Archivi categoria: Attualità

Intelligenza artificiale e intelligenza sapienziale

Benedetto XVI

 

Nel 1969, Joseph Ratzinger fece una considerazione ai microfoni della radio tedesca, quando profetizzò la fine della Chiesa così come l’abbiamo conosciuta.

Queste le sue parole:

“Avremo presto preti ridotti al ruolo di assistenti sociali e il messaggio di fede ridotto a visione politica. Tutto sembrerà perduto, ma al momento opportuno, proprio nella fase più drammatica della crisi, la Chiesa rinascerà.

Sarà più piccola, più povera, quasi catacombale, ma anche più santa. Perché non sarà più la Chiesa di chi cerca di piacere al mondo, ma la Chiesa dei fedeli a Dio e alla sua legge eterna.

La rinascita sarà opera di un piccolo resto, apparentemente insignificante eppure indomito, passato attraverso un processo di purificazione.

Perché è così che opera Dio.

Contro il male, resiste un piccolo gregge”.

Beata Anna Katharina Emmerick

 

Verranno tempi molto cattivi, nei quali i non cattolici svieranno molte persone. Ne risulterà una grande confusione. Vidi anche la battaglia. I nemici erano molto più numerosi, ma il piccolo esercito di fedeli ne abbatté file intere [di soldati nemici]. Durante la battaglia, la Madonna si trovava in piedi su una collina, e indossava un’armatura. Era una guerra terribile. Alla fine, solo pochi combattenti per la giusta causa erano sopravvissuti, ma la vittoria era la loro”. (22 ottobre 1822)

“Vidi che molti pastori si erano fatti coinvolgere in idee che erano pericolose per la Chiesa. Stavano costruendo una Chiesa grande, strana e stravagante. Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti ed avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione. Così doveva essere la nuova Chiesa… Ma Dio aveva altri progetti”. (22 aprile 1823)

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La necessità e il limite della connessione


di Raffaela Fazio

La presentazione dell’antologia “Connessioni” (Vita Activa Nuova, 2022), avvenuta a Roma a fine novembre 2023, mi ha spinta a proseguire la riflessione iniziata nel passato. Ho pensato che il tema potesse essere affrontato sia dal punto di vista della necessità della connessione (biologica ed esistenziale), sia dal punto di vista del suo limite (legittimo e naturale).

La necessità. Nasciamo dal e nel contatto. Nasciamo dal contatto tra due esseri umani. E cresciamo iscrivendoci all’interno di dinamiche relazionali. Attraverso il contatto e il confronto scopriamo parti di noi sempre nuove, e nuovi luoghi di appartenenza e di passaggio. Il contatto ci permette sia di conoscere i nostri confini, prendendo atto dell’alterità irriducibile dell’altro, sia di spingere più in là i nostri limiti, grazie all’apprendimento e all’arricchimento che proviene dall’esterno.  Continua a leggere

Il 25 aprile: una festa di tutti gli italiani

di Fabiano D’Arrigo


In Italia il 25 aprile si celebra la liberazione dal totalitarismo nazifascista; si ricorda la Resistenza, quella militare e quella civile, fatta da donne e da uomini di diverso ceto sociale, di diverso credo religioso, di diversa opinione politica, che a loro modo furono “nazione e popolo” e costruirono l’Italia attuale aperta all’Europa.

Dalla Resistenza nasce la Costituzione repubblicana italiana. E la Resistenza è a ragione l’anima antifascista della Costituzione repubblicana.

Piero Calamandrei in un celebre discorso del 26 gennaio 1955 sostiene che la Costituzione è nata “nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, … col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione”.

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Vivalascuola. Il Festival del narcisismo italiano. Meglio tenerne lontani i minori

Numeri da record per gli spettatori che hanno seguito la finale del Festival di Sanremo 2023, così come per l’astensione degli elettori alle elezioni regionali in Lazio e Lombardia. Dato che è lo stesso popolo il protagonista dei due fenomeni, che si sono svolti pressappoco negli stessi giorni, che ci sia un legame fra di essi?

