Archivio mensile:Settembre 2019

La poesia della settimana. Ghiannis Ritsos

L’ultima estate


Dicono addio i colori dei tramonti. È tempo di preparare/ le tre valigie – i libri, le carte, le camicie -/ e non scordare quella veste rosa che ti stava così bene/ anche se d’inverno non la indosserai. Io,/ nei pochi giorni che ancora ci restano, riguarderò/ i versi scritti in luglio e agosto,/ anche se temo di non avere aggiunto niente, semmai/ di avere sottratto molto, poiché da essi traspare/ l’oscuro sospetto che questa estate/ con le sue cicale, gli alberi, il mare,/ coi fischi delle navi nei tramonti gloriosi,/ coi barcaioli sotto i balconi, al chiar di luna/ e con la sua misericordia ipocrita, sarà l’ultima.

Ghiannis Ritsos, Il funambolo e la luna, Un secolo di poesia, Corriere della sera, 2012, p. 227.

Un nuovo samizdat, circolazione sotterranea di contenuti autentici e liberi

Se di Giampaolo Centofanti

Se il sistema impone i propri orientamenti tacitando, dove non perseguitando, ogni altra pur pacifica e dialogante voce è possibile trovare contributi ad un’autentica ricerca? Un criterio decisivo è valutare un periodico dal pluralismo che lascia esprimere. Talora intuizioni non allineate si trovano nelle note di commento, per esempio su Facebook, in alcuni video su Youtube. Ma in certi casi anche per queste vie voci profonde vengono silenziate, pure su media che si proclamano paladini della aperta condivisione. Nello spegnimento diffuso a causa dell’omologazione del pensiero unico chi per un pervicace dono del cielo cerca ancora la verità spesso deve spulciare in questi anfratti. E ancor più cercare, per un credente prima di tutto nella preghiera, il contatto dal vivo con chiunque possa segnalarsi come portatore di piste innovative.
http://gpcentofanti.altervista.org/dove-viene-il-regno-di-dio/

Mi piace

Oggi domina il “mi piace”: la gioia sembra consistere in questo segno grafico che può assumere diverse forme: un sorriso, un cuoricino. Il Vangelo dice, invece, che la gioia sta nel cercare ciò che piace a Dio: solo il Cuore di Cristo è in grado di rispondere al nostro desiderio più profondo.

Il poeta perennemente innamorato. Rainer Maria Rilke nella traduzione di Raffaela Fazio


Da “Rainer Maria Rilke. Silenzio e Tempesta. Poesie d’amore a cura di Raffaela Fazio” (Marco Saya Edizioni), di prossima pubblicazione.

«[…] L’amore, secondo Rilke, è l’opera suprema di cui le altre non sono che la preparazione, la più alta testimonianza dell’uomo. Massima sfida tra le sfide che la vita presenta, esso comporta la disponibilità ad assecondare il movimento che lo rinnova incessantemente, e richiede un continuo lavoro sulla propria interiorità. Spirito e carne, indissociabili in questo processo, partecipano allo stesso mistero, un mistero che pervade ogni cosa e ogni creatura e che va al di là di qualsiasi morale.

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Tutti i giorni

Vorremmo sempre una risposta, una conferma, una gratificazione. Scalpitiamo se si tratta di attendere, ci spazientiamo se i risultati tardano. “Mettiti davanti a Me come una terra bagnata dalla rugiada”, dice il Cristo alla Bossis. “Ma la rugiada non c’è tutti i giorni”.

Dall’idea alla pubblicazione: Daniel Albizzati e il suo romanzo d’esordio con Fazi editore

Daniel Albizzati ha esordito con un nome importante, Fazi, e un romanzo dalla trama originale e lo stile che sicuramente colpisce. Ha scelto di raccontare la storia di un ragazzo che vive ai giorni nostri, ma pensa, parla e si comporta come un personaggio di un romanzo del secolo scorso. Una sorta di distopia al contrario, ambientata in un passato che si insinua nel presente con abiti antichi, favella ricercata, e la figura molto ben caratterizzata di un ragazzo giovane che non conosce i social, ignora i nuovi metodi per conquistare una ragazza e si affida a un amico che lo istruisce sulle piccole strategie del vivere quotidiano, un po’ come il professor Higgins con Eliza Doolittle, o Cirano per Cristiano. In questo romanzo si trova la parentesi rosa, il colpo di scena, una lettura piacevole e a tratti sorprendente per le capacità linguistiche di un autore che sperimenta vari registri.
Daniel Albizzati può essere un esempio concreto per tanti aspiranti scrittori in cerca di strade e percorsi da intraprendere. Abbiamo chiesto a lui di raccontarci “come ha fatto”.

