Archivio mensile:Gennaio 2010

L’amore dei lettori

L’altro giorno Andrea mi scrive che il fato si accanisce contro il Circolo Letture Corsare, si è rotto un tubo dell’acqua, Circolo allagato, la presentazione di febbraio forse salta.
Gli rispondo che i corsari non si faranno certo spaventare da qualche centimetro d’acqua, poi vado a dormire.
A un certo punto della notte mi accorgo di stare in mezzo all’acqua. Continua a leggere

Le “pietre” di Gianluca Spitalieri

di Antonino Contiliano

Gianluca Spitalieri, Come pietre nere sulla terra, Manni, Lecce, 2010.

Diciamo subito che la lirica di questi testi poetici di Gianluca Spitalieri scansa i cascami del solito lirismo di consumo imitativo e funzionale al mercato dell’Azienda libraria italiota, e lo diciamo mentre l’incertezza e i dubbi scompigliano senza sosta il tentativo di scegliere una linea di condotta introduttiva più aderente per Come pietre nere sulla terra. Quindi l’eventuale sentiero che emergerà è più un tracciato di passi che una via a senso unico su cui convogliare il cammino della lettura e della com-prensione.

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Seminario di poesia

POETI INGLESI : dal Romanticismo ad oggi.

Secondo  ciclo  di  4  incontri da :

martedì 2 febbraio  ore  20.30

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Dal sublime  al  confronto  con la desolazione:

il  contributo della poesia inglese  alla formazione

di un  canzoniere  dell’uomo  contemporaneo.

E’  tempo che io faccia testamento,
Scelgo uomini eretti

Che risalgono i fiumi fino al salto

Della sorgente, e all’alba

Gettano l’amo accanto

Alla roccia scintillante

W.B.Yeats Continua a leggere

(nero scriba, nero)

Mette a verbale l’agonìa del mondo,
nel farsangue dei sensi e della lotta,
un pensato morire nel presente
ed altra luce provvista sopra i volti.
Qui sono i morti, i solitari, molti
augurali profili svolazzanti,
calcaree concrezioni da fornaci,
fuochi uterini per case di forèsti.
Renitente a quel grigio che sa fare,
ha accalcato balletti sottopelle
di nervi astratti, nevi inascoltate,
il bianco dentro, le catacombe di ieri.
Ferocia senza il vino della cima,
dapprima vive, balbetta, scrive un niente…

In ricordo di Tito Maniacco

In ricordo di Tito Maniacco.
Di Francesco Tomada

In pochi anni il Friuli ha visto scomparire una intera generazione di personalità che ne hanno attraversato la storia nel secolo scorso, segnandola in modo definitivo dall’alto della loro statura culturale e umana. Penso a Bartolini, Giacomini, Morandini e altri, ed ultimo penso a Tito Maniacco, spentosi pochi giorni fa a Udine. Di Tito a ragione molti scrivono in questi giorni e molti scriveranno ancora, ed è un bene pensare che la sua grande eredità trovi così, lo spero davvero, un modo per perpetuarsi. Io, qui, vorrei dire brevemente dell’uomo, che ho avuto la fortuna di conoscere negli ultimi anni e di cui sento la mancanza. Continua a leggere

L’inchiesta: Religioni senza frontiere – Lo Spirito corre on line…

di Mara Macrì

Presidente Acta Populi – Istituto di Comunicazione Ricerca e Giornalismo www.actapopuli.net

Uno dei principali obiettivi della teoria e della ricerca sociologica è quello di identificare le caratteristiche specifiche della società attuale ed evidenziarne i fenomeni che, con il supporto di postulati, andranno ad inserirsi nelle usuali tradizioni di studi e ricerche. Tra le molteplici osservazioni, la religione rimane uno dei fenomeni sociali più indagati…

Nessuna spiegazione della religione può essere completa se non se ne considerano gli aspetti sociologici e comunicazionali poiché non esiste contesto sociale dove questa presenza non sia più volte richiamata. In un momento storico in cui svaniscono i valori, il rapporto con la religione diventa più difficile pur rimanendo una delle più importanti strutture istituzionali che compongono il sistema sociale totale. Continua a leggere

Parla un cuore

Ehi, mi senti? Lo senti che ti sto parlando? Sono il tuo cuore e sto cercando da tempo di comunicare con te. Cuore nel senso anatomico, non l’anima o la coscienza o quello che s’intende di solito con questa parola.
Sono io, e vorrei che tu ora finalmente mi ascoltassi. Credo di averne diritto, visto il modo in cui mi hai trattato. Continua a leggere

La distruzione di Eva

di Mauro Pesce

E sempre là nella memoria torno

ad incontrar sulla fine del giorno

l’impronta della tua presenza, come

Adamo, la cui colpa è di strappare

dentro di sé la costola nel sonno

e poi volerla in Eva riabbracciare.

