Archivio mensile:Luglio 2023

La parola ai poeti. Loredana Semantica

L’invito a condividere la propria visione di poesia, l’esperienza di scrittura, le vicende umane legate all’ambiente, significa compiere un processo inverso a quello poetico, esprimere il razionale e lucido rapporto con la poesia.

La poesia, forma artistica-letteraria, si serve dello “strumento” parola, ma spalanca connessioni insolite tra i gangli neuronali, travolgendo il senso ordinario dell’espressione verbale e rivelandone un altro sotterraneo, non immediatamente percepibile allo stesso scrittore nell’attimo ispiratore e nemmeno a molti dei lettori meno accorti.  Continua a leggere

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Repetita iuvant, forse

Levate la pietra

di Fabrizio Centofanti 

Oggi abbiamo riscaldato un po’ la chiesa, perché qualcuno potrebbe stare male. La sacrestia, invece, è sempre un frigorifero. Prima di varcarne la soglia, per la messa, mi concentro sui tre amici: Gesù, Maria e Padre Pio. Chiedo loro aiuto, perché celebrare è lanciarsi nel vuoto, sprofondare in uno spazio sconosciuto, e ti tocca volare. La sacrestia è la pedana di lancio, con le pareti spoglie, le ragnatele che pendono dall’alto. Lì sei ancora un uomo, con le incertezze e le paure. Dopo, quando superi l’archetto, non sei più tu a guidare il gioco.

Senti la fede della gente, sai che loro, come te, stanno aspettando una parola, che attraversa l’aria, che soffia, e chiede di entrare. T’inginocchi davanti al tabernacolo e ti lasci andare: il ginocchio piegato è il segnale convenuto per il cambio della guardia; ora le parole ti vengono dettate, ma tu sai che non sono parole, è un groppo alla gola, un’emozione forte, l’emozione di Dio. In quel momento diventi una parte della chiesa, un pezzo di mondo che sta per trasformarsi. Continua a leggere

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La parola ai poeti. Paolo Pistoletti

Tre poesie. E un pensiero sulla poesia del ritorno

Inizio con tre poesie dal mio recente libro Al di qua di noi (Arcipelago itaca, 2023). La prima e la terza,  qui di seguito, sono quelle che aprono e chiudono anche il libro. Lo aprono e lo chiudono sempre con lo stesso pronome: “Io” – sì, ma io chi?

Il vero tempo non passa.
Lo spazio è già tutto qui, è già tutto qui.
Quindi non spostarti, ma siedi
e impara.

Me lo ha detto una volta uno
che adesso è
ovunque.

DENTRO E FUORI LA CASA

[chi da per sempre
torna chi parte
sono]

Io che poi la strada
prende il mio posto.
Tu che poi io
via alberata
sostituisci me.
Che mi fui affidato
da nessuna pietà celeste.
Che chi ho qui ha di nuovo
male alle foglie, alle case
alle mura.
Che da fuori del temporale
ho già l’aria
di chi non c’è.
Dall’incessante giungo.
A lui ritorno.
Fine pena mai.
Si carica un altro mondo
da qualche altra parte
che non so. Così un altro io
che sarò stato
si sottrae dal mio nome.
Mi manchi all’appello mia dispersione
tra gli innumerevoli.
È l’ora
di non esserti più.

È l’ombra di andarsene.
Del mio tempo
verso dentro
una terra liquida
prima di nascere. Postumi dal cielo
amniotico
tra le acque rotte
mi ritrovo ogni volta
nato come dopo una sbronza
di dèi. Ancora un io vuoto
a perdere
un corpo
da ogni mio corpo come un estratto
da ognuno di me.
Mi succedo
dal mio sé.
Dal non ricordo oramai
di quante vite. Continua a leggere

La parola ai poeti. Lucia Triolo

 

 

