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da qui
Comunione a un malato gravissimo, costretto a letto, intubato, inabile alla fonazione e a qualunque tipo di comunicazione che non sia un sorriso, una smorfia, una lacrima sfuggita dalla coda dell’occhio. C’è anche la sorella, piccola di statura come lui, maestra elementare ormai in pensione. Si finisce, non so come, a parlare di facebook. Lei non ha voluto mettere la foto. Mi racconta che le hanno chiesto l’amicizia, con un messaggio allegato: Quanti anni hai? Ha risposto, senza alcun problema, di averne compiuti sessantasei da pochi giorni. A quel punto, un nuovo messaggio: Bene, allora la saluto. Sono scoppiato a ridere, ma di un riso amaro. Guardavo il fratello immobile, gli occhi puntati su di noi. In un momento, ho immaginato tutti i malati della terra, i moribondi, i disabili, gli anziani. E accostavo le figure offese dal male o dal tempo alla frase terribile, diabolica: Allora la saluto. Ho pensato: l’inferno è questo. Un andarsene, un volere che non rimanga nulla, per l’eternità.