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“Pane del bosco” e la voce del tempo. Sul nuovo libro di Chandra Candiani

Pane del bosco e la voce del tempo. Sul nuovo libro di Chandra Candiani
di Giorgio Morale

La nuova raccolta di poesie di Chandra Candiani, Pane del bosco (Einaudi 2023), contenente poesie composte nel triennio fra il 2020 e il 2023, è strutturata come un anno nel bosco ed è scandita dalle quattro stagioni. Parafrasando l’affermazione della stessa Chandra Candiani, secondo cui occorrono quattro stagioni per elaborare un lutto (Il silenzio è cosa viva, Einaudi 2018), possiamo dire che occorrono quattro stagioni per conoscere il bosco. Continua a leggere

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Chandra Candiani, Pane del bosco

Da oggi è nelle librerie la nuova raccolta di poesie di Chandra Candiani, Pane del bosco (Einaudi 2023). Ne do con gioia l’annuncio, in attesa di proporre le mie impressioni su lapoesiaelospirito (vedi qui).

Da qui, da questo posto lontano e solitario, le urla del mondo si sentono di più. Ascoltare le notizie ha un impatto fortissimo sul cuore messo a nudo da una vita semplicissima e solitaria. (dall’intervista a Chandra Candiani di Franco Ventura su La Lettura, inserto domenicale del Corriere della Sera, vedi qui). Continua a leggere

Giuseppe Cinà, L’àrbulu nostru

Giuseppe Cinà, L’àrbulu nostru / Il nostro albero
di Giorgio Morale

Il titolo del nuovo libro di Giuseppe Cinà, L’àrbulu nostru / Il nostro albero (La vita felice, 2022) costituito dal calco della denominazione romana del Mediterraneo (Mare Nostrum), è di sicuro richiamo per chi è cresciuto con il suono del mare nelle orecchie. Continua a leggere

Lia Albricci, Una storia di guerra e d’amore

Per Pina, amica luminosa e amatissima,
che ha combattuto guerre terribili,
amava profondamente la terra dove era
nata, e questa storia le sarebbe piaciuta.

Una storia di guerra e d’amore
di Lia Albricci

Siamo spettatori. Di questa ultima guerra che stiamo vivendo troppo vicino e troppo lontano sappiamo quasi tutto. Abbiamo mappe, foto aeree, rappresentazioni grafiche precise al millimetro. Conosciamo il numero dei proiettili usati e l’aspetto tecnologico degli strumenti di distruzione più innovativi e brutali. Sappiamo di ogni bombardamento in tempo reale, delle perdite umane e logistiche, vediamo le immagini delle città distrutte e delle fosse comuni, vediamo le file dei profughi alle frontiere, vediamo i morti nelle strade, vediamo sui volti la paura e il dolore, la fierezza o la disperazione. Vediamo ancora una volta l’umanità che fa paragoni col proprio passato e si appresta a cancellare il futuro. Continua a leggere

Si vis pacem, para pacem. “Ma dove è il pericolo, cresce / anche ciò che salva”

In caso di conflitto nucleare generalizzato le vittime ammonterebbero a circa 34 milioni solo nelle prime ore. Eppure gli USA inviano altre armi, l’Ucraina invoca la no-fly zone sui suoi cieli e la fornitura di missili a lungo raggio Atacms, mentre Mosca annuncia il ricorso al nucleare nel caso queste richieste venissero accolte. A quel punto sarebbe da attendersi un intervento degli Stati Uniti: con armi convenzionali o nucleari? Le bombe russe potrebbero puntare su obiettivi strategici anche in Italia, come le basi aeree e navali e i comandi Nato. Prime nel mirino sarebbero le basi Nato di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone), che ospitano circa 40 testate nucleari. Altri bersagli, le basi e i comandi militari Nato a Vicenza, Livorno, Gaeta, Napoli, Taranto, Sigonella. In Italia il bilancio ammonterebbe ad almeno 55.000 morti e oltre 190.000 feriti. Come scrive Franco Toscani in questa puntata di Para Pacem: “Dovremmo sempre tener presente quella che Primo Levi chiamò la ‘memoria dell’orrore’, che non serve per restare paralizzati, ma per scongiurare il peggio”. Continua a leggere

Si vis pacem, para pacem. Contro la minaccia nucleare: scendere in piazza in massa, ora

