Noam Chomsky, Così va il mondo


Riflessioni sul nuovo libro del grande studioso americano

di Guido Michelone

Ritenuto, come scritto di recente ‘New York Times’, il maggiore intellettuale vivente, l’americano Noam Chomsky, ottantanove anni splendidamente portati, offre con Così va il mondo (How The World Works nell’originale uscito nel 2011) al lettore italiano un nuovo libro che di fatto è una raccolta di interviste e dialoghi con David Barsamian e Arthur Naiman,effettuate soprattutto nel corso degli anni ’90 per riviste alternative: organizzate adesso, con un ordine tematico, riescono a offrire un quadro completo del pensiero politico di un umanista a tuttotondo, che passerà alla Storia non solo come inventore della linguistica generativo-trasformazionale, ma anche quale uomo di cultura impegnato nello studio dei media, della società, delle ideologie, della realtà contemporanea, come appunto dimostra questa crestomazia utilissima per capire il passato recentissimo. Infatti il grosso volume, pur mancando di una vera sistematicità, resta illuminante nel tratteggiare gli eventi che caratterizzano la fine del XX secolo, con particolari approfondimenti per gli Stati Uniti, l’America Latina e il terzo mondo.
Chomsky, che afferma di vivere nei migliore dei luoghi possibili (il Massachusetts o meglio Boston o meglio ancora Harvard, dove insegna da una vita), però risulta, forse, in assoluto, il primo antiamericano per eccellenza, nel senso che le posizioni da lui espresse verso il proprio Paese – dalla politica (interna ed estera) al ‘sistema’ (frontiera e protezionismo), dalla visione del mondo (individualismo, pragmatismo, anticomunismo) alla cosiddetta way of live (imperialista nella teoria e nella prassi) – mostrano un autorevole dissenso verso un modello dominante ormai globale o planetario che non lo convince affatto.
Da molti additato come estremista di sinistra, radicali chic o semplicemente anarcoide, Noam però sfugge a tali definizioni, grazie soprattutto all’altissimo grado di competenza raggiunto su ogni argomento da lui discusso: anche in questo ‘manualaccio’ sono frequenti le referenze bibliografiche, perché è una semplice citazione corretta basta talvolta a convalidare un’idea o una presa di coscienza che ai suoi nemici o detrattori paiono astruse, false o esagerate. Difficile riassumere in poche frasi un pensiero complesso, profondo, articolato, come quello chomskiano: potendo indicare alcune linee-guida, l’autore sostiene in primis che, da oltre mezzo secolo, a comandare la Terra non siano più i governi, ma le corporation (dunque l’economia e la finanza) che decidono i destini dell’intera umanità e delle quotidiane esistenze.
I governi occidentali si limitano a convalidare questo potere, sostenendo di operare nel libero mercato (dipinto quale non plus ultra del buon vivere), mentre in realtà il capitalismo puro da essi propugnato non esiste de facto, essendo le corporation protette e finanziate dai singoli governi nazionali (gli stessi che, ricattati, aborrono o distruggono il welfare). Secondo Chomsky si vive ormai in un sistema in cui un’élite si arricchisce spropositatamente, mentre i ceti medi vengono via via a impoverirsi, sino a creare una situazione terzomondista tanto in Nord America quanto nell’Ovest Europa. E in tal senso il libro racconta in dettaglio alcuni singoli casi, facendo presagire quanto poi accaduto con le Twin Towers e la con grande crisi del 2007-2008. Lo stile di Chomsky nel parlare è estremamente chiaro, al contempo didascalico e intrigante, sì che questo sia un libro adatto a ogni tipologia di lettore curioso di sapere se veramente “così va il mondo”.

Noam Chomsky, Così va il mondo, Piemme, Milano 2017, pagine 508, € 19,00.

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