Archivio mensile:Aprile 2021

Chandra Livia Candiani, L’Angelo teppistello

Sono lieto di presentare una bellissima lettura di Elenio Cicchini de L’Angelo teppistello di Chandra Livia Candiani, pubblicato dall’editore Dante & Descartes di Napoli. Si tratta di un libro di piccole dimensioni ma che suscita quei forti trasalimenti che dà la verità. Per ordinare il libro scrivere all’editore Dante & Descartes raimondodimaio@libero.it

Piccoli animali parlanti
di Elenio Cicchini

In un testo sacro dell’induismo, lo Harivamsa Purana, l’infanzia costituisce la chiave per cogliere, nel segno del gioco, la più ardua (o forse più lieve) fra le opere di costruzione: la costruzione dell’universo. Nel poema si narra degli scherzi e dei dispetti che il piccolo dio Krishna gioca agli abitanti del paesello di Gokul. Continua a leggere

Poesia italiana del XXI secolo

Vittorino Curci è nato a Noci nel 1952, dove vive. Musicista e poeta. Cura su la Repubblica di Bari la rubrica La Bottega della Poesia. Ha pubblicato numerose opere di poesiaLa stanchezza della specie, LietoColle, 2005, Un cielo senza repliche, LietoColle, 2008, Il frutteto, LietoColle,  2009, Il pane degli addii, La Vita Felice, 2012, Verso i sette anni anch’io volevo un cane, La Vita Felice, 2015, Liturgie del silenzio, La Vita Felice, 2017. Tra le sue altre pubblicazioni, un libro di racconti, Era notte a Sud, Besa, 2007, e due libri di poetica, La ferita e l’obbedienza, Icaro, 2007 – Spagine. 2017, e Note sull’arte poetica, Spagine,  2018. Nel 2021 è uscita l’opera antologica Poesie (2020-2017), La Vita Felice, con prefazione di Milo De Angelis.

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Impegno

Gesù vorrebbe vederci infiammati d’amore e accesi di speranza, ma c’è un ostacolo: noi. Eroi della resistenza, facciamo di tutto per spegnere il Suo incendio, ci impegniamo a fondo per restare tristi, per sopprimere la gioia.

Crudalinfa chiude (e saluta con le voci di tre poeti)

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Dopo cinque anni Crudalinfa chiude. Ho aperto il mio sito personale il 2 maggio 2016 come proposta e offerta dei versi che avevo scritto in precedenza e per cui non trovavo sbocco editoriale, ovvero possibilità di condivisione. In apertura dicevo: «Crudalinfa offre al lettore le sue poesie. In ognuno sa di avere un tu. Perché “la lettura è prima di tutto con-creazione” (Marina Cvetaeva)». Il nome del sito veniva da un mio verso («Ho controllato la punta delle dita / in cerca di gemma o corolla fiorita. / Ancora niente. / Eppure sento questo verde urgente: / sottopelle, una cruda linfa pulsante»), e l’immagine di copertina dalla Dafne di Bernardino Luini, un affresco che vedevo alla Pinacoteca di Brera. In seguito, su Crudalinfa ho presentato poesie di vari autori (buona parte in due rubriche o serie: La poesia della settimana, maggio 2016-luglio 2018, e Ornithology, ottobre 2018-marzo 2020), oltre a recensioni, note di lettura e contributi vari. A partire dall’ottobre 2017 i miei post sono stati pubblicati anche dal lit-blog collettivo La poesia e lo spirito, dove rimarranno consultabili. E a LPELS continuerò a collaborare, così come dal novembre 2020 collaboro ad Avamposto. Rivista di poesia con la rubrica Odiare la poesia: rimarrò dunque presente in rete.

Giulia Bignami, La zattera astronomica

La zattera astronomica di Giulia Bignami

Riflessioni su un testo esilarante, commovente, dissacrante

A cura di Guido Michelone

“Esilarante, commovente, dissacrante”: sono i tre aggettivi usati dal noto romanziere Massimiliano Parente nella breve introduzione (l’unica redatta in vita sua) per sintetizzare e connotare un libro originale e a suo modo importante nell’attuale panorama della letteratura italiana, un testo che narra “di una infanzia scientifica irresistibilmente tragicomica”. Il libro, presentato con la dicitura ‘romanzo’, al cui genere si rifanno altresì il titolo e la copertina neosurrealista, può rievocare però, già nel sottotitolo, la manualistica umoristica sulle relazioni interpersonali.

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Massimo Parizzi, Io

Massimo Parizzi, Io
di Giorgio Morale

Io di Massimo Parizzi (Manni 2021) si rivela una lettura sorprendente che rimette in gioco il modo di raccontare, e in particolare il modo di condurre un racconto di sé. Una precedente soluzione originale in questo campo è stata quella di Annie Ernaux, che con Gli anni, pubblicato in Francia nel 2008 e in Italia nel 2015, costruisce la storia personale senza dire ‘io’ ma facendo la storia di una generazione. Continua a leggere

“Collezione privata”, Elisabetta Sancino. (Sete, o poesia 2)

di Giovanna Menegùs

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«Pittura, mi mancavi. Infine, eccolo, / è forte, è nell’aria, / lo captano a uno a uno / i miei sensi magati / il desiderio / … / delle cose / tutte, di natura e d’arte / che… / anelano…» La nostalgia per l’arte – così viva in noi nonostante i musei chiusi a causa della  pandemia organizzino tour virtuali –, l’anelito della voce di Simone Martini-Mario Luzi sono ben adatti a introdurre la Collezione privata di Elisabetta Sancino. Matura raccolta di versi che nasce dalla sollecitazione dell’arte, a partire da quella sete-desiderio come dimensione antropologica e poetica di cui nella precedente recensione ho parlato a proposito de La sete di Sergio Bertolino.