Il Parlamento europeo ci invita a prepararci a un attacco nucleare. Mi rifornisco di viveri? Di pillole? Di armi? Scavo un rifugio in casa mia? Non dice che vuole intraprendere, con sette mesi di ritardo, una iniziativa diplomatica, questo non lo dice; ci invita a prepararci a un attacco nucleare. Nonostante l’ennesimo appello di papa Francesco a fermare la “pazzia” della guerra che è sempre in sé un «errore e un orrore». Ancora una volta sono gli Usa a fare e disfare: prima i maggiori sostenitori del proseguimento della guerra, adesso disponibili a trattare. Tutto sulla testa dell’Unione Europea. Propongo un appello di Tomaso Montanari: “I cuori pulsanti delle democrazie sono i parlamenti, ma ci sono dei momenti così gravi da pretendere che il popolo faccia sentire direttamente la propria voce: in questo caso, la propria voglia di vivere“. Continua a leggere

Su “Sogni del fiume” di Chandra Candiani

Il fantastico poetico nei Sogni del fiume di Chandra Candiani
di Giorgio Morale

Sogni del fiume è il titolo della raccolta di quindici racconti di Chandra Candiani appena pubblicata da Einaudi, con una bellissima copertina e bellissimi disegni di Rossana Bossù. Per chi conosce la poesia di Chandra Candiani (Io con vestito leggero, Campanotto 2005; La bambina pugile, Einaudi 2014; Bevendo il tè con i morti, Interlinea 2015; Fatti vivo, Einaudi 2017; Vista dalla luna, Salani 2019; La domanda della sete, Einaudi 2020), questi racconti presentano attraverso figure e azioni le stesse emozioni e lo stesso mondo della sua poesia. Continua a leggere

Chandra Candiani a Milano con i “Sogni del fiume”

Il 15 settembre alle ore 21 nel cortile interno di Palazzo Reale a Milano lettura di fiabe da Sogni del fiume (Einaudi 2022, con illustrazioni di Rossana Bassù) di Chandra Candiani in dialogo con i canti di Francesco Occhetto. Continua a leggere

Chandra Candiani, Sogni del fiume

E’ in libreria da oggi Sogni del fiume di Chandra Candiani. Quindici storie che formano un’educazione sentimentale e ci parlano di solitudine e fame d’amore. Di vita che scorre incessante. Con illustrazioni di Rossana Bossù. In attesa di parlarne diffusamente, propongo un brano dall’Introduzione dell’autrice e auguro buon viaggio a questi Sogni! Continua a leggere

I sessi sono due, i desideri tanti

Propongo degli appunti di Raffaella Molena, che collegano opportunamente l’attuale “politicamente corretto” in materia di “genere” con la “cultura della cancellazione” e mostrano come siano le aberrazioni ideologiche a generare aberrazioni linguistiche.

Aberrazioni (storiche) del politicamente corretto (e della ‘cancel culture’)
di Raffaella Molena

Aberrazione: illusione ottica; deviazione per errore da ciò che è ritenuto norma; deviazione del fatto commesso dal fatto voluto (es. si provoca offesa a persona diversa da quella a cui era diretta).” Continua a leggere

Ma le donne esistono ancora

Nel Regno Unito si discute se la donna possa avere il pene e Michela Marzano riprende e rilancia su “La Repubblica”, sostenendo che “non è il sesso a fare la donna“. E’ una nuova tappa della discussione sul genere, che dai Paesi anglosassoni alcune e alcuni ripropongono in Italia. Propongo una risposta,  la cui tesi di fondo condivido, all’articolo di Marzano. L’ha scritta Marina Terragni (per Women’s Declaration International e per Rete per l’Inviolabilità del Corpo Femminile) e me l’ha segnalata l’amica Raffaella Molena, che così commenta: “Il genere è una vera e propria ideologia che mette sotto accusa (per eliminarlo) il femminismo radicale che si è sempre battuto per una espressione libera della differenza sessuale (sia maschile che femminile). La storia dell’Inghilterra è illuminante perché dopo aver adottato ogni norma e legge per il trionfo del genere neutro, oggi sta tornando indietro avendo toccato con mano gli effetti deleteri che ha provocato”.

