Archivio mensile:Luglio 2018

La mano razzista dell’uomo laser

Quasi trenta anni fa abitavo a Stoccolma, nell’elegante quartiere di Gärdet, sposata a uno svedese. Al tempo lavoravo in Alitalia e mi sentivo molto al sicuro, forte di un ottimo lavoro, una bella laurea con 110 e lode in tasca, l’appartamento di proprietà. Mi sentivo perfettamente integrata nella società svedese, parlavo la lingua come fosse il mio idioma nativo e avevo amici svedesi DOC, in prevalenza biondi con gli occhi chiari. Continua a leggere

Il Tu


È il tu che libera, ma non un tu qualunque: siamo bravi a imprigionarci vicendevolmente con sistemi sottili, a volte subdoli. È necessario Dio. Non a caso il Pater è la preghiera del Tu, ossia dell’amore. Le prime richieste sono tutte in questo senso: tuo nome, tuo regno, tua volontà. Il pane quotidiano, poi, è il nutrimento d’amore che ci occorre; rimettiamo i debiti per amore di Dio; il male da cui domandiamo di venire affrancati è ogni assenza possibile d’amore. Detto così, il Padre nostro è un’altra cosa.

La poesia di Beppe Mariano

La montagna e l’abisso rovesciato
Il seme di un pensiero di Beppe Mariano, nino aragno editore, Torino, 2012

di Luigi Cannillo

A pochi mesi dall’uscita della raccolta più recente di Beppe Mariano, Attraversamenti (Interlinea, Novara, 2018), ricordare l’antologia Il seme di un pensiero – Poesie (1964-2011) assume un valore non solo retroattivo e riassuntivo, ma contribuisce a far rileggere la sua opera come organismo complesso formato da testi in continuo dialogo fra loro. Dal punto di vista biobibliografico il volume rappresenta inoltre una sistematizzazione di raccolte e sillogi scritte in tempi diversi e poi pubblicate in anni più recenti. L’antologia contiene inoltre numerosi interventi critici, sia di tipo generale che su raccolte e sillogi specifiche.
Mariano, autore appartato geograficamente e caratterialmente, è considerato poeta figlio e cantore della montagna. Effettivamente il Monviso come paesaggio reale e luogo simbolico svolge nella sua opera un ruolo di primo piano. Ma attorno a questo riferimento che è mito e lingua, sfida e fatica, estasi e paura, non sono da considerare inferiori o secondarie altre tematiche o aspetti che si sono sviluppati nel corso dei decenni: l’impegno civile e la tematica amorosa, le diverse scelte di linguaggio, il tono ironico, l’immanenza e lo scorrere del tempo possono costituire altrettante porte di accesso alla sua poetica. Continua a leggere

Evocazioni

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da qui

Le persone con cui stiamo bene ricordano che nella vita c’è una presenza che acquieta e che guarisce. Non trovo niente di meglio, per esprimerlo, del testo in cui Agostino d’Ippona dichiara a Dio il suo amore: tardi ti amai, bellezza tanto antica e tanto nuova. È utile rileggerlo, o ascoltarlo.

La banalità del male, ancora

di Kika Bohr

Dopo cena, seduti sul ballatoio di fronte a casa a fumare una sigaretta aspettando che spiova, e godendo della frescura dopo l’afosa giornata di luglio, P ci confida : “Sapete, tre giorni fa mi sono davvero incazzato, incazzato contro il genere umano, la sua stupidità. Ho preso il Thello da Milano a Nizza, non fa fermate intermedie. Dovevo andare al museo a fare un rilievo, avevo appuntamento là con una cliente. Il treno era quasi vuoto, nessuno accanto a me, due posti più in là una signora con un ragazzino, un uomo tre posti dietro di me… e un’ altra signora in fondo al vagone. Ho un buon libro, il viaggio fila liscio, c’è un controllore simpatico. Continua a leggere

Ricchezze


Gesù ha sofferto. La passione è il tributo di Dio da cui otteniamo proventi inestimabili, prelevabili in qualunque momento. Ogni dolore, ogni piaga di Cristo, è un tesoro a cui è dato attingere senza restrizioni. La preghiera è potente perché conta su questa ricchezza inesauribile: l’offerta del Figlio, la bontà del Padre. Ci bastano?

Sottrazioni – di Bartolomeo Smaldone

copertina

46 poesie brevi, haiku ed eleganti versi neoermetici, il valente poeta Bartolomeo Smaldone sottrae infatti più che aggiungere. Non a caso il nuovo libro si intitola “Sottrazioni” edito dalla pugliese Alcesti. Dalla terza lirica già capiamo che Smaldone sa il fatto suo in quanto ad uso del linguaggio “Ruzzolo, trottolo, / lumeggio, escogito il sintagma: / rimettimi ogni ùzzolo”.

