20 righe (per niente) facili di Pasquale Vitagliano

La poesia di Silvia Rosa in questa sua ultima raccolta Tutta le terra che ci resta (Vydia Editore, 2022) mi ha condotto nel giorno dopo di una qualche catastrofe, personale o storica. Pioggia, colori grigi, superfici intangibili, questi elementi fissano un universo nel quale ti devi toccare per saperti vivo, ti devi nominare che riconoscerti ancora umano. Esploriamo un blade runner poetico inatteso e ammaliante. Anche il linguaggio sembra aver superato i limiti di ogni prosodia, i confini di un qualsiasi canone. Non siamo nella trans-avanguardia ma al punto zero della poesia. E la cosa mi piace molto. La parola poetica è uno strumento di conoscenza e un sistema di decifrazione della inaudita realtà che, ad un certo punto, ci siamo trovati a vivere. Credo, magari inconsciamente, questo è il senso della precisione terminologica e l’effettività semantica che ricolloca il linguaggio poetico tra le scienze ovvero (ri)scopre il senso poetico delle formule e dei sistemi scientifici. In un mondo senza qualità, finiamo per dipendere anche noi dal comportamento delle isoterme e delle isòtere. Come scrive Elio Grasso nella prefazione, questa poesia è “una sorta di resistenza dove l’io manca, ma non per difetto di figura e dialogo, ma perché se l’autrice strenuamente vuole opporsi all’involucro trasparente e impenetrabile, a tenuta stagna (Calasso) in cui siamo avvolti.”

Sarà che di terra ce ne sta rimanendo poca, questa raccolta è sulfurea. Appartiene allo stato gassoso, eppure, per effetto omeopatico, ci fa tenere i piedi ben saldi sulla superficie solida e ci allerta dell’insidia degli ologrammi che sembrano pesanti ma sono permeabili a qualsiasi senso e significato. La poesia di Rosa è vigile senza essere pedante, leggera senza essere superficiale. Possiede la concreta praticità delle istruzioni per l’uso. In caso di necessità rompere il vetro. Per salvarci dobbiamo avere il coraggio di uscire dal campo recettivo. Dobbiamo avere la capacità di seguire le coordinate che conducono alla curva dello stupore.

Guarda. Ha finito di piovere.

 

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