Archivi categoria: Oltre la letteratura

Abilio Estévez, “Testimonianze di un’orgia poetica”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Abilio Estévez, Testimonianze di un’orgia poetica, Arkadia Editore, 2023 (traduzione di Alessandro Gianetti)

Cuba, per me, è un mito un po’ come per Abilio Estévez, autore di questo libro straordinario, Testimonianze di un’orgia poetica. Per lui – già pubblicato in Italia con Tuo è il regno (Adelphi, 1999) e I palazzi lontani (Adelphi, 2006) –, perché, dopo averci vissuto e sofferto a lungo, l’ha lasciata probabilmente per sempre. Per me, perché non ci sono mai stato, pur approfondendone da anni la realtà socio-politica nelle vesti di traduttore di un altro grande – e pur diverso per stile – scrittore cubano, Amir Valle.

In qualche modo, sento vividamente quelle strade, quegli odori e quei colori – e anche i suoni, inclusi quelli che formano le parole pronunciate e quelle scritte. E conosco, o riesco perfettamente a immaginare, sia il tormento di chi non può più rientrarvi per motivi politici, sia quello di chi ci è sempre rimasto, pagando il prezzo di restrizioni, discriminazioni e castighi perché non si allineava al pensiero unico del regime castrista, o magari perché esprimeva, col suo modo di essere ancor prima che con la sua opera, una “scandalosa” visione libera dell’esistenza. Continua a leggere

Cristiano Dorigo, “Acque alte”

Da Acque alte, di Cristiano Dorig(Meligrana Editore)

Il 21 marzo esce, per Meligrana EditoreAcque alte di Cristiano Dorigo. È un piccolo libro importante: Dorigo, per trent’anni, come educatore, ha lavorato con ragazze che hanno subito traumi indicibili in famiglia. Ci presenta alcune di queste giovani donne, ma, come scrive il Professor Emanuele Pettener della Florida Atlantic University nella postfazione che qui presentiamo, lo fa con pudore, delicatezza, e uno stile originale, “un gesto ribelle nei confronti di quella che Calvino chiamava la peste del linguaggio”.

Prefazione di Emanuele Pettener

“Una fiamma viva”

Spesso temi importanti — quali l’abuso fisico o psicologico ai danni delle donne — diventano un pretesto, da parte di chi ne parla e ne scrive, per gonfiare l’ego, solleticare la vanità,  farsi belli.

Sui giornali, in televisione, sui palcoscenici “social” ci si lancia in vibranti e sdegnate tirate, grondanti un tale pathos che l’autore inevitabilmente finisce per inebriarsi alla bellezza lirica della propria voce e il cui scopo (talora senza che nemmeno l’autore, colto dalle vertigini della propria altezza morale, se ne renda conto) è un tornaconto di visibilità.

Conclusa l’invettiva, commosso e appagato, l’oratore-giornalista-opinionista su Facebook va a farsi un panino al salame. Continua a leggere

NEI LAGER DI IERI… E NEI LAGER DI OGGI

NEI LAGER DI IERI… E NEI LAGER DI OGGI

di Fabiano D’Arrigo

Ho avuto la possibilità d’andare in mezzo e attraverso i drammi della storia del Novecento,

percorrendo un lungo itinerario che da Sant’Anna di Stazzema porta al lager della Risiera di San Sabba, al lager di Auschwitz-Birkenau e arriva al gulag delle isole Solovki: i lager di ieri.

L’itinerario potrebbe idealmente proseguire nei lager di oggi: il campo n. 14, la colonia penale IK 3, i centri di detenzione libici.

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“Da nord a sud andata e ritorno” di Alessandra Catalano

Alessandra Catalano, artista eclettica, ha di recente realizzato un cd di canzoni folk intitolato Da nord a sud andata e ritorno, con il quale la sua biografia diventa pretesto narrativo per raccontarsi in musica.

I brani sono stati scelti tenendo conto del dialetto dei luoghi in cui l’artista stessa ha vissuto, prima fra tutti la Liguria, e dei personaggi del mondo artistico italiano che hanno lasciato un’impronta indelebile sul suo cammino.

