Frammenti di Cinema # 74

I primi alieni nella storia del cinema appaiono ne Il Viaggio sulla luna del 1902 di Georges Méliès. Ma sulla terra arrivano negli anni ’50 con un capolavoro di B-movie. Il primo è Ultimatum alla Terra del 1951 di Robert Wise. A parte il remake del 2008, si tratta del capostipite del filone che immagina una guerra tra mondi.  La guerra dei mondi (2005), infatti, si chiama uno dei film che Steven Spielberg, il regista più attratto di tutti dagli extraterrestri. Independence Day (1996), invece, combina questo genere con il disaster movie, fino all’apoteosi dell’attacco alieno alla Casa Bianca. Gli effetti speciali, tuttavia, non scalfiscono la straordinaria stilizzazione di altri due film degli anni ’50. Plan 9 from Outer Space del 1959 di Edward D. Wood Jr., consacrato da Tim Burton re dei B-movie; e quel cult che è L’invasione degli ultracorpi diretto da Don Siegel nel 1956.  E’ la prova di quanto più potente sia l’immaginazione rispetto alla tecnologia, malgrado l’ingenuità delle forme, e grazie alle paure implicite di un’epoca (gli anni della corsa allo spazio).

Ancora Steven Spielberg ha firmato due capolavori sull’accoglienza aliena. Nel 1977 Incontri ravvicinati del terzo tipo, omaggio subliminale al mezzo cinematografico (non a caso c’è un cameo di François Truffaut) e E.T. l’extra-terrestre del 1982, contraltare all’orrore intollerante della saga di Alien. Allo stesso modo, la saga di Guerre stellari avviata da George Lucas nel 1977 rassicura lo spettatore dislocando in un spazio fantasioso e affollato lo scontro che Spielberg preconizzerà sulla terra. Ancora più inquietante la presenza aliena in Signs di M. Night Shyamalan del 2002, in cui l’aggressione assume una virulenza diabolica. Altrettanto insidiosa è la narrazione realistica e sobria di Bagliori nel buio (1993) di Robert Lieberman che porta sulla schermo l’orribile esperienza di un’adduzione aliena a scopo di sperimentazione. In Italia, invece, anche gli alieni forniscono temi per una commedia. Gi esempi sono diversi, al limiti del trash, ma Il disco volante (1964) di Tinto Brass, con Sordi e la Vitti, è un gioiellino. Sarà che non c’è nulla di più alieno rispetto alla normalità che il nostro costume di italiani.

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