In “Correggere le diottrie” (Oèdipus 2019, vincitore del Premio Bologna in Lettere 2020, per le opere edite) Giusi Drago indaga sulla triade perfezione-errore-senso di colpa, con un clinamen dialettico che approfondisce il contesto di paura e incertezza che ne deriva. Non a caso il titolo del libro si riferisce alla pressoché impossibile visione del terzo occhio (è noto che esso non può ferirsi e non/ patisce miopia, non ha bisogno /di correggere le diottrie) laddove nell’ “appendice terapeutica DI VERTEBRE E PAROLE” l’allegorema corpo-testo -vita, esemplarmente coniugato, pone in rilievo la responsabilità di chi agisce (la schiena abbraccia le forme delle tue colpe /di scelte e posture errate, inutile scorrerle tutte).
Si tratta di un agire scandito da imperativi quasi kantiani sin dal testo di apertura della prima parte (intitolata, appunto, “dell’agire”) , imperativi che però si scontrano con la rete di interdipendenze che sostanzia lo svolgersi del mondo (che il mondo agisca in aderenza/al dato, invece tutto sporge avanza), e che ogni volta sommerge lo sforzo di “Sentire, vedere”, “Nominare” cui pure l’autrice fa, o sembra fare, affidamento. Continua a leggere→