Archivi autore: Monica Mazzitelli

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Regista, scrittrice, blogger.

Narratori del Nuovo Millennio – Elisabetta Mastrocola

Il quarto appuntamento di questa rubrica è dedicato a Elisabetta Mastrocola, una grande affabulatrice.

Le mie motivazioni

Raccontare le motivazioni che mi hanno spinta a scrivere è un po’ come scavare per arrivare alla fonte sotterranea di un passato remoto difficile da raggiungere. Aiuta, più della memoria, la scoperta ogni volta rinnovata di una verità che si rivela solo con gli strumenti propri della scrittura: una penna, dei fogli, una tastiera. Quel che succede, a me come credo anche tutti gli altri scrittori, è di trovarsi sopraffatti da una valanga di emozioni, sensazioni e pensieri che hanno l’impellente bisogno di essere raccontati dapprima alla rinfusa e con passione, poi con ordine e precisione.
Ne deriva un appagamento totalizzante. È come se in quel preciso momento tutta la vita fosse lì, come se non ci fosse nient’altro che stare in quello spazio circoscritto eppure infinito.
Vivere di scrittura ti fa inventare la vita giorno per giorno, ti fa essere nel mondo ma in un modo inusuale, ti fa essere sognatrice e concreta, libera ma legata ai tuoi personaggi che se ne infischiano di essere invadenti. Personaggi che diventano presenze con cui avrai a che fare a lungo e che vedi solo tu, creature immateriali ed eterne, che rimangono giovani mentre tu invecchi. Continua a leggere

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Narratori del Nuovo Millennio – Tommaso Giartosio

Ieri è stata annunciata la dozzina del Premio Strega e ho deciso di mettere un post extra oggi per ospitare una poetica, fertile e profonda riflessione di Tommaso Giartosio – nella dozzina con il suo “Autobiogrammatica” [Minimum Fax] – a proposito della ragione ultima dello scrivere, che è così centrale per questa rubrica. 

Trovarsi a concorrere a un premio blasonato può avere un senso a una sola condizione: di poter contare sul sostegno di una moltitudine di atti di lettura e di gesti di condivisione e solidarietà, un rumore buono che si fa sentire da una lettrice all’altra e fa dell’augusto premio ciò che deve essere: un luogo di ricerca del senso attraverso la scrittura.

Scrittura di un tipo particolare, chiamata letteratura; scrittura che per rispondere pone domande, per svelare la realtà la trasforma, e per spalancare porte carraie dispone solo di una chiave di violino e della spinta di un soffio.

“La casa delle orfane bianche” di Fiammetta Palpati

Ho letto e recensisco con molto piacere il romanzo di Fiammetta Palpati, “La casa delle orfane bianche”.

Tre amiche decidono di mettere sotto lo stesso tetto le loro tre madri anziane e malandate per occuparsi di loro coralmente, e ne nasce un racconto geniale, estenuante e a tratti esilarante, claustrofobico e pieno di odori, puzze, horror casalingo; il tutto narrato da un’elegante voce-personaggio animata da una vena tragicomica. Un romanzo di figlie badanti e madri badate i cui ruoli spesso si mischiano, in cui ognuna è saggia o stolta a turno. Il Tempo è sempre lo stesso, come fosse un unico giorno: un tempo che resta all’interno di una pièce teatrale le cui attrici non recitano affatto ma portano semmai i loro crucci, dolori, preoccupazioni e fastidi sulla scena. Li espongono per rimescolarli in quelli delle altre, ne fanno un impasto che ogni giorno va spianato per poter essere di nuovo contaminato da un nuovo fermento. Il più grande tra questi, l’arrivo di una forsesuora barbona, che scombina ancora di più le carte. Continua a leggere

Narratori del Nuovo Millennio – Guglielmo Pispisa

Il terzo appuntamento con i narratori del nuovo millennio è dedicato a Guglielmo Pispisa, che ha scelto per questa rubrica su La Poesia e lo Spirito un testo estratto da un inedito, dove racconta in punta di penna il primo incontro a Roma con Einaudi Stile Libero.