La poesia non è affare per persone dabbene

La spinta all’esperienza poetica è, a mio avviso, frutto di un trauma, di una ferita. Parlo di trauma, di ferita, per indicare non tanto un evento doloroso quanto l’irruzione di “qualcosa di sorprendente” che sconvolge un ordine, un sistema di regole e certezze acquisite ed espone a una condizione di squilibrio e di precarietà. Un trauma fa avvertire il lato debole, rende sensibile ad esso; rende precari|. Ci si accosta alla poesia sempre feriti. Questo è, a mio avviso, il punto di partenza che essa offre. Così la poesia non può mai essere affare per persone dabbene. Rifugge ogni pensiero edulcorato dell’esistere sia intimo, personale che sociale e pubblico. Come un cavaliere medioevale, chi scrive va, lancia in resta, all’attacco ma nudo, senza corazza, facendosi scudo soltanto con la propria ferita. Ciò lo mette in una condizione scomoda. Non so se possa valere in generale, ma in campo poetico chi scrive non è depositario dell’identità del proprio “se”, né di una qualche verità  ultima che lo riguardi. La poesia non cammina su tacchi a spillo o dentro morbidi stivali. Perché è essa stessa, a sua volta, un evento che capovolge, mettendo chi la pratica a testa sotto e a piedi in aria. Continua a leggere

Augusto Pivanti, Eunoè

Prefazione di Elisabetta Longari

Come acqua che (tra)scorre
Così titola il progetto fotografico di Laura Daddabbo, che accompagna le parole dell’autore di Eunoè: acqua che scorre e trascorre, nel generarsi infinito degli ordini e delle maree.
“Basta il suono di un rubinetto a suggerire le cascate del Niagara”: da questa immagine partivo per concepire un testo in occasione della mostra “H3O” all’Acquario Civico di Milano, nel 2011; testo che qui riprendo.
Non v’è elemento che risuoni in noi più profondamente dell’acqua. Lo rivela – con straordinaria ricchezza di esempi – Gaston Bachelard nel suo studio sulla rêverie, e lo racconta particolarmente bene Claudio Magris in Danubio. Continua a leggere

La Spagna in lettere, di Annelisa Addolorato. Clara Janès

di Annelisa Addolorato

Questo post di luglio è nuovamente dedicato alla scrittrice Clara Janés, che ringrazio e che ha ispirato la mia ricerca poetica, in parte a partire da quella accademica: come già menzionato nel posto di aprile di LA SPAGNA IN LETTERE, nei miei libri in spagnolo Viaje entre palabras (Amargor, Madrid 2009) e Hacia el enigma (Printservice, Pavia 2008) si trova parte del mio lavoro sulla sua scrittura. 

Poetessa, romanziera, traduttrice, studiosa, viaggiatrice, saggista e conferenziera internazionale (nata a Barcellona nel 1940). Instancabile e grande, in tutti i casi e in tutte queste vesti e declinazioni, e di cui mi piace qui ricordare alcune delle tantissime opere, ricordando che ha scritto e scrive opere di ogni genere letterario, dalla poesia al romanzo (tra cui Los caballos del sueño), dal taccuino di viaggio (come Sendas de Rumania), alla raccolta di racconti brevi, alla pièce teatrale (come Voz de oscura llama, su Juan de la Cruz – S. Giovanni della Croce), e anche libri e spartiti musicali e libri poetici cantati, da lei stessa (tra tutti ricordo Kampa), e anche saggi (tra cui, dedicato al poeta catalano avanguardista Cirlot, e no mundo y la poesía imaginal) e curatele (come per esempio Las primeras poetisas en lengua castellana, cosposa antologia delle prime poetesse in lingua castigliana) e traduzioni poetiche e letterarie. Ecco altri suoi titoli tra le sue numerosissime sillogi poetiche, molte corredate anche da collage e poesie visuali, di cui ha realizzato anche varie mostre, anche in Italia, oltre che in altri paesi: Creciente fértil, Lapidario, Rosas de fuego, Peregrinaje, Los secretos del bosque, Diván del ópalo de fuego, Fractales, Paralajes, La voz de Ofelia, Poesis perennis e cito anche una delle tantissime traduzioni delle sue opere (in moltissime lingue del mondo), in questo caso poetiche, e a cui tengo molto, essendone anche stata cotraduttrice (con Cesare Greppi), cioè il libro curato dalla professoressa emerita e studiosa Mariarosa Scaramuzza Vidoni (Milano 2000, CUEM) In un punto di quiete (Fractales), che scrive dell’opera di Clara Janés, tra l’altro, nella sua bella introduzione: Continua a leggere

Una volta per tutte


Il cielo sembra lontano: anche in aereo c’è sempre un al di là, che sfugge alla presa, che è sottratto al nostro sguardo. Verrà  un giorno, tuttavia, in cui il cielo toccherà la terra e ciò sarà – lo voglia Dio – una volta per tutte.

