Archivio mensile:Ottobre 2021

Lirico terapia. Sergio Solmi


Sopra alcuni miei vecchi temi

Una volta

era il getto sfrangiato

dal vento, screziato da tutti i colori

dell’arcobaleno. Era

l’albero che rinverdiva alla pioggia

di primavera, sotto il cielo volta

a volta rannuvolato e sereno,

azzurro o grigio secondo

calma o procella.

 

Ora il getto

si è spento, il ramo

è secco, sono cadute

tutte le foglie. Sul devastato

giardino spira

il gelo dell’inverno, e la punta

della spada sta toccando il cuore.

Dalla più alta

vetta del nero pino la nera

rauca cornacchia sguaiata ironica sghignazza

sul disastro.

Sergio Solmi lancia un tema comune che però sempre c’interpella, il cambiamento.

Lirico terapia. Giovanni Nuscis


Le fedi

Gonfie delle attese dei preganti,

immote su un fondale di tempo          

       stanno le fedi.

Non la profondità che aumenta

offusca il verbo dei profeti.

       Né l’apnea sofferta

che a galla riporta

a malapena

qualche scarna parola.

       Sono i popoli giusti

ed eletti

a essersi mangiati l’eden.

       Non resterà una sola mela

a tentare un redivivo Adamo.

       Gerarchie per nulla sante

hanno preso il largo dai vangeli.

        Alla larga, allora

da colonie di batteri,

da punteruoli rossi

che il cuore della palma,

con orrido appetito,

si son mangiati.

 

Questa poesia è tratta da Il grande tempo è ora, il libro di Giovanni Nuscis appena edito da Arcipelago Itaca, con Postfazione di Antonio Fiori. Sono versi che esprimono bene l’anima del volume, sospeso tra passione civile e risonanze di un’intimità sempre esposta alle incursioni della vita condivisa. Qui la provocazione è scoperta: sembra di vederlo, lo sguardo lungimirante di Nuscis, che non teme i potentati del mondo, a qualunque casta appartengano e a qualunque fonte si ispirino. La poesia è sempre profezia, e come tale è scomoda (aggettivo) e scomoda (verbo): chi pensa che la bellezza dell’arte sia estranea alla battaglia, leggerà con profitto quest’ultima opera del poeta sardo, ritrovandovi uno sguardo acuto e unificato; una voce, al tempo stesso, dolce e potente, mai sazia delle sfide che il “grande tempo” lancia, soprattutto “ora”.

Poesia italiana del XXI secolo

Claudio Damiani è nato nel 1957 a San Giovanni Rotondo. Vive a Rignano Flaminio, nei pressi di Roma. Ha pubblicato varie raccolte poetiche, tra cui Fraturno, Abete, 1987, La miniera, Fazi, 1997, Eroi, Fazi, 2000, Attorno al fuoco, Avagliano, 2006, Poesie, Fazi, 2010, Il fico sulla fortezza,  Fazi, 2012, Cieli celesti, Fazi, 2016, La vita comune. Poesie e commenti (con Arnaldo Colasanti), Melville, 2018, Endimione (Interno Poesia, 2019. È stato tra i fondatori della rivista letteraria Braci (1980-84) e, nel 2013, di Viva, una rivista in carne e ossa. Nel 2016 ha pubblicato il saggio La difficile facilità. Appunti per un laboratorio di poesia (Lantana). Ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui i premi Bellezza (1994), Metauro (1997), Montale (2001), Frascati (2001), Luzi (2007), Lerici Pea (2009), Laurentum (2011), Camaiore (2013), Brancati (2013), Carducci (2020). Suoi testi sono stati interpretati da Nanni Moretti, Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka e altri.

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Tito Barbini, “Il fabbricante di giocattoli”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Tito Barbini, Il fabbricante di giocattoli, Arkadia Editore, 2021

Il fabbricante di giocattoli è qualcosa di più e di diverso da una biografia e da un romanzo. È sì, in parte, entrambe le cose, ma non la loro semplice sommatoria. Semmai, una combinazione, o un amalgama, che affonda nei territori della storia per estrarne un succo di verità privata – ma quintessenzialmente universale.

Tratta della vita dell’anarchico russo (in seguito divenuto cittadino argentino) Simón Radowitzky e del percorso che lo condusse, a causa dell’omicidio del capo della polizia di Buenos Aires, avvenuto nel 1909, a essere imprigionato nella colonia penale di Ushuaia, nella Terra del Fuoco, dove avrebbe patito condizioni terribili, e quindi a evaderne avventurosamente per riparare in Spagna. Qui avrebbe partecipato alla Guerra civile, e infine si sarebbe nuovamente rifugiato al di là dell’Atlantico, fabbricando giocattoli per bambini a Città del Messico, nei pressi della casa dove viveva e fu assassinato Lev Trockij. Continua a leggere

Due inediti di Rosa Salvia

 

Due poesie inedite di Rosa Salvia

 

              Preghiera a Maria

     

              Sono la curva stanca della luna –

              anno per anno, entro di me, mutai

              volto e sostanza, il palmo segnato

              da tutte le mie morti.

