Edoardo Sant’Elia. Filosofia delle narrazioni contemporanee. La Bellezza 4

Duemila. La tribù delle storie

La Bellezza 4.   Nello sguardo degli altri 

 

   “Baccalà! Baccalà! Baccalà!”. I bambini la inseguono per le strade e le offrono del pesce, glielo mettono sotto il naso: “Abbiamo trovato il fidanzato per te! Bacialo!”. Sono crudeli i bambini e lo sono anche gli adulti, perché “A forza di squamare pesci, Baccalà era talmente pervasa da quell’odore che nessun bagno o sapone potevano fare nulla per toglierglielo di dosso”. Ed è anche brutta, così la vedono e così si sente. Ma ha un animo gentile e quando in riva al fiume si intenerisce per la sorte di un rospo, “Povero rospetto…tu si che mi capisci, brutto e deforme come sei”, e compatendosi versa una lacrima per lui, ecco che dalla pelle del rospo emerge una minuscola fata, Mab, liberata proprio da quella lacrima; una fata riconoscente, pronta ad esaudire il desiderio più grande di chi l’ha restituita alla libertà: è quel desiderio è la Bellezza. “Brutta sei nata e brutta resterai”, la avverte Mab, ma le promette che “Agli occhi delle altre persone sarai l’ideale della bellezza fatta donna”. 

   Tutto ciò accade in poche pagine e sembra l’inizio di una fiaba dai dolci risvolti. Non è così. Il peggio deve ancora venire. E sarà un peggio devastante. Scritto da Hubert e disegnato da Kerascoet (pseudonimo della coppia formata da Sébastien Cosset e Marie Pommepuy) questo fumetto francese dal titolo icastico quanto enigmatico, Bellezza, ci trasporta in una sorta di medioevo incantevole che, ignorando le mezze misure, è pronto a trasformarsi nel suo rovescio. Il motore della storia è lei, Baccalà, la cui bellezza apparente agisce sugli uomini come una droga, li rende schiavi del desiderio, pazzi d’amore, gelosi ed anche cattivi, disposti a tutto. Baccalà passa dall’uno all’altro, dal figlio della padrona ad un cavaliere affascinante e spiantato, dal re di un prospero regno ad un altro re che la conquista con la forza: e sempre, prigioniera delle apparenze che la rendono irresistibile, alterna momenti di umiltà ad altri di malizia, comportamenti arroganti e slanci generosi, dibattendosi continuamente tra il suo vero aspetto, che la riconduce alla propria natura, e quella desiderata bellezza che la trasporta oltre, facendo precipitare ogni cosa, ogni situazione. 

   Il disegno di Kerascoet, un’incisiva bicromia, rende bene questa doppiezza. Le vignette dalla griglia consecutiva ma dalla grandezza non identica sanno esprimere la violenza come la poesia, spesso associandole: vedi gli uomini dalle facce bieche, indagatrici, che nel frondoso bosco notturno si aggirano al lume delle torce; vedi il magnifico profilo di un castello turrito che sfiora le nubi, che occhieggia alla luna e dal cui ingresso si diparte un sentiero simile alla viscida lingua d’un serpente. Violenza e poesia di un universo che si nutre di concretezza ma nel cui sottosuolo si aggirano le fate, quelle benigne e quelle invidiose, esseri soprannaturali spesso invocati ma comunque temuti; e quando Baccalà, contesa, vilipesa ma ormai matura e madre, capirà i malvagi intenti di Mab riuscendo a rinchiuderla nuovamente, stavolta non nella pelle di un rospo ma in un piccolo scrigno, quello scrigno sarà deposto proprio nel sottosuolo, di cui saranno murate tutte le uscite. È finita? Non proprio. Nell’epilogo, dall’Oriente giungono gli emissari dell’Imperatore dei confini del mondo, che ha sentito della fama di Bellezza e ne chiede, anzi ne pretende un ritratto; quando finalmente lo ottiene, dopo parecchi anni, ne rimane però sconcertato, tanto da farlo vedere alle donne del proprio harem, donne dalle ampie e voluttuose forme, che commentano: “Questa magrolina qui?! Ma non è affatto bella!”, “Non è nemmeno carina!”. A quanto pare, gli ideali della bellezza fatta donna – e lo scopriamo solo ora, dopo 150 pagine – non sono universali. 

   È finita adesso? Non ancora. Perché alla fine del fumetto, dopo il colophon e prima dei risvolti di copertina, campeggia un’ultima illustrazione; ed è un controepilogo ancor più beffardo. Nel sottosuolo murato delle fate si è introdotta una bimba, che ha aperto lo scrigno dov’era rinchiusa la perfida Mab: la storia della promessa Bellezza può dunque ricominciare. Nello sguardo degli altri. 

 

Kerascoet & Hubert, Bellezza, Bao Publisching 2014

Un pensiero su “Edoardo Sant’Elia. Filosofia delle narrazioni contemporanee. La Bellezza 4

  1. S&R

    Un bellissimo ritratto del narcisismo, maligno come la fata Mab, e oggi dilagante.
    Come in uno specchio, l’immagine rimandata è un’illusione, una maschera che nasconde il vero-sé, frantumato in un gioco di riflessi, povero, forse brutto, ma autentico.

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