Chi ha nostalgia dell’acqua? L’acqua è tanta. Neanche il Cristo dipinto, il volto di agnello biondo e mansueto, «è dell’Allegri»; eppure sembra bello. Siamo stati a Correggio per Tondelli. E perché non sono solo? Perché? Indovina. Già volevo esserlo, ma arrivano due uomini. Non è bello ripetere che Vicky godeva, che Vicky ha goduto molto. E quanto era solo, Vicky? Arìn bucìn, dunque – con tutto quello, pura filastrocca emiliana, che segue. Poi si parlerà d’altro, ancora, in pura finzione. In questi segni c’è troppa personalità. La videoscrittura li elimina in un soffio, copiando: non sono belli i segni graffiati su una carta, in treno, e quasi massacrata la carta. Ho studiato e guardato. Ma non studio e non guardo più. Tanto lavoro è stato contorto, troppo. La sorella inizia un percorso alto, alta. Il fratello, che è scrittore, rientra in una sua condizione e la lascia – libera. Questi figli, i figli, crescono e si inoltrano. Di notte ha pianto, disperatamente, e non pensava al dolore del mondo. Pensava ad un uomo composto, che entra e mangia cioccolato a chili, di notte, come un ladro che veglia. Quello si è reso brutto mangiando, e rovina i vestiti buoni. Ha pianto, perché si riconosce nella caricatura, brutto: così mangerò per essere visto, e non goderne; e voglio che uno arrivi, e dica «ti perdòno», «sei libero». Nel film avviene, dove l’uomo è rialzato presto. Al mattino telefona qualcuno, ride, porta il bene al fratello. Ora scherza su una volontà di sparire a cui – forse – non si dà più peso, giustamente. Dopo i segni, desidero l’affetto: cioè il loro silenzio. Il fine è molto lieto. Ho pietà per Tondelli, di cui si parla, come si usa un vessillo per dire: non è tuo, è mio.
(«pezzo facile», da Digesto, inedito)