Archivi tag: Gian Piero Stefanoni

L’albero di Jammes, dalla deposizione alla raccolta.

di Gian Piero Stefanoni

“questo nido sulla vostra fronte”

Quello che ho detto ho detto, eppure nel momento della deposizione, laddove il movimento di gravitazione è segnato per sempre in quelle carni, in quel sangue, chi è davvero per noi quell’uomo nel cui sudario è tutta la risposta ad una contrastata e disordinata oscurità d’amore? Sciolti i lacci, strappati i chiodi chi ha volto nell’abbandono tra quelle donne, tra quelle mani nel riflesso di uno sguardo cui va ad affidarsi? 

In realtà, forse, solo la madre sembra saperlo davvero (in una raffigurazione che ha per me la sua immagine nell’affresco della cappella di Santa Giuliana Falconieri in via dei quattro venti a Roma, nel quartiere dove abito). 

Nell’umiltà di quella forza in cui il mondo continua a reggersi prima della domenica, prima di tutte le albe e le domeniche delle nostre resurrezioni, è la coscienza di un carico portato non nell’immagine di un credo nel recinto delle proprie attese ma raccolto nello spazio di una incarnazione nel compimento definitivo della sua Parola.  Continua a leggere

Il lastrico di Wojtyla, Simone di Cirene e i suoi profili.

di Gian Piero Stefanoni

“se lo sguardo è un quieto abisso/recato sulla palma aperta”

“Piegarsi e poi lentamente salire/senza sentire in quel riflusso i gradini/sui quali è disceso tremando-/solo l’anima, l’anima dell’uomo immersa in una minuscola goccia,/l’anima rapita dalla corrente”. Così nel 1946 il giovane ma non più giovanissimo Karol Wojtyla a pochi mesi dall’ordinazione sacerdotale invocava in quel Canto del Dio nascosto che già nel titolo racchiudeva in sé nella sua ricerca il processo di uno sguardo appassionatamente rivolto a un divino attivamente presente nel quotidiano operare dell’uomo. Un Dio condividente e condiviso (finanche in poesia) tra gli operai delle cave di pietra di Zakrzowek e nella fabbrica di Solway ma anche un Dio come sappiamo in quegli anni restituito al silenzio nel contraccambio di un ascolto che non ha, non può più domande. Di quali gradini allora, di quale corrente e verso quale atrio (mai più nel giardino?) ci parlano questi versi? Forse dell’uomo (mai più nel giardino) la tentazione dei primi giorni nell’eterna primigenia solitudine, il pensarsi ancora soli, per sempre soli, nel flusso di un buio appunto dove luce non buca e vita non appare. Oppure, per quanto dato, sordi a questo, memori di un accordo che non è possibile sciogliere (“perch’io non vada errando in qua e in là/dietro a dei greggi che non sono tuoi” per dirla col “Cantico dei Cantici”), pur sfigurati o perché sfigurati, consapevoli- e vivi- nella libertà del vortice fino all’apparire, al pronunciare partecipato del nome. Quel nome nel cui Corpo si ha di nuovo corpo nella grata pienezza degli amati. Continua a leggere

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Gian Piero Stefanoni, Lessico Madre, Dialoghi con san Luigi Gonzaga

 

Ez 36, 26
– Toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.

ai miei figliocci

I.
del trasporto dell’infermo al Santa Maria della Consolazione

Tolto dal cielo,
rimesso agli occhi
parla alla sua sostanza il corpo.

Anima degna
del tessuto di cui è peso,
il reclinare del Padre
al patire del mondo,

il sì del nome
all’insufflare dell’immagine.

Guardare all’uomo affinché non cada. Continua a leggere

La parola ai poeti. Gian Piero Stefanoni


C
redo, semplicemente, come autore ma soprattutto come uomo in una parola e in un ascolto che sia al centro delle cose e del mondo, a partire dunque dalle dinamiche che ci determinano a noi stessi e agli altri. Soli non siamo nulla, mi ripeto e avverto continuamente. Soli non ci salviamo. E se la verità dell’uomo è nella condivisione, la natura e la forza di ogni vera poesia è dare dignità e racconto a questo vincolo fatto del medesimo respiro e del medesimo tormento. Io provo a muovermi in questa direzione, conscio della cura e dell’amore ma soprattutto della responsabilità che abbiamo negli accenti che andiamo a riporre nel percorso. Continua a leggere

Gian Piero Stefanoni, cinque poesie.