 

              Ma la neve copre le cesoie del 

              tempo, il tintinnio del dubbio,

              e le tracce chissà dove nel nulla. 

             

              Bisogna che io impari a vivere

              di nuovo, svolgendo avvolgendo

              la fascia bianca della preghiera

              a nostra Madre eterna

 

              per rimanere come un’età che

              non ha nome, umana fra le umane

              debolezze, e pur vivente di Maria

              soltanto e solo in lei bambina. 

 

 

               So poco del Cristo

              So poco del Cristo, troppo grande

              il mistero, ma Lui sembra sapere di me,

              mi guida come una scia sull’acqua

              quando i suoni diventano parole, 

              in quella linea labile del giorno, 

              transito impercettibile fra la vita e la morte,

              tra una fine e un principio:

              un punto di partenza o di ritorno?

 

              Sul legno della croce trasmigrano le rondini,

              innamorate di eterne piume più leggere,

              bruciano gli sterpi, maturano silenzi,

              si riannodano echi che assolvono e 

              perpetuano i rimorsi e le assenze,

              calano le maschere, 

              ombre prive di forma, consistenza.              

Ospite

Come in cielo così in terra: mi colpisce questo passo della preghiera insegnata da Gesù. Il Paradiso comincia qui, evidentemente. Bisogna aprire la porta, fidarsi del Consolatore, accogliere nel cuore l’Ospite dolce dell’anima.

“Una terrazza sull’Albania” racconto di Beatrice Fiaschi

Scatto di Marcello Samperi

Ringraziamo Beatrice Fiaschi per averci concesso di pubblicare il suo racconto, con cui ha vinto il premio speciale della giuria al “Concorso internazionale città di Latina”, il premio speciale al concorso letterario nazionale “San Lorenzo 2021 poesie e racconti” e si è classificata seconda al premio letterario “Antica Pyrgos – profumi di poesia”. Beatrice Fiaschi è scrittrice, giornalista pubblicista, editor, insegnante di scrittura creativa e ricercatrice spirituale.

UNA TERRAZZA SULL’ALBANIA                                                

“Dalla terrazza di casa, nelle giornate serene, si vedevano le coste dell’Albania”.
Lo dicevi col grigio tra i capelli, ma io fantasticavo fossero ancora neri: magicamente ti visualizzavo nel passato. Il tuo sguardo oltre, sempre severo. Le rughe d’espressione in mezzo alla fronte e la tua pelle, un tizzone sotto il sole del Salento. Continua a leggere

Una sfida

Gesù nell’altro: una sfida senza fine. Qui la fede dev’essere cieca: è la terra santa in cui è d’obbligo togliersi i calzari senza fare obiezioni. Sarà il frutto a confermare l’efficacia dell’operazione.

Edgar Allan Poe. Nevermore. Poesie di un Altrove, a cura di Raffaela Fazio

 

Edgar Allan Poe. Nevermore. Poesie di un Altrove, a cura di Raffaela Fazio” (Marco Saya Edizioni, 2021)

 

Dall’introduzione di Raffaela Fazio

 

Nel presente volume mi sono occupata della traduzione di una poesia che – lo dico chiaramente – andrebbe letta, ancora più di altre, in lingua originale. Il motivo è semplice: la musicalità del verso. Per Edgar Allan Poe (Boston 1809 – Baltimora 1849) la musica è l’arte che più efficacemente eccita ed eleva l’anima, permettendole di accedere al regno etereo della bellezza. […] Attraverso la sonorità e il ritmo del verso, che spesso assomiglia a una ballata e non di rado presenta una lunghezza variabile, l’autore vuole produrre un effetto immediato, incantatorio, vuole coinvolgere il lettore emotivamente, più che indurlo alla riflessione/ elaborazione concettuale. La sua poesia non si basa infatti su una molteplicità di livelli “stratigrafici” da indagare in profondità con il pensiero, ma sulla capacità di creare atmosfere suggestive, da un punto di vista tanto scenografico quanto psicologico. Continua a leggere

L’Atteso che attende

Gesù ci aspetta: non c’è nessuno più paziente di Dio. Il Padre che attende alla finestra il ritorno del figlio “prodigo” è l’immagine più bella di un Signore che si mette al servizio del cammino, contraddittorio e tormentato. L’Atteso è l’unico che attende veramente.

Lirico terapia. Pedro Salinas


È stato, accadde…

È stato, accadde, è verità.