Daniel, tu hai pubblicato il tuo primo romanzo con una casa editrice importante; raccontaci com’è andata. Da quanto tempo avevi in cantiere Le avventure di Mercuzio?
Ho pubblicato con Fazi Editore, una casa editrice italiana molto importante con cui mi sono trovato molto bene. Dopo aver consegnato personalmente una copia cartacea del mio romanzo a Elido Fazi sono stato contattato circa una settimana dopo. Gli era piaciuto. Ho cominciato a scrivere Le avventure di Mercuzio su richiesta di un amico che voleva far uscire sulla sua rivista (Il bestiario degli italiani) un romanzo a puntate. Una specie di feuilleton moderno. Ho scritto un episodio, poi un altro, e alla fine, dopo circa nove mesi, tra lavoro e università, mi sono accorto di aver concluso un romanzo. Una volta finito ci ho lavorato per altri due mesi e poi l’ho consegnato. Continua a leggere

Accanto, dentro un dado d’argento

Questa lettera immaginaria scritta da Ulrich ad Agathe fa parte di un volume virtuale che ne raccoglie altre, non meno immaginarie, tra i personaggi di altri romanzi che sono particolarmente cari al loro ardito e grato estensore, come L’Eugenio Oneghin di Alexander Puskin, La montagna incantata di Thomas Mann, L’idiota di Fedor Dostoevskij, Guerra e pace di Lev Tolstoj. Questa che segue è liberamente ispirata ai due personaggi de L’uomo senza qualità di Robert Musil e dà anche il titolo al libro che, proprio come queste lettere, almeno per il momento è rigorosamente immateriale (Gustavo Micheletti).

Accanto, dentro un dado d’argento di Gustavo Micheletti

(Su l’impossibile amore di un “uomo senza qualità”).

 Quando Ulrich scrisse ad Agathe questa lettera, erano trascorsi pochi mesi dalla fine del romanzo e della loro convivenza. Nulla le lasciava presagire una sua simile iniziativa, sebbene l’avesse fantasticata. Forse fu proprio per aver avvertito a distanza il sommesso desiderio che tale fantasticheria rivelava che lui decise, una notte all’improvviso, di scriverla di getto, senza tuttavia mai giungere in seguito al convincimento che fosse necessario, o in qualche modo opportuno, l’inviargliela.

Spero che questa mia lettera non ti sembri fuori luogo come a me in questo momento lo scriverla, che non ti appaia come il maldestro tentativo di gettare un qualche raggio ordinatore sulle nostre vite. Qualsiasi tipo di ordine interiore è conseguibile solo al prezzo del massimo disordine e della quiete irreversibile che porta con sé, per cui sarebbe un’impresa del tutto vana cercare di realizzarne uno di tipo superiore utilizzando quel che ne rimane nel ricordo, dopo che quella quiete è svanita e la vita ha ripreso il suo corso artificioso. Inoltre, il buon esito di un simile proposito potrebbe scaturire solo da un certo esercizio dell’intelligenza, ma poiché l’intelligenza stessa non è intelligente se non serve anche ad amare se stessi, sarebbe inutile produrre un tentativo estremo e tardivo per realizzare ciò di cui ho intravisto la possibilità solo dopo averti ritrovata senza averne colta l’occasione a tempo debito.

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La parola autunno

di Stefanie Golisch

a quelli che non possiamo conoscere

La prima volta, l’ho visto davanti alla stazione, lunghi capelli
grigi, valigia scalcinata, ombrello rosa pallido sotto il braccio,
lentamente si stava incamminando per non so dove, io avevo
appena perso il treno o forse non avevo perso il treno, ma la
parola autunno, il che suona più poetico e quindi c’è da
insospettirsi immediatamente, Continua a leggere

Dieci domande a dieci scrittori-traduttori. Scrivere come un lettore: Heddi Goodrich

               

Heddi Goodrich è nata a Washington nel 1971 ed è arrivata a Napoli nel 1987 per un breve scambio culturale finendo per rimanervi (tranne brevi periodi di ritorno negli Stati Uniti) fino al 1998. A Napoli ha abitato nei Quartieri Spagnoli e si è laureata in Lingue e Letterature Straniere all’Istituto Universitario Orientale. Insegnante, tiene un blog bilingue su traduzioni, letteratura e curiosità dell’italiano e dell’inglese (Il buono, il brutto e l’ulivo). Attualmente vive ad Auckland, Nuova Zelanda, con il marito e due figli. Perduti nei Quartieri Spagnoli, Giunti, 2019, è il suo primo romanzo.