E’  possibile visionare l’intero spettacolo a questo link.

Alessandra Catalano nasce a Imperia nel 1969. Studia
danza classica e moderna, e successivamente pianoforte presso l’istituto magistrale Amoretti di Imperia.
Nel 1989 prosegue gli studi coreutici a Roma presso la scuola Mimma Testa, partecipando a spettacoli in diversi teatri della capitale fra cui l’Eliseo e il Quirino. In seguito, approfondisce lo studio del musical.
Nel 2003 fonda a Imperia la scuola “Arte Danza Kaleidos”, nella quale svolge la funzione di docente. Nel luglio 2022 esce il suo primo album di musica folk Da nord a sud andata e ritorno, dove percorre la penisola italiana raccontando i luoghi del cuore e dell’anima.
Il 20 agosto 2022 ha presentato al Festival del Maro (IM) lo spettacolo “Da nord a sud andata e ritorno”, nel quale ha riproposto i brani dell’omonimo disco, sotto forma di spettacolo teatrale, nei panni di una “cantacontastorie” che percorre la sua storia personale intrecciandola con quella della canzone italiana regionale.
Attualmente sta lavorando al suo secondo album musicale come cantautrice.

Olivia Crosio, “La mentalità della sardina”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Olivia Crosio, La mentalità della sardina, Arkadia Editore, 2022

Il nuovo romanzo di Olivia Crosio La mentalità della sardina è stato per me una piacevolissima scoperta degli ultimi mesi (anche se è uscito nel settembre 2022). Non solo per la gradevolezza dello stile e della storia – il viaggio lungo la Via Francigena di una donna insoddisfatta della piega che, dopo tanti anni, il suo matrimonio ha preso –, ma per la capacità che ha di calare i lettori nei singoli luoghi e situazioni. È quasi un’opera teatrale in movimento, con molteplici incontri e confronti tra tipi umani diversissimi, scenari attinti dalle ultime tappe del cammino – dalla Garfagnana a Roma – e micro-angoli d’Italia che diventano come palcoscenici di una rappresentazione viandante.

Per quanto, indubbiamente, figlia dell’oggi, delle sue noie e delle sue tentazioni di “fuga”, quest’opera ha, come nascosta in sé, un’anima medievale, che trasuda dalle pagine quasi come se le pietre delle mura e delle case che costellano il percorso sporgessero dalla carta, portando i lettori nel – o meglio, nel qui – non solo della narrazione, ma della dimensione senza tempo che è propria dei gioielli d’arte sparsi perfino nei punti meno noti del territorio italiano. Continua a leggere

“Gli altri”, di Ignacio Carral

Recensione di Giovanni Agnoloni

Ignacio Carral, Los otros, ed. I Libri di Mompracem, 2023

Frutto di un’inchiesta giornalistica condotta dall’autore in prima persona all’inizio degli anni ’30 e uscita a puntate sulla rivista “Estampa”, Gli altri (Los otros) di Ignacio Carral, qui tradotto da Riccardo Ferrazzi, è un esempio di narrativa di grande vividezza e carica realistica, perché nasce dall’impasto stesso della vita più dura, quella degli ultimi – l’altro lato della Madrid benestante di quel periodo, immediatamente precedente il precipitare degli eventi che nella seconda metà di quel decennio avrebbe condotto alla guerra civile.

L’autore – morto di arresto cardiaco nel 1935, a soli trentotto anni – entra in quel mondo di miseria senza filtri o scappatoie. Patisce le stesse condizioni impietose dei senzatetto della capitale iberica, conoscendo il freddo, la mortificazione e la perenne stanchezza, oltre naturalmente all’onnipresente fame, sia pur temperata, a tratti, da pasti rimediati qua e là. E tutto questo lo restituisce con incandescente immediatezza e – combinazione quanto mai rara – con uno stile asciuttissimo, privo di ornamenti di sorta. Un perfetto esempio di giornalismo che si fa letteratura, in controtendenza rispetto a tanta tradizione ampollosa del tempo, com’è stato messo in luce in occasione della presentazione fiorentina del volume, cui sono stato lieto di assistere. Continua a leggere

