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“Sotto le palpebre”, Edoardo Penoncini

Che cosa c’è sotto le palpebre, e che cosa si vede dal loro riparo, stando a occhi chiusi o socchiusi? «Si chiudono le sere / come ricci intrappolati / a difendersi attorcigliati / fuori c’è lo spavento / dell’ignoto // qui mi rassicura / anche una sedia / e la piccola lampada / che mi fa compagnia / non è una ferita del sole»: una situazione che ricorda, ad esempio, quella del Natale di Ungaretti, con l’opposizione fra esterno temibile e conforto dato dai semplici oggetti dentro la stanza, nei quali l’io vorrebbe identificarsi («Lasciatemi così / come una / cosa / posata / in un / angolo /e dimenticata»).

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“Collezione privata”, Elisabetta Sancino. (Sete, o poesia 2)

di Giovanna Menegùs

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«Pittura, mi mancavi. Infine, eccolo, / è forte, è nell’aria, / lo captano a uno a uno / i miei sensi magati / il desiderio / … / delle cose / tutte, di natura e d’arte / che… / anelano…» La nostalgia per l’arte – così viva in noi nonostante i musei chiusi a causa della  pandemia organizzino tour virtuali –, l’anelito della voce di Simone Martini-Mario Luzi sono ben adatti a introdurre la Collezione privata di Elisabetta Sancino. Matura raccolta di versi che nasce dalla sollecitazione dell’arte, a partire da quella sete-desiderio come dimensione antropologica e poetica di cui nella precedente recensione ho parlato a proposito de La sete di Sergio Bertolino.

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Penoncini. Il fuoco e la paglia

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A? sò cóm at dòrmi
all ad crucàl intabarà
fum ad stéll ach ràna i? ziél
t’a? sà bri?a quant vól
i và e i vié?
ogni nòt
ròd a tèra butà là
s’na strada sé?za vó?
tra spè? d’aqua
buscùra sé?za vént
e còrav curnà?
stura? ?lapanùal
a fàr ?ga?zèga
tra mu? d’erba ?gà
int la spagnàra
àltar vól ra? a tèra
e rubarié
i và e i vié?
ogni nòt.
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Alessandra Paganardi, La pazienza dell’inverno

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Per le “Conversazioni in libreria” venerdì 24 maggio alle ore 18, presso la Libreria Popolare di via Tadino, in via Tadino 18 a Milano, presentazione de La pazienza dell’inverno (puntoacapo 2013) di Alessandra Paganardi, con Prefazione di Marco Ercolani. Intervengono e dialogano con l’autrice Mauro Ferrari, Luigi Cannillo, Marco Ercolani, Alessandro Castagna.

Ringraziando l’editore per la gentile concessione, ne proponiamo un componimento e un brano della Prefazione di Marco Ercolani.

Ritaglio

a Cesare Pavese

I
Un giorno, tanto tempo prima,
qualcosa era felice.

La venatura perfetta del marmo
il rosa improvviso, il giallo gentile
come se fosse sempre mattina
o una notte di stelle senza male. Continua a leggere

Caterina DAVINIO, “Il sofà sui binari”. Recensione di Narda Fattori.

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Caterina Davinio, Il sofà sui binari, Altrescritture, puntoacapo editrice.

                                    L’UNO E IL SUO DOPPIO

 Il romanzo è una scrittura lunga e sfaccettata; può essere di puro passatempo evasivo o, al contrario,  di riflessione filosofica; non serve a nulla qui elencare le forme in cui il genere si è espresso, credo che basti tornare a riprendere “i fondamentali”: un protagonista, altri personaggi, degli eventi, uno sviluppo temporale anche quando il tempo viene giocato fra analessi e prolessi, una situazione iniziale e una finale che può essere molto simile a quella iniziale: la serie degli eventi non è stata sufficiente a modificare una situazione insabbiata (si veda “Il deserto dei Tartari” di Buzzati). Non diversamente dalle opere umane di ingegno e creatività, molto si è studiato il romanzo, ma la consapevolezza culturale, la padronanza di strumenti conoscitivi, poco ci serve nell’analisi di questo “Sofà sui binari”, di Caterina Davinio, che, attraverso questa scrittura, si è cimentata con una riflessione impegnativa sull’identità e sull’unicità del singolo, sulla sua possibilità di smarrirsi e di ritrovarsi. Continua a leggere

Teatro naturale di Ivan FEDELI

Dal balcone

Amava il vento e i giorni a cielo pieno    Attilia stesi i panni sul balcone
e voci che conosci dalla faccia    di sotto tutte insieme a fare razza.
“Invento una canzone e poi la canto    per chi si spinge avanti scomparendo;
in alto si sta meglio, vedi il mondo,    un pezzo sempre in forse d’orizzonte. Continua a leggere