La distruzione di Eva era il peccato,

il criminoso parto dell’Adamo

fin dall’inizio solitario e vano.

Ora lo so, quell’estate di sogno

era l’Eden, da cui venni cacciato

prima di entrarvi e senza alcun peccato.

E a commettere questo, nulla è stato,

né il serpente, né Dio, neppure Adamo. Continua a leggere

Caro Giuseppe (La conquista dello spazio 7)

La terza stanza, quella della critica marxista, nasce dalla ribellione allo strapotere di Croce. Qui, forse, l’amico Giuseppe Panella avrà qualcosa da ridire, ma è indubbio che le posizioni del gigante di Pescasseroli risultassero strette ai vari Alicata, Sapegno, Salinari, sia per la rigida distinzione tra poesia e non poesia, sia per un atteggiamento politico non favorevole alle posizioni degli intellettuali di sinistra. Il ricupero del Gramsci dei Quaderni dal carcere e del De Santis, visto come alternativa a Croce, costituì il deposito di armi di cui i ribelli potevano disporre. Continua a leggere

Ricordo di Salinger

di Mauro Baldrati

La mia scoperta di Salinger risale agli anni Ottanta, durante una chiacchierata con Massimo Canalini, che all’epoca era il direttore editoriale di Transeuropa, prima della ri-fondazione degli anni Duemila. Stavo cercando – senza trovarlo – uno stile, che mi permettesse di liberarmi dalle imitazioni degli scrittori che amavo. Canalini mi disse che dovevo leggere alcuni autori il cui stile avrebbe contribuito a ripulire il mio dalle scorie di imitazione, e a scardinare, con la loro leggerezza e apparente semplicità, l’impianto di ridondanze di un brand non ancora personale. Disse: “Devi leggere Hemingway, i quarantanove racconti, è un testo perfetto. E’ l’opera insuperabile di Hemingway. E poi Salinger, Il giovane Holden. Questo è fondamentale. Non si può pretendere di scrivere senza avere letto Salinger.”

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Salvatore Giordano, Sizilianische Weltanschauungen

A Piazza Armerina, nella cornice conviviale del Red Coffee (a due passi dalla rotonda di Santa Croce), venerdì 29 gennaio 2010 alle 17,30 sarà presentato Sizilianische Weltanschauungen di Salvatore Giordano. Ad animare la discussione fra l’autore e il pubblico saranno lo scrittore Mauro Mirci e il critico Benedetto Trigona. Ne presento qualche brano per i lettori de lapoesiaelospirito.

Il terremoto

La governante aveva la voce di una qualunque perpetua e anche gli stessi modi spicci. Emanava un profumo che era, pressappoco, quello d’una cattedrale d’oriente nei giorni di festa: incenso, cera, garofano e chissà quante e quali altre spezie o fragranze. Continua a leggere

Una questione di stile (La conquista dello spazio 6)

La seconda stanza è occupata dalla critica stilistica. Intorno agli anni ‘80 si avvertiva una sorta di livore nei confronti del dilagare di criteri troppo esterni (sociologici e ideologici) o troppo interni (solo il testo con le sue strutture) nel’attività dello studioso. La tentazione era forte; lo strutturalismo forniva strumenti che promettevano risultati straordinari: il testo sacro della cattedra cui collaboravo era La struttura del testo poetico di Jurij Lotman, su cui spero di soffermarmi in seguito. Continua a leggere

QUEL CHE RESTA DEL VERSO n.25: Oltre il buio, una poesia per la potenza della luce. Maria Benedetta Cerro, “Regalità della luce”