Il Festival del narcisismo italiano. Meglio tenerne lontani i minori
di Giovanna Lo Presti

Quest’anno sembra che uno dei frutti un po’ appassiti della Società dello Spettacolo, il Festival di Sanremo, per trovare nuovo vigore, non abbia avuto esitazione ad allontanarsi dal puro show per inoltrarsi nel “deserto del reale” (per usare l’espressione di Morpheus nel film Matrix). Continua a leggere

DALLE MEMORIE PARZIALI VERSO UNA MEMORIA GLOBALE E CONDIVISA 

di Fabiano D’Arrigo

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Nella convinzione che il Giorno della Memoria, istituito con la legge n. 211 del 20 luglio 2000, debba andare oltre lo spazio dell’ufficialità commemorativa e favorire una Memoria storica consapevole e condivisa, ritengo che siano da valorizzare tutte le occasioni di approfondimento sui temi legati alla persecuzione e allo sterminio degli ebrei, dei deportati politici, di quelli militari e degli italiani da parte del regime totalitario nazista del terzo Reich.

La legge italiana, istitutiva del Giorno della Memoria, recita: “La Repubblica Italiana riconosce il giorno 27 gennaio… ‘Giorno della Memoria’, al fine di ricordare… la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che… si sono opposti al progetto di sterminio… ed hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. Quindi sostanzialmente i deportati politici e militari nei campi nazisti.

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Combattere il fascismo da dentro?

di Antonio Sparzani

Werner è il terzo da sinistra in prima fila, tra Bohr e Pauli

In tempi tristi come questi, in cui nel nostro Bel Paese governa la destra più destra che abbiamo e in particolare un partito che proviene direttamente – attraverso successivi cambi di nome – dal MSI, dichiaratamente fascista, mi viene spesso da interrogarmi su come ciò sia stato possibile nel 2022 (per aggiungere ridicolo all’orrore, centenario della marcia su Roma, avallata allora, lasciatemelo dire, dal maledetto Savoia di turno sull’italico trono), indagando magari come ciò sia avvenuto in altri casi forse (forse) anche più clamorosi di questo. Per cui proseguendo la riflessione e il racconto già qui presenti sull’inizio del nazismo e sugli scienziati che se ne andarono e quelli che restarono, cerco di mantenere la promessa fatta qui di esaminare il caso di Werner Heisenberg che fu uno di quelli che, a differenza di Erwin Schrödinger che se ne andò immediatamente dalla sua prestigiosa cattedra berlinese, restò invece sulla sua cattedra universitaria di Lipsia, entrambi, s’intende, ariani purosangue.
Per fare questo non trovo nulla di meglio che riportarvi qui un brano di una specie di autobiografia di Heisenberg, nella quale egli si sofferma accuratamente sulla sua difficile scelta Continua a leggere

Un mondo nuovo (II)

di Roberto Plevano

Certi giorni ho l’impressione di essere su un treno che corre rapido verso un ponte crollato. Si sa che ci vuole tempo e spazio per fermarlo, ma non si capisce bene chi è ai comandi, nessuno sa quale sia la leva del freno, ammettendo pure che ce ne sia una (non c’è, o non è stata finora trovata), tutti, o quasi tutti, pensano alle loro faccende personali e di famiglia, e che in qualche modo se la caveranno. Dopotutto, gli esseri umani attualmente viventi se la sono comunque cavata, fino a oggi, anzi, fino a ieri. Il treno accelera, le porte sono sbarrate.

(Fuor di metafora – e dàgli con gli stilemi della civiltà del libro, le convoluzioni del pensiero sono costrette da molti ceppi – il ponte crollato è il mondo di ieri, e il mondo di ieri, così esplorabile e disponibile alle umane necessità, se pure in modi e gradi diversi, potrebbe essere, di qui a poco, l’unico mondo che la specie umana ha abitato, prima di annientare sé stessa.)
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Un mondo nuovo (I)

di Roberto Plevano

Ultima settimana di ottobre, rallegrata da temperature miti, al di sopra delle medie di appena qualche anno fa, anzi, piuttosto alte, anzi, per nulla miti: sono temperature spaventose, alterazioni dei cicli termici dell’Olocene (l’epoca geologica in cui ci troviamo, iniziata con la fine dell’ultima glaciazione, all’incirca 10000-11000 anni fa), segno di scenari catastrofici.
Pare però che nessuno si faccia prendere dal panico, al di là della quota di preoccupazione, quando c’è, condivisa con climatologi ed esperti, sempre più sconsolati.

