Informazioni su Giovanni Nuscis
Giovanni Nuscis è nato nel 1958 ad Ancona, dal 1973 vive a Sassari.
Laureato in giurisprudenza, ha lavorato come direttore amministrativo presso il Ministero della Giustizia.
Ha pubblicato i libri di poesia:
Il tempo invisibile (Book Editore, Castelmaggiore, 2003)(Premio Nazionale di poesia “Alessandro Contini Bonacossi” ed. 2003, come opera prima);
In terza persona (Manni, Lecce, 2006);
La parola data (L’arcolaio di Gianfranco Fabbri, Forlì 2009)
Transiti (Quaderni di Poiein a cura di Gianmario Lucini – Puntoacapo Editrice, Novi Ligure 2010)
Il grande tempo è ora (Arcipelago Itaca, 2021). Premio della giuria nel Premio Lord Byron Porto Venere Golfo dei poeti ed. 2022; 1° Premio al 63° Festival internazionale di letteratura “Sandomenichino”, ed. 2022; Menzione d’onore nel Premio Lorenzo Montano ed. 2022; segnalazione nel Premio Internazionale di poesia “Poesia Onesta”, ed. 2022; opera selezionata al Premio Internazionale di letteratura “Città di Como”, ed. 2022.
Per la poesia inedita, 1° classificato al Premio David Maria Turoldo ed. 2005 organizzato dall’Associazione Poiein; per la sezione raccolta inedita, segnalazione al Premio Lorenzo Montano nell’edizione 2008 e menzione d’onore in quella del 2021.
Hanno scritto sulla sua poesia, tra gli altri, Sebastiano Aglieco, Gisella Blanco, Fabrizio Centofanti, Anna Maria Curci, Massimiliano Damaggio, Rita Di Mattia, Gianfranco Fabbri, Narda Fattori, Antonio Fiori, Mauro Germani, Stefano Guglielmin, Gianmario Lucini, Gian Ruggero Manzoni, Massimo Onofri, Marco Scalabrino, Antonio Strinna, Roberto Rossi Testa, Salvatore Tola, Pasquale Vitagliano.
Poesie, note di lettura e interventi critici, suoi o sul suo lavoro, sono stati pubblicati sulle riviste Il sarto di Ulm, l’immaginazione, La clessidra, Polimnia, Gemellae, sul quotidiano La Nuova Sardegna. In rete, su Atelier, Blanc de ta nuque, Compitu re vivi, In certi confini, Italia Libri, La dimora del tempo sospeso, La Ginestra, La poesia e lo spirito, Lingua Siciliana, Nazione Indiana, Neobar, Parole di Sicilia, Poetarum Silva, Poiein, Rainews24.
Alla sua poesia ha dedicato un saggio monografico Gianmario Lucini: La parola e lo spessore (Quaderni di Poiein – Puntoacapo Editrice, Novi Ligure 2010)
E’ inserito in diverse antologie poetiche tra le quali l’Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea n. 4 Sardegna (Raffaelli Editore, 2016)
Fa parte dal 2008 della redazione del litblog collettivo“ La Poesia e lo spirito (www.lapoesiaelospirito.wordpress.com ).
Ha un blog personale, Transito senza catene (www.giovanninuscis.wordpress.com ), dedicato alla alla letteratura e all’attualità.
Certo si può (forse si deve) chiedere al poeta di parlare di ciò che accade nel suo paese, ma lo farà restando fedele alla sua vocazione. Parola grossa! Però quella voce “di dentro” è meglio ascoltarla, qualunque essa sia.
Dirà delle cose che non mi aspetto, che non so come trattare. Forse non mi piaceranno e non saranno quelle che i “milioni” si aspettano (se mai ci sarà un pubblico, un uditorio, un qualsiasi committente). Fa niente …chi scrive è un poveretto che maneggia esplosivi. Forse Luca su questo è d’accordo.
la poesia è nata per cantare, ma forse più per gridare, il vero.
Grazie a Giovanni per aver scelto questa poesia – fa sempre piacere ‘leggere pubblicamente’. E sono d’accordo con Paola, bisogna ascoltare la propria voce e curarla. Ma qui parlo del nostro difficile tempo dove i lupi non si prendono neppure la briga di travestirsi da agnelli e sbranano la democrazia, la scuola, l’educazione..
Allora le lingue di spada devono parlare senza abbassare la testa e anche gridare, si’.