Il titolo di questa rassegna deriva direttamente da quello di un grande romanzo (Quel che resta del giorno) di uno scrittore giapponese che vive in Inghilterra, Kazuo Ishiguro. Come si legge in questo poderoso testo narrativo, quel che conta è potere e volere tornare ad apprezzare quel che resta di qualcosa che è ormai passato. Se il Novecento italiano, nonostante prove pregevoli e spesso straordinarie, è stato sostanzialmente il secolo della poesia, oggi di quella grande stagione inaugurata dall’ermetismo (e proseguita con il neorealismo e l’impegno sociale e poi con la riscoperta del quotidiano e ancora con la “parola innamorata” via e via nel corso degli anni, tra avanguardie le più varie e altrettanto variegate restaurazioni) non resta più molto. Ma ci sono indubbiamente ancora tanti poeti da leggere e di cui rendere conto (senza trascurare un buon numero di scrittori di poesia “dimenticati” che meritano di essere riportati alla memoria di chi potrebbe ancora trovare diletto e interesse nel leggerli). Rendere conto di qualcuno di essi potrà servire a capire che cosa resta della poesia oggi e che valore si può attribuire al suo tentativo di resistere e perseverare nel tempo (invece che scomparire)… (G.P.)

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di Giuseppe Panella

Oltre il buio, una poesia per la potenza della luce. Maria Benedetta Cerro, Regalità della luce, Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia, 2009

« C’è chi pensa. Come forse sogna Maria Benedetta Cerro. Che uno scriba vestito di lino. Candido e puro. Di portamento regale. Come non è nei re di ordinario potere. Segna gli uomini. Sulla fronte. Sul petto di chi sospira e geme. Affinché venga riconosciuto e difeso. Salvato e riscattato. Mentre la Musa osserva. Per poi voltare le spalle alla tristezza. Ed ecco che allora il sole trafigge le fronti con la regolarità del ciclo. Anche se la minaccia dell’ombra ammala i bagliori nelle discese rovinose delle polveri. Delle ceneri. Nelle clessidre ingannatrici o impazienti. Che si pongono come rappole quando “attendi un tempo che non dovresti”. Si tratta del rovesciamento delle coordinate della percettibilità dove il verso “ode le invisibili voci”» scrive Giovanni Fontana (in L’uomo vestito di lino, Prefazione a Maria Benedetta Cerro, Regalità della luce, pp. 8-9).

La luce appare come la forma privilegiata della regalità della vita e, in questo suo essere luminoso e potente, si mostra come espressione e forma della poesia. Luce e capacità espressiva della scrittura poetica tendono, allora, a coincidere.

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Il giorno dopo il giorno della memoria

È difficile parlare ai bambini del giorno della memoria, delle sue tante cose, e c’è impaccio a dedicare alla buona volontà del ricordo una data fissata per legge. Ma istituire una ricorrenza ha questa volta l’effetto di creare alcuni momenti di discorso comune, organizzati secondo non improvvisata programmazione.

Alle scuole elementari i bambini non sanno, certe notizie sono per loro nuove e, com’è naturale, dopo qualche silenzio capita che in aula fiocchino tante domande. E con meraviglia dei bambini gli insegnanti non sono in grado di rispondere proprio a tutto. Continua a leggere

Candide in partibus infidelium

una riflessione di Massimo Raffaeli dal Manifesto del 26-01-2010 ( a proposito della vexata quaestio Nori-Libero) 

Presumere di passare indenni dal manifesto a Libero (perché di questo tratta l’affaire Nori, o come lo si vuole chiamare) implica da parte dell’autore l’affermazione preventiva del testo sul contesto, cioè presumere che il significato della propria parola rimanga inalterato nonostante il trapasso ne modifichi nettamente il senso e la destinazione. Continua a leggere

Sette stanze (La conquista dello spazio 5)

