Il primo sguardo da gettare sul mondo è quello della poesia che coglie i particolari per definire il tutto o individua il tutto per comprenderne i particolari; il secondo sguardo è quello della scrittura in prosa (romanzi, saggi, racconti o diari non importa poi troppo purché avvolgano di parole la vita e la spieghino con dolcezza e dolore); il terzo sguardo, allora, sarà quello delle arti – la pittura e la scultura nella loro accezione tradizionale (ma non solo) così come (e soprattutto) il teatro e il cinema come forme espressive di una rappresentazione della realtà che conceda spazio alle sensazioni oltre che alle emozioni. Quindi: libri sull’arte e sulle arti in relazione alla tradizione critica e all’apprendistato che comportano, esperienze e analisi di oggetti artistici che comportano un modo “terzo” di vedere il mondo … (G.P.)
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di Giuseppe Panella
Il Bardo sullo schermo. Stefano Socci, Shakespeare fra teatro e cinema, Firenze, Le Lettere, 2009
L’argomento è, ovviamente, sterminato. Sullo stesso tema trattato nel libro di Socci, mutatis mutandis, c’erano già stati almeno tre libri che si volevano significativi: Shakespeare e il cinema, a cura di Sergio Toffetti e Roberto Vaccino, pubblicato dall’ AIACE e dall’Assessorato per la Cultura della città di Torino nel 1979, il volume collettivo Shakespeare al cinema, a cura di Isabella Imperiali e Americo Sbardella, Roma, Bulzoni, 1985, Ombre che camminano – Shakespeare nel cinema, a cura di Emanuela Martini, Torino, Lindau, 1998 e inoltre un saggio molto importante di Guido Fink intitolato “Shakespeare sullo schermo: “un simile oggetto non esiste” (in Mettere in scena Shakespeare, a cura di Alessandro Serpieri e Keir Elam, Parma, Pratiche, 1987).
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