Cosa unisce Claudia Ruggeri ed Emiliy Dickinson, oppure Agota Kristof e Nadia Campana? Con il suo nuovo saggio militante, Nicola Vacca non azzarda un’antologia della poesia al femminile, facendo storcere il naso saccente di qualche accademico placido sulle proprie sicurezze letterarie. Muse nascoste – la rivolta poetica delle donne (Galaad Edizioni, 2021), è il catalogo di un Pantheon personale e intimo delle voci poetiche femminili più autentiche e per questo più lancinanti. Si intuisce, quasi in modo tattile, la consonanza delle esperienze che vengono proposte al lettore e la sensibilità dell’autore, poeta in rivolta egli stesso. L’importanza di questa raccolta di profili biografici si lascia apprezzare più intensamente se la si inserisce prospetticamente nel lavoro di ricerca e condivisione che Vacca conduce ormai da alcuni anni. I suoi saggi più recenti, infatti, ci permettono una ricostruzione non convenzionale del Novecento letterario, integrale, non amputata delle testimonianze più coraggiose e per questo più vivide e feconde. Le ricerche di Vacca non inseguono rassicuranti e pigre conferme, le sue letture contengono sempre delle pagine inedite e inattese. Insomma, non ci ripropone riscaldati pezzi del secolo scorso estratti dal congelatore alla bisogna. La lettura di questi bio-testi possiede essa stessa una stimolante carica di (ri) esplorazione.