 

1) Parlami della genesi del tuo libro, quando si è accesa la piccola fiamma, come l’hai custodita, quanto hai impiegato e come sei riuscita a trasformarla in un falò di 450 pagine fitte ed avvolgenti?

Ho scritto la prima bozza, in inglese, più di dieci anni fa. Mi ero trasferita ad Auckland da alcuni anni e avevo nostalgia di Napoli, dove avevo trascorso molti dei miei anni formativi. La motivazione principale era egoistica: volevo Continua a leggere

La poesia della settimana. Rabindranath Tagore

74. Sensibilità

Sono spina a me stesso,
logorato in me stesso,
trovo in me stesso
soltanto pena.
Perché cerco appoggio
presso tutti?
Non ho casa, non ho casa,
io non ho casa!
Una sensibilità
così acuta, così meschina
ahimè, non riesce a sopportare
un pizzico di disonore.
Prima fiorisce
ai piedi di tutti,
piccola, affinché
nessuno sappia.
È meglio stare nell’oscurità
imbrattato di polvere:
non voglio, non voglio
questo orgoglio misero.
Starò dissolto
nella mia povertà,
non vagherò in cerca
della grazia di tutti.
Se il cuore trova pace in sé stesso,
Il giaciglio della polvere umile
diventerà un nido di felicità.

Robindronath Tagore, Duro e tenero, Milano, Fabbri Editori, 1991, p.125.

È giusto quello che fai, se sei uno strumento in mano ad altri?

di: Guido Tedoldi

(Dopo la visione de: «5 è il numero perfetto», Italia, 2019, regia: Igort, con: Toni Servillo, Valeria Golino, Carlo Buccirosso)

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Napoli è una città vuota, non c’è in giro nessuno. E piove sempre. Possibile?

Sì, almeno nel 1972 immaginato in questo film. Sarà che i personaggi sono tutti camorristi, e quindi la presenza degli altri abitanti della città è irrilevante al punto che le telecamere non riescono a inquadrarli.

O forse è un messaggio trasversale del regista, Igort (Igor Tuveri), che in passato è stato fumettista e perciò preferisce inquadrare i personaggi in primo piano e in ombra. Come si conviene a dei criminali, del resto. In Giappone di dice che i criminali camminano sul lato in ombra delle strade lasciando alle persone oneste il lato soleggiato – e Igort ci ha vissuto diversi anni, in Giappone. Continua a leggere

Le Isolitudini di Onofri

Isolitudini_Onofridi Antonio Fiori

Isolitudini è un libro oceanico, scritto da uno spirito libero, dove si salta da un’isola all’altra senza dover dar conto a nessuno. È un continuo approdare e partire, talvolta romanzando una vacanza mai fatta, più spesso raccontando la storia di chi s’è avvicendato sulle coste o sulle alture di un’isola, vuoi per nascondersi, vuoi per oziarvi o per dipingervi un quadro, vuoi perché mandatovi in esilio. Ed allora Sant’Elena, le Falkland, le Azzorre, le Baleari, le Faroer, le Ebridi, Procida, Capri, Ventotene, prendono vita nuova e antica sotto gli occhi del lettore, si rianimano, si denudano, si scoprono e ricoprono. Non c’è bisogno d’esser poeti per cogliere la poesia di questo libro. Per il lettore, già l’indice dei nomi è un mare in cui nuotare, lasciandosi trasportare dall’immaginazione e delle suggestioni (conta oltre duemila nomi, circa duecento le isole e circa milleottocento gli autori e i personaggi storici e letterari).

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Dimmi cos’è

Cos’è importante, nella vita? La famiglia, gli amici, il lavoro; ognuno ha un suo elenco dettagliato, che comprende perfino le “cose”: il cellulare, l’automobile, la casa ai monti o al mare. Il Cristo dice alla Bossis: cosa ti resta da fare sulla terra se non amare il tuo prossimo per Me? Come dire: al fin della licenza, Io tocco.