Per mettere le cose in chiaro
La verità è che a voi non ve ne frega un cazzo. Scrivo, non scrivo, è uguale, tanto non ve ne frega un cazzo. Non lo comprerete. Mai lo leggerete, pure se ve lo regalassero. E se siete giornalisti o operatori culturali di vario genere, non lo recensirete e non ne parlerete. Figurati, un altro scrittore che ci prova, fare romanzo di sé, discorso della propria frustrazione, attirare l’attenzione facendo leva sulla propria irrilevanza. La lista è lunga, Antonio Moresco con Lettere a nessuno, Giorgio Falco con Ipotesi di una sconfitta sono solo il primo e l’ultimo che mi vengono in mente. E niente, manco di loro ve n’è mai fregato un cazzo.
Ma allora perché scrivi? chiedereste voi, se ve ne fregasse qualcosa (ma non ve ne frega un cazzo, dico Voi tanto per dire, lo so che di là non c’è nessuno). Continua a leggere

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“Un omaggio alle donne invisibili dell’Italia del dopoguerra” intervista a Paola Cortellesi

Ho avuto il piacere di incontrare Paola Cortellesi qui a Göteborg, di recente, dato che il suo film era in concorso al Göteborg Film Festival (dove ha naturalmente vinto il premio come Miglior Film Internazionale!).

Da questo incontro è nata un’intervista* che ho molto piacere a presentare proprio oggi, 8 marzo, a commemorare tutte le donne che, non solo nel dopoguerra ma anche 80 anni dopo, purtroppo!, continuano a svalutarsi perché continuano a venire svalutate.

Paola, il tuo film ha avuto la prima al Roma Film Festival e ha subito vinto tutti i possibili premi: il premio della critica e del pubblico e il premio per il miglior film d’esordio. Per una volta tutti erano d’accordo: sei rimasta sorpresa o sapevi che sarebbe stato così?
È stato un inizio fantastico! Mi sono resa conto subito che sarebbe andata bene perché il giorno della prima, alla proiezione serale, un signore in sala mi ha detto che aveva appena visto il film ma che si era ricomprato il biglietto per vederlo immediatamente di nuovo. A quel punto ho capito che era un film che toccava il pubblico nel profondo. Continua a leggere

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Narratori del Nuovo Millennio – Giulio Mozzi

Proseguo il mio appuntamento mensile con le narratrici e i narratori italiani con un ospite speciale in molti modi: Giulio Mozzi, che racconta:

C’è una discussione che dura da, boh, forse da cento anni; o forse da molti di più. La discussione è: se in un’opera letteraria sia più importante la materia o sia più importante la forma. Nel nostro tempo, in cui la forma principe della letteratura pare essere il «romanzo» (e vi ricordo che non è sempre stato così: quando Alessandro Manzoni decise di piantarla con inni e tragedie, i suoi amici si strapparono i capelli, perché il romanzo era una cosa volgare, popolana – e la chiesa lo guardava con molto sospetto), la discussione è spesso posta in questi termini: se sia più importante la narrazione (con tutti i suoi elementi: la storia, il montaggio, la tensione, le agnizioni, il mistero, il ritmo eccetera) o la scrittura (lo stile, il lessico, la sintassi, le figure retoriche, la punteggiatura eccetera).
È facile (ed è anche giusto) rispondere salomonicamente: narrazione e scrittura sono entrambe importanti. Continua a leggere

Narratori del Nuovo Millennio – Francesca Maccani

Inauguro oggi una nuova rubrica dedicata a narratrici e narratori italiani degli ultimi anni, ai quali ho chiesto di raccontare (con qualsiasi mezzo volessero) le loro motivazioni di scrittura.
La durata di questa rubrica non dipenderà da me, ma dalla disponibilità degli scrittori che inviterò a partecipare. Mi auguro che duri a lungo!

