di Giuseppe Ferrara
Nella sua autobiografia, Elias Canetti [1] si mostra circondato dal fumo di un incendio. In un gioco di rimandi, tra finzione e realtà, si tratta del fumo dovuto ai libri che il protagonista del suo romanzo, Auto da fé [2], ha bruciato. Volendo calare il “gioco” nella cruda attualità, questo fumo “eliatico” potrebbe essere quello del recente incendio doloso alla libreria di Centocelle, La pecora elettrica, ma potrebbe anche rappresentare un falò metaforico dei libri scartati, esclusi, censurati: quei libri che non avrebbero il diritto di varcare le soglie delle biblioteche perché messi all’indice da sedicenti “commissioni cultura”, come sta accadendo nella città di Ferrara.
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