Sotto il Calvino delle Città invisibili trovo l’inossidabile Sette modi di fare critica, Editori Riuniti, a cura di Ottavio Cecchi e Enrico Ghidetti. E’ in tema, trattandosi di sette stanze da esplorare attentamente, a cominciare dalla più complessa: la critica storicistica, dominata dal gigante di Pescasseroli – meglio dire di Napoli – Benedetto Croce, simpatico militante antifascista che curiosamente mi ricorda Tommaso d’Aquino. Se avessi potuto scegliere d’istinto, avrei vissuto come lui, dedicando ogni energia all’analisi del Bello, del Buono e del Vero, a cui Croce aggiunse l’Utile, per comprensibile realismo, mentre io opto per l’Uno, che li integra in una visione superiore. Fu a causa di quest’ultima che lo studioso perse, a mio parere, il senso più complesso dell’opera d’arte, e della poesia in particolare, ostinato a identificarla con l’intuizione pura, mentre sappiamo di quali e quante impurità sia composto anche un solo verso. I suoi discepoli si affannarono a cercare uno spiraglio per uscire dall’impasse, dall’apertura alla storia letteraria di Russo e Binni, alla rivalutazione delle tecniche stilistiche di Petrini e Fubini. Nel disordine della mia stanza, pendo dalla parte di questi ultimi, anche se al primo bisogna riconoscere l’impresa titanica di far quadrare il cerchio dello spirito, con coerenza singolare (dove si vede che la coerenza, forse, non è sempre e soltanto una virtù).

STORIA CONTEMPORANEA n.30: Un’idea dell’India, il suo odore, il suo fascino. Carlo Alberto Sitta, “India minima. Cronaca di un viaggio annunciato”

Negli anni tra il 1896 e il 1901 (rispettivamente nel 1896, 1897, 1899 e 1901), Anatole France scrisse quattro brevi volumi narrativi (ma dal taglio saggistico e spesso erudito) che intitolò alla fine Storia contemporanea. In essi, attraverso delle scene di vita privata e pubblica del suo tempo, ricostruì in maniera straordinariamente efficace le vicende politiche, culturali, sociali, religiose e di costume del tempo suo. In particolare, i due ultimi romanzi del ciclo presentano riflessioni importanti e provocatorie su quello che si convenne, fin da subito, definire l’affaire Dreyfus. Intitolando Storia contemporanea questa mia breve serie a seguire di recensioni di romanzi contemporanei, vorrei avere l’ambizione di fare lo stesso percorso e di realizzare lo stesso obiettivo di Anatole France utilizzando, però, l’arma a me più adatta della critica letteraria e verificando la qualità della scrittura di alcuni testi narrativi che mi sembrano più significativi, alla fine, per ricomporre un quadro complessivo (anche se, per necessità di cose, mai esaustivo) del presente italiano attraverso le pagine dei suoi scrittori contemporanei. (G.P)

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di Giuseppe Panella

 

Un’idea dell’India, il suo odore, il suo fascino. Carlo Alberto Sitta, India minima. Cronaca di un viaggio annunciato, Varese, Nuova Editrice Magenta, 2009

Pasolini intitolò il suo viaggio in questo paese allora ancora misterioso e carico di fascino L’odore dell’India (e ne pubblicò il resoconto, già apparso in una serie di articoli per il quotidiano Il Giorno, in un volume per Longanesi nel 1961). Moravia, che vi era stato in compagnia appunto di Pasolini e dell’allora sua moglie Elsa Morante (ma si separerà da lei proprio in quello stesso anno), diede al suo libro di memorie di viaggio il titolo più intellettuale di Un’idea dell’India (apparso presso Bompiani nel 1962). Quello di andare a visitare questo grande paese orientale e di scriverci su un volume di ricordi e di impressioni è, dunque, una tentazione che striscia nei cuori e nelle menti di tanti intellettuali per esplodere poi in scrittura. Allo stesso modo, Antonio Tabucchi intitolò nel 1984 uno dei suoi romanzi migliori proprio Notturno indiano a suggello di un suo viaggio nelle ex-colonie portoghesi del sub-continente indiano (anche se nel libro la dimensione della fiction supera di gran lunga – come è giusto – quella del reportage diretto come nel caso di Pasolini e Moravia).

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Per il giorno della memoria, e per gli altri

*

Il libro di Yolek

– Anthony Hecht

 

Wir haben ein Gesetz,

und nach dem Gesetz soll er sterben.

 

Abbiamo una legge,

e secondo quella legge lui deve morire.

 

 

Il carbone inumidito fuma e fischia dopo il pasto

di trota alla griglia e tu contento t’incammini per la passeggiata

lungo il sentiero di felci. Non importa dove andrai a finire,

solo che ti trovi mondi e settimane lontano da casa,

e in mezzo a colline d’estate hai voluto il tuo campo

in quella gloria di bronzo profondo al finire del giorno.

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