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“Codex Rubens”, di Marco D’Aponte, Michel Hoëllard e Nathalie Neau

Recensione di Giovanni Agnoloni

Codex Rubens

Testi di Michel Hoëllard e Nathalie Neau, illustrazioni di Marco D’Aponte

 Ed. Töpffer, 2022

Opera originalissima, questo Codex Rubens, graphic novel realizzata in collaborazione tra l’illustratore italiano Marco D’Aponte e gli autori francesi Michel Hoëllard e Nathalie Neau. Sospesa tra il fascino senza tempo della figura del grande pittore fiammingo Paul Rubens (vissuto tra il 1577 e il 1640) e il mistero di una narrazione che interseca piani temporali e narrativi appartenenti al nostro presente e ad epoche lontane, ci conduce attraverso le tappe della vita di Rubens interpolandole con elementi surreali come suoi incontri con artisti novecenteschi (e non solo), creando così un mélange perfetto di biografia e ucronia che ha qualcosa del film Midnight in Paris di Woody Allen.

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“Le case dai tetti rossi” di Alessandro Moscè

Recensione di Monica Baldini

Alessandro Moscè, Le case dai tetti rossi, Fandango Libri, 2022

Le case dai tetti rossi di Alessandro Moscè, edito da Fandango, è un romanzo che tratta un tema assai complesso: la malattia mentale prima della Legge Basaglia che ha comportato la chiusura definitiva dei manicomi. Prima, chi vi entrava, era condannato per sempre come un ergastolano. Qualcuno non era nemmeno malato, ed è tremendo ammetterlo. Perché una prostituta, un epilettico, un barbone finivano in un istituto psichiatrico fino al termine della loro vita? Perché la società era impreparata ad accoglierli e perché le famiglie non avevano alcuna attenzione per il cosiddetto “diverso”. Oggi sarebbe impensabile, tanto che Moscè lo dice apertamente che la Legge Basaglia, promulgata nel 1980, può considerarsi la più grande conquista civile del dopoguerra italiano. Continua a leggere

Enrico Macioci, “Sfondate la porta ed entrate nella stanza buia”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Enrico Macioci, Sfondate la porta ed entrate nella stanza buia, TerraRossa Edizioni, 2022

Quella di Alfredo Rampi, il bambino precipitato nel pozzo di Vermicino nel giugno del 1981 e lì morto dopo lunghi e drammatici tentativi di salvarlo, seguiti dalla TV nazionale e, suo tramite, da quasi tutti gli italiani, è una vicenda che ci ha segnati profondamente. Anzi, a ben vedere, è una delle prime di cui io ricordi degli scampoli di immagini televisive, insieme a certi flash di attentati terroristici, così frequenti in quella stagione storica.

Il punto centrale di Sfondate la porta ed entrate nella stanza buia, il nuovo romanzo di Enrico Macioci, uscito da poco per TerraRossa, è proprio questo, come l’autore spiega molto bene nel capitolo di apertura. Quella tragica storia – preceduta, a livello d’impatto, forse solo dalle stragi degli anni ’70 e dal rapimento di Aldo Moro, ma in quei casi non in diretta, e inoltre, giusto un mese prima, dall’attentato alla vita di papa Giovanni Paolo II – ha determinato l’ingresso impietoso e devastante dell’occhio dei media nella vita collettiva. Uno sguardo, il loro, che ha finito per diventare il nostro con una corrispondenza pressoché perfetta, spingendoci senza riserve né pudori nei territori dell’angoscia più radicale (anche se non necessariamente nella direzione giusta, quella della coscienza di sé e della crescita personale).

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Tito Barbini, “Il fabbricante di giocattoli”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Tito Barbini, Il fabbricante di giocattoli, Arkadia Editore, 2021

Il fabbricante di giocattoli è qualcosa di più e di diverso da una biografia e da un romanzo. È sì, in parte, entrambe le cose, ma non la loro semplice sommatoria. Semmai, una combinazione, o un amalgama, che affonda nei territori della storia per estrarne un succo di verità privata – ma quintessenzialmente universale.