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Lirico terapia. Elio Fiore

D’improvviso mi sei apparsa 

in questa stanza, madre. 

Mi hai sorriso mentre continuavo

a scrivere, accanto alla tua foto 

di giovinetta. Camminavi sicura, 

poi mi hai detto: «C’è disordine 

in ogni dove, sei un bibliotecario,

ricordati di togliere la polvere 

dai libri». Poi, sei andata in cucina

e ti sentivo cantare come un tempo,

mentre preparavi la cena; 

Io, ho continuato a scrivere,

sentendo la tua cara voce

sognando che tu mi venissi a dire:

“Vieni, è pronta la cena!”.

All’alba, mi sono svegliato 

con le braccia sul tavolino, solo 

con la tua foto eterna di giovinetta.

***
Una delicatissima immagine di amore filiale, questa di Elio Fiore. Ci sono archetipi talmente potenti e profondi che non hanno bisogno di interpretazioni: sono lì, sempre sorprendenti e necessari.

Rita Pacilio, “Pretesti danteschi per riflettere di sociologia”

Recensione di Francesco Improta 

Rita Pacilio, Pretesti danteschi per riflettere di sociologia (ed. Guida)

Che Dante possa aver offerto spunti di riflessioni per una scienza decisamente moderna come la sociologia, la cui data di nascita si suole far risalire al 1824 (A. Comte), non deve meravigliarci più di tanto. Nell’Alighieri, infatti, è tale l’intensità del sentire, non disgiunta da una straordinaria e incomparabile ampiezza culturale, che bene ha fatto Rita Pacilio, sociologa, poetessa, operatrice culturale nonché editrice, a utilizzare per queste sue divagazioni psico-sociologiche alcuni versi del grande Fiorentino, di cui tra l’altro quest’anno si celebra il settecentesimo anniversario della morte. I versi, come si evince dal titolo, sono pretesti che assumono il valore di guide orientative per i lettori, chiamati a confrontarsi con temi e argomenti concernenti la loro sfera psicologica e il loro comportamento in società. Continua a leggere

Dante: negli occhi porta la mia donna Amore

di Antonio Sparzani

Dalla Vita Nuova, XXI. Immediatamente dopo il sonetto pubblicato l’altro ieri su Nazione Indiana, Dante vuole meglio spiegare quanto amore sia contenuto nella sua donna:

Poscia che trattai d’Amore ne la soprascritta rima, vènnemi volontade di volere dire, anche in loda di questa gentilissima, parole per le quali io mostrasse come per lei si sveglia questo Amore, e come non solamente si sveglia là ove dorme, ma là ove non è in potenzia, ella, mirabilemente operando, lo fa venire. E allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: Negli occhi porta.

Negli occhi porta la mia donna Amore,
per che si fa gentil ciò ch’ella mira;
ov’ella passa, ogn’om vèr lei si gira,
e cui saluta fa tremar lo core,
sì che, bassando il viso, tutto smore,
e d’ogni suo difetto allor sospira:
fugge dinanzi a lei superbia ed ira.
Aiutatemi, donne, farle onore.
Ogne dolcezza, ogne pensero umile
nasce nel core a chi parlar la sente,
ond’è laudato chi prima la vide.
Quel ch’ella par quando un poco sorride,
non si pò dicer né tenere a mente,
sì è novo miracolo e gentile.

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Il 25 aprile è sempre vivo

di Antonio Sparzani

la grande Milva, di cui proprio adesso piangiamo la scomparsa, canta la canzone di Fausto Amodei, dedicata ai morti di Reggio Emilia, perché il fascismo non è finito con il 25 aprile del 1945, proprio no, e non solo per la squallida ma inquietante vicenda del governo Tambroni (giugno-luglio 1960, presidente della repubblica Giovanni Gronchi), ma per quello che succede ai nostri giorni, da Casa Pound ai cosiddetti “Fratelli d’Italia”. Resistenza ora e sempre.

Lunario Zanzotto. 25 aprile

Nel tempo quando avevo i sentimenti,
               da cui nessuna forza poteva ripararmi
               nessun noa né tabu
il 25 aprile andando per i cippi
dei caduti, come per le stazioni di un calvario,
sopraffatto tremavo, e poi dalla piccola compagnia mi defilavo
               come in una profonda definitiva pioggia.
Il vostro perire – nel sacro della primavera –
mi sembrava la radice stessa di ogni sacro.
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“Sì certo che fa male quando scoppiano i boccioli”, una poesia di Karin Boye


Oggi ricorrono gli 80 anni dalla morte delle poetessa e scrittrice svedese Karin Boye, che scelse purtroppo di togliersi la vita il 24 aprile 1941.

Per ricordarla, ho scelto di tradurre e leggere una delle sue liriche più belle, a mio avviso, “Sì certo che fa male quando scoppiano i boccioli” (in svedese “Ja visst gör det ont när knoppar brister”).

Dedico questa traduzione e lettura alla mia carissima amica e sorella in letteratura, Giulia Fazzi. Continua a leggere

Lirico terapia. Coventry Patmore, Giocattoli

 

Giocattoli

Il mio bimbo che guardava imbronciato 

atteggiandosi a uomo ormai fatto sette volte

non mi aveva obbedito. Fu punito e scacciato

e privato del bacio clemente 

della mamma che già non ha più.

Ma temendo che vegliasse nel pianto 

silenzioso entrai nella stanza

per trovarlo nel sonno profondo:

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