Sono ormai quasi cinquant’anni che si accumulano evidenze del nesso tra attività umane e riscaldamento globale.
Trent’anni fa si apriva il negoziato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change) con lo scopo di stabilire un tetto di emissioni dei gas serra.
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Si vis pacem, para pacem. “Ma dove è il pericolo, cresce / anche ciò che salva”

In caso di conflitto nucleare generalizzato le vittime ammonterebbero a circa 34 milioni solo nelle prime ore. Eppure gli USA inviano altre armi, l’Ucraina invoca la no-fly zone sui suoi cieli e la fornitura di missili a lungo raggio Atacms, mentre Mosca annuncia il ricorso al nucleare nel caso queste richieste venissero accolte. A quel punto sarebbe da attendersi un intervento degli Stati Uniti: con armi convenzionali o nucleari? Le bombe russe potrebbero puntare su obiettivi strategici anche in Italia, come le basi aeree e navali e i comandi Nato. Prime nel mirino sarebbero le basi Nato di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone), che ospitano circa 40 testate nucleari. Altri bersagli, le basi e i comandi militari Nato a Vicenza, Livorno, Gaeta, Napoli, Taranto, Sigonella. In Italia il bilancio ammonterebbe ad almeno 55.000 morti e oltre 190.000 feriti. Come scrive Franco Toscani in questa puntata di Para Pacem: “Dovremmo sempre tener presente quella che Primo Levi chiamò la ‘memoria dell’orrore’, che non serve per restare paralizzati, ma per scongiurare il peggio”. Continua a leggere

Vivalascuola. La scuola per la pace

Il mondo della scuola non può rimanere insensibile di fronte alla possibilità di una guerra nucleare né può accettare lo stato di guerra in cui versano tante, troppe parti del mondo. Lanciamo un appello a studenti, insegnanti, lavoratori della scuola affinché si facciano parte attiva di un movimento popolare e dal basso che reclami a gran voce il rispetto dell’articolo 11 della nostra Costituzione. Il nostro slogan è già scritto nella Carta costituzionale: “L’Italia ripudia la guerra”. A partire da questa affermazione inequivocabile chiediamo che si cessi di alimentare i conflitti, che il nostro Paese lavori seriamente per la soluzione diplomatica del conflitto tra Russia ed Ucraina e che si arrivi, in tempi brevissimi, ad una tregua. L’ombra scura di un conflitto nucleare non deve incombere sul nostro futuro. La barbarie della guerra, alla quale i potenti del mondo guardano con cinica ed interessata indifferenza, ci ripugna. Vogliamo la pace! Comincia da Torino una protesta che speriamo tocchi tanti altri luoghi d’Italia, d’Europa, del mondo. Presidio di fronte al Comune di Torino, Piazza Palazzo di Città, sabato 15 ottobre, ore 15.00. Per firmare l’appello: lascuolaperlapace@gmail.com Continua a leggere

Si vis pacem, para pacem. Contro la minaccia nucleare: scendere in piazza in massa, ora

Il Parlamento europeo ci invita a prepararci a un attacco nucleare. Mi rifornisco di viveri? Di pillole? Di armi? Scavo un rifugio in casa mia? Non dice che vuole intraprendere, con sette mesi di ritardo, una iniziativa diplomatica, questo non lo dice; ci invita a prepararci a un attacco nucleare. Nonostante l’ennesimo appello di papa Francesco a fermare la “pazzia” della guerra che è sempre in sé un «errore e un orrore». Ancora una volta sono gli Usa a fare e disfare: prima i maggiori sostenitori del proseguimento della guerra, adesso disponibili a trattare. Tutto sulla testa dell’Unione Europea. Propongo un appello di Tomaso Montanari: “I cuori pulsanti delle democrazie sono i parlamenti, ma ci sono dei momenti così gravi da pretendere che il popolo faccia sentire direttamente la propria voce: in questo caso, la propria voglia di vivere“. Continua a leggere

Guerra / Operazione speciale) Russia – Ucraina. Avvio urgente di negoziazione.