Ma le donne esistono ancora
di Marina Terragni

Che cos’è una donna? È quella che ci ha messi al mondo, tutte e tutti. Su questo non può esserci alcun dubbio. Il che non significa affatto che una è donna solo se mette al mondo dei figli. Continua a leggere

Si vis pacem, para pacem. La guerra toglie di mezzo la ragione e il pensiero critico

Ci avviamo al terzo mese dal suo inizio e la guerra in Ucraina non occupa più 14 pagine di giornali ma 4. Digerito il suo bagaglio di nefandezze (vedi qui e qui) e deliri (vedi qui), emergono nuovi obbrobri che vedono protagonisti strutture dello stato e organi d’informazione. Ci sono voluti quasi tre mesi perché il New York Times scoprisse che “L’Ucraina non può vincere“. E’ probabile che a guerra finita ci si domanderà a cosa sarà servita, oltre a causare morte, impoverimento per l’Europa e profitti per le lobby delle armi principalmente USA. E un aumento della disponibilità di armi per la criminalità organizzata. Basterebbe questo per rendere evidente che occorre perseguire vie diplomatiche, perché la guerra “toglie di mezzo la ragione”, equivale a un crimine e una delle sue vittime è il pensiero, come scrive Raffaella Molena negli appunti che propongo. Continua a leggere

Chandra Candiani, Abitare la meraviglia

Abitare la meraviglia
di Chandra Candiani

Quand’ero piccola, abitavo in una casa con un grande giardino che mi ha salvato. Non solo la pelle-la vita, ma anche l’anima, la meraviglia, il senso magico di esistere.

Dio abitava in tutti gli alberi e nei sassi della ghiaia, uno per uno, in mezzo alle ortensie, sia nei fiori che nelle foglie e nei rami e anche nelle nuvole. Un Dio quieto e silenzioso, un legame che non stringeva e non strattonava, un essere lì, silenziosamente. Era anche una gioia fisica. Come una brezza, un soffio. Come il respiro. E ubriacava ma con grazia. Continua a leggere

Si vis pacem, para pacem. L’ignoranza al potere

Evgenij Solonovich, 88 anni, il massimo italianista russo, è stato escluso dal comitato organizzativo del Premio Strega. “Siamo alla russofollia” scrive Angelo d’Orsi”. “La Farnesina trascina in guerra anche il Premio Strega” titola Antonio Corbo. E la Repubblica? “Premio Strega, la Farnesina cancella la giuria di Mosca”. A prescindere dal contenuto, questo titolo rassicura il lettore frettoloso, poco interessato al mondo poco appetibile dei libri: la lunga mano di Mosca è stata bloccata dal vigile Ministro degli Esteri italiano. Invece si tratta di un fatto gravissimo, segno della follia dilagante. E pensare che il Premio Strega nacque in ben altri momenti e con altri propositi, nell’Italia che usciva dal Fascismo. Così ne racconta gli inizi Maria Bellonci, ideatrice del Premio: “Cominciarono, nell’inverno e nella primavera 1944, a radunarsi amici, giornalisti, scrittori, artisti, letterati, gente di ogni partito unita nella partecipazione di un tema doloroso nel presente e incerto nel futuro. Poi, dopo il 4 giugno, finito l’incubo, gli amici continuarono a venire: è proprio un tentativo di ritrovarsi uniti per far fronte alla disperazione e alla dispersione”. A quando una iniziativa ampia e autorevole della cultura italiana? Continua a leggere

Si vis pacem, para pacem. Pace o distruzione del nemico?

Io sono senza parole. Lascio parlare per me il professor Giovanni Orsina: nella guerra in Ucraina “le parti sono ben chiare, Putin è l’aggressore e Zelensky l’aggredito, e si può e si deve simpatizzare con gli ucraini e antipatizzare con Putin. Quel che mi preoccupa, però, è l’emotività della sfera comunicativa occidentale, che ha fame di sensazioni forti e tende, di conseguenza, a essere manichea, a definire i buoni e i cattivi”. E propongo il documento che segue solo per rilanciare la domanda di Paolo Colantoni: nella guerra in corso perseguiamo “Il tentativo di trovare un accordo e di terminare il conflitto, o la voglia di alimentare il duello, provando ad annientare l’avversario, chiedendone la distruzione culturale e mediatica?” Continua a leggere

