Nuovi libri di poesia


di Alberto Fraccacreta

Luca Nicoletti, Rappresentazione della luna, prefazione di Giancarlo Pontiggia, Puntoacapo

Rappresentazione della luna completa il percorso stilistico e concettuale aperto da Nicoletti in Il paese nascosto. Nel libro si avverte una maggiore interrogazione filosofica e un più sicuro itinerario introspettivo, peraltro ben illustrato dalla pagina in prosa postfativa. Se è evidente il contatto con Leopardi e Schopenhauer, un brivido esoterico percorre l’incremento di senso dato dall’iconografia egizia (“occhio divino e occhio umano”, “occhio della prospettiva che tutto inquadra”). In effetti, questa “doppia prospettiva” – il mondo che guarda la luna, la luna che guarda il mondo – colta già da Pontiggia come metafora della conoscenza in sé, è la cifra veramente significativa del libro, che dà ragione a uno scambio fluttuante, dantesco tra il “groviglio di storie” (i montaliani “atti scancellati” di In limine) e il silenzio di luce dell’universo, “mescolanza di pianeti e parole”. Sorprendente anche l’asciuttezza del linguaggio, del tutto impermeabile alla reificazione-mercificazione moderna, quindi assorto, elegiaco nelle sue slabbrature poematiche.

Rimarrà così,
un luogo quasi vicino,
un ricordo che prova a tornare
con passo da tartaruga
nella frammentazione infinita
di una distanza incolmabile.

Luca Nicoletti è nato nel 1961, ha studiato architettura all’Università di Firenze, vive e lavora a Riccione. Nel 2006 ha pubblicato L’essenza del mosaico (prefazione di Gualtiero De Santi, Pazzini, Villa Verucchio); nel 2010 la plaquette Rosa – Sarò (Raffaelli, Rimini); nel 2015 Comprensione del crepuscolo (prefazione di Alberto Bertoni, Passigli, Firenze; III cl. Premio Inter. Città di Marineo), nel 2019 Il paese nascosto (prefazione di Giancarlo Pontiggia, Pequod, Ancona; Opera segnalata al Premio Pascoli 2020); nel 2021 il poemetto Il breve regno del verde (Cosmopoli), con testo a fronte in rumeno di Alexandru Macadan. È inoltre ideatore e curatore della rassegna San Giovanni in Marignano, Città della Poesia. Con Il dono del paesaggio è stato relatore in un ciclo di incontri del convegno Passaggio nel paesaggio, con il patrocinio della regione Puglia e dell’Ordine degli Architetti PPC (gennaio 2018). Di prossima pubblicazione la sua traduzione con note a commento di Ode to a Nightingale di John Keats.

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Gabriele Guzzi, Un volto da un vuoto, peQuod

La poesia di Gabriele Guzzi, qui alla sua prima prova, si nutre di acri opposizioni e di un linguaggio fortemente legato al tragikon classico, al paesaggio marino (in particolare Il capodoglio, Mediterraneo, Àncora, L’uomo di Itaca, Confessione di un marinaio) e all’esperienza del divino. In tal senso paradigmatico è un testo come Comunione dei santi, con un’apertura davvero icastica: “La mia gioia non è più niente di personale”. Soltanto il volto, sembra dire Guzzi riorchestrando Lévinas e Claudel, può dare contezza dell’esistenza umana nella sua piena verità.

È la crudeltà cieca di ciò che non ritorna,
È la morte, mi dici,
E questa casa imbrunita sul confine
È morta, anche lei, con lui
Ma saremo pronti
Nei porti taciturni che accolgono la salma,
La pietra conficcata nell’ardore,
Saremo pronti, e qualcosa
Si opporrà alla tragedia
Al suo cauto riaffermarsi, qualcosa
Tornerà, nel contrasto,
Dei gabbiani che gridano sugli scogli
Delle bestie che cantano verso il sole.

Gabriele Guzzi (Roma, 1993) è stato consulente economico a Palazzo Chigi e al Dipartimento della Programmazione Economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ha lavorato per lavoce.info, ha fondato Rethinking Economic Bocconi ed è presidente del movimento l’Indispensabile. Insegna storia economica all’Università di Cassino. Suoi contributi sono pubblicati su quotidiani nazionali e riviste.

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Luigi Ianzano, Allu nghianà, Pietre Vive Editore

Luigi Ianzano utilizza il dialetto come lingua “originale” per tornare quasi nietzschianamente alle “madri dell’Essere”. In verità, le modulazioni e l’assetto tonale di Allu nghianà tendono – come ben evidenzia il titolo – a un’altezza spirituale dantesco-petrarchesca (si veda per il poeta aretino l’“ascesa al Monte Ventoso”) provocata proprio dall’aspra sonorità delle catene fonematiche dialettali: estasi e heaniana poetica della riparazione.

