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Tre libri di, su e per la traduzione di Marino Magliani 

Articolo di Giovanni Agnoloni

Tre libri di, su e per la traduzione di Marino Magliani 

Una riflessione generale sull’opera di autore e traduttore di Marino Magliani è cosa pressoché impossibile da fare in poche righe, tanto è vasta e articolata. Per di più, per me s’intreccia con il fatto di essere suo amico da molto tempo. Anzi, scrivo su questo blog perché quindici anni fa (abbondanti) mi ci introdusse proprio lui. E insieme abbiamo fatto e continuiamo a fare tante cose, in ambito letterario e linguistico.

Qui, però, vorrei concentrarmi su tre momenti recenti del lavoro di Marino, ovvero il romanzo Il bambino e le isole (Un sogno di Calvino) (ed. 66th&2nd), l’opera critica Calvino, Biamonti, Magliani. Il racconto del paesaggio, lo sguardo, la luce (di Luigi Marfè, Claudio Panella, Luigi Preziosi e Fabrizio Scrivano) (ed. Exòrma) e il volume Islario fantastico argentino (di Salvador Gargiulo, Alejandro Winograd, Gonzalo Monterroso e Alberto Muñoz) (ed. Tarka), su numerose isole(tte) del territorio argentino, trattate con spirito tra il geografico e il fantasioso, che Magliani ha tradotto con una competenza che non nasce solo dalla conoscenza della lingua, ma da quella dell’Argentina, dove ha trascorso un periodo della sua vita.

C’è un elemento comune che attraversa tutte e tre queste opere; e si tratta di qualcosa che, nel mio lavoro di saggista e di narratore, ho sempre avuto a cuore, ovvero la dimensione sottile interna al reale. Questa non è indice di “fuga dal mondo” (Tolkien avrebbe detto di “escapismo”), ma al contrario della volontà di cogliere le dinamiche più intime e apparentemente inafferrabili del mondo e della vita. È, come ho già avuto modo di scrivere altrove, la “Terra di Mezzo della realtà”, strettamente connessa con i misteri dello spazio e del tempo.

Non a caso, Il bambino e le isole ha come sottotitolo Un sogno di Calvino. Il tema è quello che il grande autore avrebbe voluto sviluppare in un suo racconto, che però non scrisse mai, e che Magliani ha “recuperato” e sviluppato con la sua voce genuina, intrecciandolo con scene e momenti attinti dalla vita stessa di Calvino, anche legati al suo supposto incontro, da ragazzo, con il filosofo Walter Benjamin durante un suo soggiorno in Liguria. Continua a leggere

Tito Barbini, “Il fabbricante di giocattoli”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Tito Barbini, Il fabbricante di giocattoli, Arkadia Editore, 2021

Il fabbricante di giocattoli è qualcosa di più e di diverso da una biografia e da un romanzo. È sì, in parte, entrambe le cose, ma non la loro semplice sommatoria. Semmai, una combinazione, o un amalgama, che affonda nei territori della storia per estrarne un succo di verità privata – ma quintessenzialmente universale.

Tratta della vita dell’anarchico russo (in seguito divenuto cittadino argentino) Simón Radowitzky e del percorso che lo condusse, a causa dell’omicidio del capo della polizia di Buenos Aires, avvenuto nel 1909, a essere imprigionato nella colonia penale di Ushuaia, nella Terra del Fuoco, dove avrebbe patito condizioni terribili, e quindi a evaderne avventurosamente per riparare in Spagna. Qui avrebbe partecipato alla Guerra civile, e infine si sarebbe nuovamente rifugiato al di là dell’Atlantico, fabbricando giocattoli per bambini a Città del Messico, nei pressi della casa dove viveva e fu assassinato Lev Trockij. Continua a leggere

“La spiaggia dei cani romantici”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Marino Magliani

La spiaggia dei cani romantici

Ed. Instar, 2011

Almeja è uno degli uomini-mito della Pampa da cui prende le mosse La spiaggia dei cani romantici (ed. Instar Libri), il miglior romanzo di Marino Magliani. Il titolo è ispirato a una raccolta poetica (Los perros románticos) del geniale scrittore cileno Roberto Bolaño, che fu, come Almeja e gli altri ‘animali notturni’ protagonisti del libro di Magliani, sospeso tra due continenti separati dalla “pozzanghera”, come l’autore ligure chiama l’Oceano Atlantico. Continua a leggere

“La spiaggia dei cani romantici”

LA SPIAGGIA DEI CANI ROMANTICI

di Marino Magliani

(da qui)

 

 

 

 

 

Alla fine di febbraio a Lincoln finiva anche l’estate. Con la negra i posti dove farci a pezzi si riducevano a due o tre. Negra solo perché era ordinaria, a Lincoln se uno è ordinario è negro anche se è biondo, ma scura di pelle la negra lo era davvero. Per me era semplicemente negrita e la cominciai a chiamare così prima ancora di impalmarla. Questa parola che sentirete parecchio da qui in avanti non significa mica sposarla, da noi si impalma quando a una donna le si conosce il cuoio, e si scende al presepe. Continua a leggere

Noi speravamo che fosse lui…

Di Padre Guglielmo Spirito

Questi giorni febbrili – portarli alla foresta
dove fresche intorno al muschio strisciano le acque –
Dove l’ombra è l’unica cosa che devasti la quiete.
A null’altro che a questo sembra, a volte, che tutto si riduca.

Emily Dickinson
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Cartoneros

di Arturo Fabra

CARTONEROS

L’anno scorso ero a Buenos Aires colto da follia tanguera, la sera si andava a ballare e si tornava verso l’alba, ma le strade non erano mai vuote. Un flusso continuo e silenzioso di persone simili a fantasmi animava la notte. Apparentemente barboni, in realtà pulitissimi e poi, guardando meglio, si capiva come a volte fossero addirittura interi nuclei familiari (genitori e figli) che gravitavano attorno ai bidoni della spazzatura. Quando chiesi chi fossero mi dissero il loro nome: cartoneros.

I primi sono comparsi nel 2001, l’anno della crisi, scoprendo che separare la carta dal resto della spazzatura poteva significare un minimo di reddito (pochi pesos al chilo). Negli anni sono diventati i riciclatori ufficiali dell’intera spazzatura di Buenos Aires, non limitandosi più alla sola carta, ma separando alluminio, plastica, legno, vetro e (specialmente quelli che battono i quartieri più ricchi) magari rimediando abbigliamento, suppellettili da rivendere o (nella zona centrale) hamburger smozzicati dai turisti che rappresentano la soluzione al problema cibo.

Negli anni si sono organizzati e ora viaggiano dotati di ceste e carrelli del supermercato arrivando al tramonto dalla periferia dove vivono durante il giorno. Il metodo di lavoro è rigoroso, ognuno viene sfruttato al meglio (mani grandi e spalle forti per il lavoro pesante, mani piccole per separare attentamente i rifiuti). Al primo giro separano e sistemano, al secondo caricano e ripartono. Continua a leggere