Comincio con una narratrice siciliana che amo molto, Francesca Maccani. Che ci racconta del suo ultimo romanzo, vincitore nel 2023 del premio Rapallo: Le Donne dell’Acquasanta non è solo il mio ultimo romanzo, le protagoniste tutte sono ormai parte della mia vita, il loro ricordo e le loro voci non mi lasciano mai e in questi mesi mi hanno restituito in termini di regali e di sorprese, molto più di quello che ho fatto io per loro, scrivendo la loro storia. Il libro racconta le vicende di un gruppo di operaie della Manifattura Tabacchi di Palermo e in particolare di Franca e Rosa Lavorano in coppia, in sincrono perfetto: le dita sottili ed esperte arrotolano foglie di tabacco da mattina a sera. Amiche da sempre, le due ragazze sono cresciute insieme in un borgo di pescatori spalmato ai lembi della città. Continua a leggere

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Dal blog AUT | OUT

Sono venuta a conoscenza di questo blog, AUT|OUT dove un trentenne scrittore autistico posta alcuni suoi pensieri e riflessioni, dato che la comunicazione vocale gli è difficile.

I suoi scritti sono piccoli tuffi in mondi nuovi resi accessibili da una bella prosa. Vi invito a seguirlo postando un testo dal titolo:

A gente che ha paura di me.

Vorrei dirvi che mi trovo bene in questo angolo e amo quello che sto facendo. Scrivere diventa sempre di più il mio progetto attuale di vita. Scrivere forte per accendere quelle luci, per aprire le porte e per far parte della vita. Scrivere forte per aprire ad altri un mondo che fa paura e che sembra strano, incomprensibile o malato. Ma io non sono malato, né incomprensibile se abbiamo un linguaggio condivisibile, se abbiamo fiducia reciproca, se abbiamo un qualcosa da condividere. Scrivere per raccontarvi la mia vita alla finestra. Perché alla finestra? Perché io guardo, osservo e non sempre posso condividere la vita di tutti. A volte mi sento in gabbia, altre volte mi sento affacciato ad un balcone, altre volte dietro i vetri chiusi. Posso cercare un perché. Ma io lo so il perché. Un perché difficile? Sì, spesso sì, molto. Difficile farsi capire. Poi difficile doversi sempre giustificare.
Continua a leggere qui.

Un ricordo di Nina Maroccolo

Qualche giorno fa è venuta prematuramente a mancare Nina Maroccolo, scrittrice e performer che abbiamo avuto il piacere di ospitare qualche anno fa con un fortissimo e indimenticabile contributo per il mio progetto “Deragliate“.
La ricordiamo con affetto e gratitudine attraverso un suo brano che ha ispirato suo fratello Gianni (il più grande bassista italiano di tutti i tempi) alla composizione di uno splendido brano musicale.
Grazie Nina, e grazie Gianni ?

«Quando Loletta inciampò lungo la strada che ogni giorno percorreva per andare a scuola, cadde e si addormentò. Inciampò fra le radiche di piante secolari e un’insolita pioggia di pietrisco. Forse erano soltanto i detriti dei sogni. O la consegna di una bimba a una manciata di stelle, prima di scivolare nel suo ventre di polvere.» Nina Maroccolo

Lettura da “L’organista di Mainz” di A. Chimenti

Una mia lettura dalla nuova antologia di racconti di Andrea Chimenti, di cui ho avuto il piacere di scrivere la postfazione!

Il pessimismo del sognatore

Otto racconti che narrano storie completamente diverse tra loro – e che si svolgono tra epoche antiche e futuro – ma tenuti insieme da una tonalità precisa, un’atmosfera novecentesca che ha il respiro dei grandi narratori di cui la nostra generazione di baby boomers si è nutrita, generando il nostro DNA letterario, la cifra invisibile del nostro stile. In questa tonalità ci sentiamo a casa, sentiamo il sapore dei Libri, quelli che ci hanno cresciuti. Buzzati, in primo luogo, con il suo senso solenne della narrazione ma anche la sua capacità fabulistica e l’introduzione dell’elemento del fantastico come dimensione ulteriore – quasi come una coloritura – senza esserne un obiettivo o un fine. Continua a leggere

Likes Likes Likes!

Con il passaggio alla piattaforma autonoma del nostro sito, si era persa la possibilità di mettere un “mi piace” ai nostri/vostri post preferiti.

Grazie al nostro super webmaster Andrea adesso c’è di nuovo questa possibilità: sbizzarritevi, non siate timidi!