Al Sig. Ambasciatore in Italia della Federazione Russa

info@ccir.it   ambrus@ambrussia.it

 Al Sig. Ambasciatore in Italia della Repubblica Ucraina

emb_it@mfa.gov.ua

 Al Sig. Presidente della Commissione Europea

eric.mamer@ec.europa.eu

 

Egregi Signori,

la concatenazione di azioni e inerzie riconducibili alle parti in conflitto – in particolare, alla Federazione russa – e, anche, ai comportamenti di Paesi e istituzioni internazionali dell‘occidente, può far precipitare in una situazione drammatica e irreversibile i destini degli stati europei e delle loro popolazioni. Continua a leggere

Pensieri sparsi (o forse sparzi…), di Antonio Sparzani

Sempre meno capisco di politica; quand’ero ventiseienne sessantottino mi pareva di avere tutte le mie brave certezze della sinistra extra extra (per fortuna mai quella clandestina, che portò all’esperienza delirante delle BR) con tanti compagni, manifestazioni, riunioni, piccole lotte locali, nel mio caso quelle studentesche delle facoltà scientifiche milanesi e via così per qualche anno. 

Allora c’erano nemici chiari e distinti, i fascisti, i democristiani, per qualche aspetto anche i socialisti e i comunisti di stretta osservanza pci. Le cose e le idee sembravano chiare e distinte, le contrapposizioni quasi ovvie, poche, certo troppo poche, le sfumature. Se faccio un bel salto di mezzo secolo abbondante arrivo all’oggi. Continua a leggere

I sessi sono due, i desideri tanti

Propongo degli appunti di Raffaella Molena, che collegano opportunamente l’attuale “politicamente corretto” in materia di “genere” con la “cultura della cancellazione” e mostrano come siano le aberrazioni ideologiche a generare aberrazioni linguistiche.

Aberrazioni (storiche) del politicamente corretto (e della ‘cancel culture’)
di Raffaella Molena

Aberrazione: illusione ottica; deviazione per errore da ciò che è ritenuto norma; deviazione del fatto commesso dal fatto voluto (es. si provoca offesa a persona diversa da quella a cui era diretta).” Continua a leggere

Ma le donne esistono ancora

Nel Regno Unito si discute se la donna possa avere il pene e Michela Marzano riprende e rilancia su “La Repubblica”, sostenendo che “non è il sesso a fare la donna“. E’ una nuova tappa della discussione sul genere, che dai Paesi anglosassoni alcune e alcuni ripropongono in Italia. Propongo una risposta,  la cui tesi di fondo condivido, all’articolo di Marzano. L’ha scritta Marina Terragni (per Women’s Declaration International e per Rete per l’Inviolabilità del Corpo Femminile) e me l’ha segnalata l’amica Raffaella Molena, che così commenta: “Il genere è una vera e propria ideologia che mette sotto accusa (per eliminarlo) il femminismo radicale che si è sempre battuto per una espressione libera della differenza sessuale (sia maschile che femminile). La storia dell’Inghilterra è illuminante perché dopo aver adottato ogni norma e legge per il trionfo del genere neutro, oggi sta tornando indietro avendo toccato con mano gli effetti deleteri che ha provocato”.

Ma le donne esistono ancora
di Marina Terragni

Che cos’è una donna? È quella che ci ha messi al mondo, tutte e tutti. Su questo non può esserci alcun dubbio. Il che non significa affatto che una è donna solo se mette al mondo dei figli. Continua a leggere

Si vis pacem, para pacem. La guerra toglie di mezzo la ragione e il pensiero critico

Ci avviamo al terzo mese dal suo inizio e la guerra in Ucraina non occupa più 14 pagine di giornali ma 4. Digerito il suo bagaglio di nefandezze (vedi qui e qui) e deliri (vedi qui), emergono nuovi obbrobri che vedono protagonisti strutture dello stato e organi d’informazione. Ci sono voluti quasi tre mesi perché il New York Times scoprisse che “L’Ucraina non può vincere“. E’ probabile che a guerra finita ci si domanderà a cosa sarà servita, oltre a causare morte, impoverimento per l’Europa e profitti per le lobby delle armi principalmente USA. E un aumento della disponibilità di armi per la criminalità organizzata. Basterebbe questo per rendere evidente che occorre perseguire vie diplomatiche, perché la guerra “toglie di mezzo la ragione”, equivale a un crimine e una delle sue vittime è il pensiero, come scrive Raffaella Molena negli appunti che propongo. Continua a leggere