DAI CODICI- INSETTI

 

Voi che risalite 

nello splendore inesperto del cammino

lungo la vita immutabile e scritta,

non lasciando traccia 

né eco se non all’occhio

che ora guarda e dimentica,

e che già nella sintesi della riposta

non avete richiesta,

innumerevoli- brevi- vocativi

onniscienti. Ricchi senza memoria. Continua a leggere

Gian Piero Stefanoni, Il tuo sacerdote

a tutti i consacrati- uomini e donne- a me cari

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– Nessuno verrà a separare i vivi dai morti                                                                            se questo regno non avrà fine.

Cristina Alziati

IL TUO SACERDOTE

a Don Antonio

Sostieni il tuo sacerdote,

non è facile stare alla presenza

nella custodia del senso.

La parola nella sua lingua rischia la regola

che un abile buffone restituisce

nella forma separata dall’uomo.

Resta col tuo sacerdote,

sii sacerdote nel ministero anche della sua luce.

Passa da una solitudine accesa

la trasmissione che viene dalla notte,

il gemere di Dio alla sua nuova nascita.

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“Lunamajella” di Gian Piero Stefanoni

“Le parole sotto la roccia”: l’universo di Lunamajella- di Anna Maria Curci.

Nel suo movimento che associa, alterna, combina e ricongiunge il protendersi e il ritrarsi, il balzo in alto e la discesa nel profondo, il dire poetico cerca, trasforma, rimpiange e ricostruisce, vela e rivela regioni, paesaggi, terre e distese d’acqua, cime e firmamenti.

Lunamajella di Gian Piero Stefanoni non solo conferisce – lo affermo ricorrendo alla prima parte della celebre formula di Winckelmann – “nobile semplicità” a questo movimento, ma trova, in più, nuove, singolari combinazioni di fonti di luce, di angoli e di spianate, di luoghi appartati e di consonanze di voci umane.

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Gian Piero Stefanoni

‘AL MÛT  LABBEN

sull'(aria) del morire per il figlio

GALILEA-GIORDANIA, Ottobre 2018

DISCENDI COL BASTONE

I.

Pregami Tu, innalzami al Tuo salmo veleggiati alla notte,                                                                         la sposa ha il sorriso naturale del Tuo credo                                                                                       nella terra dove dall’inizio ci scegliesti .                                                                                    

Non contrastare nulla non ovviare a nulla                                                                       offerti al Tuo paesaggio sospesi alla tua attesa.

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Gian Piero Stefanoni, Poesie

IMG_0856 “Pirchì a li vostri figghi
ci facite l’occhi
si nun ponnu vidiri lo jornu?”

Ignazio Buttitta

Fuori dalla notte
per Don Pino Puglisi

A che ora termina la notte,
fin dove si apre la luce nel giorno natale
a cui- per primo- ad ognuno è rimesso lo sparo?

Legalità è sacralità, sacralità è legalità
qui si apprende- e solo questo da questa terra,
per una via di spine, e da tutte le terre è dato sapere.

Uomini che il male disfece ed uomini
a vincerne il lutto, tra il passato del grembo
e il futuro del gambo nel mezzo recisi:
agli altri nella promessa, agli altri nella sostanza
giacché Uno è l’incontro- nell’ Uno il ritorno.

Palermo, Cattedrale, 16 dicembre 2016. Per Franca Alaimo.

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Gian Piero Stefanoni, Da questo mare

Da questo mare

Dalle tende, dalle pietre,

da te solo volendo rinascere,

con altri otto hai assecondato il destino.

Di te padre, dalla piana

hai fissato il canale, dell’imbuto

interrogando le ombre, il margine

che più della terra dell’uomo

sempre propaga il cammino.

L’incarnazione nel compimento.

La resa ragione di sé-

e della propria speranza.

Amore che ti ha pensato,

che ti ha custodito tra uomini e donne;

di uomini e donne, nella buona

e nella cattiva sorte, nell’assenza

e nella presenza. Virgulto

che poi hai tentato, a cui ti sei appeso

come anello a tracciare il confine

del giardino che deve restare sacro,

muto e ignoto ragazzo la cui bracciata

è mancata, la cui statura s’è rotta

nella rena coperto da insetti. Continua a leggere

Gian Piero Stefanoni

VIA GIULIA

“ROMA BAROCCA”

celebra nel fasto

lo striscione di castello.

Ma invidiabile e perfetta

nella sua luce d’assenza

è la verità del colore

sopra Santa Maria d’orazione e morte.

Questo cuore che batte per Lui

con le nostre povere opere umane.

Questa sconfessione che sempre

mi sgomenta, ognuno gli altri

pronto a mandare sui chiodi.

***

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