Archivi tag: Raffaela Fazio

La necessità e il limite della connessione


di Raffaela Fazio

La presentazione dell’antologia “Connessioni” (Vita Activa Nuova, 2022), avvenuta a Roma a fine novembre 2023, mi ha spinta a proseguire la riflessione iniziata nel passato. Ho pensato che il tema potesse essere affrontato sia dal punto di vista della necessità della connessione (biologica ed esistenziale), sia dal punto di vista del suo limite (legittimo e naturale).

La necessità. Nasciamo dal e nel contatto. Nasciamo dal contatto tra due esseri umani. E cresciamo iscrivendoci all’interno di dinamiche relazionali. Attraverso il contatto e il confronto scopriamo parti di noi sempre nuove, e nuovi luoghi di appartenenza e di passaggio. Il contatto ci permette sia di conoscere i nostri confini, prendendo atto dell’alterità irriducibile dell’altro, sia di spingere più in là i nostri limiti, grazie all’apprendimento e all’arricchimento che proviene dall’esterno.  Continua a leggere

Disinnescare da dentro. La testimonianza di Etty Hillesum

di Raffaela Fazio

Etty Hillesum, giovane ebrea olandese morta ad Auschwitz nel novembre del 1943, risponde alla guerra, o meglio all’odio che la guerra comporta, con un duplice movimento di disinnesco, interiore ed esteriore: 1) un profondo scavo introspettivo per estirpare dentro di sé le radici delle pulsioni negative (le stesse che si riconoscono negli altri), superando quei sentimenti “a buon mercato” e non risolutivi come il rancore e il desiderio di vendetta, e mantenendo vivo il senso di gratitudine, di fiducia e di accettazione, accettazione che non è rassegnazione o fatalismo, ma capacità di trasformare la prova in forza, in energia costruttiva e benevola; 2) un’appassionata, quotidiana dedizione agli altri, nella consapevolezza di ciò che ogni scelta implica e nell’incrollabile amore per l’umanità, nonostante le aberrazioni e le atrocità del suo tempo. 

Etty guarda in faccia il dolore e non si tira indietro. Vuole esserci. Vuole essere là, per condividere il destino della sua gente, alleviandone come può la sofferenza e testimoniando fino in fondo che “la vita è bella e ricca di significato” e che “ogni atomo di odio che si aggiunge al mondo lo rende ancora più inospitale”.

A mio parere, il messaggio di Etty non solo è sempre attuale, ma è anche sempre attuabile se si coglie il suo fulcro: non preoccupiamoci di cambiare il mondo, ma pensiamo a cambiare noi stessi. Cambiare noi stessi è sempre possibile (per quanto richieda un lavoro costante): questa è la nostra vera libertà. Una libertà che nessuno, in nessuna circostanza, potrà mai sottrarci. Il resto poi verrà.

 *

(per Etty Hillesum)

Dentro
mi porto tutto
anche a fatica, col fiato corto.
La vita, una cesta piena
sino alla fine.
E se interrotta
farò il mio meglio
sulla soglia di un’altra stagione
passerò – staffetta –
il testimone.

Raffaela Fazio
da Gli spostamenti del desiderio (Moretti&Vitali, 2023)

Qui, il link a: “Versipelle. Poesie di guerra e di pace. Raffaela Fazio e Etty Hillesum” (15/11/2023)

https://www.youtube.com/live/chvFyl__ZQs?si=lURcPwnnZ25vmJMp

Quattro libri in commercio col divino

di Alberto Fraccacreta

Dietrich Bonhoeffer, Poesie (testo tedesco a fronte, introduzione e traduzione a cura di Alberto Melloni, Marietti)

Le liriche di Bonhoeffer, teologo evangelico ucciso nell’aprile 1945 per aver aderito al complotto contro Hitler, «sono accomunate – nota Melloni – dalla “scrittura notturna”, diversificate nel verso (ora libero, ora legato a un metro e alla rima), con echi a volta espliciti, ma spesso impliciti alla tradizione musicale tedesca, al patrimonio innologico luterano, non meno che al linguaggio biblico». Continua a leggere

Fare un passo (e cambiare l’alfabeto)

di Raffaela Fazio

 

  1. Il passo in avanti: per superare la delusione

 

A ben riflettere, la persona, la cosa che ci delude non è responsabile del sentimento che noi proviamo. Il sentimento è “nostro”.