Tratta della vita dell’anarchico russo (in seguito divenuto cittadino argentino) Simón Radowitzky e del percorso che lo condusse, a causa dell’omicidio del capo della polizia di Buenos Aires, avvenuto nel 1909, a essere imprigionato nella colonia penale di Ushuaia, nella Terra del Fuoco, dove avrebbe patito condizioni terribili, e quindi a evaderne avventurosamente per riparare in Spagna. Qui avrebbe partecipato alla Guerra civile, e infine si sarebbe nuovamente rifugiato al di là dell’Atlantico, fabbricando giocattoli per bambini a Città del Messico, nei pressi della casa dove viveva e fu assassinato Lev Trockij. Continua a leggere

Stefano Levi Della Torre, Variazioni sull’acqua

Piccola onda, 1999Piccola onda, 1999

Una mostra di Stefano Levi Della Torre su sor’aqua
di Giorgio Morale

Si è aperta il 27 settembre e si concluderà il 17 ottobre la mostra Variazioni sull’acqua che raccoglie 55 dipinti di Stefano Levi Della Torre presso la Centrale dell’Acqua di piazza Diocleziano 5, a Milano.

La mostra è una sorta di discorso cum figuris, strutturato su una solida architettura argomentativa attorno a uno dei beni più preziosi per la vita della Terra, in cui si riconosce l’azione dello Stefano Levi Della Torre saggista. Continua a leggere

Chandra Candiani, “Un libro disordinato è un invito alla sovversione”


Foto di Alessandro Ripamonti

Su Questo immenso non sapere di Chandra Candiani
di Giorgio Morale

Questo immenso non sapere. Conversazioni con alberi, animali e il cuore umano, il nuovo libro di Chandra Candiani, pubblicato nella collana einaudiana di saggi brevi “Vele”, è una sorta di manuale per “svegliare la vita perché ci dia una mano”. Continua a leggere

Chandra Candiani, Questo immenso non sapere

Dal 31 agosto è in libreria Questo immenso non sapere (Einaudi 2021), uno splendido “libro disordinato” ma “con un suo ordine interno e misterioso“, con cui Chandra Candiani ci propone meditazioni all’aria aperta, “vasti nel vasto“, conversando con “alberi, animali e il cuore umano“. Ne propongo un brano, in attesa di parlarne diffusamente. Continua a leggere

Carlo Cuppini, “Il mistero delle meraviglie scomparse”

Recensione di Giovanni Agnoloni

Carlo Cuppini, Il mistero delle meraviglie scomparse, Marcos y Marcos, 2021

Questo, che non è l’esordio, ma senza dubbio il libro finora più importante di Carlo Cuppini, narratore e poeta urbinate ma fiorentino di adozione, è proposto come un libro per bambini, ma di fatto è un’indagine e un percorso trasformativo rivolto anche ai lettori adulti. La storia ruota intorno a uno di quegli inciampi del destino che spesso segnano la transizione in un nuovo ordine di cose – più o meno come il tempo infausto in cui, negli ultimi diciotto mesi, ci siamo ritrovati a vivere (prima analogia significativa con il presente, per un’opera scritta prima della “pandemia”). E il fatto spiazzante è questo: i monumenti di Firenze sono spariti. Qualcuno, nello spazio di una notte, li ha presi e portati via – verranno poi ritrovati sparsi in varie parti del mondo, arrivati lì non si sa come. Continua a leggere

Rita Pacilio, “Pretesti danteschi per riflettere di sociologia”

Recensione di Francesco Improta 

Rita Pacilio, Pretesti danteschi per riflettere di sociologia (ed. Guida)

Che Dante possa aver offerto spunti di riflessioni per una scienza decisamente moderna come la sociologia, la cui data di nascita si suole far risalire al 1824 (A. Comte), non deve meravigliarci più di tanto. Nell’Alighieri, infatti, è tale l’intensità del sentire, non disgiunta da una straordinaria e incomparabile ampiezza culturale, che bene ha fatto Rita Pacilio, sociologa, poetessa, operatrice culturale nonché editrice, a utilizzare per queste sue divagazioni psico-sociologiche alcuni versi del grande Fiorentino, di cui tra l’altro quest’anno si celebra il settecentesimo anniversario della morte. I versi, come si evince dal titolo, sono pretesti che assumono il valore di guide orientative per i lettori, chiamati a confrontarsi con temi e argomenti concernenti la loro sfera psicologica e il loro comportamento in società. Continua a leggere