Si vis pacem, para pacem. L’ignoranza al potere

Evgenij Solonovich, 88 anni, il massimo italianista russo, è stato escluso dal comitato organizzativo del Premio Strega. “Siamo alla russofollia” scrive Angelo d’Orsi”. “La Farnesina trascina in guerra anche il Premio Strega” titola Antonio Corbo. E la Repubblica? “Premio Strega, la Farnesina cancella la giuria di Mosca”. A prescindere dal contenuto, questo titolo rassicura il lettore frettoloso, poco interessato al mondo poco appetibile dei libri: la lunga mano di Mosca è stata bloccata dal vigile Ministro degli Esteri italiano. Invece si tratta di un fatto gravissimo, segno della follia dilagante. E pensare che il Premio Strega nacque in ben altri momenti e con altri propositi, nell’Italia che usciva dal Fascismo. Così ne racconta gli inizi Maria Bellonci, ideatrice del Premio: “Cominciarono, nell’inverno e nella primavera 1944, a radunarsi amici, giornalisti, scrittori, artisti, letterati, gente di ogni partito unita nella partecipazione di un tema doloroso nel presente e incerto nel futuro. Poi, dopo il 4 giugno, finito l’incubo, gli amici continuarono a venire: è proprio un tentativo di ritrovarsi uniti per far fronte alla disperazione e alla dispersione”. A quando una iniziativa ampia e autorevole della cultura italiana? Continua a leggere

Si vis pacem, para pacem. Pace o distruzione del nemico?

Io sono senza parole. Lascio parlare per me il professor Giovanni Orsina: nella guerra in Ucraina “le parti sono ben chiare, Putin è l’aggressore e Zelensky l’aggredito, e si può e si deve simpatizzare con gli ucraini e antipatizzare con Putin. Quel che mi preoccupa, però, è l’emotività della sfera comunicativa occidentale, che ha fame di sensazioni forti e tende, di conseguenza, a essere manichea, a definire i buoni e i cattivi”. E propongo il documento che segue solo per rilanciare la domanda di Paolo Colantoni: nella guerra in corso perseguiamo “Il tentativo di trovare un accordo e di terminare il conflitto, o la voglia di alimentare il duello, provando ad annientare l’avversario, chiedendone la distruzione culturale e mediatica?” Continua a leggere

Si vis pacem, para pacem. Mercanti d’armi e finanzieri

Il 26 aprile è nata un’alleanza di 40 Paesi per dare armi pesanti all’Ucraina nella prospettiva di una guerra lunga anni se non decenni. E un tavolo permanente per la guerra anziché un tavolo permanente per la pace. Al contempo nessun sostegno per la missione di pace del Presidente dell’Onu Guterres. L’interesse generale è concentrato sulle armi, e ci mancherebbe non fosse così, visto che dall’inizio della guerra in Ucraina i profitti di produttori d’armi e finanzieri sono lievitati. C’è da domandarsi se questi profitti siano una conseguenza imprevista della guerra o la causa scatenante. La risposta è semplice, essendo noti gli intrecci fra la politica e la lobby delle armi. Secondo uno studio del 2018 del Project on Government Oversight 380 ex ufficiali militari e funzionari del Dipartimento della Difesa sono dirigenti, membri del consiglio di amministrazione, consulenti di società della Difesa o lobbisti essi stessi. Un caso per tutti: Lloyd Austin, ex generale e segretario della Difesa degli Stati Uniti e ispiratore dell’alleanza dei 40, è consigliere della società di consulenza aziendale WestExec Advisors, che lavora in particolare con l’industria delle armi; è nel fondo di investimento di Pine Island Capital Partners e siede nel consiglio di amministrazione di Raytheon. Siccome siamo in pochi ad avere queste notizie, spero non abbiano a saperle Biden, Johnson, Scholz, Macron e Draghi, che mandano armi pensando di operare per la pace e potrebbero restarci male. Continua a leggere

Si via pacem, para pacem. Il 25 aprile non è la festa del nazionalismo armato

Buon 25 Aprile a tutti. Con commozione e gratitudine per quanti “volontari si adunarono, per dignità non per odio”, come scrisse Piero Calamandrei. E con la consapevolezza che il frutto più maturo della Resistenza è l’articolo 11 della Costituzione Italiana che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Le parole migliori che oggi ho letto per rendere onore a questa data e alla sua eredità mi sembra siano quelle di Tomaso Montanari, che propongo di seguito. Continua a leggere