzzino fino alla fine dei giorni.