Quando ci rendiamo conto di questo, ecco allora che spesso ci sentiamo in colpa. In colpa perché non abbiamo guardato con sufficiente attenzione chi/cosa ci stava davanti, perché abbiamo visto ciò che volevamo vedere, perché, insomma, non siamo stati in grado di valutare in modo obiettivo la situazione senza lasciarci influenzare dai nostri desideri. 

Certo, uno sguardo lucido aiuta. In qualsiasi rapporto, sarebbe bene non percepire l’altro come azionato da meccanismi interni uguali ai nostri e sarebbe sano non pensare che tali meccanismi trovino un unico canale di espressione. Ma, anche se ci sforziamo di ripulire il nostro sguardo, rimane il fatto che siamo esseri complessi, animati da aspettative.  Continua a leggere

In origine (L’albero)

Tornare agli archetipi significa riprendere il gioco necessario con il mondo, non dargli una risposta. 

Risaliamo la corrente fino all’Albero-Frutto, in cui non c’è distinzione e tutto è unito, il bene e il male, l’inizio e la fine.

La Donna, mangiandone, assimila questa coesistenza tra gli opposti, che si porterà dentro per sempre. Non sarà più separata neppure dal mondo: la conoscenza è ormai interiore, è un sapore, non è più solo distaccata visione.

Forse, l’errore della Donna non è il desiderio, ma l’impazienza. Nell’assaggio, è stata la prima. E la prima è anche l’unica, in quell’attimo fondante di solitudine, di non-condivisione.

Tornare agli archetipi significa riprendere il gioco necessario con il mondo, non dargli una risposta. 

Risaliamo la corrente fino all’Albero-Frutto, in cui non c’è distinzione e tutto è unito, il bene e il male, l’inizio e la fine.

La Donna, mangiandone, assimila questa coesistenza tra gli opposti, che si porterà dentro per sempre. Non sarà più separata neppure dal mondo: la conoscenza è ormai interiore, è un sapore, non è più solo distaccata visione.

Forse, l’errore della Donna non è il desiderio, ma l’impazienza. Nell’assaggio, è stata la prima. E la prima è anche l’unica, in quell’attimo fondante di solitudine, di non-condivisione.

In origine

L’albero

[…] 

Io sono l’albero-frutto

succoso

in tutte le mie parti.

Da me si passa

per morire.

La donna lo sapeva:

per generare

barattò l’eterno con la storia […]

 

La parola ai poeti. Raffaela Fazio

Non mi interessa la poesia. Non mi interessano i poeti. 

Mi interessa chi riesce a rendere il mondo più ospitale, più umano, proprio quando il tessuto connettivo si indurisce o si opacizza o minaccia di spezzarsi. Mi interessa chi è capace di risvegliare la realtà celata dentro la realtà, solleticando all’interno di ogni cosa quella voce composita che, mai accondiscendente, somiglia sia a una scossa, sia a una promessa. E lo fa non creando ponti verso l’invisibile, ma scardinando ciò che ha davanti, aprendolo, facilitando l’irruzione di ciò che è esperibile diversamente, più intensamente, lasciando spazio allo stupore. Mi interessa chi permette di continuo un cambiamento di prospettiva, senza rinunciare alla ricerca di un orientamento, come messa a fuoco dell’essenziale, non come camicia di forza, nella consapevolezza che il senso già dato non cessa di darsi, così come il tempo, pur dispiegandosi, è ricapitolato dentro ogni singolo istante, e il pulsare di un’intera vita è fedele alla sua più piccola parte. Continua a leggere