Fu un giorno, una data

che il tempo segna al tempo.

Fu in un luogo ch’io vedo.

I piedi di lei calpestavano

questo suolo che tutti calpestiamo.

Il suo vestito

somigliava a quegli altri

che portano altre donne.

Il suo orologio

sgranava calendari

senza scordarsi un’ora,

come contano gli altri.

E ciò che lei mi disse

fu in un idioma del mondo,

con grammatica e storia.

Così vero

che sembrava menzogna.

 

No.

Bisogna che me lo viva dentro,

debbo sognarmelo.

Togliere il colore, il numero,

il fiato di fuoco

con cui nel dirmelo mi bruciò.

Convertire tutto in caso,

in puro azzardo, sognandolo.

Così, quando si disdica

di ciò che allora mi disse,

non mi morderà il dolore

d’aver perduto una felicità

ch’io tenni fra le mie braccia

come si tiene un corpo.

Crederò che fu un sogno.

Che ciò che fu così vero,

non ebbe corpo né nome.

Che perdo

un’ombra, un sogno di più.

 

C’è poco da aggiungere all’effetto straniante dei versi di Salinas: a chi non è accaduto di temere di perdere? E di trovare sistemi di difesa più o meno improvvisati? È stato, accadde…

Il tempo

Vorremmo tirare i remi in barca, riposarci, fare una sosta che ritempri dalla fatica del cammino. Poi ricordiamo le parole di Gesù: il Padre e Io operiamo sempre, e siamo certi che il riposo verrà, ma non adesso. Ora ci si spende, si fa del tempo un’offerta generosa, come il Maestro ci ha insegnato.

“Le stagioni del viaggio”, di Maria Pia Romano

Recensione di Francesco Improta

Maria Pia Romano, Le stagioni del viaggio, Besa Muci Editore, 2021

Placida notte, e verecondo raggio // della cadente luna; e tu che spunti // fra la tacita selva in su la rupe //nunzio del giorno…

È questo l’incipit bellissimo dell’Ultimo canto di Saffo di Giacomo Leopardi che fa da cerniera tra le Canzoni della sua prima giovinezza e gli Idilli della maturità. Leopardi in questo canto accoglie la leggenda di Saffo più facilmente assimilabile alla sua condizione fisica e psicologica, in quanto anche egli non diversamente dalla poetessa di Lesbo per la veste corporea non molto gradevole si sente escluso dall’amore e dalla comunione con la natura. E Saffo ha un posto significativo nell’ultimo romanzo di Maria Pia Romano, Le stagioni del viaggio, che è ambientato non a caso nell’isola di Leucade dove, secondo la leggenda menzionata in precedenza, Saffo pose fine ai suoi giorni, lanciandosi giù da una rupe. Se mi spingessi oltre nel cogliere cor­rispondenze, analogie o semplici suggestioni letterarie non renderei un buon servizio ai lettori, scoprendo le carte prima che inizi il gioco, per rimanere nell’ambito della metafora. Continua a leggere

Poesia italiana del XXI secolo

Laura Corraducci è nata a Pesaro nel 1974 dove risiede, è insegnante di inglese. Nel 2007 pubblica il suo primo libro di poesie con Edizioni Del Leone dal titolo Lux Renova. Suoi inediti sono apparsi su Punto Almanacco della poesia italiana 2014, edizione Puntoacapo, Gradiva con nota critica di Giancarlo Pontiggia, Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea 2, Raffaelli editore. Dal 2012 organizza, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della sua città, la rassegna poetica “Vaghe stelle dell’Orsa” dedicata alla poesia contemporanea italiana e straniera che ha visto come ospiti fra i poeti più importanti del panorama letterario italiano e straniero. Nel 2015 per Raffaelli editore pubblica la sua seconda raccolta poetica dal titolo  Il Canto di Cecilia e altre poesie che si classifica al secondo posto nel concorso poetico “Premio di poesia Camposampiero 2016”. Ha scritto e portato in scena il recital poetico Dell’amore, della parola e di altri tormenti. Sue poesie sono state tradotte in lingua spagnola, inglese, olandese, rumena, francese  e portoghese. Ha tradotto il libro  Dire sì in russo  della poetessa inglese Caroline Clark, poesie della poetessa turca  Muesser Yehniay e del poeta americano Bill Wolak. E’ stata ospite per la Giornata Mondiale della Poesia all’IIC di Cracovia nel 2018 e a diversi festival internazionali  di poesia. Il passo dell’obbedienza, Moretti e Vitali, 2020, è il suo terzo libro di poesie presentato nel febbraio 2021 all’ICC di Bruxelles per l’associazione italo- belga “Allez les Marche, italiani a Bruxelles”.

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