Demetra e Persefone: uno strappo che rinnova l’amore e ricrea il mondo, di Raffaela Fazio

Dedicato a mia mamma 

Persefone a Demetra

Fu stupore la porta

l’accesso all’abisso 

che da sotto mi afferra. 

Ebbi colpa?

Un istante: dalla terra

(la stessa 

sulla quale hai il più biondo, materno

potere) 

spuntò un fiore

diverso da ogni tua parola

che mi spiegava il mondo

e lo rendeva eterno.

Fu la gioia 

di chi scopre che ignora

nell’attimo il mistero. 

Dallo strappo

uno strappo più fondo

il cieco piacere

voragine

immagine del crollo. 

E nel corpo fremente

il silenzio. 

Quel silenzio

s’impasta anche adesso 

col respiro.

Io lo so, tu lo senti 

che sale

tra pietre e radici

oltre strati di assorte visioni

e di inerte materia

e ritorna ritorna ti cerca

cerca il sole nella tua voce 

una terra 

dentro la terra

un’urgenza di pace

ti dice:

non ho male

perdona l’assenza. 

***

Demetra a Persefone

Non seppi all’inizio. Il tuo vuoto

un precipizio, silenzio 

senza fondo senza appigli

germoglio strappatomi dal petto

poi l’orrore di chi crede 

qualcuno più potente del suo amore

infine la vendetta 

nel lutto esteso al mondo

nel buio delle messi. 

Ma adesso 

sono vecchia sono nuova

e questo lutto 

è un fiume che disseta

ciò che io stessa un giorno ho prosciugato 

unisce fonte a estuario

capisce 

il giusto costo di ogni cosa

fa posto, sa ritrarsi

perché il mondo accada anche in sua assenza 

e in cima a tutto 

rischiara le sue acque

rallenta, illumina le sponde

già ti sente 

non teme più per te

non ha più fretta 

solo scorre

e scorrendo ti aspetta.

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