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Incontri XV

Amore e paura

di Rachel Hadas (USA, 1948)

Un narciso secco.
Un piccione che tuba sul davanzale.
Il vecchio gatto vive di amore e acqua.
Da una parte tua madre, dall’altra tua figlia:
una va incontro alla morte, l’altra darà nuova vita.
Il fulcro è la nostra vita sulla terra,
inizio e fine in un letto.
Dobbiamo sposare amore e paura.

Backstage

di Stefanie Golisch (Germania, 1961)

Pronta a cadere?
Diciamo di sì.
Pronta a tutto?
In realtà, stanca di tutto e quindi pronta per te,
vecchio uomo in canottiera giallastra
a fiorellini. Sei ridicolo. Siamo ridicoli.
Diciamo veri.
Veri. Continua a leggere

Salut d’amour

Un saluto d’amore inaspettato, al suono del violino, da un viottolo accanto, come se Dio sapesse, come se avesse organizzato tutto, come se avesse mosso il violinista, chissà da dove, chissà da quando, a quell’ora, in quel momento, il Salut d’amour di Edward Elgar, mentre preghi, come volesse cambiare tutto in Paradiso, quaggiù, nell’inferno dei viventi, un miracolo da ricordare, fino all’incontro.

 

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La parola ai poeti. Riccardo Martelli


L’evento spirituale (vibrazione), indefinibile e tuttavia determinato, è il fine dei singoli mezzi artistici. Un determinato complesso di vibrazioni è il fine di un’opera. L’affinamento dell’anima attraverso il sommarsi di determinati complessi di vibrazioni è il fine dell’arte.” (W. Kandinsky).

*

quelle erano effusioni confuse tra le rocce di un asteroide

quando guardo scivolare parole e gesti nella paraculaggine che ci innerva

sovente uso dei cazzeggi psichedelici per allontanare il tempo

mentre in auto formalizzo sulle cose del mondo

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lacerti architetture sincronie: faccio compostaggio

fin qui ho usato un mix di saggismo e incompiutezza

dieci minuti fa ti ho sollevato e ti sei aggrappato

alla mia giacca con forza inumana ora in strada penso

a certe spezie e al deodorante per auto da acquistare e pure

che ogni donna rimanda allo splendore della bimba che fu

 

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NOTA   BIO-BIBLIOGRAFICA

 

RICCARDO   MARTELLI

 

Via SARAGOZZA 139/3
40135  BOLOGNA

Cell.  3396526227

ermone4@gmail.com

 

Ha pubblicato la raccolta di poesie  “Calamite Arimaniche e il Senso Tattico” , Campanotto Editore, 2001, prefazione di Alberto Bertoni.  

Ha pubblicato la raccolta di poesie “Oro Lustrale”, Cierre Grafica, 2009, postfazione di Gio Ferri.

Nel web è presente nei siti: «blanc de ta nuque»(golfedombre.blogspot.it/2014/06/riccardo-martelli.html); «la dimora del tempo sospeso»; “www.anterem.it/autori_del_premio_lorenzo_MONTANO, poesiaultracontemporanea.

E’ presente come autore nelle antologie: “Poeti ad alta voce“, Giraldi Editore, 2005;  “Terzo Censimento della Poesia a Bologna”, Giraldi Editore, 2006; In forma di scritture”, Edizioni Riccardi, 2012; “Pasti caldi giù all’ospizio”,  Transeuropa edizioni, 2023.

 

Confini


Finché non sentiamo d’essere uniti all’universo, non c’è speranza di superare l’io. Particella del cosmo, ognuno è chiamato a fare la sua parte perché il tutto funzioni. Responsabili, avvertiamo risuonare l’infinito delle nostre parole, dei gesti, perfino dei pensieri. Nulla è neutrale. Coscienti degli effetti, cominciamo a cambiare. Ogni respiro è un segnale che supera i confini, e sconfinando si ritrova.

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