Si vis pacem, para pacem. Mercanti d’armi e finanzieri

Il 26 aprile è nata un’alleanza di 40 Paesi per dare armi pesanti all’Ucraina nella prospettiva di una guerra lunga anni se non decenni. E un tavolo permanente per la guerra anziché un tavolo permanente per la pace. Al contempo nessun sostegno per la missione di pace del Presidente dell’Onu Guterres. L’interesse generale è concentrato sulle armi, e ci mancherebbe non fosse così, visto che dall’inizio della guerra in Ucraina i profitti di produttori d’armi e finanzieri sono lievitati. C’è da domandarsi se questi profitti siano una conseguenza imprevista della guerra o la causa scatenante. La risposta è semplice, essendo noti gli intrecci fra la politica e la lobby delle armi. Secondo uno studio del 2018 del Project on Government Oversight 380 ex ufficiali militari e funzionari del Dipartimento della Difesa sono dirigenti, membri del consiglio di amministrazione, consulenti di società della Difesa o lobbisti essi stessi. Un caso per tutti: Lloyd Austin, ex generale e segretario della Difesa degli Stati Uniti e ispiratore dell’alleanza dei 40, è consigliere della società di consulenza aziendale WestExec Advisors, che lavora in particolare con l’industria delle armi; è nel fondo di investimento di Pine Island Capital Partners e siede nel consiglio di amministrazione di Raytheon. Siccome siamo in pochi ad avere queste notizie, spero non abbiano a saperle Biden, Johnson, Scholz, Macron e Draghi, che mandano armi pensando di operare per la pace e potrebbero restarci male. Continua a leggere

Si via pacem, para pacem. Il 25 aprile non è la festa del nazionalismo armato

Buon 25 Aprile a tutti. Con commozione e gratitudine per quanti “volontari si adunarono, per dignità non per odio”, come scrisse Piero Calamandrei. E con la consapevolezza che il frutto più maturo della Resistenza è l’articolo 11 della Costituzione Italiana che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Le parole migliori che oggi ho letto per rendere onore a questa data e alla sua eredità mi sembra siano quelle di Tomaso Montanari, che propongo di seguito. Continua a leggere

Si vis pacem, para pacem. Fermatevi! La guerra è una follia

Domenica 24 aprile 2022, vigilia della Festa della Liberazione, Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità. EDIZIONE STRAORDINARIA. Invia la tua adesione, le tue idee e proposte al Comitato promotore Marcia PerugiAssisi, via della Viola 1 (06122) Perugia – Tel. 075/5737266 – 335.6590356 – fax 075/5721234 – email adesioni@perlapace.it – www.perlapace.it – www.perugiassisi.org Continua a leggere

Si vis pacem, para pacem. A Kiev e a Mosca!

Il 20 aprile il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha chiesto di poter incontrare il presidente russo Vladimir Putin a Mosca e quello ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev. L’Onu spiega che l’obiettivo di Guterres è parlare di una serie di “misure urgenti per arrivare alla pace” nel momento in cui il conflitto nell’Europa dell’est rappresenta “un grande pericolo”. E la pace, ci sta dicendo Guterres, si fa andando a Kiev e a Mosca. Ieri ho letto questa notizia data in poche righe dalle agenzie di stampa e oggi mi sarei aspettato di vederla in rilievo nelle prime pagine dei giornali. Invece niente. Perché ignorare l’unico gesto concreto di pace che sia stato fatto dall’inizio di questa guerra, insieme a quelli di papa Francesco? Evidentemente c’è chi ha interesse a oscurare la pace, come emerge dall’articolo di Olga Rodríguez su elDiario.es che propongo. Continua a leggere

Si vis pacem, para pacem. Abbiamo tante guerre, una è in Ucraina

Scontri tra palestinesi e polizia israeliana alla moschea di al Aqsa, a Gerusalemme, ci hanno ricordato nei giorni di Pasqua che la guerra non è solo in Ucraina. Le guerre nel mondo sono tante. C’è chi dice 59, chi molte di più, chi 378. I Paesi in guerra sono 70, le vittime in un anno, da aprile 2021 e aprile 2022, oltre 150.000. 82 milioni di persone nel mondo sono in fuga da persecuzioni, catastrofi climatiche e guerre dimenticate. Nello Yemen, che vive una grave catastrofe umanitaria, una persona di 25 anni ha già vissuto 14 guerreCome commenta il mio amico Orazio Parisi, “Abbiamo tante guerre nel mondo e una di queste è quella in Ucraina. Ma, come ha detto qualcuno su le pagine del Fatto quotidiano, a furia di apericena noi non ce ne accorgiamo perché abbiamo dimenticato cosa è veramente una guerra. Abbiamo anche una guerra in Italia, di retrocessione economica, morale, democratica e culturale. Ma, siccome è una guerra per certi versi “invisibile” perché non è giocata con le armi e quindi non si vede come non si vedono i virus, non ce ne stiamo accorgendo. Tanto, a furia di apericena, tiriamo a campare!” Continua a leggere