Archivio mensile:Aprile 2008

Notizia l’è morta

di Mauro Baldrati

Lunedì sera, su La7, è andato in onda il programma Exit, condotto da Ilaria D’Amico. Il titolo era “Fannullopoli”. E’ un argomento, questo, utilizzato a piene mani dai media, perché si aggancia perfettamente a certi luoghi comuni popolari (i dipendenti pubblici sono tutti dei mantenuti che ci costano miliardi), come la sicurezza del resto (il mondo è devastato dal crimine e i criminali sono immigrati). I media enfatizzano i fatti, per sfruttare l’emotività, la paura, sentimenti che vengono per così dire nutriti dalle stesse notizie enfatizzate. Anche i politici soffiano sull’emotività popolare, a caccia di consensi: abbiamo visto il candidato e futuro sindaco di Roma Alemanno precipitarsi sul luogoci di uno stupro, seguito dalla televisione; mi ha ricordato Giancarlo Cito, il mitico sindaco di Taranto che andava sui cantieri ripreso dalla sua televisione Antenna 6 mentre sgridava gli operai perché battevano la fiacca.
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L’OGGETTO DELL’ARTE? MA L’UOMO, NO?

di: Guido Tedoldi

Appunti su una mostra di Nasan Tur, alla Riccardo Galleria Crespi di Milano di via Mellerio 1, fino al 31/5/2008 (dal lunedì al sabato h. 11÷13 e 15÷19:30)

L’inaugurazione di questa mostra è stata il 16 aprile scorso, preceduta da una presentazione avvenuta una settimana prima, il 9 aprile. Ne parlo adesso perché… ok, lo ammetto: non l’ho mica capita bene. Forse, se fossi andato alla presentazione, avrei capito di più, invece ho soltanto assistito alla vernice. Nei giorni successivi ho fatto qualche ricerca, senza venire a capo di granché. Continua a leggere

Croce e Montanelli

La più grande scoperta del ventesimo secolo forse non è la bomba atomica o la penicillina o la radio o il computer, ma il teorema di Gödel, che dimostra come un sistema logico non può contenere in se stesso il suo ubi consistam. Sarà anche la scoperta dell’acqua calda, però bisognava dimostrarla perché le migliori menti dell’umanità smettessero di avvolgersi nei circoli viziosi.
Be’, se andate a scovare la formulazione scientifica del teorema ci rimanete male: non solo è incomprensibile, ma è anche involuta, contorta, labirintica.
E non è mica un caso unico. La formula per cui è famoso Einstein, in realtà, non dice affatto che l’energia è pari alla massa moltiplicata per il quadrato della velocità della luce. La formula vera è (credo) un’equazione differenziale che afferma l’equivalenza, non di due termini, ma delle loro variazioni relative; e la sua espressione in termini matematici è complicata, esoterica, oscura.
Nella realtà tutto quanto funziona a base di semplificazioni che tradiscono il senso originario delle cose. I libri di storia dicono in poche righe che un certo patto sancì la supremazia di questo o quello Stato; ma nel documento originale, mille volte più prolisso, non è detto che questa supremazia traspaia in modo evidente. A volte capita che leggendo un trattato di pace si faccia fatica a capire chi ha vinto la guerra e chi l’ha persa. La formulazione originale di una scoperta, di una legge, di un accordo, di una decisione qualsiasi, è molto più faticosa e molto meno lampante di come appare più tardi, quando la Storia ha preso un indirizzo definito.
Quel che voglio dire è che le cose umane sono tremendamente diverse se le guardiamo a priori o a posteriori. Continua a leggere

Oralità, scrittura, storia – La poesia di Lello VOCE


(Silvio Merlino, Vulcano che dorme, 1985)

Io sono soprattutto un poeta. Tale mi considero, anche se mi è capitato e mi capita di scrivere romanzi, o di collaborare a quotidiani. Questo probabilmente deriva dalla ’fisicità’ della poesia, dal fatto che metto in gioco il mio corpo e la mia voce. Da anni ormai pratico uno strano tipo di poesia ad alta voce che forse si potrebbe definire Spoken Words, o Hip Hop Poetry, o Performance Poetry. Continua a leggere

“Il sogno della vita” di Giulio MARCHETTI


Carezza

Oltre questi anni la tua pelle riposa
e concede lo sforzo del sole
a qualcuno che ne possa godere
più a lungo di te che sei luce.
E allora tendere le dita
pressate dagli sguardi senza tempo
e memoria, perché nulla in quel momento
è visibile agli occhi più della bellezza.
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Radunitza

La Pasqua ortodossa si celebra ridendo, dopo avere affrontato la piena della sofferenza. Nella Chiesa ortodossa russa, la festa dei morti è radunitza, da rad, “gioioso”, e corrisponde alla resurrezione di Gesù; cade nella seconda settimana dopo Pasqua e si celebra recando doni ai morti sulle tombe. I morti si confondono con i semi che sottoterra fermentano e distribuiscono il cibo, come cantava Esenin, così tradotto da Bazzarelli: Continua a leggere

Giuliano Gramigna

da Quello che resta

In seduta

“Perché non mi chiede mai
se sono stato felice?
Eppure è qualcosa che conta
anche qui in analisi.
Non le importa della mia vita.
Nemmeno a me importava
in quei giorni ventosi sull’argine del Reno
nel ronzio dorato di biciclette
o sulla cime del Pont Neuf
super flumen Parisiorum.
Adesso importa al morticulus o moribondus
in postascolto di voci sperperate; e il resto.”
– Mio caro, tutto questo l’ha plagiato
dal dottor Lucian Gras. Continua a leggere

Alloro di Svezia (a cura di Daniela Marcheschi)

di Massimo Maugeri

“Perché mai studiare la letteratura italiana oggi? Quali significati e quali valori tanto grandi essa porta con sé, grazie ai nomi che l’hanno resa illustre, da farla amare con passione – nonostante ogni convenienza in un mondo votato alla causa dell’interesse economico – e da far quasi dannare taluni per studiarla, se non addirittura per farla?” Continua a leggere

Osteria Calcutta

Osteria Calcutta” di Marina Valente, edito da Sensibili alle Foglie, è la storia di un sogno che, per qualche tempo, è stata una realtà capace di cambiare le sorti di oltre duemila Adivasi, diseredati, intoccabili di uno slum di Calcutta, una delle città più aperte e più contraddittorie di tutta l’India.

Una città capace di accogliere decine di migliaia di persone senza terra e di avvelenarne altrettante con le cicliche epidemie per avvelenamento da arsenico causate dai pesticidi e dai fertilizzanti chimici introdotti in modo massiccio in un’agricoltura naturale e dagli stabilimenti della Coca Cola (bevanda, fino a pochi anni fa completamente inesistente nel West Bengal) le cui pompe hanno raggiunto gli strati più profondi della terra, pescandovi -assieme all’acqua- metalli pesanti ed arsenico.

C’è qualcosa di profondamente poetico nel diario di Marina Valente e nella sua sincera passione per queste persone che vivono, dormono e muoiono in strada e che non hanno niente: neppure la certezza di potersi svegliare l’indomani.

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Vietata povertà

Provvedimento valido in un raggio di 500 metri da piazze e monumenti. Blindata la città di San Francesco. D’accordo i frati del convento. Assisi vieta le chiese ai mendicanti. Il sindaco: “Tutelo i luoghi di culto”.
(da la Repubblica, 27 aprile)

Ma perch’io non proceda troppo chiuso,
Francesco e Povertà per questi amanti
prendi oramai nel mio parlar diffuso.
La lor concordia e i lor lieti sembianti,
amore e maraviglia e dolce sguardo
facieno esser cagion di pensier santi;
tanto che ‘l venerabile Bernardo
si scalzò prima, e dietro a tanta pace
corse e, correndo, li parve esser tardo.
Oh ignota ricchezza! oh ben ferace!
Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro
dietro a lo sposo, sì la sposa piace.
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, Canto, XI, vv. 73-87) Continua a leggere

MONASTERO DI CAMALDOLI, Il corpo sottratto

I relatori

Antonio Attisani

è critico teatrale, docente e responsabile scientifico del master interdipartimentale in “Linguaggi non verbali e della performance” presso il Dipartimento di Filosofia di Ca’ Foscari di Venezia

Giorgio Bonaccorso

specializzato in teologia liturgica, si occupa dei riti religiosi e cristiani con particolare attenzione all’aspetto antropologico. Docente dell’Istituto di Liturgia Pastorale di S. Giustina di Padova. Ha pubblicato diversi libri Continua a leggere

da “Davanzali di pietà”, 2008, di Marina Pizzi

1.

la lira nella toppa ma non sa aprire

che passeri dal becco senza cibo

o avvisaglie botaniche di cadute

giù dall’albero tutte piuttosto verdi

primule d’ansia una verità d’accetta.

eccetto il padre delle funi

qua si celebra l’ingorgo del declino

verso le barche con buchi a fontana.

poco ne resti il vanto della brama

mano migrante in tasca di vandalo.

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Città di teatro

di Marco Sandre

(primo atto)

I

E’ successo, veniva la bellezza intelligente
non importava di chi, ma era per noi
lo stesso profumo d’oro la schiena nella sabbia
(sotto le coperte contavamo i fiori
le ferite dei corpi nei sogni, luci fredde
accese da altri, supplicavano)
sorprendevano ancora il sapore di voci
e di esperienze.

Davamo appuntamento alla città insolente
attraverso l’imbarazzo dell’acqua del mare tra due nomi
scomposto attraverso noi lo sguardo rivolto
più profondo, sempre più somigliante
alla città che chiedeva di vederci migliori. Continua a leggere

Mr R Mr A

di Blackjack

Avete presente due extracomunitari? Sì, proprio quelli che, vestiti in modo strano, con quell’accento strano, con quel loro incedere molto poco occidentale, schiviamo quando camminiamo per strada pensando che viaggino sempre con una pistola o un coltello in tasca pronti a rapinare noi, poveri occidentali civilizzati. Continua a leggere