20 righe (per niente) facili

di Pasquale Vitagliano

Con chi dialoga Vito Davoli in Carne e Sangue, raccolta pubblicata nella collana Poeti della Vallisa, Tabula Fati, 2022? Dio, un amore, un doppio, la poesia stessa? “È vero che quel tu può anche non essere sempre riferito all’oggetto amato, ma anche a sé stesso, come in una conversazione intima”, scrive Daniele Giancane nella prefazione. In effetti, lo specchio è molto presente nel testo. Anche se la riflessione quasi mai è fissa e fedele. Invece, è mobile e deformante. Davoli ci rende testimoni dei movimenti di una persona che, alla maniera di Ingmar Bergman, deve ricomporre i frammenti che essa stessa ha materializzato. Cocci di specchi barbagliano di luce/ petali rossi e magenta con me/ come su tomba etrusca. La scrittura di Davoli trasmette una sensazione di formazione permanente. Ci trattiene sulla soglia di un evento che ci cambierà la vita. Anzi, è in bilico su questa linea.

La poesia di Davoli è sospesa. Ma non sul vuoto. Dondola sulla storia e sulla memoria. Non per diletto. Paradossalmente, per scrupolo civile verso la realtà. Questa oscillazione le permette di toccare punte sorprendenti. D’altra parte, senti che è trattenuta da tutto ciò che c’era prima. L’identità, il canone, i legami sentimentali, sono il vertice opposto di questo movimento. Chissà, forse questo è il motivo per chiamare claudicanti i sonetti di una delle sezioni. Passerò il tempo a zompettare stanco/ fra leggi ed anarchia, fra i devo e i voglio./ Resterà sterile ogni mia semenza/ ché l’amore ha una sua giurisprudenza. All’opposto, questa poesia può correre solo che si liberi dal passato dei significati. La poesia non ha dottrina se non la propria voce. Come giostra che non gira in tondo, la poesia di Davoli, definitivamente liberata da ogni dovere morale verso la parola data (a sé stesso), può prendere il volo. Egli stesso è consapevole dell’energia levatrice del verso che non ha bisogno di aggiungere altro. L’arte è un senso oscuro/ che quando è dentro trova/ artistica ogni cosa.

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