Gianni Iasimone, Il mondo che credevo. Un poema metà-fisico

a cura di Alberto Fraccacreta

Gianni Iasimone, Il mondo che credevo. Un poema metà-fisico, Arcipelago Itaca

nebbia ombre il sole l’hai visto no
tralicci fili a coppia di tre e
puntuale con omino appeso
da sette giorni in mise fluorescente
per oggetti volanti piumesenti
rullavano planavano contromano
verso la pianura lontano
dalle vele lise dal mare
che tanto c’è ma non si vede

*

a rio così dice non janeiro
forse quello delle amazzoni
quelle belle sensuali e senza implicazioni
altro che sentimento
altro che amore vero
tutto fugge veloce più veloce
della nostra confusione e
la finta vita attenta il nostro
sonno sempre più coatto
tracima nelle ultime menti
forse libere forse solamente pazze
come quest’acqua che mi chiama
sempre più luminescente e cupa

*

non è più come prima
non è niente come prima
perché la morte separa
ma rende il senso
se amo e perdo ciò che amo
se vivo e non vive ciò che ho perso
se la birra non va più giù come le parole
quando l’amore è stanco
se la barba è cresciuta
e gli abiti consunti
io che mi distinguevo
per la mia eleganza
se conservo nel cuore
la lingua di mia madre
e farfuglio le lingue della terra
allora lascio questo mondo
tanto resta dentro il senso
o resta a chi resta
il senso il senso il senso
perciò anziché assolate spiagge
bianche affacciate a mezzogiorno
ho scelto questo molo
ho scelto questo giorno
di nebbia e ombre
senza un briciolo di stella
devo solo inserire la marcia
di questa ritmo scassata
ma che ancora brilla e
via verso oriente
verso il nero fondo
di questo mare
di questo

Gianni Iasimone, Il mondo che credevo. Un poema metà-fisico, prefazione di Manuel Cohen, nota introduttiva di Giovanni Nadiani, Arcipelago Itaca

*

Il mondo che credevo è un’opera centrale nella poesia italiana dei primi anni zero del nuovo millennio: lo è per la assoluta efficacia linguistica, lo è per la sintassi, lo è per le prospettive che propone o avanza; lo è per la sua stessa natura o proposta. Il titolo stesso, come notava Nadiani nella sua intelligente cartella introduttiva, è un titolo che dice molto, che apre prospettive allo sguardo, non solo rivolto al passato, ma anche al presente e al futuro. Non solo istanze generazionali, ma anche Stimmung, senso epocale, percezione acuta e lancinante dell’epoca presente. Percezione esatta dello scrivere in versi oggi: percezione destinale fisica per metà e per metà metafisica, filosofica ed euristica. 

Da Per un teatro di parola. Il mondo di Gianni Iasimone di Manuel Cohen

*

Gianni Iasimone, classe 1958, poeta, performer, attore, regista, studioso di tradizioni popolari, fotografo, autore di video e testi teatrali, è nato a Pietravairano, un piccolo centro dell’Alto Casertano. Laureato in D.A.M.S., con Giuliano Scabia all’Università di Bologna, ha conseguito un Master in Poesia Contemporanea presso l’Università di Urbino. Ha pubblicato le raccolte di versi: La memoria facile (con disegni di Carmelo Sciascia, Piacenza 1991); nel 2005, il poema “metà-fisico” Il mondo che credevo (Mobydick); nel 2012, Chiavi storte – Poesie 1976-2012 (Mobydick). Più recente è l’uscita del canzoniere La Quintessenza (Arcipelago Itaca Edizioni 2018). Suo anche il saggio critico Conta nu cuntu! Il racconto orale come strumento creativo e comunicativo (Caramanica editore 2002). Numerosi i riconoscimenti ottenuti dalla sua opera in premi letterari nazionali. A partire dagli anni Ottanta ha dato vita a svariate performances poetiche itineranti e ha letto i suoi versi in diverse piazze e teatri. Ha partecipato a vari seminari e laboratori di cinema e di teatro, e come attore ha partecipato a spettacoli teatrali, realizzazandone molti come autore-regista-attore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *