Archivio mensile:Maggio 2021

“Cosa rimane”, di Rita Pacilio

Recensione di Francesco Improta

Rita PacilioCosa rimane, ed. Augh! (collana “Frecce”)

Quasi in contemporanea con Pretesti danteschi per riflettere di sociologia (Guida editore 14 €), Rita Pacilio approda in libreria con Cosa rimane (Augh, collana “Frecce”, 13 €), a testimonianza della sua vena prolifica e poliedrica. Si tratta di un romanzo e rappresenta la prima prova narrativa della scrittrice beneventana, non potendosi definire tali, a dispetto della loro veste prosastica, Non camminare scalzo e L’amore casomai e avendo privilegiato in passato altri generi letterari: poesia, teatro, saggistica e persino il canto. Continua a leggere

Lirico terapia. Giovanni Giudici, Preliminare di accordo.

Preliminare di accordo

giugno 1968

 

Tuttavia un minimo d’impostura è necessario mi disse.

La verità non coincide con la saggezza.

Stanno contro il disordine alcune regole del gioco.

Sii grato al rituale. La verità ti divora.

 

Hai ragione si aspettava che rispondessi.

Recitiamola pure la farsa del ragionevole.

Anch’io ripeterò che tutto non si può avere

pronto a morire purché non crolli il letto dove muoio.

 

Ma anche per me era l’ultima occasione che restava.

E prima di sottoscrivere solo chiedevo se in cambio

dell’accettare quel molto di finzione che diceva

un minimo di verità sarebbe stato compatibile.

Giovanni Giudici tocca leve sensibili e, diremmo oggi, politicamente scorrette. Qui il tema è quello di una verità negata, al punto che è possibile sperare solo in un minimo residuo, un livello di semplice sopravvivenza. Al lettore cogliere lo spessore del dramma, che diventa universale.

Stagioni

Le stagioni passano lente, in ritmi impercettibili. Così è l’amore, che richiede la pazienza del contadino e l’entusiasmo dell’esploratore: la calma di chi attende e la passione di chi sboccia.

Lirico terapia. Maria Luisa Spaziani, La via Crucis.

La via Crucis

La bronchite stanotte mi trasforma

in una quercia carica di neve.

Crocifissa alla terra con radici

di debolezza e brividi,

sento i rami che grevi si curvano

sotto il peso di mille cristalli.

Conobbi un giorno un ragazzetto, molto

piú malato di me. Continua a leggere

Mangiare

Mangiare Gesù, tenerlo con sé per tutto il giorno, è il miracolo dell’Eucaristia. Ci sarebbe da chiedersi cosa ci portiamo appresso, nel viaggio della vita, su quale cibo facciamo affidamento. Finché il cielo non sorge nel cuore, la terra gli nasconde la luce.

Lirico terapia. Anna Achmatova, Venezia


Venezia

Colombaia dorata sull’acqua,

tenera e verde struggente,

e una brezza marina che spazza

la scia sottile delle barche nere.

 

Che dolci, strani volti tra la folla,

nelle botteghe lucenti balocchi:

un leone col libro su un cuscino a ricami,

un leone col libro su una colonna di marmo.

 

Come su di un’antica tela scolorita,

il cielo azzurro fioco si rapprende…

ma non si è stretti in quest’angustia,

e non opprimono l’umido e l’afa.

Come parlare di Venezia? Come definire l’indefinibile? La Achmatova lo fa da par suo, con risultati che ciascuno di noi può giudicare secondo i suoi parametri.

Mi ami tu?

C’è una domanda più importante di tutte, quella che, come si dice, taglia la testa al toro. Inutile farsi le altre se questa non ha preso il primo posto, se non è quella che conta. È la domanda rivolta dal Risorto a Simon Pietro, sulla riva del lago: Mi ami tu?

Poesia del XXI secolo

Lidia Riviello è nata a Roma, Autrice e conduttrice di programmi radio e tv (Radiotre, Radiodue,  Rai Tre , Rai Uno, La7, Sky) collabora con quotidiani, riviste e blog . Idea, cura e organizza eventi e festival  di poesia e arte in Italia e all’estero a partire dal 1994 collaborando con la redazione  della rivista bilingue ‘Italian Poetry’ curata da Gian Carlo Ferretti e Carlo Bordini. Nel 1998 pubblica il suo primo libro, Aule di passaggio (NOUBS, 1998) a cui seguono L’infinito del verbo andare (2002, prefazione di Edith Bruck), Rum e acqua frizzante (2003, nota di Carla Vasio),Neon 80 (ZONA, 2008, nota di Edoardo Sanguineti – Premio A. Delfini 2007)  Ritorno al video (2009), Sonnologie (ZONA, 2016, nota introduttiva di Emanuele Zinato.)  Suoi testi sono tradotti in inglese, francese, giapponese, spagnolo, sloveno, tedesco, arabo e svedese. È presente nell’antologia Poeti degli anni zero (a cura di Vincenzo Ostuni, 2011) e in numerose altre antologie e riviste italiane e straniere.  Citiamo, tra le riviste : Nuovi Argomenti, Alfabeta 2, Il Verri,  Poesia, OR ( Los Angeles press, a cura di Paul Vangelisti), il sito della nuova poesia italiana ‘Un autre poésie italienne’ a cura di Ada Tosatti,  Doppio Zero, Semicerchio. Tra gli altri, hanno scritto sulla poesia e presentato il suo lavoro: Edoardo Sanguineti, Andrea Cortellessa, Valerio Magrelli, Nanni Balestrini.

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Lirico terapia. Giorgio Caproni.

Generalizzando

Tutti riceviamo un dono.

Poi, non ricordiamo piú

né da chi né che sia.

Soltanto, ne conserviamo –

pungente e senza condono –

la spina della nostalgia.

***

Senza parere, Caproni mette nero su bianco un dato d’importanza capitale: siamo dono. Solo qui si trova il senso della vita, che porta con sé la possibilità di essere felici. Al di fuori di questo, c’è solo nostalgia.

Lirico terapia. Georgy Adamovic. Ci sono senza dubbio strane parole


Ci sono senza dubbio strane parole

Ci sono senza dubbio strane parole,

Non sono invenzioni, né deliri.

Mi viene freddo appena

Odo la parola “ultimo”.

L’ultima ora. Quale immenso giardino!

L’ultima sera. O, quale fiamma!

Come i pioppi frusciano sinistri

Con rami neri trasparenti…

È vero che certe parole, in certi momenti, fanno nascere sensazioni vitali, apparentemente contraddittorie (mi viene freddo, quale fiamma!). L’unione degli opposti è una chiave imprescindibile per capire la vita.

La poesia di Rino Gaetano

Un ricordo a 40 anni dalla scomparsa

A cura di Guido Michelone

L’improvvisa scomparsa – a Roma, il 2 giugno 1981, per un incidente stradale – di Rino Gaetano, nato a Crotone il 29 ottobre 1950, priva il mondo della canzone italiana di un artista che, sul piano dell’attività creativa, avrebbe ancora avuto molto da dire: muore un personaggio nazional-popolare, estroso, simpatico, accattivante, sebbene alcuni detrattori sostengano che nei due ultimi anni di vita si trovasse in una fase calante dell’ispirazione poetico-musicale, destinato, a commercializzarsi o a vendersi al business in favore di una canzonetta sempre più orecchiabile, innocua, banalotta. Non lo si saprà mai, purtroppo.  Continua a leggere

Il prossimo

Gesù desidera che lo vediamo nel prossimo, e che lo trattiamo di conseguenza. Non c’è da stupirsi, se san Paolo afferma che tutto è nostro, noi siamo di Cristo e Cristo è di Dio. Se nell’amore tutto è collegato e ciò che tiene tutto è Dio, è così strano pensare che sia in ciascuno di noi, nessuno escluso?

Giudici poeta dell’eros. Nel decennale

Di Giovanna Menegùs. Pubblicato da Avamposto. Rivista di poesia, nella rubrica ‘Odiare la poesia’.

Un po’ per caso mi accorgo che questo 2021 secondo anno dell’era Covid è il decennale della morte, non solo di Zanzotto, ma ­– il 24 maggio – anche di Giovanni Giudici.
Noto poi questo: i due grandi del secondo Novecento, quasi esattamente coetanei, vengono presentati da critica e manuali di storia della letteratura in sequenza e come una sorta di coppia, coppia però dagli elementi ben distinti, paralleli più che tangenti: Raboni, collocandoli insieme sotto il segno di «Grande stile e ironia», li rappresenta come «due solitudini».
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Alessandro Gianetti, “La ragazza andalusa”

Recensione di Stefano Costa

Alessandro Gianetti, La ragazza andalusa, Arkadia editore, 2020 (180 pagine)

Sono stato sia in Spagna sia in Portogallo, nella mia vita: che poi è come dire tutto e niente, perché i due Paesi, in realtà, restano frantumati, oggi come ieri, in una miriade di spazi sia fisici sia immaginifici che nulla hanno a che fare gli uni con gli altri. Dunque anche la mia Penisola iberica no, non ha nulla a che fare con quella di Gianetti: e proprio per questo quella di Gianetti mi rimarrà addosso. Sarà che io molti dei luoghi di questo romanzo – dall’Andalusia all’Algarve, dall’Estremadura a ciò che uno ha dentro – li ho vissuti nel battito di ciglia di una vacanza o poco più: un’andata tra amici in un Paese straniero a cercare divertimento, e a non trovarlo se non nelle parole degli amici stessi con cui si era là, e con i quali si poteva anche andare solo al bar, a bere una cosa. Continua a leggere

Dante e Forese Donati

Come spiegato ieri su Nazione Indiana, riportando la prima parte di questa cosiddetta tenzone, si tratta di uno scambio di sei sonetti, tre a testa, nei quali Dante e il suo compagno di poesia Forese Donati si scambiano insulti e insinuazioni varie. La tenzone finisce con l’ultima risposta di Forese, così che alcuni dicono che questi ha in qualche modo “vinto”. In realtà, da quel che risulta dalle conoscenze che abbiamo dell’atmosfera che all’epoca regnava tra giovani fiorentini, poeti o comunque uomini in vista della scena politica — e Dante lo era assai — si trattava di schermaglie e di alterchi abbastanza comuni e che non nascondevano alcuna vera ostilità. Tanto che, quando Dante troverà Forese nel XXIII e XXIV del Purgatorio, i loro rapporti saranno ben diversamente affettuosi.

4. Forese a Dante (LXXVI)

Va’ rivesti San Gal prima che dichi
parole o motti d’altrui povertate,
ché troppo n’è venuta gran pietate
in questo verno a tutti suoi amichi.
E anco, se tu ci hai per sì mendichi,
perché pur mandi a·nnoi per caritate?
Dal castello Altrafonte ha’ ta’ grembiate,
ch’io saccio ben che tu te ne nutrichi.
Ma ben ti lecerà il lavorare,
se Dio ti salvi la Tana e ’l Francesco,
che col Belluzzo tu non stia in brigata.
Allo spedale a Pinti ha’ riparare;
e già mi par vedere stare a desco,
ed in terzo, Alighier co·lla farsata.

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