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Babele, di Raffaela Fazio

La parola è un ponte verso l’interiorità e verso l’alterità. Come ogni strumento umano, deve essere al servizio della vita, non il contrario. La parola non va idolatrata, né strumentalizzata o reificata. Eppure, il rischio della deriva è sempre presente. Ce lo ricorda, ad esempio, il racconto archetipico di Babele. Il vero dramma di Babele è la perdita del senso dei rapporti interpersonali, a causa dell’omologazione e dell’utilitarismo. Il popolo che costruisce la torre, subordinando a tale ambizione fagocitante ogni altra attività quotidiana, è una massa uniformata, oggi potremmo dire “robotizzata”, che usa una lingua sola, una lingua meramente funzionale, che ha annullato ogni legittima specificità. Ecco perché l’Eterno interviene, reintroducendo la diversità (simboleggiata dalla pluralità delle lingue), ovvero la coscienza vitale dell’alterità, e restituendo alla parola la sua più autentica vocazione. Solo così essa può tornare ad essere una realtà capace di rinnovarsi e di rinnovare.

 

“Gli spostamenti del desiderio” di Raffaela Fazio

“Gli spostamenti del desiderio” di Raffaela Fazio (Moretti e Vitali, 2023)

 

Presentazione di Giancarlo Pontiggia:

 

Con Gli spostamenti del desiderio Raffaela Fazio affina ulteriormente la riflessione sul senso dell’esistere, costante pungolo della sua scrittura, partendo questa volta da una prospettiva inedita: il desiderio come forza che ricalibra il reale modificando di continuo la visione e orientando il passo. L’instancabile messa a fuoco operata dall’autrice avviene sia grazie all’immersione nella propria coscienza, sia tramite il confronto con il mondo, con la storia, con l’arte (qui, in particolare, con il cinema e con la letteratura). Un simile dialogo era avvenuto anche in libri precedenti: Midbar era ispirato a figure e narrazioni dell’Antico Testamento; Ti slegherai le trecce riprendeva archetipi femminili della mitologia greco-latina; Meccanica dei solidi faceva rivivere personaggi anonimi della storia recente, capaci all’improvviso di un eroismo grandioso.  Continua a leggere

Raffaela Fazio. Dalla ferita, la vita.

da qui


Nella singolarità di ciascuno di noi, dovuta al diverso bagaglio con cui nasciamo e alle diverse esperienze che facciamo, esiste un sostrato comune, che potremmo chiamare anche “verità”. Una verità non tanto oggetto di conoscenza circoscrivibile, quanto ispiratrice di vita; ad essa attinge il linguaggio archetipico, declinandosi in modo sempre riconoscibile. Questo è il motivo per cui paure e sogni a cui la creatività umana ha dato voce millenni fa trovano tuttora in noi risonanza.

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Lo spazio perfetto, di Raffaela Fazio

Dopo il lavoro, il venerdì, Francis non si univa mai ai colleghi. Aveva un’unica voglia: far girare la chiave nella serratura e chiudersi la porta alle spalle.

Anche quella sera. Entrò in casa, si spogliò, portò la posta nello studio. Con le dita tamburellò sulla parete, per sentirne la diversa risonanza. Dietro al muro c’era un’intercapedine che lo faceva suonare a vuoto in alcuni punti. Lui e suo fratello, da piccoli, si inventavano storie sulle anime che sarebbero rimaste prigioniere in quell’interstizio e non sarebbero più uscite. “Promettimi che non mi lascerai mai da solo se un giorno mi dovessi perdere nel vuoto tra i muri!” gli aveva detto ridendo Dorian. Continua a leggere

Intervista a Roberto Deidier

Intervista a Roberto Deidier

 

Domanda a bruciapelo. Se tu dovessi presentare la tua poesia a chi non ti conosce, quali tratti metteresti in evidenza?