Amore de ferla

Prèta pe pprèta cogghie e annette frasche
pe ssi sespónde me recogghie e vòsche
mmerse e pendune nghiane me ngaforchie
stocche dui cippe ficche flebbe e nzurchie
fine e me scchine refrisccate e ruscie

Nnanze pe nnanze sfrónne e scanze fruscie
mbétte ce chiatra si ffavedde mbizze
scanze e lli sonne tutte ssi bbellizze

Cra, terra mija, t’arrìja nijà
ónna m’arrìja puté ma’ ngemà?
Própia cqua ónna la pugghia ngrapina
nghiana l’amore e gghjie me tròue ngima

Sapore di ferula – Pietra dopo pietra colgo e mondo frasche / fra questi sostegni mi rioriento e boschi / pendii e fondi pietrosi risalgo mi rintano / spezzo qualche stecco lo inietto a mo’ di flebo e dormo / con goduria e pienamente godo ritemprato e roseo  // Passo dopo passo sfrondo e scosto fogliame / il cuore si raggela se torno all’italiano / se rimuovo poi rimpiango tanta bellezza  // Domani, terra mia, dovessi osare rinnegarti / a quali lidi mai potrei aggrapparmi? / Proprio qui dove la piana va inerpicandosi / si intensificano i profumi ed io raggiungo le vette.

Luigi Ianzano è nato (1975) e vive sul Gargano. Formazione classica, giuridica, pedagogica. Docente specializzato nel secondo ciclo, coniuge e padre di tre figli, animatore. Dopo un romanzo e plaquette di versi giovanili, torna alla lingua madre di primo latte con Taranda mannannera (2005), Come ce mbizza la cèreva (2007), Spija nGele (2016), Allu nghianà (2023). Cura la silloge Fòchera mbétte mestecate, mosaico di versi di autori vari sulla Passione (2011) e la raccolta postuma di tutte le poesie di Pasquale Bonfitto, Perdonami se parlo di Te (2019). Promuove il sodalizio La Putèca fra creativi nella lingua nativa, officina letteraria tesa alla valorizzazione della cultura linguistica locale (2011). Versi e contributi compaiono in varie antologie e riviste, tra cui «incroci» e «Studi medievali e moderni». La trascrizione fonetica del dialetto si conforma alla proposta di normalizzazione grafica biunivoca offerta da Francesco Granatiero, Scrivo la mia lingua locale. Manuale di grafia unitaria del Centro-Meridione, Cofine, Roma 2021.

Gianni Ruscio, Luna vibra corpo, Il Convivio Editore

Luna vibra corpo è la nona raccolta di Gianni Ruscio ed è un testo in cui la parola poetica si afferma come atto sonoro, creando un proprio riconoscibile ritmo, diventando la musica del sentire quotidiano. Ce ne accorgiamo già dal titolo: l’astro poetico per eccellenza, la luna, viene accostato al ritmo base dell’Universo: la vibrazione; ed entrambi prepotentemente ricollocati accanto a ciò che di più umano e mortale possediamo: il corpo (topos ricorrente nella poetica dell’autore). Impossibile scindere la poesia di Gianni Ruscio dall’uomo che è; così come ogni vero poeta è capace di trasfigurare se stesso e la propria esperienza umana e quotidiana in respiro universale e collettivo, usando la parola che diventa creatrice di senso e veicolo di significati; anche Ruscio afferra con prepotenza immaginifica la quotidianità e la fa brillare o ne esplora le ferite, gli squarci.” (Dalla prefazione di Ilaria Giovinazzo) L’esperienza di musicoterapista di Ruscio “vibra” in questa rugosa prova poetica che riconduce il lettore dal corpo del fonema al senso più autentico dei suoi sussulti semantici, in uno slargo di forte vitalismo.

Mutò la notte in giorno
e il giorno si fece notte.
Il corpo, organicamente ricolmo
della biologia che lo tiene in vita,
si è disorientato davanti alla lotta della luce
e del buio, e ora vuoto
cerca il suo suono primordiale
– prosa di versi – conquistato
sul fragile passo che l’ha riportato
di fronte a sé stesso.

Io, alfabeto volgare, non riesco
più a vedere né a sentire né a parlare.
Il gusto della voce si fa catacomba.
Dovremo stare al buio tutta la morte
perciò ora diamoci luce. Diamoci vita.

Gianni Ruscio (1984) è nato e vive a Roma. È musicoterapista presso una comunità diurna e residenziale per adulti e minori autistici con disagio psicosociale. Ha pubblicato le raccolte di poesie Amore è l’errore (2008), Nostra Opera è mescolare intimità (Tempo al Libro 2011), Hai bussato? (Aler Ego 2015), Respira (Ensemble 2016), Interioranna (Algra 2017), Proliferazioni (Eretica 2017), L’ottavo giorno (Oèdipus 2021), Mutazioni (Terra d’ulivi Edizioni).

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