“Si tratta di componimenti epigrammatici – afferma l’autore – dal timbro  asciutto, talvolta  addirittura scarno, come se i sintagmi  si componessero tra loro  in una struttura  semantica originaria  in cui  il suono  si impone sul senso, precedendolo  in modo naturale”

Smaldone è alla sua settima raccolta poetica e a 45 anni è un poeta nel pieno della sua carriera. “Riposano le rane, / gracidano nel sonno. / Sorridono prudenti / ai loro sogni grevi.” è una delle poesie più in vista del libro, ma mi interpella anche quella a seguire: “Mi pare tu non dorma, / che trine di primitive verità / ti escano a sbuffi dalla bocca”. Le ore notturne sono portatrici di epifanie.

Un certo gusto per rime e allitterazioni (Smaldone è altresì autore di un libro di filastrocche) è presente in questo libro, costituendone un punto di forza evidente, che scuote la vena intimista. “In una tenera età / ero un tenero stelo. / Avevo teneri denti / che mio padre addentò”.

Il libro di Smaldone costituisce così una pregevole novità dall’editoria italiana di poesia che consiglio vivamente ai lettori.

Max Ponte

La nostra vocazione


Gesù non aveva nulla. Gli fu prestata persino la stanza in cui istituì l’Eucaristia: il padrone ne ha bisogno, fece dire ai discepoli. E la tunica cucita da sua madre? Data anche quella. Il Cristo povero insegna che l’avere conta poco. Dovremmo concentrarci sull’essere, assecondando la nostra vocazione: glorificare Dio e gioire in Lui solo. Il resto lasciamolo ai ricchi, ma impetriamone la conversione, soprattutto se i ricchi siamo noi.

Il destino di EVERYMAN

di Massimo Maugeri

Il 2018 è stato segnato – tra le altre cose – dalla morte di Philip Roth, uno dei più grandi scrittori dell’ultimo secolo. Il 22 maggio se n’è andato anche lui, seguendo il destino ineludibile di “Everyman”… per dirla con il titolo di uno dei suoi libri più recenti (pubblicato da Einaudi, tradotto da Vincenzo Mantovani) e su cui vale la pena soffermarsi proprio perché incentrato sul tema della morte. Continua a leggere

Riposo


Compiamo azioni di ogni tipo; cerchiamo di dar loro consistenza, qualità, valore. Un esempio è il riposo: lo si può sperimentare in molti modi, ma ammettiamo che a volte è più stressante del lavoro. Per i credenti in Cristo c’è un vantaggio: persino qui, ciò che conta, è l’unione con Lui. È l’unico ingrediente che rende straordinaria ogni ricetta, anche quella di un riposo ben fatto.

Il coraggio di Elin Ersson

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Elin Ersson è una giovane studentessa di Scienze Sociali di Göteborg (Svezia). Si adopera attivamente per combattere i rimpatri in Afghanistan dalla Svezia, al punto che lunedì scorso ha acquistato un biglietto per un volo diretto a Istanbul sul quale era imbarcato anche un richiedente asilo politico al quale era stata rifiutata la richiesta di asilo.

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Prosa e pensiero della poesia, e della vita, di Anna Vasta

L’ultimo libro di Anna Vasta, “La prova del bianco” (Le farfalle ed., 2015), densa raccolta di pensieri, aforismi, poemes-en-prose, nel mare magnum della poesia e della letteratura di questi nostri (dis)informatissimi tempi, presenta un carattere di unicità da sottolineare. Con un exergo da Manlio Sgalambro, questi testi, per le vie casualmente miracolose del pensiero e della creazione artistica, fanno in qualche modo sistema sulla poesia, sulla vita, sul legame/conflitto tra l’una e l’altra, secondo un naturale approdo morale. “Naturale” perché la tensione morale non si fa mai predica moralistica e il pensiero non si fa mai gabbia ideologica. E la parola, la parola della poesia e della letteratura, come parte integrante della vita e delle sue vicende (“Non si legge per distrarsi, ma per concentrarsi” … “Gli uomini apprendono di sé dalla letteratura”), come pensiero capace di riflessione su male,  bene, morte, idea di Dio, Natura, cui l’umano inevitabilmente viene a incontrarsi. Poesia che si fa, inestricabilmente, pensiero e vita, oltre che pensiero sulla vita e sull’esistenza. Fra gli amori letterari dell’autrice, traspaiono nette figure come Holderlin e Leopardi, e pensatori come Schopenauer. E il bianco, coraggiosamente minimalista, del titolo del libro, pronto ad aprire alle infinite possibilità della scrittura (e.d.l.).

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Alcuni testi da LA PROVA DEL BIANCO: 

Finché morte non vi separi! Non è la morte a separare, ma la vita.

Ogni ricerca poetica è un ritorno a un luogo che è anche un tempo d’origine.

Una poesia che graviti attorno a un luogo e lo assuma come fonte di emozioni, di immagini, di pensieri, non ha niente di localistico. In un’ideale geografia dello spirito il luogo diventa metafora, figura di allusività e significanze non soggettive.