Buona lettura 27: “Il maragià di Firenze” di Paolo Ciampi

Buona lettura è una rubrica curata da Mara Pardini. Uno spazio per “assaggiare” libri buoni, ovvero utili, piacevoli, intelligenti, capaci di lasciare un segno nell’immaginazione di chi li sfoglia. Un taccuino per catturare le impressioni, i messaggi e le parole che escono di pagina in pagina ma anche per incontrare scritture nuove e legate all’attualità. Un angolo per parlare di libri e condividere il gusto di una buona lettura.

Per Arkadia Editore, Paolo Ciampi ci regala una storia piena di vita reale dedicata al maragià di Firenze, detto “l’Indiano“, ovvero a quell’enigma di pietra che sorge nella zona della Cascine, nella periferia fiorentina e che commemora, appunto, il primo maragià arrivato in Europa poco più che adolescente.

L’intento dell’autore de Il maragià di Firenze è che non venga più considerato “l’Indiano di Firenze” venuto in Italia a morire giovanissimo, ma una “persona con vita dietro di sé“, seppur inabissatasi troppo presto. Ciampi ricostruisce così le vicissitudini del sovrano che appartiene al “Paese delle tigri e degli elefanti“, riflettendo su genealogie, successioni e regni che contraddistinguono il 1850 e gli anni successivi. E inizia a cercare l’India a Firenze, in quella Firenze che ancora per poco è capitale d’Italia e che attira il maragià per la sua bellezza, senza mai venire meno al pudore che avvolge le vite che ci hanno preceduto.

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Paolo Ciampi, “Il maragià di Firenze”

Recensione di Marisa Salabelle

Paolo Ciampi, Il maragià di Firenze, Arkadia Editore, 2020

Nonostante i capelli sale e pepe, Paolo Ciampi ha l’aria di un eterno ragazzo, anche se ragazzo, ormai, non è più. Sorriso aperto, modi affabili, parlantina sciolta, Paolo quando può inforca la bicicletta e i suoi libri assomigliano un po’ a una passeggiata in bici: imbocca una pista, fa una deviazione, prende un sentiero che non si sa dove porti, ritorna sulla ciclabile ma ne esce subito in cerca di qualcosa di diverso. Accade così anche con Il Maragià di Firenze, appena uscito per Arkadia editore, l’ultimo di una serie di libri che parlano di persone più o meno note, delle loro vite più o meno nascoste, e nello stesso tempo parlano anche di Paolo, di come si ingegna per documentarsi sui personaggi che l’hanno incuriosito, dei problemi che le sue ricerche gli pongono, delle domande che gli suscitano. Questa volta si tratta nientemeno che di un Maragià, un giovane indiano sovrano di un piccolo Stato, ai tempi in cui l’India faceva parte dell’Impero britannico, quindi un Maragià sotto tutela, educato e custodito dagli inglesi. Siamo nel 1870 e il Maragià fa un viaggio in Europa: il tipico viaggio di formazione dei giovani di buona famiglia. La sua meta principale è l’Inghilterra, ma il suo tour continua in Olanda, in Francia, in Austria e infine in Italia. Venezia, Firenze. Purtroppo nel corso del viaggio il ragazzo si ammala e l’Italia non riesce a godersela: a Firenze muore, e il Comune autorizza un funerale secondo l’uso indiano, con tanto di pira e di ceneri sparse alla confluenza tra l’Arno e il Mugnone. Qualche anno dopo la madre dello sfortunato principe viene a Firenze e tra le altre cose fa erigere un monumento in ricordo di suo figlio, al parco delle Cascine, vicino al luogo in cui si è svolto il rito funebre.