C’è davvero grande bisogno di poeti che affrontino l’impegno civile; purtroppo questa realtà degradante non invoglia a spendersi nell’agone politico. Quanto sono lontani i tempi di Brecht e di Pound…
Ringrazio Luca per avere acconsentito a dare visibilità a questa spendida poesia che, a mio parere, è uno dei più bei manifesti poetici mai scritti, perfettamente calata in questi tempi di “lupi in libertà.”
Condivido in toto il commento di Luca.
Saluto tutti.
Giovanni
grazie a Giovanni e a Luca.
sottoscrivo anch’io.
e bisognerebbe fare, forse, un’ideale raccolta di firme.
Grazie dell’ospitalita’ fabrizio!
luca
Giovanni, forse questa pagina può interessare.
cari saluti
jolanda
http://www.rhegiumjulii.com/la%20carta.htm
grazie a te, carissimo Luca.
Ringrazio e saluto Luca, ancora, e Fabrizio.
Un grazie a Paola: “parlare di ciò che accade nel suo paese”, certo, “fedele alla sua vocazione. Ascoltando quella voce “di dentro”, a cominciare da “quel tarlo malsincero che chiamano pensiero”:)
Grazie anche a te, Iolanda. Una giusta presa di posizione alla quale, si spera, ne seguano altre.
Un caro saluto a tutti
Giovanni
Cari amici,
concordo in larga parte con quanto detto da ognuno e specialmente da paolarenzetti.
Desidero in proposito dirvi in breve la mia esperienza.
Cominciai a scrivere a 22 anni, nel ’78, durante la prigionia di Moro, con la speranza di scrivere una poesia che non si appiattisse su quei fatti, per quanto enormi.
Alcuni dei testi più efficaci nati dalle emozioni e riflessioni di quei giorni si trovano anche in miei libri usciti di recente, e credo che ci vogliano attenzione e fiuto per scovarli.
A me sembra di aver fatto il mio dovere, a ciascuno il suo.
Un caro saluto,
Roberto
Grazie a te, Giovanni.
Quella carta è datata 2004, ma già era in embrione da molti anni prima.
Approfitto adesso, ieri notte l’ho dimenticato, per salutare anche Luca i cui versi sferzano e incitano. Ma il poeta, se è tale, ha o dovrebbe avere in sè lo spirito di denuncia di cui parla Luca.
Un caro saluto a tutti
jolanda
Cari amici, un caro saluto a tutti.
Il poeta ha in se lo “spirito di denuncia”, ma spesso è costretto a scrivere in condizione di silenzio, di insignificanza o addirittura in condizioni estreme di limitazione o privazione della libertà(Brecht-Pound).
Il mezzo stesso della scrittura non è immediato e presuppone ricerca: “fiuto” e “attenzione” da parte di chi vi si accosta.
Insomma … il suo non sempre è un parlare facile e “diretto” per svariati motivi.
Sappiamo, Paola, le estreme difficoltà di molti poeti, l’esilio, il carcere, la vita stessa. Momenti storici di vasta collocazione geografica, la fuga da regimi soffocanti e persecutori. Sappiamo. Ma proprio perchè sappiamo, il poeta, oggi, mi pare questa l’indicazione dei versi di Luca, deve dare ancora più forza alla propria voce anche per tutti quelli che non possono averla, per ribadire che non possiamo e non dobbiamo farci soggiogare da un potere devastante.
Per quanto riguarda il fiuto e l’attenzione e la ricerca, questo mi sembra un altro discorso.
un caro saluto
jolanda
Con accenti e sfumature diverse siamo in sostanza d’accordo. Chi tenta di scrivere in forma poetica, conosce il valore della libertà (per sé e per gli altri), perchè per primo la cerca… sente di “non avere voce” e sperimenta in qualche modo la privazione.
Voglio girarvi un commento di Alda Merini, citato da un articolo di Repubblica dei giorni scorsi, che diceva più o meno così:
“Se il poeta non lo tieni a terra per i piedi, ti vola via”
Ciao a te, Jolanda
Grazie per questa proposta, Giovanni, che non avevo ancora letto, e d’accordo con quanto dice Luca con versi affilati: occorre aprire gli occhi e parlare.
Grazie anche a Jolanda per la segnalazione della “carta”, che non conoscevo.
tutta tua vision fa’ manifesta
e lascia pur grattar dov’è la rogna
Paola, credo anch’io che, tutto sommato, ci si possa definire d’accordo.
buona giornata a te
Giorgio, mi è sembrato il post giusto per far conoscere quella carta. Grazie a te per averla letta.
una buona giornata a tutti
jolanda