Vittorino Curci è nato a Noci nel 1952, dove vive. Musicista e poeta. Cura su la Repubblica di Bari la rubrica La Bottega della Poesia. Ha pubblicato numerose opere di poesiaLa stanchezza della specie, LietoColle, 2005, Un cielo senza repliche, LietoColle, 2008, Il frutteto, LietoColle, 2009, Il pane degli addii, La Vita Felice, 2012, Verso i sette anni anch’io volevo un cane, La Vita Felice, 2015, Liturgie del silenzio, La Vita Felice, 2017. Tra le sue altre pubblicazioni, un libro di racconti, Era notte a Sud, Besa, 2007, e due libri di poetica, La ferita e l’obbedienza, Icaro, 2007 – Spagine. 2017, e Note sull’arte poetica, Spagine, 2018. Nel 2021 è uscita l’opera antologica Poesie (2020-2017), La Vita Felice, con prefazione di Milo De Angelis.
L’aviatore
si addestrava a una vita normale
fondendo con gesti il cielo di Noci
“Camminare è già una lotta…
buon dio che corre come un pensiero
alle frasi di un bambino… ”
opzioni, maschere
un vulcano che vomita il passato…
niente più che un varco tra due obesi
per andare dritto a ovest
e fare progetti, ringiovanire
Da Figliolanze, 2002.
*
Un poltiglia di note
ho messo il vestito nuovo
per sentirmi altrove come uno
che viene fuori dal niente e prega
in una lingua sconosciuta.
quello che ci insegna la voce
è un piccolo passo immeritato.
ne sanno qualcosa i morti.
i vivi si accontentano di essere
ancora vivi
Da Liturgie del silenzio, 2017.
*
la macchina da presa catturò per caso
velature leggere come l’aria
il passato aveva smesso di parlare
c’era tempo, le ragazze
ci avrebbero aspettato. La sera aveva
appena cominciato le sue manovre, era
il momento in cui finisce di piangere
per niente e si torna facilmente
sui propri passi. il turbamento cessava
Alla partenza del treno.
bastava solo aspettare quel momento
era il teatro dei presentimenti…
delle storie che finiscono
di una voce molto somigliante alla mia
che diceva “dimenticate questi versi”
Da L’ora della chiusura, 2019.
In Poesie (2020-1997), La Via Felice, Milano, 2021.
(…) Così il fascino di questa poesia è un soffio polifonico che raccoglie in sé diverse tonalità – dall’elegia alla riflessione sapiente, dall’invettiva alla supplica – per ricrearsi continuamente dalle sue ceneri, che sono le ceneri personali ma anche quelle della Storia: è una prospettiva vasta e generale, un’inquadratura in campo lungo, uno sguardo nitido e insieme visionario. I versi di Vittorino Curci esprimono quell’intreccio di tempo quotidiano e di tempo mitico che è tipico della sua scrittura, in cui si fondono con un archetipo di stagioni assolute, con il Grande Calendario della nostra vita e della nostra morte (…).
(Milo De Angelis)