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“Non capirete comunque”, di Massimiliano Calloni

Recensione di Emanuele Pettener

Massimiliano Calloni, Non capirete comunque

“Ero vivo! Ma non potevo saperlo”. La cosa che più stupisce di questo libro è che non è cupo. Addirittura, a tratti, attraversato da leggerezza e venato d’umorismo. Eppure la storia di Massimiliano Calloni è terribile: dal 2012 convive con la SLA – che diventa quasi un’entità  fisica, una “perfida amica”. Così Massimiliano inizia raccontandoci com’era la sua vita prima, quand’era vivo ma non lo sapeva, quand’era un giovane forte che, pur avendo passato un’infanzia “all’insegna dell’insicurezza interiore,” riusciva “a far fronte  alle difficoltà  sfoderando un impegno fuori dal comune”.  Rugbista, poi calciatore, la vita lo sfida subito con un tumore, da cui Massimiliano guarisce ma che forse comincia a formargli quella tempra per affrontare la sfida tanto più dura che l’aspetta. Anche qui, tuttavia, ad alleggerire l’atmosfera d’ospedale, la prima di una luminosa galleria di figure femminili: Valentina. Le donne attraversano l’intero racconto, presenze dolci, calde, che Massimiliano ama ritrarre nei dettagli. Fra queste spicca Margherita, “la donna che mi ha cambiato, rendendomi un uomo migliore … Lei che ha saputo toccare gli accordi giusti di un pianoforte che sembrava irrimediabilmente stonato”.  È una storia serena, la loro, spensierata – una bella foto li ritrae sorridenti a Minorca nell’estate del 2008 – che finisce quasi naturalmente quando Margherita si trasferisce in Sicilia: “Oggi lei fa il magistrato a Catania e con cadenza quasi mensile viene a Mogliano da sua madre Giusy e riesce sempre a dedicarmi parte del suo prezioso tempo per aiutarmi, o per farmi compagnia.

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Buona lettura 23: “Il sogno babilonese”, di Enzo Barnabà

“Buona lettura” è una rubrica curata da Mara Pardini. Uno spazio per “assaggiare” libri buoni, ovvero utili, piacevoli, intelligenti, capaci di lasciare un segno nell’immaginazione di chi li sfoglia. Un taccuino per catturare le impressioni, i messaggi e le parole che escono di pagina in pagina ma anche per incontrare scritture nuove e legate all’attualità.   Un angolo per parlare di libri e condividere il gusto di una buona lettura.

Buona Lettura 22: Enzo Barnabà, Il sogno babilonese (Infinito Edizioni)

Ci sono luoghi carichi di stupore, dove i muri parlano di personaggi spesso stralunati e storie dilatate nel tempo.

Luoghi sfumati nella misura del racconto e del mistero, capaci di ospitare tanto il reale quanto, appunto, l’inatteso.

Tra questi si colloca una villa divenuta poi chateau sul confine tra Italia e Francia, il cosiddetto “Chateau Grimaldi“, protagonista de Il sogno babilonese di Enzo Barnabà (infinito Edizioni).

L’autore ripercorre le trasformazioni della primitiva torre anti-barbaresca nella sobria casa mediterranea del medico inglese James Henry Bennet che, nel 1895, dopo aver acquistato alcune fasce a Grimaldi, nell’estremo ponente di Liguria, trasforma le “rocce spoglie” e “la vecchia torre in rovina” in luoghi verdeggianti, dando vita ad un primo esperimento di acclimatizzazione di piante esotiche, tripudio di fiori e alberi di ogni specie e colore. Continua a leggere

Urlo grafico, i nuovi Commenti grafici

Esce per Nerosubianco Edizioni la nuova raccolta dei Commenti grafici

alle notizie dal mondo di Fabrizio Piumatto, in arte Urlo Grafico.

Un volume con oltre 140 lavori realizzati durante l’anno.

       
Che siate yin o yang, popolo o élite, Urlo Grafico c’è.
Ritorna l’originalissimo notiziario che parla di quotidianità e avvenimenti attraverso le illustrazioni.
Questo è l’ottavo volume e raccoglie le tavole grafiche realizzate nel 2019.
 
Un lavoro di selezione e rielaborazione delle notizie del mondo. Urlo Grafico costruisce e veicola una sensibilità nobile e deliziosamente ironica. Continua a leggere