La signora delle mosche

Il diario di una convivenza inaspettata
Di Monica Mazzitelli

1.
Agosto 2022

Da quando siamo tornati dalle vacanze ci sono tre mosche in casa. Abbiamo provato in vari modi a farle uscire – come sempre facciamo con gli insetti intrappolati tra le nostre mura – ma stavolta non c’è stato verso anzi: non appena apriamo le finestre, loro si rincantucciano qualche metro distante.
Sono tre. Due di grandezza normale e una di taglia piccola. All’inizio pensavo che La Piccola sarebbe cresciuta e diventata come le altre due, nella mia assoluta ignoranza di entomologia, ma poi ho capito che quella era la sua misura, e che sarebbe rimasta tale. La Piccola abita nella nostra cucina, insieme alla Grande Uno. Pensavo fossero mamma e figlia, finché non ho capito che anche La Piccola era adulta. Spesso sono vicine, non paiono essere in competizione. Continua a leggere

“Dove non mi hai portata” di Maria Grazia Calandrone – Videolettura

Ho divorato questo libro in una mattinata, ve ne leggo l’inizio e ne posto la mia recensione.

Maria Grazia Calandrone “Dove non mi hai portata”, Einaudi 2022

La nostra migliore poetessa torna in libreria con un romanzo appena uscito per Einaudi nel quale racconta la vita di Lucia Galante, sua madre biologica. Una madre così disperata da credere che sua figlia sarebbe stata più protetta e al sicuro se affidata all’amore di persone estranee, che non restando con lei e il suo compagno, il padre biologico di Maria Grazia.
La coppia era in una situazione tragica sia dal punto di vista economico che socio-familiare, senza speranze per il futuro. Motivazioni probabilmente simili a quelle di altre centinaia di persone, per lo più madri, che presero la stessa decisione in quel frangente storico – la metà degli anni ’60 – come testimoniano le cifre degli abbandoni registrati per quell’anno in tutta Italia. Continua a leggere

“Vite mie” di Yari Selvetella – Videolettura

Era difficile predire che la scrittura di Yari Selvetella sarebbe diventata ancora più elegante e elaborata di come è stata nei suoi ultimi romanzi (avevo recensito qui “Le stanze dell’addio”, candidato a suo tempo al Premio Strega). Ma così è stato. La cura della lingua gli consente di dipingere un piccolo ma universale mondo affettivo e emotivo in pochissime precise parole, necessarie e compiute, di una raffinatezza senza fronzoli.
Ne ho letti alcuni passaggi a alta voce per sentirne i suoni, le carezze ruvide che facevano alle mie orecchie, intanto che la storia mi trascinava via con la forza della sua corrente quasi subdola, consentendomi di entrare in stanze private con la scabrezza di una videocamera nascosta. È così: in questo romanzo si accede a un mondo come lo si potesse spiare, quotidiano e vero con la sua fatica, le sue paure, la sua noia persino, i gesti del cucinare, del pulire, gli odori di una casa, le voci dei figli – ciascuna unica e piena della sua storia.
Il suo protagonista narrante entra in scena deragliando di stanchezza, proclamando la sua epifania: non è più in grado di amare. Ho scelto di condividere con voi il primo capitolo del romanzo in questa videolettura. Continua a leggere

“Libertà” di Beatrice Fiaschi

Un racconto di Beatrice Fiaschi.

LIBERTÀ

Nel nero della notte, a una a una, si accendono sette piccole luci.
Il mio respiro è il loro interruttore: click e un globo caldo, mulinando nelle tenebre, ricava la sua nicchia di fulgore e illumina la notte sin dentro le sue più segrete viscere oniriche.
Quei piccoli globi potrebbero essere lucciole, almeno basandomi su quel vago ricordo che ne conservo di quando ero bambina e mi era concesso attraversare prati e cieli sterrati solo con lo sguardo, dal lucernario della mansarda, sdraiata sul letto della mia cameretta.
La mia fantasia aveva finito con l’assumere la forma squadrata del finestrone, la direzione obliqua del sottotetto e la voce insopportabile della solitudine. Tuttavia è stata l’unica strada attraverso la quale ho da sempre potuto accedere a quella porzione di cielo sopra di me, un mistero che solo con le parole avrei potuto dirimere: le stelle – all’apparenza vicine al punto da poterci scrivere una storia d’amore – erano in realtà distanti anni luce tra loro. Eppure creavano figure, frasi, disegni. Continua a leggere

La torta di compleanno

Una poesia di Monica Mazzitelli dalla futura raccolta “Poesia della prosa”

Io e la mia nipotina prepariamo la torta
del suo compleanno
nella cucina di casa sua.

