Dalla tua biografia, ho scoperto che sei laureato in architettura. Che peso ha per te lo spazio? E come si traduce nella tua scrittura? Ci sono aspetti, a tuo avviso, che accomunano l’architettura alla poesia? Forse l’attenzione al dettaglio e l’importanza dello sguardo?
Lo spazio mi pare interessante in sé dal momento che accoglie, ha cioè la caratteristica disinquinante del suo contrario. Quello sguardo leopardiano oltre la siepe, mi sembra, a tale proposito, esemplare. Lo spazio non è perciò solo quello che fisicamente si apre davanti, ma diventa, nel pensiero, una libera dilatazione intellettuale. Nella scrittura, personalmente, mi interessa, quanto più sia possibile, proprio questo, una sorta di ideale attraversamento, rispetto a un’idea più statica, non tanto farne parte, quindi, ma seguirne i suggerimenti, le suggestioni. Continua a leggere