Al luogo dell’infanzia che è luogo di poesia è possibile tornare soltanto nella consapevolezza della sua perdita. Ma anche nella maturata convinzione della sua trasformazione in un topos di originaria innocenza.
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Lodare


Ci sembra strano lodare Dio: un atto di volontà, una forzatura. Eppure lodiamo molte cose: la pasta con le vongole, l’ultimo modello di rasoio, un bel tramonto. Se apprezziamo qualcosa, non possiamo evitare di tesserne l’elogio, che oltretutto vogliamo condividere, spingendo gli altri a fare altrettanto. Così dovrebbe essere con Dio: cogliendone tutta la bellezza, lodarlo di cuore. Gustate e vedete com’è buono il Signore, dice il salmo. Diciamolo anche noi.

Cose di poco conto


“Liberami dalle preoccupazioni di poco conto”. È una delle preghiere che Gesù raccomanda alla Bossis. Ciò che conta è unirsi a Dio, afferrare il gancio verso il cielo, come scriveva un cantautore, e non lasciarlo più. Il Cristo desidera una reciprocità, che in questa vita è al buio, spesso, ma dopo sarà chiara. Solo allora capiremo quanto Dio sia attento e grato per ogni moto del cuore che lo cerca: non è Lui che ha inventato l’amore della madre? Il segreto della vita è trovare il nostro modo personale di agganciarci al Cielo, di avere già un piede in paradiso. Allora, le cose di poco conto smetteranno di angustiarci.

L’aureola


C’è tanto male nel mondo, si usa dire. È incontestabile che sembri dilagare, rompendo a volte ogni argine, suscitando sentimenti di tristezza, di disperazione, di paura. Dimentichiamo, tuttavia, che il bene ha un effetto altrettanto contagioso: un tempo si parlava di aureola, una realtà invisibile e presente, che agisce come tramite efficace dell’amore di Dio.

Reindirizzamento


Pochi parlano della solitudine di Dio, del bisogno di amore che prova Gesù; anzi, parrebbe una bestemmia, un’eresia. Il Dio onnipotente e perfettissimo, eternamente beato, avrebbe necessità del nostro affetto, della nostra attenzione? Eppure è cosi: è urgente imparare a riconoscere la sua presenza, a rispondere alla sua tenerezza, a coccolarlo, come fa con noi. Ignorando gli specialisti che storcono la bocca: sarà la verità a raddrizzargliela.

Ritmi


Per il Cielo, ogni giorno è importante. Ci invita a ritmare la settimana con presenze soprannaturali, predisposizioni che sintonizzino con Dio: lunedì, lo Spirito, martedì la Regina con gli angeli, mercoledì Giuseppe, suo sposo, giovedì l’Ostia dell’adorazione che ci trasforma in ostie per il mondo, venerdì la dolcezza sprigionata dalla passione amara del Cristo, sabato la Madre e domenica il cuore della Trinità. Così Gesù raccomanda alla mistica francese Gabrielle Bossis: e se lo fa, ci deve essere un motivo.

SUL TAMBURO n.75: Gianluca Barbera, “Magellano”

Gianluca Barbera, Magellano, Roma, Castelvecchi, 2018

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di Giuseppe Panella
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«12 settembre 1568. Mi chiamo Juan Sebastián del Cano – detto el Perro, il cane – e, come la maggior parte dei miei connazionali senz’altro ricorda, ho viaggiato in qualità di nocchiero sulla Trinidad, al fianco di Ferdinando Magellano, per un anno, sette mesi e diciassette giorni: tanti ne ho contati. Delle cinque caracche partite per sfidare gli oceani con a bordo duecentosessantacinque uomini di equipaggio solo una tornò, la Victoria, che il destino aveva posto sotto il mio comando, quale ultimo ufficiale rimasto di tutta quella gran spedizione; invero la più piccola e fragile della flotta dopo la Santiago, affondata tra i crepacci del Rio Santa Cruz, ad appena due gradi di latitudine dallo stretto di Todos los Santos, da noi scoperto il 1 novembre dell’anno di grazia 1520. Sì, io ebbi la ventura (o chiamatela come vi pare) di essere stato uno dei diciotto uomini cui fu concesso di fare ritorno, dopo tre anni intorno al globo e avventure e tragedie al di là di ogni umana sopportazione. Io, Sebastián del Cano, el Perro, lo confesso, qui, ora, per la prima volta, ho tradito il mio comandante e ammiraglio, Ferdinando Magellano, nel più abietto dei modi…»

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La preghiera perfetta


Non sprecate le parole, come i pagani, dice Gesù. È vero, preghiamo moltiplicando formule, senza metterci amore, anima, nulla. Che se ne fa, Dio, di un ammasso informe di rumori? Un Padre nostro detto col cuore, per Lui, è un balsamo, un dono che lo acquieta. Proviamo a pregare così, non deludiamolo anche questa volta.