Cominciamo con la domanda più difficile. Forse la prima cosa che direi sarebbe che scrivo i versi con le maiuscole. Lo spiegherei dicendo che non mi piace improvvisare. Un poeta autentico, per me, non è soltanto un artista, è anche un artigiano della parola, del ritmo. Lo fanno anche gli inglesi. Un verso esatto non ha bisogno di essere urlato, dunque la mia poesia non ha bisogno di gridare. E questo è l’altro tratto importante, che riguarda non solo il lavoro sulla parola, ma l’identità stessa della poesia. Plutarco, nei Dialoghi delfici, ci dice che l’oracolo perse di autorità quando i sacerdoti non seppero più confezionare esametri esatti. Non fatico a credergli. Continua a leggere

Etty Hillesum, la poesia più potente, di Raffaela Fazio

Etty Hillesum, la poesia più potente

 

Questa giornata, come altre simbolica, mi pare una buona occasione per ricordare Etty Hillesum, la giovane ebrea olandese che non fa parte di alcuna antologia di versi, ma che ci ha lasciato un diario profondamente poetico. La sua è, di fatti, la poesia più potente, perché vera testimonianza di vita, sostenuta da una scelta radicale: condividere sino in fondo il destino degli altri, tentando di alleviarne la solitudine e puntando sempre al bene, persino nel mezzo dell’orrore. Il 30 settembre del 1942, un anno e due mesi prima di morire ad Auschwitz, Etty annotava: “In me non c’è un poeta, in me c’è un pezzetto di Dio che potrebbe farsi poesia”.

 

Rileggendo “Etty Hillesum, Diario 1941-1943” (Adelphi Edizioni, 1981), ripropongo oggi alcuni suoi pensieri. Continua a leggere

Intervista a Rosita Copioli

 

 

In una poesia intitolata “Commiato”, scrivi: “Sono della razza dei romantici”. Cosa significa esserlo? E fino a che punto questa definizione parla di te?

 

L’affermazione va letta nel contesto. Qui la «razza dei romantici» è quella che vive animata dalle «generose illusioni». Ha il sogno di realizzare non dico il paradiso in terra, ma di seguire quella sorta di “proclama” scritto nel 1796 (o tra il 1795 e il 1797) da Hölderlin, Schelling ed Hegel, firmato da quest’ultimo: «La Verità e il Bene si trovano fratelli solo nella Bellezza». Il cosiddetto Frammento di Stoccarda esprime la tensione infinita verso verità, bene e bellezza, che devono essere uniti, per essere, e valere veramente. È l’antico programma platonico che passa nella tradizione cristiana. Per Hölderlin vive nella figura tragica di Iperione, e va verso il Cristo. La sua “ragione” sta nella libertà, ma essa è molto diversa da quella che nei medesimi anni impone il terrore in Francia. È molto più vicina a quella dell’Umanità divina che anima la teologia di Ildegarda di Bingen. Diventerà lontanissima da quella di Hegel, che si avvia all’identificazione della libertà dell’io singolo con quella dell’io supremo, che è lo Stato: la ragione superiore all’individuo che ne richiede il sacrificio, quando occorra, in nome del Bene Collettivo: qualcosa che spingerà a immaginare le ideologie più diverse, e opposte. Continua a leggere

Intervista a Luca Benassi

 

Da anni ti occupi di poesia. Lo fai con passione e serietà. Hai letto e conosciuto molti autori/autrici, che hai studiato e presentato con grande sensibilità. Cosa ti spinge a inoltrarti nella scrittura altrui? Ci sono elementi che senti più vicini? Personalmente, parto dal presupposto che l’oggettività pura non esista (e non debba esistere), ma che, oltre agli strumenti del mestiere, siano necessarie onestà, chiarezza, precisione ed empatia. Cosa credi che debba (e possa) fare un buon critico? Continua a leggere