I dimenticati


Bisognerebbe scrivere il libro dei dimenticati: le persone a cui nessuno bada, anzi, che in genere vengono evitate, come avessero un marchio d’insignificanza, un grigiore intrinseco, invincibile, l’assoluta incapacità di emergere sul palcoscenico del mondo. Li riconosci perché stanno in silenzio, come se non avessero diritto alla parola, e in disparte, perché attenti a non invadere il territorio altrui, a essere i primi a togliersi di mezzo.
Bisognerebbe scrivere il libro dei dimenticati, perché introducono nella dimensione misteriosa del lasciare spazio, in un mondo in cui tutti fanno a gomitate; insegnano l’arte del togliere, tra gente che pensa solo a accumulare, contagiano la virtù dell’astenersi, in un contesto che si satolla di tutto fino a esplodere.
Bisognerebbe scrivere il libro dei dimenticati, perché ti guardano con un sorriso irresistibile, quando li accogli, come se avessi indovinato un segreto che fa bene più a te che a loro: perché i dimenticati, in realtà, si dimenticano di sé, sperimentando la formula esclusiva dell’amore, spesso contraffatto dalle degenerazioni del narcisismo e dell’autoaffermazione.
Bisognerebbe scrivere il libro dei dimenticati, se non fosse stato scritto da duemila anni. Ci hanno pensato in tanti, ma solo in quattro sono passati al vaglio della storia: Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Vale la pena leggere con attenzione, entrare nel mondo incantato del silenzio.

5 pensieri su “I dimenticati

  1. Alfonso

    La vita come destino o come progetto?
    Ogni essere umano attraversa il mondo, nel tempo che gli è dato di esistere, nella continua ricerca del proprio spazio,  come una  tessera di un puzzle;una di quei sei miliardi circa di tessere,incastrate fra loro con una precisa collocazione, dove un solo granello di sabbia tra gli interstizi può provocare il disordine che scombina l’immagine del quadro.
    Cercare un proprio spazio,preciso,a misura per sé stessi,che a volte, nel nostro ego, ci puo portare  sgomitare con i nostri antagonisti pur di raggiungere l’obiettivo cui si ambiva.
    Raggiunto al fine il traguardo, soddisfatti del risultato, con un sottile e impercettibile ghigno di goduria, prendiamo possesso di quanto non ci avrebbe mai appartenuto.
    E lasciamo dietro di noi i segni di questo esercizio:?masse di diseredati, di emarginati, di abbandonati,…prevaricati, e poi dimenticati !
    Ed  ecco realizzato un progetto che ci fa sentire orgogliosi e gratificati del risultato raggiunto:
    il progetto originale !!!!!
    …..qui qualcosa di originale cè
    ma non mi sembra proprio il Progetto!!!
    e guardandoci indietro,a coloro che hai calpestato,ripensi al “cesto di mele” che hai divorato durante la costruzione del tuo progetto!
    Proviamo a leggere uno di quei “Vangeli, come non l’avete mai letto”…potremmo avere indicazioni per ricordare qualche dimenticato, lasciandoci prendere dal  PROGETTO, lì andremo incontro al nostro destino,che lì dentro è già scritto.

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  2. N&N

    Trovo davvero efficace questo tuo stile, come sospeso tra prosa e poesia, in cui la chiarezza del messaggio si mescola alla potenza evocatrice del simbolo.
    Il brano di oggi, ad esempio, mi ha aiutato ad entrare con più immediatezza nello spirito delle Beatitudini evangeliche.
    Grazie!

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