Lei legge
e rilegge
da capo ogni volta
tutta la lista degli ingredienti
di entrambi gli strati
ogni volta da capo –
anche se glieli chiedo separati;
eterna filastrocca
con l’indice segue le parole sulla carta.

Versa troppo poco zucchero
o troppa farina
nel misurino
le dico.
Allora rilegge,
da capo.
Aspetta, ti aiuto,
faccio io.
Le dico e sorrido.

Misuro, e le sorrido.
Verso e impasto e le sorrido,
lei mi sorride, seria e intenta.
La istruisco e la guido,
decifro i simboli che non conosco
sulla manopola del forno di casa sua,
ché lei non è capace.

Ci vuole il doppio del tempo a preparare questa semplice torta
ma lei è così orgogliosa di averla realizzata,
piccina.

 

Ma non ho nipotine.
E lei non è una bambina, ma la mia cara,
cara amica
che oggi compie sessant’anni
ubriachi di Alzheimer
e di terrore.

“Imprigionato nell’istante simultaneo di decollo e atterraggio” di Paul Wu

Immagine di Jessica Lindgren-Wu

Ho conosciuto Paul lo scorso novembre sull’isola di Gotland, proposto da un produttore come direttore della fotografia per girare una sequenza di un mio film. Mi ha colpito immediatamente come persona interessante, buona e misteriosa.
Lungo la strada abbiamo parlato di tante cose finché a un certo punto, mentre il sole mi abbagliava, ho avuto un’intuizione repentina e gli ho chiesto se scrivesse. Paul è rimasto molto sorpreso ma anche intimidito dalla mia domanda inaspettata, e mi ha risposto con cautela che sì, gli piaceva scrivere, anche se… eccetera.
Ma ormai avevo capito che potevo fidarmi dalla mia intuizione. Gli sono stata un po’ addosso ma nicchiava, finché qualche giorno fa ha pubblicato un post su fb che mi ha folgorata. Poche righe dolenti, con un timbro che mi ha ricordato David Foster Wallace, uno di quegli autori che ogni traduttore sogna di interpretare. E gli ho chiesto il permesso di tradurre il pezzo e pubblicarlo qui. Mi ha dato il suo consenso e lo presento oggi a voi, in italiano e in lingua originale. Buona lettura!

Imprigionato nell’istante simultaneo di decollo e atterraggio
Di Paul Wu

Chiudo gli occhi. La schiena contro un muro arancione inondato di buon mattino dalla luce di un sole spagnolo. Nelle mie orecchie il suono del fluttuare delle onde, ampie abbastanza da lasciare una pausa tra il fragore dell’acqua sull’acqua, e quello dell’acqua sugli scogli. Nel mio cuore c’è un grumo di tristezza che sale alle mie palpebre e le fa gonfiare. La persona che guida la meditazione ripete in un inglese non nativo: “L’amore è l’unica cosa che conti. Trova l’amore. Trova la luce dentro di te.”

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Riflessioni su mia madre

Avrebbe compiuto cent’anni oggi, mia madre. Se non fosse invece morta di cancro più di 40 anni fa, il 25 agosto 1981.
Se cent’anni vi paiono tanti, sappiate che suo padre è vissuto fino a 99, e che suo fratello (mio zio Robert) è morto una settimana fa. La famiglia di mia madre – prevalentemente tedesca – è molto longeva, soprattutto da parte di padre.
Di quel padre.
La storia di mia madre l’ho dovuta riscrivere molte volte; molte volte ho dovuto ricominciare tutto da capo, non appena qualche nuovo pezzo del puzzle si aggiungeva, portato dai racconti di qualcuno. Lo scenario è cambiato così spesso, in questi 40 anni in cui è stata morta. Continua a leggere